Fra Noi

Dostoevskij, Pensieri vari

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 30/1/2015, 11:48

Fra Noi

Group:
Administrator
Posts:
1,096
Location:
Convento francescano di Mogliano

Status:


Quali terribili sofferenze mi è costata – e mi costa tuttora – questa sete di credere, che tanto più fortemente si fa sentire nella mia anima quanto più forti mi appaiono gli argomenti ad essa contrari! Cionostante Iddio mi manda talora degl'istanti in cui mi sento perfettamente sereno; in quegl'istanti io scopro di amare e di essere amato dagli altri, e appunto in quegl'istanti io ho concepito un simbolo della fede, un Credo, in cui tutto per me è chiaro e santo. Questo Credo è molto semplice, e suona così: credete che non c'è nulla di più bello, di più profondo, più simpatico, più ragionevole, più virile e più perfetto di Cristo; anzi non soltanto non c'è, ma addirittura, con geloso amore, mi dico che non ci può essere. Non solo, ma arrivo a dire che se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori dalla verità e se fosse effettivamente vero che la verità non è in Cristo, ebbene io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità. (Dostoevskij, lettera a N. D.Fonvizina, 1854)

Ma io dichiaro - strillò Stepan Trofimovic al massimo grado del furore - ma io dichiaro che Shakespeare e Raffaello stanno più in alto della liberazione dei contadini, più in alto dello spirito popolare, più in alto del socialismo, più in alto della giovane generazione, più in alto della chimica, quasi più in alto dell'umanità intera, giacchè sono il frutto, il vero frutto di tutta l'umanità e, forse, il frutto più alto che mai possa essere! E' già stata conseguita la forma di bellezza senza il cui conseguimento forse non acconsentirei nemmeno a vivere...(....)...uomini piccini, che cosa vi occorre per capire? Ma sapete voi, sapete voi che senza l'inglese l'umanità può ancora vivere, può vivere senza la Germania, può vivere anche troppo facilmente senza i russi, può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe vivere, perchè non ci sarebbe più nulla da fare al mondo? Tutto il segreto è qui, Tutta la storia è qui! (Dostoevskij, I demoni)


Dostoevskij ha saputo tutto ciò che saprà Nietzche, ma anche qualcosa di più (Berdjaev, in De Lubac, Il dramma...)

Non c'è amore in voi, ma soltanto un severo senso della giustizia; perciò siete ingiusto (Dostoevskij)


Dostoevskij di un personaggio poco pulito appena entrato in scena nell'Idiota: «Le sue mani sembravano non conoscere l'uso dell'acqua»


"L'uomo è un enigma che dev'essere risolto, e chi va alla ricerca della soluzione per tutta la vita non può dire di aver sprecato il proprio tempo; io mi dedico a questo enigma poiché voglio essere un uomo" (Dostoevskij)


E’ difficile dare un giudizio sulla bellezza; non sono ancora preparato. La bellezza è un enigma. (Dostoevskij, L’idiota)


Se gli uomini venissero privati dell'infinitamente grande essi non potrebbero più vivere e morrebbero in preda alla disperazione (Dostoevskij, I demoni)


Vedi queste pietre, per questo nudo e rovente deserto? Convertile in pani e dietro a te l'umanità correrà come un branco di pecore, dignitosa e obbediente, se anche in continua trepidazione che tu ritragga la mano tua e vengano sospesi loro i tuoi pani. Ma tu non hai voluto privare l'uomo della libertà, e hai rifiutato la proposta: perché dove sarebbe la libertà - hai ragionato tu - se il consenso fosse comprato col pane? (Dostoevskij, I fratelli Karamazov)


La mia immortalità è indispensabile, perché Dio non vorrà commettere un’iniquità e spegnere del tutto il fuoco di amore dopo che questo si è acceso per lui nel mio cuore. E che cosa c’è di più eterno dell’amore? L’amore è superiore all’esistenza, è il coronamento dell’esistenza, e come è possibile che l’esistenza non gli sia sottomessa? Se ho cominciato ad amarlo e mi sono rallegrato del suo amore, è possibile che lui spenga me e la mia gioia e ci converta in zero? (Dostoevskij, I demoni)


Il segreto dell'esistenza umana non sta solo nel vivere, ma in ciò per cui si vive. Senza sapere con certezza per che cosa vive, l'uomo non accetterà di vivere e si sopprimerà pur di non restare sulla Terra, se anche intorno a lui non vi fossero che pani. (Dostoevskij, I fratelli Karamazov)


