MUSSULMANI Gli effetti di questa avventura contro un nemico possente e misterioso furono di un'importanza semplicemente enorme nella trasformazione dell'Inghilterra, come pure di tutte quelle nazioni che si andavano costituendo fianco a fianco con essa. Anzitutto, molte e straordinarie furono le cose che apprendemmo da ciò che il Saraceno faceva; secondariamente, maggiori e più straordinarie furono quelle altre cose che apprendemmo da ciò che egli non faceva. Vedendo coi nostri propri occhi alcune delle buone cose di cui mancavamo, fummo fortunatamente capaci di imitarlo. Invece, in tutte le nostre buone cose di cui egli mancava, la nostra fiducia in esse venne confermata a tal punto che divenne dura come il diamante. Può dirsi che i cristiani giammai furono così sicuri di aver ragione come quando portarono la guerra ai maomettani. Immediatamente si determinò quella caratteristica e naturale reazione destinata a produrre le cose migliori di ciò che chiamiamo arte cristiana, e specialmente quei grotteschi dell'architettura gotica, che non solo sono pieni di vita, ma anche aggressivamente polemici. L'Oriente, da un punto di vista ambientale e col suo fascino impersonale, non mancò di certo di stimolare lo spirito occidentale; però lo fece in maniera negativa, determinando cioè una breccia nel comandamento maomettano. In un certo qual modo i cristiani si trovarono nella condizione di caricaturisti, si sentirono cioè costretti a dare un volto a tutti quegli ornamenti maomettani privi dì volto, a dare una testa a tutti quei serpenti decapitati, a posare degli uccelli su tutti quegli alberi senza vita. La statuaria sussultò e si animò del soffio vitale per effetto della proibizione nemica, che cosi diventò una benedizione. L'immagine, solo perché era chiamata idolo, diventò non solo una bandiera ma anche un'arma. Uno sterminato esercito di pietra balzò su tutti gli altari e in tutte le strade d'Europa. In tal maniera gli iconoclasti fecero molte più statue di quanto non ne distrussero (Chesterton, Piccola storia d'Inghilterra)
MUSSULMANI Ma il punto che da la spiegazione di tutto il fenomeno delle Crociate è questo: per esse il «di fuori» non era l'infinito, come nella religione moderna. Tutti i «di fuori» erano dei luoghi. Il mistero della località, con tutto ciò che ha di presa sul cuore umano, era presente in tutte le cose più eteree del cristianesimo alla stessa maniera come era assente nelle cose più pratiche dell'islamismo: l'Inghilterra derivava una cosa dalla Francia, la Francia dall'Italia, l'Italia dalla Grecia, la Grecia dalla Palestina, la Palestina dal Paradiso. Era più che naturale che il contadino si facesse benedire la casa dal prete della chiesa parrocchiale, il quale era stato investito dei suoi poteri da Canterbury, che a sua volta era stata investita da Roma. Tuttavia non è da credersi che questa stessa Roma adorasse se stessa, come nell'epoca pagana. Roma guardava verso oriente alla misteriosa culla del suo credo, a una località di cui anche l'umile terra diceva santa. E allorché un giorno vi volse gli occhi, vide la faccia dell'Infedele; vide ergersi nel luogo che era il suo paradiso terrestre un gigante vorace emerso dal deserto e che tutti i luoghi considerava eguali. Abbiamo ritenuto necessario soffermarci sulle emozioni più intime che animarono le Crociate, perché il lettore moderno è completamante ignaro di quelli che furono i peculiari sentimenti dei suoi padri. La lotta tra cristianesimo e islamismo non fu affatto una semplice lite tra due uomini che volevano ambedue Gerusalemme; fu una faccenda molto più mortale, tra un uomo che voleva Gerusalemme e un altro che non riusciva a capire perché la volesse. Il maomettano, ovviamente, aveva i suoi luoghi santi; però non li aveva mai considerati come un occidentale può considerare un campo o un tetto; non poteva pensare che la santità potesse concretizzarsi in una località. L'austerità che limitava la sua immaginazione, la guerra che continuamente spostava verso altri luoghi e che gli impediva di riposarsi; sono questi i due elementi che lo rendevano estraneo a tutto ciò che prepotentemente erompeva d'ogni parte e fioriva nei nostri patriottismi locali. E questa estraneità se ha dato ai Turchi un impero, non gli ha mai dato una nazione (Chesterton, Piccola storia d'Inghilterra)
BENEDIZIONE Lo spirito medioevale amava la parte ch'esso aveva nella vita come una parte, non già come un tutto: la sua posizione privilegiata nella vita derivava da qualcosa d'altro. Si racconta una storiella a proposito di un monaco benedettino che soleva volgere il saluto nel comune bisticcio "Benedictus benedicat"; al che una volta un illetterato francescano rispose: "Franciscus franciscat". È quest'aneddoto come una parabola dell'intera storia medioevale; perché se vi fosse stato un verbo "franciscare" non altro avrebbe potuto significare se non ciò che San Francesco ebbe a compiere. Ma questo più forte misticismo individualistico si trovava ancora nella culla, e il "Benedictus benedicat" può considerarsi il motto del Medio Evo più antico. Intendo con ciò dire che non c'è cosa che non sia benedetta dal di fuori, da qualche cosa che a sua volta è stata benedetta dal di fuori, e così di seguito: solo chi è benedetto può benedire (Chesterton, Piccola storia d'Inghilterra)
MUSSULMANI Un seicento anni dopo la nascita del Cristianesimo in Oriente e il suo diffondersi verso Occidente, un'altra grande fede era sorta quasi nelle stesse contrade orientali e si era messa a seguire il cristianesimo come fosse la sua gigantesca ombra. Come un'ombra, era nel contempo una copia e l'opposto. Noi gli abbiamo dato il nome dì islamismo o religione di Maometto, e forse la sua caratterizzazione più esplicativa si ha definendolo l'ultimo rigurgito dell'accumulato orientalismo, o forse dell'accumulato ebraismo, sempre più rigettato indietro via via che la Chiesa diventava europea e il cristianesimo si mutava in cristianità. Il motivo animatore della nuova religione era l'odio contro gli idoli, e dal suo punto di vista l'Incarnazione era in sé stessa un'idolatria. Le due cose che più perseguitava erano l'idea di Dio fattosi carne e quella del suo posteriore mutarsi in legno o pietra. Un esame dell'elemento che covava sotto l'avanzata, simile ad una prateria in fiamme, della conversione cristiana, suggerisce l'ipotesi che questo fanatismo contro l'arte o la mitologia fosse nell'istesso tempo uno sviluppo e una reazione alla conversione, una specie di difesa del diritto delle minoranze fatta dagli Ebrei. In questo senso, l'islamismo può considerarsi un'eresia cristiana. Le prime eresie erano state rigurgitanti di reversioni ed evasioni dall'Incarnazione, proponendosi esse di salvare il loro Cristo dalla realtà del suo corpo, sia pure a spese della sincerità della sua anima. Cosi, per esempio, gli iconoclasti greci si erano riversati in Italia, facendo a pezzi le statue del popolo e denunziando l'idolatria del papa, finché furono messi in rotta, in una maniera assai simbolica, dalla spada del padre di Carlomagno. Furono tutte le deluse amarezze lasciate da queste repressioni che s'incendiarono a contatto del genio di Maometto e lanciarono dalle ardenti terre una carica di cavalleria che fu quasi sul punto di conquistare tutto il mondo. E se a questo punto qualcuno fa osservare che non vale la pena spendere parole su una questione orientale in un libro di storia inglese, ebbene, c'è da rispondere che questo volume può sì contenere delle digressioni, ma non è in se stesso una digressione. È assolutamente importante tener fermo che il dio ebraico perseguita il cristianesimo come uno spettro; e ciò dovrebbe essere ricordato in ogni angolo d'Europa, ma specialmente nel nostro. Se qualcuno mette in dubbio tale necessità, che vada a farsi una camminata, entro un raggio di trenta miglia, qualunque sia il posto d'Inghilterra che abiti, e visiti tutte le chiese parrocchiali; s'informi poi perché quella Vergine di pietra è decapitata o manca quel vetro colorato: non mancherà di apprendere allora che non molto fa, anche nei luoghi che gli sono più familiari, ritornò l'estasi dei deserti, e che la sua pallida isola nordica si riempi della furia di nuovi iconoclasti (Chesterton, Piccola storia d'Inghilterra)
STRANIERI In nessuna cosa il tedesco moderno è più moderno, o più pazzo, che nella sua mania di trovare un nome tedesco per ogni cosa; si mangia il vocabolario, ovverossia, in altre parole, si morde la lingua. Di contro gli uomini del Medio Evo in nessuna cosa erano più liberi e assennati che nel far propri nomi e emblemi che venivano da oltre i loro più cari confini. I monasteri non solo accoglievano spesso lo straniero, ma anche quasi lo canonizzavano; un autentico avventuriero come Bruce fu fatto salire sul trono e ringraziato, come se fosse realmente un cavaliere errante. Del pari, comunità appassionatamente patriottiche assai sovente assunsero uno straniero per santo patrono; e così moltitudini di santi erano irlandesi, ma San Patrizio non era tale. Così pure, via via che gli Inglesi s'avviavano a diventare nazione, si lasciarono dietro gli innumerevoli santi sassoni, trascurarono non solo la santità di Sant'Eduardo ma anche la sicura fama di Alfredo, e si misero ad invocare san Giorgio, un eroe per metà mitico che era andato a combattere in un deserto orientale contro un impossibile mostro (Chesterton, Piccola storia d'Inghilterra)
SALVEZZA In qualsiasi angolo intellettuale della modernità si può leggere qualche frase analoga a quella che mi è capitata di recente in una polemica giornalistica: «La salvezza, come molte altre buone cose, non deve venirci dal di fuori»; chiamare esterna e non interna un'entità spirituale è la principale maniera che usano i modernisti per lanciare la loro scomunica. Per quanto mi consti personalmente, un bambino non ricava il miglior cibo materiale succhiandosi il pollice e del pari un uomo non ritrae il miglior cibo morale succhiandoci l'anima e negando la sua dipendenza da Dio. (Chesterton, Piccola storia d'Inghilterra)
GRATITUDINE Io sosterrò sempre che il ringraziamento è la più alta forma di pensiero, e che la gratitudine non è altro che una felicità raddoppiata dalla sorpresa (Chesterton, Piccola storia d'Inghilterra)
ARTE MEDIEVALE Adesso supponiamo di paragonare le gigantesche banalità delle gigantografie pubblicitarie con quelle minuscole e straordinarie pitture nelle quali gli uomini del Medioevo registravano i propri sogni; minuscole immagini in cui il cielo è a malapena più lungo di un singolo zaffiro, e i fuochi del giudizio sono una lillipuziana macchia d'oro. La differenza non risiede soltanto nel fatto che il poster pubblicitario rappresenta una forma d'arte naturalmente più frettolosa dell'arte miniata; e nemmeno nel fatto che l'artista antico era al servizio del Signore, mentre l'artista moderno è al servizio dei Lord. La differenza sta nel fatto che l'artista antico si sforzava di trasmettere l'impressione che i colori fossero davvero cose preziose e importanti, come gioielli o talismani. Il colore era spesso arbitrario, ma era sempre autorevole. Se un uccello era blu, se un albero era d'oro, se un pesce era d'argento, se una nuvola era vermiglia, l'artista riusciva a trasmettere l'idea che quei colori erano importanti e quasi dolorosamente intensi; il rosso intenso e l'oro erano stemperati nel fuoco. Ebbene, è questo lo spirito che le scuole devono ricuperare e proteggere, se davvero intendono stimolare l'immaginazione dei bambini e rendere loro piacevole lo studio. Non si deve usare licenza nei colori, ma al contrario recuperare una sorta di fiammante parsimonia. Negli stemmi araldici essa cingeva un verde campo non diversamente dal recinto che delimitava un campo verde di proprietà di un contadino; non sprecava le foglie d'oro proprio come non buttava via le monete d'oro; non profondeva senza necessità il color porpora o il color cremisi, più di quanto versasse in terra buon vino o sangue innocente. Questo è il duro compito che i teorici dell'educazione devono affrontare nel campo specifico: devono insegnare alla gente ad assaporare i colori come i liquori. Li attende il faticoso compito di trasformare degli ubriaconi in assaggiatori di vino (Chesterton, Ciò che non va nel mondo)
