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San Francesco di Sales - Il miracolo delle due lingue

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view post Posted on 23/4/2017, 10:04

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Convento francescano di Mogliano

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GUARIGIONE DI UN BAMBINO CON DUE LINGUE (1654)
Nel villaggio di Courbet (parrocchia di Gruffy nella diocesi di Ginevra) una coppia di contadini, il signor Giacobbe Richard e sua moglie Giovanna, nata Ploutier, ebbe un’amara sorpresa alla nascita del figlio Giovanni Claudio il 1 maggio 1653: il neonato aveva due lingue. Ciò gli rendeva molto difficile deglutire e la seconda lingua, che s’ingrossava sempre di più, minacciava di soffocarlo. Nella loro angoscia i genitori si rivolsero a due chirurghi allora famosi, il Dottor Hyazinth ed il Dottor Darbanne, dai quali si recarono con il bambino nella città di Annecy; entrambi i medici, dopo aver eseguito una visita approfondita, non osarono operare il bambino perché ciò gli sarebbe quasi sicuramente costato la vita
La guarigione miracolosa si verificò nel convento della Visitazione di Annecy e proprio nello stesso giorno in cui i genitori, con il loro figlio malato, avevano in precedenza fatto visita ai due medici, il 9 settembre 1654, verso le ore 11.
In essa giocò un ruolo del tutto straordinario un pezzetto di legno proveniente dalla bara in cui il vescovo Francesco di Sales, defunto il 28 dicembre 1622, era stato portato ad Annecy, vi era stato solennemente accolto il 22 gennaio 1623 ed era stato sepolto nella chiesa del convento delle salesiane.
Le deposizioni su questo miracolo sono state fatte sotto giuramento e verbalizzate il 28 dicembre 1661, durante il Processo Apostolico per la beatificazione di Francesco di Sales.
Questi protocolli fanno parte di quei 796 volumi di atti di canonizzazioni che l'imperatore francese Napoleone I fece trasferire dalla Congregazione dei Riti di Roma alla Biblioteca Nazionale di Parigi, dove sono registrati ancor oggi sotto la sigla H 912.