«Avrebbe voluto che gli dicesse qualcosa, fossero state anche parole amare e terribili». Ma Dostoevskij ha voluto usare lo stesso atteggiamento di Gesù di fronte agli accusatori: lesus autem tacebat.
Nikolaj Berdjaev ne ha messo in risalto la potenza:
"È stupefacente il metodo a cui ricorre Dostoevskij. Cristo tace tutto il tempo e rimane nell'ombra. L'idea religiosa positiva non trova un'espressione nella parola. La verità sulla libertà è ineffabile. Si può esprimere facilmente solo l'idea della costrizione. La verità sulla libertà si rivela soltanto in quanto è opposta alle idee del Grande Inquisitore, e risplende luminosa attraverso le obiezioni che le oppone il Grande Inquisitore. Questo tener celato in un velo Cristo e la Sua Verità è artisticamente di grande efficacia. È il Grande Inquisitore che argomenta e si sforza di convincere. Ha a sua disposizione una forte logica, una forte volontà, protesa ad attuare un piano determinato. Ma la dolcezza di Cristo, il suo mite silenzio convincono e conquistano con più forza che tutta la forza delle argomentazioni del Grande Inquisitore".


Annientate nell'uomo la fede nella propria immortalità, e non solo in lui si inaridirà di colpo l'amore, bensì qualsiasi forza vitale in grado di perpetuare la vita nel mondo. E non basta: allora non vi sarà più nulla di immorale e tutto sarà lecito, persino l'antropofagia (Dostoevskij, I fratelli Karamazov)


L'amore è l'unica forza invincibile del mondo. (Fédor M. Dostoevskij)


«Noi ci smarriamo continuamente se non abbiamo Cristo e la fede che ci guidano»; «Se si ripudia Cristo, lo spirito umano può giungere ai più sconvolgenti risultati» (Dostoevskij, Taccuino)


Giovane, non dimenticare la preghiera. In essa, se è sincera, fa capolino ogni volta un nuovo sentimento, e in questo anche un nuovo pensiero, che tu prima ignoravi e che ti riconforterà; e tu comprenderai che la preghiera è un'educazione (Dostoevskij, I fratelli karamazov)


I grandi umanisti - come Shakespeare, Goethe... - generalmente sono pagani, ed è pregiudizio assai diffuso che colui che esplora profondamente l'uomo non può essere che pagano. Se per caso è cristiano, non potrebbe essere che un sovrappiù superficiale, forse poco sincero, oppure lo è diventato in seguito a una crisi acuta di pessimismo che l'ha fatto rinunciare all'uomo e a tutte le sue ricchezze: ma che cristianesimo è quello?
Dostoevskij, invece, è un genio a un tempo profondamente umano e profondamente cristiano; ed egli è l'uno grazie all'altro... Il suo cristianesimo è autentico, è in fondo quello stesso del Vangelo, ed è questo cristianesimo che, al di là del suo prodigioso carisma di psicologo, infonde tanta profondità alla sua visione dell'uomo. «Egli vedeva la luce di Cristo». (De Lubac, Il dramma...)

Dove mai ho letto che un condannato a morte, un'ora prima di morire, diceva o pensava che, se gli fosse toccato vivere in qualche luogo altissimo, su uno scoglio, e su uno spiazzo così stretto da poterci posare soltanto i due piedi, – aven
do intorno a sé dei precipizi, l'oceano, la tenebra eterna, un'eterna solitudine e una eterna tempesta –, e rimanersene così, in un metro quadrato di spazio, tutta la vita, un migliaio d'anni, l'eternità –, anche allora avrebbe preferito vivere che morir subito? Pur di vivere, vivere, vivere! Vivere in qualunque modo, ma vivere!... Quale verità! Dio, che verità! È un vigliacco l'uomo!... Ed è un vigliacco chi per questo lo chiama vigliacco». Fëdor Dostoevskij, “Delitto e castigo”


«Se tu non avessi mai avuto un bambino e se questo fosse soltanto un sogno?» «Mi fai una domanda difficile, Šatuška» rispose perplessa senza però meravigliarsi di una simile domanda. «A questo proposito non ti dirò nulla, c'è anche il caso che non l'abbia mai avuto; secondo me la tua è pura curiosità: comunque non smetterò di piangerlo» (Dostoevskij, I Demoni)