EDUCAZIONE Un bambino piccolo, figlio di un piccolo commerciante, che vive in una piccola casetta, viene istruito a mangiare il suo breakfast, a prendere la sua medicina, ad amare il suo paese, a dire le preghiere e a mettersi il vestito buono la domenica. Ovviamente, se il ragazzo è stato adottato da Fagin, imparerà a bere gin, a mentire, a tradire il proprio paese, a bestemmiare e a indossare baffi finti. Ma anche il vegetariano signor Salt abolirebbe il breakfast del bambino; la signora Eddy butterebbe via la sua medicina; il conte Tolstoj lo sgriderebbe per il fatto di amare il proprio paese; il signor Blatchford gli impedirebbe di dire le preghiere ed Edward Carpenter, in teoria, denuncerebbe il vestito buono e forse tutti i vestiti. Ora, io non difendo alcuna di queste idee progressiste, nemmeno quelle di Fagin. Mi domando, tuttavia, che cosa sia diventata, in mezzo a tutta quella gente, l'entità astratta chiamata educazione. Non accade, come si potrebbe supporre, che il commerciante insegni l'educazione e il cristianesimo; Salt l'educazione e il vegetarianesimo; Fagin l'educazione e il crimine. In realtà questi insegnanti non hanno nulla in comune, eccetto il fatto che insegnano. In breve, l'unica cosa che li accomuna è la sola cosa che detestano apertamente: il comune concetto di autorità. È curioso che vi siano persone che parlano di separare i dogmi dall'educazione. Invero i dogmi sono l'unica cosa che non può essere disgiunta dall'educazione: i dogmi sono l'educazione. Un insegnante non dogmatico è semplicemente un insegnante che non insegna (Chesterton, Ciò che non va nel mondo)
OGGETTI Date un'occhiata alla stanza in cui siete seduti e scegliete tre o quattro oggetti che hanno accompagnato l'uomo fin dall'inizio, che ci sono noti dall'alba della storia. Supponiamo che vediate un coltello sul tavolo, un bastone in un angolo, o un fuoco nel camino. Noterete che ognuno di quegli oggetti ha una particolarità: non ha nulla di particolare. Ognuno è ancestrale, universale, ed è fatto per supplire ai bisogni più disparati; i goffi pedanti indagano per trovare le cause e le origini delle vecchie usanze, ma la verità è che esse hanno cinquanta cause o cento origini. Il coltello serve a tagliare il legno, il formaggio, a far la punta alle matite, ma anche a tagliare gole; si adopera per una miriade di ingegnosi o innocui usi umani. Il bastone serve per tener dritto un uomo, per atterrarlo, per indicare, per bilanciarsi nel caso degli equilibristi, per cincischiarvi come con una sigaretta, per uccidere usandolo come se fosse il manganello di un gigante. È una stampella e un randello, un prolungamento del dito indice e una gamba di riserva. Del tutto simile è il caso del fuoco, a proposito del quale in epoca moderna sono sorte le più strane opinioni. Esiste per scaldare le persone, per far loro luce al buio, per confortarle, per tostare i loro muffin, per rendere confortevoli le loro stanze, per cuocere le loro castagne, per raccontare storie ai loro bambini, per gettare ombre sui loro muri, per far bollire in fretta il contenuto delle loro teiere e per essere il cuore rosso della casa di un uomo: il focolare per difendere il quale, come dissero i grandi pagani, un uomo dovrebbe essere pronto a morire. Orbene, una delle caratteristiche più vistose della modernità in cui viviamo è la seguente: la gente propone di continuo sostituti per gli strumenti antichi come quelli sopra descritti; tali sostituti, immancabilmente, servono a un solo uso, mentre i vecchi utensili svolgevano dieci funzioni diverse. L'uomo moderno si balocca con una sigaretta invece che con un bastone, fa la punta alla matita con un temperino invece che con il coltello e per scaldarsi si affida coraggiosamente al tubo dell'acqua calda invece che al fuoco. Ho i miei dubbi sul fatto che i temperini siano utili anche soltanto per far la punta alle matite e non sono sicuro che il tubo dell'acqua calda serva davvero a scaldarsi. Ma quando pensiamo a tutte le altre esigenze alle quali le vecchie istituzioni rispondevano, la buffoneria della nostra civiltà si rivela ai nostri occhi in tutto il suo orrore. Ci appare la visione di un mondo in cui tentiamo di sgozzarci con il temperamatite, di dare randellate con una sigaretta; di tostare un muffin appoggiandolo a una lampada elettrica, e di vedere torrioni rossi e dorati sulla squallida superficie dei tubi dell'acqua calda (Chesterton, Ciò che non va nel mondo)
LIBERO ARBITRIO Ogni bambino è di per sé simbolo e sacramento della libertà personale. È un nuovo libero arbitrio che si aggiunge ai liberi arbitri del mondo. (G. K. Chesterton)
OZIO «A duecento metri di distanza», disse, «vivono tutti i vostri conoscenti d’alto bordo, che non hanno nient’altro da fare nella vita che guardarci e guardarsi in faccia. Noi ce ne stiamo qui, su questo poggio, come fosse una vetta della fantasia, un Sinai dell’umorismo. Siamo su un pulpito, o su una pedana, illuminati dal sole, e mezza Londra è in grado di vederci. Bada a te, nel propormi di fare questo o quello. Perché in me si nasconde una follia che va oltre il martirio, la follia di un uomo totalmente ozioso» (Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill)
DOGMI Basterà un cambiamento minimo nell’attuale clima dell’etica finanziaria, e quando l’astuta e vigorosa mentalità affaristica si sarà liberata dell’ultima paralizzante influenza dei dogmi inventati dai preti, il giornalismo e la pubblicità mostreranno per i tabù di oggi la stessa indifferenza che oggi mostrano per i tabù del medio evo. La rapina sarà spiegata come lo è l’usura, e per tagliar gole non occorreranno più sotterfugi di quanti ne occorrono per dominare il mercato. Le edicole risplenderanno di titoli quali "La falsificazione in quindici lezioni" e "Perché sopportare l’infelicità matrimoniale?", e si avrà una divulgazione dell’avvelenamento pienamente scientifica, quanto lo è la divulgazione del divorzio e del controllo delle nascite. (Chesterton, Come si scrive un giallo)
BAMBINO «Dal momento che l’albero cade, giacerà», disse. «Stando al giudizio degli uomini, sono parole deprimenti. Invece c’è in esse l’essenza di ogni possibile esultanza. In questo momento faccio quello che ho fatto per tutta la mia vita, ciò che rappresenta la sola felicità, la sola universalità. Mi abbarbico a qualcosa. E se il qualcosa cade, lasciamo che cada. Uomini sciocchi, voi vi aggirate e contemplate i regni della terra, e siete saggi, cosmopoliti, liberali, il che è tutto quanto il diavolo può darvi - tutto ciò che poteva recare in dono al Cristo solamente per esserne respinto. Io invece faccio quello che fa il vero savio. Nel momento in cui un bambino corre in giardino e si afferra a un albero dicendo “Voglio che questo albero sia la sola cosa che posseggo”, le radici si appigliano all’inferno e i rami si appendono alle stelle. La gioia che io provo è la stessa che conosce un amante quando per lui una donna è tutto. È ciò che sperimento quando Notting Hill è tutto. Io possiedo una città. Lasciamo che resti in piedi, oppure che cada» (Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill)
APPARENZA Ah, ecco Barker che si muove. È migliorato, Barker, e di molto. Non è solo questione di piume, bisogna avere anche un’anima, nella vita quotidiana (Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill)
TESTIMONIANZA «Che sia questa», disse, quasi interrogandosi, «la fine del buon Wayne? Accendere se stesso fino a dissolversi nella propria fiamma? Che sia questa la sua vittoria? Che ora Wayne, il mio impareggiabile Wayne, sia solo un Wayne qualsiasi in un mondo di Wayne? Che sia stato conquistato dalla sua conquista diventando uno stereotipo comune? Il signor Mead, di professione droghiere, avrebbe facoltà di esprimersi a livello del signor Wayne? Mio Dio, che strano mondo è questo, in cui un uomo non ha il diritto alla propria esclusiva, il diritto a rimanere un unico esemplare, nemmeno prendendosi la briga di diventare matto!» (Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill)
MORTE Con il nostro spirito fiacco, empiremmo della nostra decrepitudine l'eternità, se non fossimo mantenuti giovani dalla morte. La Provvidenza ci ha tagliato l'immortalità a pezzetti, come la nutrice taglia a bastoncelli il pane imburrato al bambino (Chesterton, Le avventure d'un uomo vivo, dal blog dell'Uomo Vivo)
GIOCARE Vorrei che non fossimo obbligati a sprecare in cose frivole, quali le letture e la letteratura, il tempo che potremmo dare ad un lavoro solido, serio e costruttivo, come il ritagliare figure di cartone, ed impiastrarvi su vivaci colori (Chesterton, Autobiografia)
FAMIGLIA Se un uomo, una donna e un bambino si mettono nuovamente a vivere insieme in un libero regno casalingo, queste antiche relazioni reciproche ricompariranno; e Hudge si dovrà rassegnare. Potrà evitare tutto questo solo distruggendo la famiglia, portando entrambi i sessi a vivere in alveari e sciami asessuati, e allevando tutti i bambini come figli dello stato – come Oliver Twist. (Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo, in blog Uomo Vivo)
ANTIQUARIO «Come vanno i suoi commerci, o singolare custode del passato?» esordì Wayne in tono affabile. «Non troppo bene, signore, a dire il vero», rispose l’uomo con quella voce rassegnata, tipica del suo ceto, una tra le cose più strazianti che vi siano al mondo. «È tutto molto fermo, terribilmente fermo». Gli occhi di Wayne ebbero un bagliore improvviso. «Ben detto», esclamò. «Ecco le parole degne di un negoziante la cui merce s’identifica con la storia umana. “Terribilmente fermo”: due semplici parole racchiudono lo spirito di questa nostra epoca, quale l’ho percepito sin dalla culla. Spesso mi sono domandato quante fossero le persone che al pari di me avvertivano l’oppressione di questo connubio fra la quiete e il terrore. Vedo strade insulse e ben tenute, e uomini in nero che circolano, tetri in volto. E le cose vanno avanti così, giorno dopo giorno, senza che mai succeda nulla. Ma per me è come un sogno, dal quale potrei svegliarmi con un grido. Per me l’andamento uggioso e rettilineo della vita è come quello di una sottile funicella tesa al massimo. Il suo silenzio è terrificante. Di colpo la funicella si potrebbe spezzare con il fragore di un tuono. E lei che siede fra le macerie delle guerre, lei che siede in un campo di battaglia, sa che la guerra è meno atroce di questa pace sciagurata. I giovanotti sfaccendati - lei lo sa bene - che cinsero queste spade regnando Francesco o Elisabetta, il brutale Barone o il Cavaliere che fece roteare questa mazza nelle battaglie di Piccardia o del Northumberland erano forse terribilmente rumorosi, ma non erano come noi: terribilmente fermi» (Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill)
CROCIFISSO La crocifissione è comica. Squisitamente buffa. Era un modo d’impalare e inchiodare riservato alla gente che si voleva mettere alla gogna, agli schiavi, agli abitanti delle province dell’impero; ai dentisti e ai negozianti, come direbbe lei. Ma la tirannia che si esprime in questa forma di comicità non ha il grande potere che lei crede. San Pietro è stato crocifisso, e a testa in giù. Cosa potrebbe esserci di più esilarante di un venerando apostolo con le gambe all’aria? Cosa potremmo immaginare di più consono allo stile del vostro umorismo moderno? Ma che scopo aveva la faccenda? Diritto o capovolto, Pietro era Pietro, per l’umanità. Capovolto, sovrasta ancora l’Europa, e milioni di individui vivono e operano nella sua Chiesa (Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill)
SERIETA' Quello che ti ho detto tanto tempo fa è assolutamente vero, James Barker, la serietà fa impazzire la gente. Tu sei pazzo perché dai peso alla politica, pazzo come un uomo che collezioni i biglietti del tram. Buck è pazzo perché gli premono i quattrini, pazzo come un uomo che campi d’oppio. Wilson è pazzo perché crede di esser giusto, pazzo come un uomo che creda d’essere il Signore Onnipotente. Il Sindaco di West Kensington è pazzo perché è convinto di essere rispettabile, pazzo come un uomo che creda di essere un pollo. Credevo che esistesse un unico umorista in Inghilterra. Imbecilli! Idioti! Aprite quei vostri occhi bovini. Ce ne sono due! A Notting Hill, su quella modesta collinetta che non sembra prometta nulla, è nato un vero artista! Credevate di rovinarmi tutto il gioco, di rompermi le scatole e buttare tutto all’aria diventando sempre più moderni, sempre più pratici, razionali, affaccendati. Ah, che spasso è stato rispondervi diventando sempre più augusto, più solenne, più affabile e all’antica! Ma questo giovincello ha scoperto il modo di mettermi nel sacco. Mi ha risposto per le rime, con le stesse vanterie, con la stessa magniloquenza. Ha levato l’unico scudo che io non so rompere, lo scudo di una pomposità impenetrabile. Ascoltatelo, dunque. Mio caro Lord, è forse venuto per la faccenda di Pump Street?» «Sono venuto per la città di Notting Hill», rispose fieramente Wayne. «E di Notting Hill, Pump Street è un elemento gioioso e vitale». «Sì, ma una parte estremamente limitata», intervenne Barker, sprezzante. «Sufficientemente vasta per suscitare la concupiscenza dei ricchi», ribattè Wayne ergendo il capo. «Sufficientemente vasta perché i poveri la vogliano difendere!» (Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill)