Deposizione del padre del bambino guarito, il signor Giacobbe Richard durante il Processo Apostolico:
«Il 1 maggio 1653 Dio mi donò un bambino che ricevette il nome di Giovanni Claudio. Poco dopo il parto, quando i dolori più forti furono passati, mia moglie Giovanna (nata Ploutier) volle dargli il seno; ed il povero piccolo riuscì solo con gran fatica e difficoltà a prendere in bocca il capezzolo, e non poté poppare quanto era necessario per vivere.
Mia moglie volle sapere che cosa non andava e aprì la bocca di Giovanni Claudio; anche la levatrice Claudia Travers fece lo stesso in mia presenza e constatammo che il bambino aveva una seconda lingua, e precisamente sotto la lingua normale ne aveva un’altra che per forma e figura somigliava alla prima, solo che era più piccola. Essa era causa di incredibili e grandissime difficoltà nel poppare; e la cosa peggiore era che dalla nascita in poi questa seconda lingua crebbe giorno per giorno fino a diventare così grossa che tutti temevamo che col tempo avrebbe completamente otturato la bocca del bambino.
Il bambino rimase in queste condizioni fino al 7 settembre 1654. In quel giorno un celebre chirurgo di nome Hyazinth giunse nel nostro villaggio di Courbet, nella parrocchia di Gruffy; abitava presso Francesco Richard, il castellano della nostra parrocchia di Gruffy. E poiché questo chirurgo aveva fama di guarire le malattie davanti alle quali gli altri medici non sapevano che fare, noi, mia moglie ed io, portammo il nostro bambino da lui per farglielo vedere e supplicarlo di togliergli la seconda lingua, per impedire che un giorno essa lo soffocasse. Il signor Hyazinth esaminò accuratamente il piccolo in presenza del castellano Francesco Richard e di molte altre persone; dopo aver guardato bene la seconda lingua disse che una simile operazione era qualcosa di così straordinario che non osava eseguirla senza aver consultato il suo collega, il signor Darbanne. Dovevo portare il bambino ad Annecy, dove i due avrebbero potuto riflettere meglio sulla cosa e fare il possibile per tagliare la lingua od eliminarla in qualche altro modo. Il 9 dello stesso mese mia moglie ed io portammo il bambino ad Annecy accompagnati da mio cognato Giacobbe Ploutier, il fratello di mia moglie. Visitammo i due grandi chirurghi nel loro appartamento presso il pozzo di San Giovanni, dove avevano affittato un’abitazione; in presenza nostra e di alcune altre persone giunte da villaggi del circondario a causa di varie malattie, i due medici esaminarono la bocca del bambino e dopo aver ponderato insieme la cosa dissero a mia moglie ed a me che non potevano assumersi la responsabilità di questa operazione; quel mattino si sarebbero confessati perché ad Annecy era giorno di indulgenze e non volevano ingannarci e dire che potevano guarire nostro figlio per portarci via i soldi di tasca.
Ritenevano la malattia incurabile, poiché la lingua si trovava in un punto così delicato e sensibile che era impossibile tagliarla senza mettere il piccolo in pericolo di vita; non sapevano consigliarci altro che di ricorrere a Dio. E questo facemmo mia moglie ed io.
Quando lasciammo la casa di questi chirurghi ci sentimmo entrambi ugualmente spinti a portare il nostro bambino alla tomba del servo di Dio Francesco di Sales; perché dappertutto si udiva dire che Dio non cessava mai di far miracoli in quel luogo, e si raccontava anche che tre giorni prima una donna era caduta nel lago in un punto di cui non si era ancora riusciti a trovare il fondo, ed era stata miracolosamente preservata dalla morte in risposta alla promessa che suo marito aveva fatto al servo di Dio Francesco di Sales nel momento della caduta. Perciò andammo insieme, pieni di fiducia nei meriti e nell’intercessione di questo servo di Dio, nella chiesa del convento della Visitazione; verso le 10 ascoltammo la messa nella Cappella dei Santi Innocenti, dove egli è sepolto, e con grande fiducia portammo il bambino alla sua tomba.
Verso le 11 chiedemmo di poter parlare alla Madre Superiora di questo convento della Visitazione; le descrivemmo lo stato miserando in cui si trovava il bambino e lei stessa vide le due lingue che egli aveva in bocca, e noi la pregammo di darci qualche cosa che fosse appartenuta al servo di Dio, perché speravamo che toccando il bambino con questa cosa Dio l’avrebbe liberato dall’impedimento e dal pericolo di dover morire molto presto. La Madre Superiora diede a mia moglie un pezzetto della bara dentro la quale la salma del servo di Dio era stata portata qui da Lione.
Mia moglie lo prese con grande fiducia e lo mise nella bocca del nostro bambino: subito la seconda lingua si dissolse senza che ne restasse neppure un’ombra. Lo vedemmo quando il bambino ebbe restituito il pezzetto di legno: gli aprimmo la bocca e lo videro anche la Superiora ed alcune altre suore che erano presenti, e lo videro mio cognato Giacobbe Ploutier ed Antonio Roland, il padrino del bambino, che erano venuti con noi.
Da quel momento il nostro bambino non ha più avuto questo malanno, ed anche oggi gode di ottima salute. Tutto quello che ho affermato su questo grande miracolo è noto a chiunque in tutto il paese».
Deposizione della madre del bambino guarito, la signora Giovanna nata Ploutier, che aveva messo nella bocca di suo figlio il pezzetto di legno tolto dalla bara del (santo) vescovo Francesco di Sales:
«...posi nella bocca del mio povero piccolo il pezzetto di legno, e nello stesso istante scomparve la lingua superflua che lo tormentava tanto e minacciava di soffocarlo entro breve tempo e di impedirgli di deglutire. Non ne rimase più alcuna traccia, fu come se non avesse mai avuto questa seconda lingua. Lo vidi quando gli aprii la bocca per restituire il pezzetto di legno; e lo videro anche mio marito, mio fratello Giacobbe Ploutier e la Madre Superiora, come pure alcune altre suore che erano con lei».
Deposizione dello zio (materno) del bambino guarito, il fabbro Giacobbe Ploutier, che si recò ad Annecy insieme ai genitori del piccolo e fu testimone oculare della miracolosa guarigione:
«Quando mia sorella ebbe ricevuto la reliquia, la infilò con grande fiducia nella bocca del bambino e fummo molto sorpresi e felici quando, nello stesso momento in cui il legno toccò la seconda lingua, questa si dissolse e scomparve senza lasciare alcuna traccia, come se non fosse mai esistita. Mio cognato, mia sorella, Antonio Roland e le suore lo videro molto chiaramente, e lo vidi anch’io, e tutti ringraziammo Dio ed il suo servo. Al ritorno passammo dal nostro castellano, il signor Francesco Richard, ed anche lui guardò il bambino e si meravigliò».
Deposizione del castellano di Courbet, il signor Francesco Richard, che ha visto più volte la doppia lingua del bambino. Era presente anche alla visita eseguita il 7 settembre 1654 dal Dottor Hyazinth, che dichiarò che il bambino sarebbe sicuramente morto in un’operazione. La mattina del 9 settembre 1654 Francesco Richard ha visto ancora una volta i genitori con il loro figlio malato; nello stesso giorno, verso le ore 5 pomeridiane, li ha incontrati mentre tornavano da Annecy con il bambino guarito, che gli è stato mostrato:
«L’ho visto con i miei occhi. Quando lasciarono il nostro villaggio di Courbet il piccolo aveva le due lingue che lo tormentavano più che mai, ed al ritorno da Annecy aveva solo più la lingua giusta, come se non fosse mai stato diverso.
L’hanno visto anche mia moglie, tutti quelli della mia casa e tutti gli abitanti di Courbet».
 
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