C'era una volta una donna cattiva cattiva che morì, senza lasciarsi dietro nemmeno un'azione virtuosa. I diavoli l'afferrarono e la gettarono in un lago di fuoco. Ma il suo angelo custode era là e pensava: di quale suo azione virtuosa mi posso ricordare per dirla a Dio? Se ne ricordò una e disse a Dio: - Ha sradicato una cipolla nell'orto e l'ha data a una mendicante.
E Dio gli rispose: - Prendi dunque quella stessa cipolla, tendila a lei nel lago, che vi si aggrappi e la tenga stretta, e se tu la tirerai fuori del lago, vada in paradiso; se invece la cipolla si strapperà, la donna rimanga dov'è ora.
L'angelo corse della donna, le tese la cipolla: - Su, donna, le disse, attaccati e tieni. E si mise a tirarla cautamente, e l'aveva già quasi tirata fuori, ma gli altri peccatori che erano nel lago, quando videro che la traevano fuori, cominciarono ad aggrapparsi tutti a lei, per essere anch'essi tirati fuori.
Ma la donna era cattiva cattiva e si mise a sparar calci contro di loro, dicendo: "E' me che si tira e non voi, la cipolla è mia e non vostra. Appena ebbe detto questo, la cipolla si strappò. E la donna cadde nel lago e brucia ancora. E l'angelo si mise a piangere e si allontanò.
(Fëdor Michailovič Dostoevskij, I fratelli Karamazov VII, 3)


- Erkel, voi non siete che un ragazzino! - eclamò Sciatov. - Non avete mai provato ad essere felice? (Dostoevskij, I demoni)


«E allora vi piace questa donna, principe?» chiese improvvisamente fissandolo con uno sguardo penetrante, proprio come se avesse una qualche sua straordinaria intenzione. «Un viso stupendo!» rispose il principe. «E sono sicuro che il suo destino non è dei più comuni. È un viso allegro, ma ha sofferto terribilmente, vero? Lo dicono i suoi occhi, queste due piccole sporgenze, questi punti sotto gli occhi, dove cominciano le guance. È un viso orgoglioso, terribilmente orgoglioso, e non so se sia buona. Ah, se fosse buona! Tutto sarebbe salvo!» (Dostoevskij, L'Idiota)

Già la sola idea costante, che esista qualcosa di infinitamente più giusto e felice di me, mi riempie di infinita commozione e di gloria; oh, chiunque io sia stato, qualunque cosa abbia fatto! Per l’uomo è più necessario della felicità personale sapere e ad ogni momento credere che esista da qualche parte una felicità perfetta e tranquilla, per tutti e per tutto... Tutta la legge dell’esistenza umana sta solo nel fatto che l’uomo possa sempre inchinarsi davanti all’infinitamente grande. Se gli uomini fossero privati dell’infinitamente grande, non potrebbero più vivere e morirebbero disperati. L’infinito e l’immenso è altrettanto indispensabile all’uomo tanto quanto questo piccolo pianeta che egli abita (Dostoevskij, I demoni)


Ascolta: quest'uomo era il più alto su tutta la terra, costituiva ciò per cui essa doveva vivere. Tutto il pianeta, con tutto ciò ch'è sopra di esso, senza quest'uomo, non è che una pazzia (Dostoevskij, I demoni)


«Principe, trovatemi un soggetto per un quadro.»
«Non mi intendo per nulla di questo argomento. Mi pare che basti guardare e dipingere.»
«Non sono capace di guardare.»
«Ma perché parlate per enigmi? Non capisco nulla!» interruppe la generalessa. «Che vuol dire che non sei capace di guardare? Hai gli occhi, guarda. Se non sei capace di guardare qui, non imparerai certo all'estero. È meglio che raccontiate, principe, come guardavate voi.»
«Ecco, sarà meglio» aggiunse Adelaida, «infatti il principe all'estero ha imparato a
guardare.»
«Non so; laggiù mi sono soltanto rimesso in salute. Non so se ho imparato a guardare. Del resto, io per quasi tutto il tempo sono stato molto felice.»
«Felice?! Siete capace di essere felice?» esclamò Adelaida. «E allora come fate a dire che non avete imparato a guardare? Insegnate anche a noi.» (Dostoevskij, L'Idiota)