MATRIMONIO Con la benedizione del matrimonio si riceve la forza per amarsi ed essere fedeli l'uno all'altra e in quanto sacramento, la grazia di portare su di sé i limiti e gli errori dell'altro come fossero i propri. Qualsiasi marito e qualsiasi moglie sbaglia a volte così come ogni madre a volte sbaglia col figlio. Non siamo onniscienti e onnipotenti: non vediamo tutti gli elementi, non possiamo controllare nemmeno quelli che vediamo e l'egoismo umano a volte gioca brutti scherzi inconsci anche nel cuore più adorabile. In altre parole, non siamo Dio e guai a chi venera idoli anche all'interno del matrimonio. Ma una volta che ci si rende conto di questo, una volta che Dio è messo sul trono, nel matrimonio entra un enorme potere, per cui gli errori e i peccati dei due che sono stati fatti uno, possono servire per la reciproca santificazione." (Chesterton, Time's Abstract and Brief Chronicle, 1905; citato in La Ballata del Cavallo Bianco, Raffaelli Editore, Seconda Edizione 2011)
NOMI DI LUOGO «Non riesco a capire», disse, «perché la gente trova che in campagna i nomi delle località siano più poetici di quelli dei quartieri londinesi. Futili romantici se ne vanno in giro in treno e si fermano in posti che si chiamano Hugmy-in-the-Hole o Bumps-on-the-Puddle. E pensare che, se solo lo avessero voluto, avrebbero potuto andare ad abitare in un luogo dotato del divino, tenebroso nome di St John’s Wood. Non sono mai stato a St John’s Wood. Non oserei mai metterci piede. Avrei terrore della notte suscitata da innumerevoli abeti, d’imbattermi in una tazza rosso sangue e nel battito d’ali dell’Aquila. Ma tutte queste cose possono essere facilmente immaginate restandosene a rispettosa distanza nel treno per Harrow» (Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill)
QUARTIERI “Domattina, alle dieci e venticinque, se la Volontà del Cielo mi avrà conservata la vita, propongo di emanare un proclama. È stato il lavoro di una vita, della mia vita, ed è pressoché a metà. Con l’ausilio di un whisky e soda, questa notte porterò a termine l’altra metà, e domani il mio popolo avrà agio di prenderne visione. I quartieri in cui siete nati, e in cui sperate che un giorno riposeranno i vostri resti mortali - Hammersmith, Kensington, Bayswater, Chelsea, Battersea, Clapham, Balham e cento altri - verranno riportati al loro antico splendore. Ognuno si affretterà a erigere una cerchia di mura munita di porte che verranno chiuse al tramonto. Ognuno avrà una sentinella armata fino ai denti. Ognuno avrà uno stemma, un gonfalone e, quando fosse opportuno, un grido di adunata. Ora non voglio indugiare sui particolari, il mio cuore trabocca di emozione. I dettagli verranno inclusi nel proclama. Nondimeno, voi tutti sarete assoggettati all’arruolamento nelle schiere delle locali sentinelle cittadine, e verrete convocati dai rintocchi di una campana, che quando suona in questo modo viene chiamata Campana a Martello. Se pertanto qualcuno di voi si trovasse ad avere in casa propria un’alabarda o qualcosa di simile, gli suggerisco di allenarsi a maneggiarla in giardino”» (Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill)
MEMORIA Dica tutto questo all’Associazione, Bowler. Ricordi chiaramente ogni mia parola perché la cosa è di estrema importanza e ho già dimenticato tutto (Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill)
UMORISMO Tutti sono contegnosi in pubblico e divertenti in privato. Il mio senso dell’umorismo mi suggerisce il contrario: esorta a essere buffi in pubblico e austeri in privato. Desidero trasformare le funzioni dello Stato, il parlamento, l’incoronazione in una rumorosa e ridanciana pantomima vecchio stile. Ma d’altro canto, io mi chiudo per due ore al giorno in un ripostiglio, dove mi comporto con tanta dignità che quando esco mi sento male (Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill)
SERIETA' I pazzi sono sempre seri. Impazziscono per mancanza di umorismo (Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill)
CIVILIZZAZIONE Se dissentiamo, pur col massimo rispetto, dall’entusiasmo nicaragueno, non è perché una nazione o cento nazioni vi si erano schierate contro, ma perché la civiltà vi era nemica. Noi uomini d’oggi riponiamo fede in una grande civiltà cosmopolita, destinata a conglobare tutti i talenti dei popoli assimilati...» «Voglia il Senor perdonarmi», intervenne il Presidente, «posso domandargli come fa, in circostanze normali, a catturare un cavallo selvaggio?» «Non ne catturo mai», ribattè Barker in tono grave. «Appunto», disse l’altro, «e qui finisce la sua assimilazione di talenti. Ecco cosa deploro, nel suo cosmopolitismo. Quando lei dice di volere l’unione di tutti i popoli, in realtà vuole che tutti i popoli si uniscano per imparare i trucchi del suo. E questo che intende dire. Se un beduino arabo è analfabeta, occorre mandargli un missionario o un maestro inglese per insegnargli a leggere, ma nessuno si sogna di dire: “Questo maestro non sa andare a cavallo di un cammello, paghiamo un beduino perché gli insegni a cavalcarlo”. A sentir lei, la sua civiltà congloberà tutti i talenti. Ma sarà vero, poi? Lei è davvero persuaso che il giorno in cui gli esquimesi avranno imparato a votare per il Consiglio di contea, lei avrà imparato a fiocinare un tricheco? Ritorno al mio esempio. In Nicaragua usavamo catturare i cavalli selvaggi bloccandone le zampe anteriori con un lazo, secondo il metodo reputato migliore in Sud America. Se si propone di includere tutti i talenti, vada a farlo anche lei. In caso contrario, mi consenta di ripetere quello che ho detto tante volte: quando il Nicaragua è stato civilizzato, il mondo ha perduto qualcosa». (Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill)
PAZZIA «Che cosa pensi di lui?» «È al di là delle mie facoltà di comprensione», rispose Barker. «Ma se chiedessi la mia opinione in proposito, ti direi che è stato un uomo con il gusto del nonsenso, come si suoi dire - buffonate artistiche e questo genere di cose. E sono seriamente persuaso che abbia parlato a tal punto a base di nonsensi, da lasciare sbalordita la sua stessa mente e che ignori la differenza tra sanità e insanità mentale. Ha fatto il giro del mondo cerebrale, se così posso esprimermi, e ha scoperto il luogo in cui l’Est e l’Ovest sono un tutt’uno, e l’imbecillità totale vale né più né meno del buonsenso. Ma non posso spiegare questi tranelli psicologici» (Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill)
GUARDARE Esiste una legge scritta nel più tenebroso fra i Libri della Vita: se guardi una cosa novecentonovantanove volte, puoi dare per certo di esser salvo; se la guardi mille, corri il pericolo terribile di vederla per la prima volta (Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill)
STUPIDITA' All’inizio del ventesimo secolo non si riusciva a comprendere quale fosse il campo d’azione per le persone intelligenti. Erano così comuni, che un uomo stupido era quasi un’eccezione, e quando veniva individuato la gente lo incalzava per le vie, lo inseguiva a frotte, lo teneva in grande onore e gli affidava un’altissima carica di Stato (Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill)
UMANITA' Sul piano individuale gli uomini, mangiando, dormendo, tramando, possono presentarsi secondo apparenze più o meno razionali. Ma l’umanità, vista nel suo complesso, è mutevole, volubile, enigmatica, dilettevole. Gli uomini sono uomini, ma l’Uomo è una donna (Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill)
UOMO COMUNE Non soltanto siamo tutti nella stessa barca, ma abbiamo tutti il mal di mare (Chesterton, Ciò che non va nel mondo)
DONNE Diecimila donne sfilarono un giorno per le strade di Londra al grido di "non vogliamo che ci venga dettato niente" e poco dopo si convertirono in dattilografe (Chesterton)
STUPORE È l’umiltà che rinnova eternamente la terra e le stelle. La maledizione che sopravvenne prima della storia ha steso su noi tutti una tendenza a stancarci delle meraviglie. Se noi lo vedessimo per la prima volta, il sole sarebbe la più bella e spaventevole delle meteore. Ora che lo vediamo per la centesima volta, lo chiamiamo, nell’orribile espressione blasfema di Wordsworth, «la luce del giorno comune». Noi siamo inclini ad accrescere le nostre pretese. Siamo inclini a chiedere sei soli, a chiedere un sole blu, a chiedere un sole verde. L’umiltà ci riporta costantemente nel buio primevo. Lì tutta la luce è lampeggiante, sconvolgente e istantanea. Fino a che non capiremo quel buio primevo, in cui non abbiamo né vista né aspettativa, non potremo rivolgere nessuna lode calorosa e infantile allo splendore sensazionale delle cose (Chesterton, Eretici)
UMILTA' Ciò di cui soffriamo oggigiorno è di una umiltà fuori posto. La modestia si è spostata dall’organo dell’ambizione a quello della convinzione, dove non è stata mai concepita di essere. Un uomo ha diritto di dubitare di sè stesso, non della verità; questa proposizione è stata esattamente rovesciata. Oggigiorno ognuno crede esattamente in quella parte dell’uomo in cui dovrebbe non credere: se stesso, e dubita esattamente in quella parte in cui non dovrebbe dubitare: la ragione divina (Chesterton, Eretici)
INCARNAZIONE Quelli che non partono dal fine corporeo delle cose sono degli insolenti. Ogni anima umana deve provare su se stessa la gigante umiltà dell’Incarnazione. Ogni uomo deve vestirsi della carne per poter incontrare l’umanità. (Chesterton, Cosa c’è di sbagliato nel mondo)
SERIERA' La parola «serio» ha un doppio significato ed un doppio uso ; un brutto impiccio davvero per un dizionario. Essa vuoi dire talvolta solenne, talaltra vuoi dire sincero; ma una breve esperienza di vita pubblica e privata sarà sufficiente a dimostrare che la maggior parte degli uomini solenni sono insinceri; come uno studio più fine ed approfondito vi dimostrerà che la maggior parte delle persone sincere non sono in genere solenni (Chesterton, Shaw)
PROGRESSO Tutti i primi lavori di Shaw recavano implicita l’idea che non solo l’umanità compie continui progressi, ma che tutto va considerato alla luce di questo fatto. Più di una volta pare che egli voglia sostenere paragonando i drammaturghi del 16° secolo con quelli del 19°, che questi ultimi hanno un ben definito vantaggio sui primi semplicemente perché appartentengono al 19° secolo invece che al 16°. Una volta, accusato di impertinenza nei confronti del più grande dei poeti dell’età di Elisabetta, rispose: « Shakespeare è molto più grande di me, ma io gli sto sulle spalle». Epigramma questo che esprime il suo pensiero con caratteristico nitore. Ma Shaw cadde dalle spalle di Shakespeare con uno schianto. La teoria cronologica secondo cui Shaw stava sulle spalle di Shakespeare, implicava logicamente la supposizione che Shakespeare stesse su quelle di Platone. E B. Shaw dovè constatare che Platone, nella sua sfera, era tanto più progredito di Shakespeare da concludere disperato che tutti tre erano su un piano di parità. Il fallimento quasi totale dell’idea dell’uguaglianza umana è dovuto in buona parte al fatto che nessun partito, negli stati moderni, vi ha mai sinceramente prestato fede. I conservatori ed i radicali hanno entrambi presupposto che una data categoria di uomini fosse sostanzialmente superiore al resto dell’umanità. La sola differenza stava nel fatto che la superiorità dei conservatori era una superiorità di posizione, mentre quella dei radicali una superiorità di tempo. La obbiezione fondamentale da fare a Shaw che se ne stava sulle spalle di Shakespeare era quella dell’incomodo e dell’offesa che arrecava alla dignità personale del Poeta; una democratica obbiezione che si può fare a chiunque si trovi sulle spalle di un altro. L’elemento eterno che è nella natura umana si ribella all’idea di sottomettersi ad un uomo che detti legge soltanto per diritto di nascita. E comandare per diritto di secolo equivale a comandare per diritto di nascita. Shaw scoprì il suo amico più vicino nell’antica Atene, ed i suoi nemici più dichiarati in tempi a lui più vicini ; e così cominciò a rendersi conto dell’immutabilità delle condizioni umane nel tempo (Chesterton, Shaw)
NIETZSCHE Nietzsche avrebbe veramente giovato a Shaw se gli avesse insegnato a sguainare una spada, a bere del vino, o persino a danzare. Egli invece riuscì soltanto a mettergli in testa una nuova superstizione, che probabilmente diverrà la principale superstizione dell’età oscura che l’avvenire ci riserba; alludo a quella del cosiddetto Superuomo. In una delle sue sentenze meno convincenti Nietzsche aveva detto che così come la scimmia aveva infine generato l’uomo, così noi avremmo dovuto generare qualcosa di migliore dell’uomo. L’obbiezione più ovvia è naturalmente questa: la scimmia non si è preoccupata dell’uomo; perché mai dovremmo noi preoccuparci del Superuomo! Se ad esso si arriverà tramite una selezione naturale, perché non lasciare che sia la selezione naturale ad impicciarsene! Se poi al Superuomo si deve arrivare tramite una selezione umana, che genere di Superuomo dovremo scegliere? Se egli ha da essere solo più giusto, più coraggioso, più pietoso, allora Zaratustra diventa un qualsiasi maestro elementare; se la sola maniera per giungere al Superuomo è quella di essere più giusti, più leali più pietosi, il consiglio è ottimo, ma non si può dire costituisca una novità. Se invece il Superuomo dovrà avere altri requisiti che questi, cosa potremmo noi desiderare di meglio o di più? Tali domande sono state poste svariate volte ai nicciani, ma nessuno di essi ha mai tentato di rispondervi (Chesterton, Shaw)
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Nietzsche aveva un meraviglioso intuito poetico, ed è stato uno dei più grandi retori della età moderna. Aveva il dono di dire cose che per un momento incantano la ragione per la loro enorme irragionevolezza; come ad esempio: «La vita sembra intollerabile senza la prospettiva della immortalità ; ma perché mai la vita non dovrebbe essere intollerabile?» Tutta la sua opera è pervasa dai sussulti e dalle febbri della sua vita fisica, che era afflitta da una pessima salute; tanto che all’inizio della maturità la sua mente meravigliosa piombò nel buio e nell’impotenza. Tutto ciò che v’è di valido nella sua dottrina è questo: se una persona che va a cavallo fa una bella figura, è inutile dirgli che sarebbe più economico andare a dorso d’asino o più umano servirsi di una bicicletta. In altri termini, il conseguimento della dignità, della bellezza, della gloria, è da definirsi a rigore cosa ottima. Non so se Nietzsche si sia mai servito di questo argomento, ma a me sembra che tutto ciò che v’è di sano ed accettabile in lui sia ciò che è implicito ad una sola parola: «valore». Valore inteso come valeur; come coraggio che è in sé un bene concreto, una virtù fondamentale; valore che di per sé vale. Nel sostenere ciò Nietzsche non faceva che entrare nel gioco di quella grande altalena protestante che è stato lo svago principale dell’Europa settentrionale sin dal 16° secolo. Egli credeva di ribellarsi contro la morale antica, mentre in effetti si ribellava contro una morale recente, contro la insulsa impudenza degli utilitaristi e dei materialisti. Egli credeva di ribellarsi al Cristianesimo, mentre, strano a dirsi, si ribellava solo contro i dichiarati nemici del Cristianesimo, come Herbert Spencer ed Edward Clodd. Gli storici cristiani hanno sempre esaltato il valore di S. Michele che cavalca alla testa della Chiesa Militante, ed hanno sempre creduto in un piacere assoluto e trascendente, niente affatto mediato od utilitario; l’ebbrezza dello spirito, il vino del sangue di Dio. Vi sono invero delle dottrine di Nietzsche che non sono cristiane, e che, per una strana coincidenza, si dimostrano anche false. Il suo disprezzo per la pietà non è cristiano; ma esso non rispecchia la sua dottrina, ma la sua malattia. Gli infermi sono spesso spietati con quelli come loro (Chesterton, Shaw) Nietzsche aveva un meraviglioso intuito poetico, ed è stato uno dei più grandi retori della età moderna. Aveva il dono di dire cose che per un momento incantano la ragione per la loro enorme irragionevolezza; come ad esempio: «La vita sembra intollerabile senza la prospettiva della immortalità ; ma perché mai la vita non dovrebbe essere intollerabile?» Tutta la sua opera è pervasa dai sussulti e d... Altro...
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Shaw sembra considerare stranamente l’esistenza come un’illusione ed al tempo stesso un obbligo. Per qualsiasi uomo o donna, uccello, bestia o fiore, la vita è un richiamo d’amore che va ansiosamente seguito. Per B. Shaw è soltanto un precetto militare cui si deve obbedire. In breve, egli non riesce a rendersi conto che l’imperativo della Natura (se ci si vuoi servire della favola antropomorfica d... Altro...
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Schopenhauer aveva detto : «La vita è irrazionale, tanto peggio per chi la vive»; Shaw aggiunge: «La vita è irrazionale, tanto peggio per la ragione». La vita è un richiamo imperioso cui non possiamo sottrarci; forse v’è qualche segreto difetto nella stessa ragione; forse l’uomo non può penetrare nel proprio cervello, come non può saltare nella sua gola. Ma quel bisogno di vivere, di soffrire, di creare, è dettato da un’energia così imperiosa che può ben definirsi soprannaturale, e la cui voce può ben dirsi che parli con autorità, ben diversamente dagli scribi (Chesterton, Shaw)
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Tutti gli uomini s’innamorano; ma nessuno si innamora del libero amore. Quando essi cadono nei tentacoli del piacere, intimamente se ne vergognano, anche se ne menano vanto. Che ci sia una relazione intima fra amore e voto quasi ogni essere umano lo sa prima dei diciotto anni. Che ci sia un nesso logico ed istintivo tra l’idea dell’estasi sessuale e l’idea di una illimitata dedizione, io ritengo s... Altro...
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Shaw non può intendere il matrimonio perché non è in grado di intendere il lato paradossale insito in esso: che cioè la donna è a maggior ragione la colonna della casa, perché non ne è il capo (Chesterton, Shaw)
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Il paradosso è ciò che Shaw non riesce a comprendere: l’inevitabile paradosso dell’infanzia. Anche se il bambino è tanto migliore di me, io debbo pur insegnargli; anche se questa creatura ha dei sentimenti molto più puri dei miei, io debbo tenerla a bada (Chesterton, Shaw)
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Shaw affermò che non si sarebbe dovuto dire alcunché ad un bambino senza fargli sentire anche l’opinione opposta. Ciò significa che quando dite a Tom di non colpire in fronte la sorellina malata, dovete assicurarvi che sia presente un professore seguace delle teorie di Nietzsche, il quale possa spiegare a Tom che tale violenza potrebbe forse servire ad eliminare un essere inetto; o che quando state per dire a Susanna di non bere alla bottiglia etichettata «veleno», dovete telegrafare d’urgenza ad un esponente del movimento Christian Science il quale si affretti a sostenere che, senza il di lei consenso, il veleno non potrebbe farle alcun male (Chesterton, Shaw)
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Mentre una volta era il pubblico che applaudiva con passione la loro grandezza, oggi sono i leader dei partiti che applaudono se stessi; e da soli. La folla che è il loro pubblico è in una vasta trance universale, e pensa ad altro (Chesterton)
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Tu ringrazi prima dei pasti. Bene. Ma io dico grazie prima del concerto e dell'opera, prima del gioco e della commedia, quando apro un libro, disegno, dipingo, nuoto, faccio scherma e pugilato, cammino, gioco, ballo e dico grazie quando tuffo la penna nell'inchiostro (Chesterton)
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Ci sono alcuni che odiano il cristianesimo e chiamano il loro odio "un amore onnicomprensivo per tutte le religioni" (Chesterton)
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L'uomo è un'eccezione, qualunque cosa egli sia. Se non è l'immagine di Dio, allora è una malattia della polvere (Chesterton)
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Il Paradiso fu il primo amore dell'uomo; la terra è solo un sostituto (Chesterton)
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Gli uomini coraggiosi sono tutti dei vertebrati. Sono morbidi nella superficie e duri in mezzo (Chesterton)
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Quando B. Shaw afferma che il Natale è una congiura perpetuata dei mercanti di polli e di quelli di vino per ragioni di carattere strettamente commerciali, egli dice qualcosa che non solo è falso, ma è sorprendentemente stupido. Sarebbe come affermare che i due sessi furono inventati dagli orefici per poter vendere gli anelli (Chesterton, Shaw)
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Per me la storia nazionale non è che una catena ininterrotta di decisioni infinite. Non è certo stato il sangue o la pioggia a fare l’Inghilterra, ma la speranza ; ciò cui tutti i nostri morti anelavano. La Francia non è divenuta tale perché fatta con i crani dei Celti e col sole della Gallia; essa è divenuta tale perché così ha scelto (Chesterton, Shaw)
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Tutte le opere che hanno tentato di essere moderne, sono divenute antiquate ed insulse per essersi ostinate ad andar dietro al loro tempo piuttosto che all’eternità. Sono proprio coloro che si sono sforzati di precedere il loro tempo che hanno sempre dovuto acconciarsi a seguirne le sorti (Chesterton, Shaw)
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È assolutamente falso ed inconcepibile, per la natura stessa dell’amore, che il giovane Eugenio si adonti al fatto che Candida debba sciupar le mani nelle faccende domestiche. Nessun giovane che ami una bella donna si scandalizzerebbe tanto a vederla sbucciar patate o smoccolare lumi a petrolio. Una donna di casa non dovrebbe dispiacergli, anzi, egli avrebbe l’impressione che le patate sian divenu... Altro...
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L’umanità non ha bisogno di innamorati raziocinanti; per la semplice ragione che essi non si sposerebbero mai (Chesterton, Shaw)
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Shaw afferma: La regola assoluta è che non vi sono regole assolute. Non bisogna dire che è giusto mantenere le promesse, ma che può esser giusto mantenere una data promessa. In sostanza si tratta di anarchia; né è dato vedere come sia possibile conciliare tanta anarchia nella vita privata con tanto socialismo nella vita pubblica. Ma pur trattandosi di anarchia, essa è scevra di quell’esuberanza e ... Altro...
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B. Shaw dovette acconciarsi a cercare in Shopenhauer incerte giustificazioni per i figli di Dio che inneggiavano alla Gioia. Egli la chiamò Volontà di Vita, termine inventato dai professori prussiani che, pur desiderando vivere, non c’erano riusciti. In seguito egli richiese agli uomini di adorare la Forza Vitale; come se fosse possibile adorare un punto esclamativo. Pur servendosi di tali concetti paludati di una nuova ed assurda terminologia (che fortunatamente è andata in briciole come un cattivo intonaco) egli era dalla parte della buona causa; la causa della Creazione contro la distruzione, la causa del sì contro il no, del seme contro la roccia, delle stelle contro l’abisso. La sua incomprensione per Shakespeare deriva in buona parte dal fatto che egli è un puritano, mentre Shakespeare è spiritualmente un cattolico. Il primo non fa che arrabattarsi per trovare la verità, il secondo si accontenta di sapere che la verità esiste. Il puritano è capace soltanto di irrigidirsi, il cattolico è tanto forte da potersi rilassare. Io penso che Shaw abbia completamente frainteso i momenti di pessimismo di Shakespeare, in quanto essi sono stati d’animo transitori che un uomo dalla fede salda può ben concedersi. Che tutto sia vano, che la vita sia polvere e l’amore cenere, sono inezie e celie cui un cattolico può anche abbandonarsi. Egli sa bene che esiste una vita che non è polvere ed un amore che non è cenere. E così come può concedersi più del puritano alla gioia, può più di lui sprofondare nella malinconia. La triste esuberanza di Amleto non è del tutto dissimile dalla gioiosa esuberanza di Falstaff. Queste non sono congetture; è quanto ci dice lo stesso Shakespeare. Nel momento stesso in cui Amieto da stura al suo pessimismo, egli avverte che si tratta solo di uno stato d’animo e non della realtà. Il cielo è una cosa celeste, solo per lui diventa un ammasso di fetidi vapori. L’uomo è la perla degli animali, a lui solo esso appare come la quintessenza del fango. Amleto è l’opposto dello scettico. Egli è un uomo il cui potente intelletto è in grado di credere molto più di quanto il suo debole temperamento non sappia suggerirgli. Ma questo poter conoscere qualcosa senza sentirla, questo poter credere in qualcosa senza averne fatta l’esperienza, costituisce un’antica e complessa attitudine del cattolico che il puritano non potrà mai comprendere. Shakespeare si abbandona alle sue melanconie (per lo più per bocca di reprobi e di falliti) ma la sua niente non si lascia mai sopraffare da tali stati d’animo. Il suo « vanitas vanitatum » non è, in sostanza, che un’innocua vanità. Alcuni lettori potranno non essere d’accordo con me nel definirlo un cattolico con la C maiuscola ; ma non potrebbero darmi torto se io lo definissi un cattolico con la e minuscola. È questo il punto fondamentale : Shakespeare non è stato in alcun senso un pessimista ; egli è stato, se mai, un ottimista tanto universale da essere in grado di compiacersi persino dello stesso pessimismo (Chesterton, Shaw) B. Shaw dovette acconciarsi a cercare in Shopenhauer incerte giustificazioni per i figli di Dio che inneggiavano alla Gioia. Egli la chiamò Volontà di Vita, termine inventato dai professori prussiani che, pur desiderando vivere, non c’erano riusciti. In seguito egli richiese agli uomini di adorare la Forza Vitale; come se fosse possibile adorare un punto esclamativo. Pur servendosi di tali concett... Altro...