«È morta così, che, dopo tanti onori, una donna che era stata tanto potente fu trascinata alla ghigliottina dal carnefice Sanson benché fosse innocente, per il divertimento delle poissardes di Parigi, mentre lei, per il terrore, non capiva nemmeno cosa le stesse capitando. Vedendo che lui le piegava il collo sotto la mannaia prendendola a calci mentre quelle ridevano, si mise a gridare: "Aspettate ancora un momentino, singor bourreau, solo un momentino!". Ecco, forse il Signore le avrà perdonato per quel momentino, poiché non si può immaginare una misère più grande di quella per l'anima umana. Sai cosa vuol dire la parola misère? Be', ecco, è proprio una miseria. Io, come ho letto di quel grido della contessa, di quel momentino, è stato come se una tenaglia mi stringesse il cuore. E che importa a te, verme, se io andando a dormire ho avuto il pensiero di ricordare nelle mie preghiere quella gran peccatrice? Forse l'ho ricordata perché probabilmente da quando esiste il mondo nessuno s'è mai fatto un segno di croce in fronte per lei, e nemmeno ci ha pensato. Forse all'altro mondo a lei farà piacere sentire che c'è stato un peccatore come lei che su questa terra ha pregato, anche se una volta soltanto, per l'anima sua. Perché ridi? Tu non credi, ateo che sei. Ma che ne sai tu? (Dostoevskij, L'Idiota)

Questa gente si vanta ancora del suo ateismo! Ma, Dio mio, il teismo ci ha dato il Salvatore, cioè quella forma umana così nobile che non si può considerarla senza venerazione e nella quale si deve vedere l'ideale eterno. E che cosa ci hanno portato questi Turgenev, Herzen, Outine, Cernichovski? Invece della bellezza divina, della quale essi si fanno beffe, noi vediamo in essi una vanità spaventosa, un orgoglio frivolo... (Dostoevskij, lettera a Maikov, 1867)


Sarcasmo: l'ultimo rifugio per le persone modeste quando l'intimità della loro anima è stata troppo violata. (Fëdor Dostoevskij)

Intanto questi monaci, nella loro solitudine, conservano in tutta la purezza della verità divina l'immagine di Cristo, intatta e bellissima, ricevuta in consegna dagli antichi padri, dagli apostoli e dai martiri, e quando sarà necessario la mostreranno al mondo, ormai scosso nella sua verità umana. È una grande idea. E sarà dall'Oriente che comincerà a risplendere questa stella (Dostoevskij, I fratelli Karamazov, VI)


«L'entusiasmo amministrativo? Non so che cosa sia.»
«Cioè... Vous savez, chez nous... En un mot mettete l'ultima nullità a vendere dei volgari biglietti ferroviari, e questa nullità si sentirà subito in diritto di guardarvi come se fosse Giove, quando andate a comprare un biglietto, pour vous montrer son pouvoir. "Aspetta un po' che io ti mostri il mio potere su di te..." E in loro tutto questo giunge fino a un entusiasmo amministrativo... En un mot, ho letto che un certo diacono in una delle
nostre chiese all'estero - mais c'est très curieux - ha cacciato, ha letteralmente cacciato dalla chiesa una importante famiglia inglese, les dames charmantes, proprio prima che cominciasse una delle grandi funzioni, vous savez ces chants et le livre de Job... unicamente
con il pretesto che "gli stranieri, che girano per le chiese russe, fanno disordine e devono venire all'ora indicata"... e provocò degli svenimenti... Questo diacono era in un accesso di entusiasmo amministrativo, et il a montré son pouvoir...» (Dostoevskij, I Demoni)

Come si fa a dire quale seme abbia gettato per sempre nell'anima di quell'uomo il 'vecchietto generale' se per vent'anni il delinquente ha serbato il suo ricordo? Come si fa a sapere quale significato potrà avere la comunione di un'anima con un'altra nei destini dell'umanità?... Qui si tratta di una vita intera e di innumerevoli casi a noi ignoti. Il più abile giocatore di scacchi, il più acuto può prevedere solo alcune delle future mosse. Di un giocatore francese in grado di prevedere dieci mosse dicevano che era un portento naturale. Quante sono qui le mosse e quanti gli incerti? Gettando il vostro seme, gettando la vostra 'carità', la vostra buona azione in qualunque forma, voi date una parte di voi stesso e accogliete in voi parte di un altro essere umano, entrate in comunione l'uno con l'altro... D'altro canto tutti i vostri pensieri, tutti i semi gettati, anche se li avete dimenticati, germoglieranno e cresceranno, chi da voi ha ricevuto, darà a sua volta a un altro. Come fate a sapere che ruolo avete nella soluzione futura dei destini umani? (Dostoevskij, L'Idiota)