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Per B. Shaw infatti, i profeti avrebbero dovuto essere stati lapidati dopo e non prima che gli uomini avessero eretto loro un sepolcro. V’era una certa spavalderia di marca Yankee in quest’uomo che si adontava all’idea di dover essere soggetto ad una persona morta da trecent’anni; come diceva Mark Twain, gli abbisognava un cadavere più fresco cui obbedire (Chesterton, Shaw)
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È vero che fu in gran parte tramite i suoi stessi difetti che Shaw intravide quelli di Shakespeare; ma v’era bisogno di un uomo abbastanza prosaico per resistere al fascino di tanto poeta, per la stessa ragione per cui non sarebbe del tutto errato mandare un sordo a distruggere la rocca delle sirene (Chesterton, Shaw)
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Quando Shaw parla, mi posso render conto che vi sono alcune cose che non gli riesce di capire, ma quando ascolta della musica può darsi che egli capisca tutto, compreso Dio e me. Circa questo aspetto della sua personalità io debbo limitarmi ad un rispettoso agnosticismo; e forse non è male che vi sia qualche provincia oscura ed inesplorata nel carattere dell’uomo di cui ci si occupa. Essa tende a preservare due cose essenziali : la modestia nel biografo e il mistero nella biografia (Chesterton, Shaw)
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La musica è bellezza, bellezza allo stato puro, bellezza in soluzione; bellezza allo stato liquido, in cui l’uomo può navigare a suo agio senza essere costretto a dir grandi verità o a negarle... La musica può essere romantica senza far ripensare a Shakespeare o a W. Scott, con cui ha avuto delle beghe personali; la musica può essere cattolica senza rammentargli la Chiesa Cattolica, che non conos... Altro...
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C'è un'eterna battaglia in cui Blake sta dalla parte degli angeli e, cosa ben più difficile e pericolosa, dalla parte degli uomini sensati. La questione è così vasta e importante che è difficile affermarla anche in ragione della sua realtà. Perché in questo nostro mondo non andiamo avanti a scoprire piccole cose; andiamo avanti se scopriamo cose grandi. I dettagli li vediamo per primi, è il disegno generale che scopriamo molto lentamente. Alcuni muoiono senza averlo mai visto. Ci svegliamo tutti su un campo di battaglia. Vediamo certi squadroni galoppare dentro certe uniformi; innestiamo fantasie arbitrarie su questo o quel colore, su questa o quella piuma. Ma spesso ci richiede molto tempo renderci conto su che cosa verte la battaglia o chi sta combattendo chi. Si potrebbe dire, per insistere nella metafora, che molti uomini si sono uniti all'esercito francese per amore del blu della cavalleria; molti navigatori all'antica del XVIII secolo sono andati dai cinesi perché portavano i codini. È così facile andare contro ciò che sei veramente, per qualche accidentale somiglianzà a te. Puoi invidiare i riccioli di Ercole; ma non invidi i capelli ricci, finché non desideri essere un africano. Puoi dispiacerti di un naso corto, ma non sogni che cresca sempre più lungo fino a diventare la proboscide di un elefante. Aspetta a sapere su che cosa verte più o meno la battaglia, prima di correre ruggendo dietro a ogni reggimento che passa. Perché una battaglia è una faccenda complicata; in ogni esercito ci sono uniformi di colori diversi; ogni sezione di ogni esercito avanza con un'angolatura differente. Puoi immaginare che i Verdi stiano caricando i Blu esattamente nel momento in cui i due si stanno ricongiungendo per effettuare una sofisticata manovra militare. Potresti credere che due colonne di aspetto simile si stiano sostenendo l'un l'altra nel momento in cui stanno per spararsi a vicenda con cannoni, fucili e revolver. Così nel moderno mondo intellettuale vediamo bandiere di molti colori e fatti legati a molti interessi; l'unico elemento che non riusciamo a vedere è la mappa. Non possiamo rintracciare la semplice frase che ci dice quale sia l'origine del problema (Chesterton, Blake) C'è un'eterna battaglia in cui Blake sta dalla parte degli angeli e, cosa ben più difficile e pericolosa, dalla parte degli uomini sensati. La questione è così vasta e importante che è difficile affermarla anche in ragione della sua realtà. Perché in questo nostro mondo non andiamo avanti a scoprire piccole cose; andiamo avanti se scopriamo cose grandi. I dettagli li vediamo per primi, è il disegn... Altro...
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Prendiamo, per esempio, la nozione dello stare nudi. Penso che qui Blake sia in tutto e per tutto una sorta di rigido teorico. A dispetto della sua immaginazione e del suo umorismo, c'era un tocco di moralista in lui. Era osceno per principio. Così lo era, in gran parte, Walt Whitman. C'era qualcosa di questo perfezionismo pedante nelle evasioni di Blake. Come l'igienista insiste nel portare gli abiti Jager, lui insisteva nel non portare abiti. Dato che l'esteta deve portare i sandali, lui non deve portare nulla. Non è affatto privo di leggi; si piega alla legge della sua logica fuorilegge. Non c'è nulla di poetico in questa rivolta. William Blake era un poeta grande e autentico; ma su questo punto era del tutto impoetico. Walt Whitman era un grande e vero poeta; ma su questo punto era prosaico e pedante. Due uomini straordinari non sono poeti perché vogliono strappare il velo dal sesso. Al contrario, è perché tutti gli uomini sono poeti che tutti velano il sesso. L'aratore non ara di notte perché non sente alcuno speciale romanticismo nell'arare. Ama di notte, perché si sente particolarmente romantico nel sesso. In questo argomento Blake non solo era impoetico, ma molto meno poetico della massa degli uomini ordinali. Il decoro non è una convenzione ultracivilizzata. Il decoro non è domato, il decoro è selvaggio, selvaggio come il vento di notte. "Misterioso come la luna che sorge / di notte tra i pini di Var " Il pudore è qualcosa di troppo fiero ed elementare perché i moderni pedanti lo capiscano; stavo per dire qualcosa di troppo selvaggio. Ha in sé la gioia della fuga e l'antica timidezza della libertà. In questa materia Blake e Whitman sono solo dei moderni pedanti. Nel momento in cui mancavano di ammirare la reticenza sessuale, questi due grandi poeti semplicemente non comprendevano uno dei più grandi poemi dell'umanità (Chesterton, Blake) Prendiamo, per esempio, la nozione dello stare nudi. Penso che qui Blake sia in tutto e per tutto una sorta di rigido teorico. A dispetto della sua immaginazione e del suo umorismo, c'era un tocco di moralista in lui. Era osceno per principio. Così lo era, in gran parte, Walt Whitman. C'era qualcosa di questo perfezionismo pedante nelle evasioni di Blake. Come l'igienista insiste nel portare gli a... Altro...
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Abbiamo tutti avvertito lo stato di mente in cui si desidera sfasciare pastorali e mitre d'oro semplicemente perché sono d'oro. Tutti sappiamo quanto sia naturale, in certi momenti, sentire il profondo desiderio di prendere a calci un prete, semplicemente perché è un prete. Ma chiediamoci seriamente se, a lungo andare, l'umanità non sia più a suo agio con l'oro nella sua religione che con i colori... Altro...
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Vive con sano orgoglio e degnazione, ed è questo per cui Cristo fu ucciso; Fosse stato l'Anticristo, Gesù serpe, avrebbe fatto tutto per piacerci, strisciando nelle loro sinagoghe, e non dando dei cani a sacerdoti e anziani (W. Blake, citato in Chesterton, Blake)
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Crediamo, almeno la maggior parte di noi crede, che il peccato esista. Crediamo (su basi del tutto insufficienti) che un drago non esista. Così rendiamo il drago irreale un'allegoria del peccato reale. Ma non è ciò che Blake intendeva quando rese l'agnello simbolo di innocenza. Intendeva che c'è veramente dietro l'universo un'eterna immagine chiamata l'Agnello, della quale tutti gli agnelli viventi sono copie o approssimazioni. Riteneva che l'eterna innocenza fosse qualcosa di reale e anche di terribile. Non avrebbe visto nulla di comico, non più di quanto l'Evangelista vedesse nulla di comico, nel parlare dell'ira dell'Agnello. Se ci fosse un agnello in una delle favole di Esopo, Esopo non sarebbe così sciocco da rappresentarlo come irato. Ma la Cristianità osa di più di Esopo, e l'ira dell'Agnello è il suo grande paradosso. Se c'è un agnello immortale, un essere la cui semplicità e freschezza sono rinnovate per sempre, allora è veramente e realmente un'idea più spaventosa rendere orribile e ostile quell'essere anziché sfidare il drago fiammante o l'oscurità o il mare. Nessun vecchio lupo o leone terreno è così terribile come una creatura sempre giovane - una creatura che è sempre appena nata. Ma il punto principale qui è più semplice. Blake non intendeva che la mitezza era vera e l'agnello solo una bella favola. Semmai, voleva dire che la mitezza era solo un'ombra dell'Agnello eterno. La distinzione è essenziale per chiunque si interessi a questa profonda spiritualità, che è l'unica durevole salute mentale dell'umanità. Il personale non è tanto una mera figura dell'impersonale; semmai, l'impersonale è un termine goffo per qualcosa di più personale della comune personalità. Dio non è un simbolo di bontà. La bontà è un simbolo di Dio (Chesterton, Blake) Crediamo, almeno la maggior parte di noi crede, che il peccato esista. Crediamo (su basi del tutto insufficienti) che un drago non esista. Così rendiamo il drago irreale un'allegoria del peccato reale. Ma non è ciò che Blake intendeva quando rese l'agnello simbolo di innocenza. Intendeva che c'è veramente dietro l'universo un'eterna immagine chiamata l'Agnello, della quale tutti gli agnelli vivent... Altro...
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Qualsiasi uomo può essere lodato, e a ragione. Anche soltanto stando in piedi su due gambe fa qualcosa che una mucca non sa fare. (G. K. Chesterton)
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Nella narrativa moderna e nella scienza un realista è un uomo che inizia dall'esterno delle cose; a volte perfino dalla fine di una cosa, riconoscendo la scimmia dalla coda o il motore dall'odore. Nel XII secolo un realista significava esattamente l'opposto: era un uomo che iniziava dall'interno di una cosa. Il filosofo medievale si sarebbe interessato a un motore solo perché questo si muoveva. Sarebbe stato interessato (così è) solo all'idea centrale e originaria del motore - la sua motorità ultima. Sarebbe stato interessato a una scimmia solo a causa della sua scimmità: non perché era come un uomo, ma perché era differente. Se avesse visto un elefante non avrebbe detto in stile moderno: «Vedo di fronte a me una combinazione delle zanne di un cinghiale in innaturale sviluppo, del lungo naso di un tapiro inutilmente allungato, o della coda della mucca al solito insufficiente», e così via. Avrebbe semplicemente visto un'essenza di elefante. Avrebbe creduto che questo leggero e fuggitivo elefante di un istante, danzante e fluente come l'efemera a maggio, fosse tuttavia l'ombra di un eterno elefante, concepito e creato da Dio (Chesterton, Blake) Nella narrativa moderna e nella scienza un realista è un uomo che inizia dall'esterno delle cose; a volte perfino dalla fine di una cosa, riconoscendo la scimmia dalla coda o il motore dall'odore. Nel XII secolo un realista significava esattamente l'opposto: era un uomo che iniziava dall'interno di una cosa. Il filosofo medievale si sarebbe interessato a un motore solo perché questo si muoveva. Sa... Altro...
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Un accidente verbale ha confuso il mistico col misterioso. Il misticismo è in generale concepito vagamente come vago - una questione di nuvole e veli, di oscurità e vapori che celano, di incredibili cospirazioni o impenetrabili simboli. Alcuni ciarlatani se ne sono occupati, ma nessun vero mistico ha mai preferito l'oscurità alla luce. Nessun vero mistico amò mai il mistero in quanto tale. Il mist... Altro...
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Il più alto dogma dello spirituale è affermare il materiale (Chesterton, Blake)
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Ogni uomo del nostro tempo è tre uomini. Agiscono, in ogni europeo moderno, tre forze così distinte al punto da assumere quasi caratteristiche personali, la trinità del nostro destino terreno. I tre aspetti potrebbero essere rozzamente riassunti così. Il primo e più vicino a noi è il cristiano, l'uomo della Chiesa storica, del credo che ha colorato le nostre menti irreversibilmente, sia che lo gua... Altro...
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La pazzia non è anarchia. La pazzia è un vincolo: una costrizione. Non chiamerò Blake pazzo, qualsiasi cosa abbia detto. Ma lo chiamerò pazzo nella misura in cui c'era qualcosa che era costretto a dire. Ora, ci sono aspetti di questa tirannia in Blake. Non era come l'autentica malattia di una mente che fa credere a un uomo di essere un gatto o un cane; era più come quella malattia di nervi che fa dire a un uomo "cane" quando intende "gatto" (Chesterton, Blake)
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SUGLI SPECIALISTI Contro lo specialista, contro l'uomo che studia solo arte o elettricità, o il violino, o le schiacciapollici, o qualcos'altro, c'è un unico vero argomento importante, e che, per un motivo o per l'altro, non è ma utilizzato. La gente dice che gli specialisti sono inumani; ma questo è ingiusto. La gente dice che un esperto non è un uomo; ma questo è scortese e falso. Il vero proble... Altro...
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Un uomo ha diritto di dubitare di se stesso, non della verità. Oggigiorno ognuno crede esattamente in quella parte dell’uomo in cui dovrebbe non credere: se stesso, e dubita esattamente in quella parte in cui non dovrebbe dubitare: la ragione divina (Chesterton, Ortodossia)
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Due cose fanno capo ad una medesima concezione: lo spirito del «tabù»; c'è una mistica sostanza che può gratificarci di mostruosi piaceri, o attirarci sul capo mostruosi castighi. L'ubriacone e l'astemio non solo sbagliano entrambi, ma commettono lo stesso errore. Essi cioè considerano il vino una droga piuttosto che una bevanda (Chesterton, Shaw) Due cose fanno capo ad una medesima concezione: lo spirito del «tabù»; c'è una mistica sostanza che può gratificarci di mostruosi piaceri, o attirarci sul capo mostruosi castighi. L'ubriacone e l'astemio non solo sbagliano entrambi, ma commettono lo stesso errore. Essi cioè considerano il vino una droga piuttosto che una bevanda (Chesterton, Shaw)
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SUI VEGETARIANI Sarebbe assurdo affermare che Shaw è vegetariano perché proviene da una razza di vegetariani, di contadini cioè costretti ad accettare semplicemente la vita sotto le umili spoglie della patata. Io sono sicuro invece che questa strana suscettibilità non è che una forma allotropica della sua purezza irlandese; essa sta alla virtù di Padre Matteo come il carbone al diamante; ma ha naturalmente l'inconveniente di tutte le virtù eccezionali ed un pò squilibrate: non si sa dove si arresti. Posso comprendere quel che Shaw intende quando afferma che è disgustoso cibarsi di carogne o fare a pezzi ciò che era una volta una creatura vivente; ma non posso garantire che ad un certo momento egli non reputi altrettanto disgustoso mutilare un albero di pere o svellere dal terreno la mandragora che, poverina, non ha nemmeno la possibilità di lamentarsi. Non v 'è alcun limite naturale a questo sfrenato galoppo verso la raffinatezza. (Chesterton, Shaw) SUI VEGETARIANI Sarebbe assurdo affermare che Shaw è vegetariano perché proviene da una razza di vegetariani, di contadini cioè costretti ad accettare semplicemente la vita sotto le umili spoglie della patata. Io sono sicuro invece che questa strana suscettibilità non è che una forma allotropica della sua purezza irlandese; essa sta alla virtù di Padre Matteo come il carbone al diamante; ma ha nat... Altro...
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È normale che l'uomo di soffermi sul lato oscuro delle cose brutte, tutte le persone sane lo fanno. È quando ci si sofferma a riflettere sul lato oscuro delle cose belle che dobbiamo temere un disagio emotivo. Quando un uomo vede solo il lato triste dei fiori, o il lato triste delle vacanze o del vino, allora deve essere davvero depresso (Chesterton, Dickens)
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Questa storia in bianco e nero di eroi e cattivi, questa storia piena di etica pugnace e nient'altro, è il tipo giusto di storia per un bambino. Mi sono spesso domandato come faranno i marxisti scientifici e i sostenitori della "visione materialista della storia" ad insegnare ai bambini le loro noiose divulgazioni economiche. Ma immagino che non avranno mai dei figli. (Chesterton, Dickens)
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Tolerance is the virtue of the man without convictions (G. K. Chesterton) P.S. L'ho messa in inglese perché l'ho capita pure io!
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Si accusa il cristianesimo di masochismo, subito dopo aver discusso sulla persecuzione cristiana contro gli eretici come tipicamente sadica. Ma tutti questi giudizi sugli eventi umani, buoni o cattivi, portati avanti come strani lampi di follia, sono essi stessi un passatempo per i folli. E proprio come se qualcuno dicesse: «Vi è un particolare tipo di pazzo che si crede fatto di vetro; chiamerò q... Altro...
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Il mondo è come lo descrissero i santi e i profeti: non migliora né peggiora. Ma c'è una cosa che il mondo fa: barcolla. Lasciato a se stesso, non va da nessuna parte; ma se viene guidato dai giusti riformatori della vera religione e filosofia, può migliorare sotto molti aspetti, e a volte per dei periodi abbastanza lunghi. Tuttavia preso in sé non è sinonimo di progresso, non è neanche in movimen... Altro...
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ELISABETTA A ROMA/ Se Chesterton si mette tra papa Francesco e la regina ilsussidiario.net
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Il progresso è un comparativo di cui non abbiamo scoperto il superlativo (Chesterton, Eretici, in blog Uomo vivo)
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La Croce non può conoscera la disfatta, perché essa è la Disfatta (Chesterton, La sfera e la Croce)
Fra Roberto Brunelli ha pubblicato qualcosa in Società Chestertoniana Italiana.
Oggi: "Il mondo non finirà per mancanza di meraviglie, ma per mancanza di meraviglia". Così, citando Chesterton, il premier Matteo Renzi ha concluso la sua replica alla Camera chiamata oggi a votare la fiducia al suo nuovo esecutivo.
A maggio: Renzi: «Gianni è in gamba. Garba molto a noi addetti ai lavori, fuori non so. Io e lui siamo come i protagonisti del racconto di Chesterton in cui un lai... Altro...
Invitato a una cena di gala, Chesterton si trovò accanto a una nobildonna, e la malcapitata gli confidò orgogliosa di essere vegetariana. Chesterton annuì compito e le propose cortesemente di accompagnarlo a vedere una certa cosa. Si alzarono e il corpulento giornalista e scrittore inglese aprì la porta della serra dei suoi ospiti e le mostrò sorridendo una gigantesca pianta carnivora, così che la signora potesse rammentarsi che neppure le piante sono vegetariane (Edoardo Rialti, L'uomo che ride)
«Con tutta l’intensità con la quale si può essere superbi di una religione radicata nell’umiltà, mi sento molto orgoglioso della mia religione: e mi danno un senso di particolare orgoglio quelle parti della mia religione, che quasi tutti chiamano superstizione. Mi glorio d’essere incatenato da dogmi antiquati e di essere lo schiavo di credi morti (come i miei amici dediti al giornalismo ripetono con tanta ostinazione), perché so molto bene che morti sono i credi eretici e che solamente il dogma ragionevole ha una vita così lunga da poter essere chiamato antiquato. Mi glorio di ciò che la gente chiama il mestiere, le arti del prete, perché proprio questo termine insultante, di seconda mano, esprime la verità medioevale che un prete, come ogni altro uomo, dovrebbe essere un artigiano. Mi glorio di ciò che la gente chiama Mariolatria: fu essa che diede alla religione, nelle età più oscure, quell’elemento di cavalleria che ora trova la sua espressione nella forma ammuffita ed ammaliziata del femminismo. Mi glorio di essere ortodosso in ciò che riguarda i misteri della Trinità e della Messa; mi glorio di credere nel confessionale; mi glorio di credere nel Papato». (G. K. Chesterton, “Come essere un pazzo”, in “Autobiografia”) «Con tutta l’intensità con la quale si può essere superbi di una religione radicata nell’umiltà, mi sento molto orgoglioso della mia religione: e mi danno un senso di particolare orgoglio quelle parti della mia religione, che quasi tutti chiamano superstizione. Mi glorio d’essere incatenato da dogmi antiquati e di essere lo schiavo di credi morti (come i miei amici dediti al giornalismo ripetono c... Altro...
Anche se arriveranno con carta e penna e avranno l’aspetto serio e pulito dei chierici, da questo segno li riconoscerete, dalla rovina e dal buio che portano; da masse di uomini devoti al Nulla, diventati schiavi senza un padrone, da un cieco e remissivo mondo idiota, troppo cieco per essere disprezzato; dal terrore e da storie crudeli di una macchia segnata nelle ossa e nelle stirpe, dalla vittoria dell’ignavia e della superstizione, maledette fin dal principio, dalla presenza di peccatori, che negano l’esistenza del peccato; da questa rovina silenziosa, dalla vita considerata una pozza di fango, da un cuore spezzato nel seno del mondo, dal desiderio che si spegne nel mondo; dall’onta scesa su Dio e sull’uomo; dalla morte e dalla vita rese un nulla, riconoscerete gli antichi barbari, saprete che i barbari sono tornati. (Chesterton, La ballata del cavallo bianco", Raffaelli editore, p.155) Anche se arriveranno con carta e penna e avranno l’aspetto serio e pulito dei chierici, da questo segno li riconoscerete, dalla rovina e dal buio che portano; da masse di uomini devoti al Nulla, diventati schiavi senza un padrone, da un cieco e remissivo mondo idiota, troppo cieco per essere disprezzato;... Altro...
«Sono felice nel sentirti dire che, per usare le tue stesse parole, "è bello per noi essere qui" - cioè dove siamo ora. La stessa affermazione, se ricordo bene, fu fatta sulla montagna della Trasfigurazione. È uno di quei sermoni che ripeto sempre a me stesso, perché penso che quella frase di Pietro pronunciata di fronte a quella visione in quel momento straordinario, dovrebbe essere pronunciata d... Altro...
Io ho discusso tutta la vita senza mai litigare, perché la cosa brutta dei litigi è che interrompono le discussioni (V. Sgarbi) (scherzavo: è Gilbert Keith Chesterton, Autobiografia)
La religione del carpe diem non è la religione di persone felici, bensì di persone molto infelici. La grande gioia non coglie i boccioli di rosa finché può; i suoi occhi sono fissati sulla rosa immortale che Dante poté vedere. La grande gioia ha in sé il senso dell’immortalità; lo stesso splendore della giovinezza risiede nella sensazione di avere tutto lo spazio per distendere le gambe. (Chesterton, Eretici, VII)
Bevete perché siete felici, ma mai perché siete infelici. Non bevete mai quando, senza l’alcool, vi sentite derelitti, o sarete come il bevitore di gin dalla faccia grigiastra nel suo tugurio; ma bevete quando, anche senza alcol, sareste felici, e sarete come il ridente contadino italiano. Non bevete mai perché ne sentite il bisogno, perché è un modo razionale di bere, e la via per la morte e per l’inferno. Bevete perché non ne sentite il bisogno, perché questa è la maniera irrazionale di bere e l’antica salute del mondo. (Chesterton, Eretici, VII)
Molti, per esempio, seguirono apertamente Cecil Rhodes perché aveva una visione. Essi avrebbero potuto altrettanto bene seguirlo perché aveva un naso; un uomo che non vagheggi un qualsiasi ideale di perfezione è una mostruosita come un uomo senza naso. D’un tal uomo la gente mormora appassionatamente: «Sa quel che vuole»; il che sarebbe come mormorare, con la stessa passione: «Si soffia il naso». ... Altro...