Il criminale finisce con l'andare a denunciarsi al clero e a costituirsi nelle mani della giustizia. Ci si domanda quali torture lo aspettassero a quei tempi, quali ruote, roghi, ferri ardenti? Chi lo spinse ad andare a denunciarsi?... C'era qualcosa di più potente dei roghi e dei ferri ardenti, più potente di un'abitudine ventennale! C'era un'idea più potente di tutte le disgrazie, le carestie, le vessazioni, la peste, la lebbra, di tutto quell'inferno che l'umanità non avrebbe sopportato senza quell'idea che dirige e guida il cuore e alimenta le sorgenti della vita! Mostratemi qualcosa che somigli a quella forza nel nostro secolo di vizi e ferrovie... anzi bisognerebbe dire nel nostro secolo di navi e ferrovie, ma io dico: nel nostro secolo di vizi e ferrovie perché sono ubriaco, ma sincero! Mostratemi un'idea che diriga l'umanità di oggi anche solo con la metà della forza che c'era in quei secoli. E osate poi affermare che le sorgenti della vita non si sono indebolite e intorbidite sotto questa "stella", sotto questa rete che avviluppa la gente. Non tentate di intimorirmi con il vostro benessere, le vostre ricchezze, la rarità delle carestie e la velocità dei mezzi di comunicazione! Le ricchezze sono aumentate, ma le forze sono diminuite; non c'è più una forza che diriga il pensiero, tutto si è rammollito, tutto e tutti sanno di marcio! Tutti, tutti, tutti noi sappiamo di marcio! (Dostoevskij, L'Idiota)
Il criminale finisce con l'andare a denunciarsi al clero e a costituirsi nelle mani della giustizia. Ci si domanda quali torture lo aspettassero a quei tempi, quali ruote, roghi, ferri ardenti? Chi lo spinse ad andare a denunciarsi?... C'era qualcosa di più potente dei roghi e dei ferri ardenti, più potente di un'abitudine ventennale! C'era un'idea più potente di tutte le disgrazie, le carestie, le vessazioni, la peste, la lebbra, di tutto quell'inferno che l'umanità non avrebbe sopportato senza quell'idea che dirige e guida il cuore e alimenta le sorgenti della vita! Mostratemi qualcosa che somigli a quella forza nel nostro secolo di vizi e ferrovie... anzi bisognerebbe dire nel nostro secolo di navi e ferrovie, ma io dico: nel nostro secolo di vizi e ferrovie perché sono ubriaco, ma sincero! Mostratemi un'idea che diriga l'umanità di oggi anche solo con la metà della forza che c'era in quei secoli. E osate poi affermare che le sorgenti della vita non si sono indebolite e intorbidite sotto questa "stella", sotto questa rete che avviluppa la gente. Non tentate di intimorirmi con il vostro benessere, le vostre ricchezze, la rarità delle carestie e la velocità dei mezzi di comunicazione! Le ricchezze sono aumentate, ma le forze sono diminuite; non c'è più una forza che diriga il pensiero, tutto si è rammollito, tutto e tutti sanno di marcio! Tutti, tutti, tutti noi sappiamo di marcio! (Dostoevskij, L'Idiota)


Certo, si può discutere, si può anche affermare che il cristianesimo non naufragherà se Cristo viene considerato come un semplice uomo, un filosofo benefattore, e che d'altra parte il cristianesimo non è né una necessità per l'umanità, né una sorgente di vita perenne..., ma che è la scienza che potrà ravvivare l'esistenza e proporre un ideale perfetto. Il mondo è pieno di queste discussioni. Ma noi, noi sappiamo come voi che tutto ciò non è che un'assurdità, noi sappiamo che Cristo considerato solo come uomo non è il Salvatore e la sorgente della vita, noi sappiamo che nessuna scienza realizzerà mai l'ideale umano, e che la pace per l'uomo, la sorgente di vita, la salvezza e la condizione indispensabile per l'esistenza di tutto il mondo è contenuta in queste parole: «II Verbo si è fatto carne», e nella fede in queste parole (Dostoevskij, I quaderni de "I Demoni")