È ben vero che noi vediamo una luce fioca che, confrontata con una cosa più scura, è luce, ma che, confrontata con una luce più chiara, è tenebra. Ma la qualità della luce rimane la stessa, altrimenti noi non definiremmo una luce più forte, né la riconosceremmo come tale. Se il carattere della luce non fosse fissato nella mente, con altrettanta probabilità noi definiremmo un’ombra più densa come una luce più forte, o viceversa. (Chesterton, Eretici, V)
Non è possibile uscire dal pericolo se non per una via pericolosa (G. Chesterton)
Stevenson faceva parte di quel gruppo di artisti che iniziarono a mostrare di voler abbandonare l'arte per abbracciare la vita; fu uno dei pochi decadenti che si rifiutarono di abbracciare il decadimento... . Stevenson pareva dire ai semisuicidi che si ammassavano inquieti ai tavolini da caffè, bevendo assenzio immersi in conversazioni sull'ateismo: «Al diavolo, l'eroe di carta che si compra per u... Altro...
CHESTERTON, IL BRANDY E LA VITA RELIGIOSA I razionalisti di Blatchford accusavano il cristianesimo di essere «una cupa faccenda d’ascetismo», di santi austeri e disumani, disposti a rinunciare alla famiglia e alla felicità per macerarsi nel fisico e mortificare la sessualità. Al che Chesterton rispondeva che forse i partigiani laici non avevano mai pensato: "... che proprio la stranezza e la totalità dell’abbandono di quegli uomini avrebbero dovuto indurre a pensare che necessariamente qualcosa di tangibile e di concreto doveva esistere nell’idea a cui si davano anima e corpo. Essi rinunciavano a tutti i piaceri per un unico piacere. Rinunciavano a tutte le esperienze umane per amore dell’unica esperienza sovrumana. Può darsi fossero disumani, ma tutto induce a credere che quell’esperienza fosse concretamente umana. E proseguiva: Si può giustamente affermare che quell’esperienza era pericolosa ed egoistica, come il bere. L’uomo che si riduce a brandelli e senza una casa per una visione può essere repellente e immorale quanto l’uomo che si riduce a brandelli e senza una casa per il brandy. È un’affermazione del tutto ragionevole. Ma palesemente non è un’affermazione ragionevole, e anzi non sarebbe lontana dall’essere insensata, quella secondo cui la miseria e la degradazione intontita di quell’uomo proverebbero che non esiste una cosa come il brandy. Ecco cosa tenta di sostenere il laico! Egli cerca di provare che non esiste una cosa come l’esperienza soprannaturale, portando a sostegno della propria tesi le persone che per quell’esperienza hanno rinunciato a tutto. Cerca di provare che non esiste il soprannaturale portando a sostegno della propria tesi le persone che non vivono d’altro" (in Ffinch, 157) CHESTERTON, IL BRANDY E LA VITA RELIGIOSA
I razionalisti di Blatchford accusavano il cristianesimo di essere «una cupa faccenda d’ascetismo», di santi austeri e disumani, disposti a rinunciare alla famiglia e alla felicità per macerarsi nel fisico e mortificare la sessualità. Al che Chesterton rispondeva che forse i partigiani laici non avevano mai pensato:
"... che proprio la stranezza e la to... Altro...
Il problema è cosa sia normale nell’uomo o, più semplicemente, che cosa in lui sia umano. Alcuni, come Blatchford, vedono nell’esperienza religiosa dei secoli passati un fatto anormale, una morbosità giovanile, un incubo da cui l’uomo si sta gradualmente risvegliando; altri, come me, vedono invece nella moderna civiltà razionalista un fatto anormale, il perdersi delle antiche facoltà umane di percezione dell’estasi nel febbrile cinismo delle città e dell’impero. Noi riteniamo che non solo l’uomo sia parte di Dio, ma che Dio sia parte dell’uomo, una cosa connessa con la sua natura, come il sesso. Noi diciamo che (alla luce della storia attuale) se si recide il soprannaturale ciò che resta è l’innaturale. Noi affermiamo che, proprio nelle epoche in cui l’uomo ha creduto nel soprannaturale, l’uomo è vissuto all’aperto, ha danzato e raccontato storie intorno al fuoco. Noi diciamo che, proprio nelle epoche in cui l’uomo ha perso la fede, ci sono stati imperatori effemminati, gladiatori e poeti minori che hanno sfoggiato garofani verdi e cantato cose innominabili. Noi affermiamo che, presa la storia dell’uomo nel suo complesso, le più sfrenate fantasie della superstizione non sono nulla in confronto alla fantasia del razionalismo (Chesterton, Daily News, 12 dicembre 1903) Il problema è cosa sia normale nell’uomo o, più semplicemente, che cosa in lui sia umano. Alcuni, come Blatchford, vedono nell’esperienza religiosa dei secoli passati un fatto anormale, una morbosità giovanile, un incubo da cui l’uomo si sta gradualmente risvegliando; altri, come me, vedono invece nella moderna civiltà razionalista un fatto anormale, il perdersi delle antiche facoltà umane di per... Altro...
Questo è ciò che sento... adesso, a ogni ora del giorno. Tutte le cose buone sono una cosa sola. Tramonti, scuole di filosofia, bambini, costellazioni, cattedrali, opere d’arte, montagne, cavalli, poesie; sono solo travestimenti. Un’entità soltanto si muove sempre tra noi, celandosi sotto il manto grigio della chiesa o nel verde dei prati. Lui c’è sempre, dietro a ogni cosa, soltanto lui può indos... Altro...
Questo è ciò che sento... adesso, a ogni ora del giorno. Tutte le cose buone sono una cosa sola. Tramonti, scuole di filosofia, bambini, costellazioni, cattedrali, opere d’arte, montagne, cavalli, poesie; sono solo travestimenti. Un’entità soltanto si muove sempre tra noi, celandosi sotto il manto grigio della chiesa o nel verde dei prati. Lui c’è sempre, dietro a ogni cosa, soltanto lui può indossare quei travestimenti in modo tanto splendido. E questo è ciò che gli Ebrei dell’antichità, soli tra gli altri popoli, hanno percepito; per questo il loro rozzo dio tribale è stato innalzato sopra le rovine di tutte le civiltà politeiste. Poiché i Greci, i Vichinghi e i Romani videro solo i conflitti della natura e trasformarono il sole in un dio, e così pure il mare, e così pure il vento. Non furono attraversati, come qualche rude israelita, una notte, nella solitudine del deserto, dall’improvvisa, abbagliante idea che tutto il mondo era la manifestazione di un solo Dio: un’idea degna di un romanzo poliziesco (Chesterton, Lettera Frances) Questo è ciò che sento... adesso, a ogni ora del giorno. Tutte le cose buone sono una cosa sola. Tramonti, scuole di filosofia, bambini, costellazioni, cattedrali, opere d’arte, montagne, cavalli, poesie; sono solo travestimenti. Un’entità soltanto si muove sempre tra noi, celandosi sotto il manto grigio della chiesa o nel verde dei prati. Lui c’è sempre, dietro a ogni cosa, soltanto lui può indos... Altro...
La verità è che Chesterton non era assolutamente interessato agli studi classici: le lettere dell’alfabeto greco gli sembravano «piccole cose malvagie, simili a uno sciame di moscerini»; quanto agli accenti, riuscì «trionfalmente, per una lunga serie di trimestri scolastici, a evitare d’impararli nel modo più completo». In seguito avrebbe descritto la propria educazione scolastica come « il periodo in cui fui istruito da qualcuno, che non conoscevo, su qualcosa che non volevo conoscere». (Ffinch) La verità è che Chesterton non era assolutamente interessato agli studi classici: le lettere dell’alfabeto greco gli sembravano «piccole cose malvagie, simili a uno sciame di moscerini»; quanto agli accenti, riuscì «trionfalmente, per una lunga serie di trimestri scolastici, a evitare d’impararli nel modo più completo». In seguito avrebbe descritto la propria educazione scolastica come « il periodo in cui fui istruito da qualcuno, che non conoscevo, su qualcosa che non volevo conoscere». (Ffinch)
Una volta fu chiesto a Chesterton quale libro avrebbe voluto portare con sé nel caso fosse naufragato su un’isola deserta. Rispose: «Credo che vorrei portarmi dietro la Guide to Practical Shipbuilding (Manuale pratico delle costruzioni navali) di Thomas». (M. Ffinch) Una volta fu chiesto a Chesterton quale libro avrebbe voluto portare con sé nel caso fosse naufragato su un’isola deserta. Rispose: «Credo che vorrei portarmi dietro la Guide to Practical Shipbuilding (Manuale pratico delle costruzioni navali) di Thomas». (M. Ffinch)
SULLA MORTE DI SAN FRANCESCO Noi non sappiamo se un qualche brivido passò attraverso tutti i ladri, i banditi, i proscritti, per dir loro che cosa era accaduto a Lui che non conobbe mai la natura del disprezzo. Ma infine sotto i portici della Porziuncola fu una improvvisa calma, nella quale le brune figure stettero immobili come statue di bronzo: perché si era fermato quel grande cuore che non s’era infranto fin quando non contenne il mondo. (Chesterton, San Francesco) SULLA MORTE DI SAN FRANCESCO Noi non sappiamo se un qualche brivido passò attraverso tutti i ladri, i banditi, i proscritti, per dir loro che cosa era accaduto a Lui che non conobbe mai la natura del disprezzo. Ma infine sotto i portici della Porziuncola fu una improvvisa calma, nella quale le brune figure stettero immobili come statue di bronzo: perché si era fermato quel grande cuore che non s’era infranto fin quando non contenne il mondo. (Chesterton, San Francesco)
E' tanto logico per chi ha fede in Dio di credere nel miracolo, quanto per un ateo non credere in esso. In altre parole, vi è una sola ragione per la quale un uomo può non credere nei miracoli: perché crede nel materialismo (Chesterton, San Francesco)
Io non ho mai compreso perfettamente la natura della ragione per la quale gli storici accettarono da quella gente una messe di particolari come definitivamente veri e improvvisamente negarono quella verità quando uno dei particolari era di natura soprannaturale. Non compiango il loro scetticismo, non comprendo perché non siano ancora più scettici. Quegli scettici scriverebbero, ad esempio: «Il fanatismo dei frati amava divulgare la voce che alla tomba di Tommaso Becket si verificavano miracoli». Perché non avrebbero detto egualmente bene: «Il fanatismo dei monaci divulgò la calunnia che quattro cavalieri della corte di re Enrico avevano assassinato Tommaso Becket nella Cattedrale»?. (Chesterton, San Francesco) Io non ho mai compreso perfettamente la natura della ragione per la quale gli storici accettarono da quella gente una messe di particolari come definitivamente veri e improvvisamente negarono quella verità quando uno dei particolari era di natura soprannaturale. Non compiango il loro scetticismo, non comprendo perché non siano ancora più scettici. Quegli scettici scriverebbero, ad esempio: «Il fan... Altro...
Dobbiamo ricordarci che San Francesco fu un poeta e può essere compreso soltanto come poeta. Ed ebbe un privilegio poetico negato a molti: quello di potersi chiamare il solo poeta felice fra i tanti poeti infelici del mondo. Tutta la sua vita fu un poema: vediamo in lui non tanto un menestrello, semplice cantore delle proprie canzoni, quanto un autore drammatico che rappresento per intero il suo dramma. Le cose che disse furono più fantasiose di quelle che scrisse; quello che operò fu più fantasioso di quello che disse (Chesterton, San Francesco)
San Francesco come poeta, fu perfettamente l’opposto di un panteista. Non disse sua «Madre» la natura, ma chiamò «Fratello» un determinato somaro, e « Sorella » una certa tortora. Se avesse chiamato la femmina del pellicano «sua zia» e un elefante «suo zio» - come potrebbe aver fatto - egli avrebbe voluto intendere che quelle erano creature particolari destinate dal loro Creatore a compiti speciali, e non semplice prodotto della evoluzione. (Chesterton, San Francesco) San Francesco come poeta, fu perfettamente l’opposto di un panteista. Non disse sua «Madre» la natura, ma chiamò «Fratello» un determinato somaro, e « Sorella » una certa tortora. Se avesse chiamato la femmina del pellicano «sua zia» e un elefante «suo zio» - come potrebbe aver fatto - egli avrebbe voluto intendere che quelle erano creature particolari destinate dal loro Creatore a compiti speciali, e non semplice prodotto della evoluzione. (Chesterton, San Francesco)
E' concepibile che alcuni barbari possano cercare di distruggere la cavalleria in amore come i barbari governanti a Berlino la distrussero nella guerra. Se questo accadesse avremmo gli stessi sciocchi sogghigni e le banali domande: gli uomini chiederebbero quale egoistico avido tipo di donna era quello che pretendeva un tributo in forma di fiori, o chiedeva oro massiccio in forma di monili, e domanderebbe ancora quale crudele divinità poteva chiedere sacrificio e rinnegamento di sé. Essi avrebbero perduto il senso di quanto gli innamorati hanno inteso per amore e non comprenderebbero che quei doni avvenivano perché non richiesti. (Chesterton, San Francesco)
Trovandosi questi in un certo senso mistico dall’altro lato delle cose, (san Francesco) le vede procedere dalla divinità come fanciulli uscenti da una casa familiare e gradita, invece d’incontrarle come accade a molti di noi, già vaganti sulle strade del mondo. (Chesterton, San Francesco) Trovandosi questi in un certo senso mistico dall’altro lato delle cose, (san Francesco) le vede procedere dalla divinità come fanciulli uscenti da una casa familiare e gradita, invece d’incontrarle come accade a molti di noi, già vaganti sulle strade del mondo. (Chesterton, San Francesco)
Opprimere le persone è un peccato terribile; ma deprimerle è un peccato peggiore (Chesterton, in La serietà non è una virtù, p. 41)
I gatti sono seri come la Sfinge che, a giudicare dalla posa, deve essere una sorta di gatto. Ma le ricche e anziane signore che amano i gatti sono altrettanto serie riguardo i gatti e loro stesse. Anche gli antichi egizi veneravano i gatti, oltre ai coccodrilli, agli scarabei e a ogni genere di essere; ma quei felini erano serissimi e trasmettevano questa serietà ai loro adoratori. L’arte egizia ... Altro...
Non adorerò il Vitello d’Oro; ancor meno adorerò il Vitello Grasso. Al contrario, me ne ciberò (Chesterton, Sulla serietà)
Spesso si discute se gli animali siano in grado di ridere. Dicono che la iena ride: ma la sua risata ricorda piuttosto il «grido d’incoraggiamento ironico» di un parlamentare. Tutt’al più fa una risata ironica. In generale è vero che tutti gli animali tranne l’uomo sono seri. E credo che lo dimostri il fatto che anche tutti gli esseri umani con uno spiccato interesse per gli animali sono seri; molto più seri di quanto non siano gli uomini riguardo a qualsiasi altro argomento (Chesterton, Sulla serietà)
Era stata dichiarata guerra tra Assisi e Perugia. Sarebbe di moda usare un certo spirito satirico, oggi, dicendo che quelle guerre non scoppiavano, ma duravano indefinitamente tra i comuni dell’Italia medioevale. Sarà sufficiente dire che se una di quelle guerre fosse realmente durata, senza interruzioni, per un secolo, avrebbe probabilmente ucciso un numero di uomini infinitamente minore di quant... Altro...
Vi è nell’uomo una tendenza a inclinarsi come nelle bocce: il Cristianesimo servì a correggerla e a colpire nel segno. Molti sorrideranno, ma è profondamente vero che la lieta buona novella recata dal Vangelo fu quella del peccato originale (GK Chesterton, San Francesco)
Fra Roberto Brunelli updated his status.
Quando l’ambizione cede le armi alla buffoneria, quando le pretese dell’io sono talmente disattese da prospettare soltanto l’autoestinzione o la risata, San Francesco giunge a una condizione vicina alla spensieratezza, perché comincia a percepire ogni cosa naturale sotto una luce soprannaturale: quella della gratuità e della grazia. Sarà proprio la «scoperta di un debito infinito» a consegnargli la chiave d’oro dell’esistenza, poiché non v’è uomo – re o mendicante che sia – capace di guadagnarsi una stella o di meritarsi un tramonto (Paolo Pegoraro, recensione del San Francesco di Chesterton)
Fra Roberto Brunelli ha condiviso la foto di Luisa Vassallo.
"La vera contentezza è una cosa attiva come l’agricoltura. È la capacità di tirar fuori da una situazione tutto quello che contiene. È difficile ed è rara." (G.K. Chesterton) "La vera contentezza è una cosa attiva come l’agricoltura. È la capacità di tirar fuori da una situazione tutto quello che contiene. È difficile ed è rara." (G.K. Chesterton)
Per i cattolici è dogma fondamentale di fede che ogni essere umano senza eccezione alcuna viene particolarmente fatto, formato e aguzzato come freccia lucente allo scopo di colpire nel centro della Beatitudine (G. K. Chesterton, La Chiesa Viva)
Per noi trinitari (se mi è lecito dirlo con la dovuta riverenza) Dio stesso è una società.Questo triplice enigma è confortante come il vino e aperto come un focolare inglese; che questa cosa che turba l’intelletto, calma completamente il cuore: ma dal deserto, dai luoghi aridi dei terribili soli, vengono i crudeli figli del Dio solitario: i veri unitari che con la scimitarra in mano hanno devastato il mondo. Perchè non è bene che Dio sia solo (Chesterton, Ortodossia) Per noi trinitari (se mi è lecito dirlo con la dovuta riverenza) Dio stesso è una società.Questo triplice enigma è confortante come il vino e aperto come un focolare inglese; che questa cosa che turba l’intelletto, calma completamente il cuore: ma dal deserto, dai luoghi aridi dei terribili soli, vengono i crudeli figli del Dio solitario: i veri unitari che con la scimitarra in mano hanno devastato il mondo. Perchè non è bene che Dio sia solo (Chesterton, Ortodossia)
Per noi trinitari (se mi è lecito dirlo con la dovuta riverenza) Dio stesso è una società.Questo triplice enigma è confortante come il vino e aperto come un focolare inglese; che questa cosa che turba l’intelletto, calma completamente il cuore: ma dal deserto, dai luoghi aridi dei terribili soli, vengono i crudeli figli del Dio solitario: i veri unitari che con la scimitarra in mano hanno devastato il mondo. Perchè non è bene che Dio sia solo (Chesterton, Ortodossia) Per noi trinitari (se mi è lecito dirlo con la dovuta riverenza) Dio stesso è una società.Questo triplice enigma è confortante come il vino e aperto come un focolare inglese; che questa cosa che turba l’intelletto, calma completamente il cuore: ma dal deserto, dai luoghi aridi dei terribili soli, vengono i crudeli figli del Dio solitario: i veri unitari che con la scimitarra in mano hanno devastato il mondo. Perchè non è bene che Dio sia solo (Chesterton, Ortodossia)
«E' meno ripugnante vedere un povero mendicare rispetto a un ricco che domanda altro denaro. La pubblicità è il ricco che chiede altri soldi» (G.K. Chesterton, La nuova Gerusalemme, 1920)
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...Se si sostiene che il matrimonio è per la gente comune, mentre il divorzio è per gli spiriti liberi e nobili, tutte le persone deboli ed egoiste si precipiteranno a chiedere il divorzio mentre i pochi spiriti liberi e nobili (proprio perché sono liberi e nobili) continueranno a lottare per il loro matrimonio. Infatti è uno dei segni distintivi della vera dignità d’animo non volersi allontanare ... Altro...
"Il progresso è la provvidenza senza Dio. Cioè, è la teoria che tutto sia da sempre andato verso il bene casualmente. È una specie di ottimismo estetico, basato su una coincidenza perenne di gran lunga più miracolosa di un miracolo". Gilbert Keith Chesterton, What I saw in America "Il progresso è la provvidenza senza Dio. Cioè, è la teoria che tutto sia da sempre andato verso il bene casualmente. È una specie di ottimismo estetico, basato su una coincidenza perenne di gran lunga più miracolosa di un miracolo".
Gilbert Keith Chesterton, What I saw in America
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Come minimo sei volte, in questi ultimi anni, mi sono trovato in situazioni tali da non avere altra scelta che quella di farmi cattolico. E l'avrei fatto, se questo passo avventato non mi fosse stato impedito dalla fortunata coincidenza che già lo ero. (Chesterton, Il pozzo e le pozzanghere, p. 35)
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Non amo la serietà, penso che sia antireligiosa. Ho meglio, è un vezzo di tutte le false religioni (G.K. Chesterton)
Da noi, la classe di governo si dice di continuo: «Quali leggi faremo». In uno stato autenticamente democratico, si direbbe sempre: «A quali leggi possiamo obbedire?». Forse, uno stato autenticamente democratico non è mai esistito. Ma perfino le epoche feudali, nella pratica, erano così democratiche, che ogni governante feudale sapeva che, qualunque legge avesse emanato, con ogni probabilità s... Altro...
Fra Roberto Brunelli ha creato un evento.
"Cristo non scelse come pietra angolare il geniale Paolo o il mistico Giovanni, ma un imbroglione, uno snob, un codardo: in una parola, un uomo. E su quella pietra Egli ha edificato la Sua Chiesa...Tutti gli imperi e tutti i regni sono crollati, per questa intrinseca e costante debolezza, che furono fondati da uomini forti su uomini forti. La Chiesa fu fondata su un uomo debole, e per questo motivo è indistruttibile. Poiché nessuna catena è più forte del suo anello più debole" (Chesterton)
Una gran quantità del moderno ingegno viene spesa per trovare giustificazioni alla condotta ingiustificabile dei potenti (Chesterton, Eretici, XIII, 1905 )
Noi non potremo godere della natura, né del vino, né di alcun’altra cosa, se avremo l’atteggiamento sbagliato verso la felicità.. se dobbiamo essere veramente gai, dobbiamo credere che c’è una qualche eterna gaiezza nella natura delle cose. Non possiamo neppure godere appieno di un pas-de-quatre a un ballo benefico, se non crediamo che le stelle stiano danzando alla stessa musica. (Eretici, VII, GK Chesterton)
La superstizione del buon gusto
Quando i vecchi liberali tolsero il bavaglio a tutte le eresie, la loro idea era che così sarebbero divenute possibili nuove acquisizioni religiose e filosofiche. La loro opinione era che la verità cosmica fosse così importante, che ognuno avrebbe dovuto recare una testimonianza indipendente. L’idea moderna è che la verità cosmica sia di così scar...
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"Il matrimonio è un duello all'ultimo sangue che nessun uomo d'onore dovrebbe declinare". (Chesterton)
"Una cosa morta può andare con la corrente, ma solo una cosa viva può andarvi contro" (Gilbert Keith Chesterton)
Fra comunismo e capitalismo la grandezza di Chesterton
L'uomo medio non può dipingere il tramonto con i suoi colori preferiti, però può dipingere la propria casa della tinta che vuole e, quand'anche decidesse di dipingerla di verde pisello a pallini rosa, sarebbe comunque un artista, perché avrebbe operato una scelta. La proprietà non è altro che l'arte della democrazia. In altre parole, ogni uomo ...
Teniamo l’occhio in esercizio fino a quando impara a vedere le realtà sensazionali che corrono attraverso il campo visivo, cioè quelle ordinarie come una staccionata dipinta. Diventiamo atleti oculari. Impariamo a scrivere saggi su un gatto randagio o una nuvola colorata. (Chesterton, da La Nonna del drago e altre serissime storie)
La cassetta postale è uno degli ultimi templi. Impostare una lettera e sposarsi sono fra i pochi atti a noi rimasti che siano compiutamente romantici; perché, per essere compiutamente romantico, un atto deve essere irrevocabile. Si chiama cassetta postale, ma è una casa della vita e della morte, è un santuario delle parole umane. (Chesterton, Eretici, cap.3)
"Non nego che debbano esserci i preti per rammentare agli uomini che un giorno dovranno morire. Dico soltanto che, in certe epoche strane, è necessaria un'altra specie di preti, chiamati poeti, per ricordare agli uomini che ancora non sono morti". (Gilbert Keith Chesterton, L' Uomo vivo) "Non nego che debbano esserci i preti per rammentare agli uomini che un giorno dovranno morire. Dico soltanto che, in certe epoche strane, è necessaria un'altra specie di preti, chiamati poeti, per ricordare agli uomini che ancora non sono morti". (Gilbert Keith Chesterton, L' Uomo vivo)
Fra Roberto Brunelli ha condiviso un link.
"Spero sappiate che che i quattro fiumi dell'Eden scorrevano latte, acqua, vino e birra. Le acque gassate comparvero sulla terra solo dopo la caduta dell'uomo". (Chesterton)
Fra Roberto Brunelli ha pubblicato un link sul diario di Marco Sermarini.
Edited by fra roberto - 21/9/2014, 15:49
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