«Ah, muso da ubriaco! Profani le icone e poi vieni a predicare Dio!»
Fedka rispose: «Io, vedi, Pëtr Stepanoviè, ti dico che è vero, le ho profanate, ma ho preso soltanto le perle, e poi cosa ne sai tu, forse una mia lacrima si è trasformata nel crogiolo dell'Altissimo, in quello stesso momento, per qualche offesa da me ricevuta, perché io sono proprio un orfano, che non ha neanche un rifugio. Tu, forse, saprai dai libri che una volta, nei tempi antichi un mercante, sospirando fra le lacrime e pregando proprio come me, rubò una perla dalla aureola della Santissima Vergine e poi, inginocchiatosi, pubblicamente, restituì tutta la somma deponendola davanti ai suoi piedi, e allora la Madre Ausiliatrice lo coprì con il suo velo davanti a tutti; fu un miracolo e le autorità ordinarono che fosse ricordato nei libri dello stato. Tu invece hai messo un topo, cioè hai insultato lo stesso dito di Dio. E se tu non fossi il mio padrone per diritto di famiglia, che ancora ragazzo portavo in braccio, allora ti avrei spacciato su due piedi!» (Dostoevskij, I demoni)


Ricordo che la tristezza che sentivo dentro di me era intollerabile, avevo addirittura voglia di piangere, ero sempre pieno di stupore e inquietudine. Il fatto che tutto ciò era straniero aveva agito in modo terribile su di me; questo riuscii a capirlo. L'ambiente estraneo mi uccideva. Mi ricordo che mi risvegliai completamente da tutte queste tenebre una sera a Basilea, al mio arrivo in Svizzera, e a risvegliarmi fu il raglio di un asino, una sera al mercato cittadino. Quell'asino mi colpì enormemente e chissà perché mi piacque in modo straordinario, e contemporaneamente mi parve che d'un tratto tutto si snebbiasse nella mia testa.»
«Un asino? Che strano» osservò la generalessa, «anzi, no, non c'è nulla di strano, qualcuna di noi potrebbe anche innamorarsi di un asino» osservò guardando corrucciata le ragazze che ridevano; «è successo anche nella mitologia. Continuate, principe.»
«Da allora amo enormemente gli asini. È addirittura una sorta di simpatia che sento dentro di me. Mi misi a chiedere informazioni su di loro, perché prima non ne avevo mai veduti, e immediatamente mi convinsi che erano animali utilissimi, gran lavoratori, forti, pazienti, poco costosi, tolleranti, e grazie a quell'asino d'un tratto tutta la Svizzera cominciò a piacermi, cosicché se ne andò del tutto la tristezza di prima.»
«Tutto questo è molto strano, ma possiamo anche lasciar da parte l'asino. Passiamo ad un altro argomento. Perché continui a ridere, Aglaja? E tu, Adelaida? Il principe ha raccontato splendidamente dell'asino. Lui l'ha visto di persona, ma tu che cosa hai visto? Sei stata all'estero, tu?»
«Io un asino l'ho veduto, maman» disse Adelaida.
«E io l'ho anche udito» rincalzò Aglaja. Tutt'e tre si misero di nuovo a ridere, e il principe rise con loro.
«È molto brutto da parte vostra» osservò la generalessa, «perdonatele, principe, in fondo sono buone. Io mi arrabbio continuamente con loro, ma le amo. Sono sventate, leggere, pazzerelle.»
«E perché?» rise il principe. «Anch'io al loro posto non avrei perduto l'occasione. Tuttavia io sono dalla parte dell'asino: l'asino è una persona buona e utile.»
«E voi siete buono, principe? Ve lo domando per curiosità» chiese la generalessa.
Tutte si misero nuovamente a ridere.
«Gli è tornato in mente di nuovo quel maledetto asino. Io non ci pensavo nemmeno!»
esclamò la generalessa. «Credetemi, principe, vi prego, non volevo fare alcuna...»
«Allusione? Oh, vi credo senza alcun dubbio!»
E il principe rideva senza riuscire a fermarsi.
«È una gran bella cosa che ridiate! Vedo che siete un buonissimo giovane» disse la
generalessa.
«A volte sono cattivo» rispose il principe.
(Dostoevskij, L'Idiota)

 
Web  Top
0 replies since 30/1/2015, 11:48   432 views
  Share