Fra Noi

Posts written by fra roberto

view post Posted: 8/6/2014, 21:00 Famiglia - Aforismi
Il marito: “Sai cara, lavorerò sodo e un giorno saremo ricchi”. La moglie: “Siamo già ricchi, caro, perché tu hai me e io ho te. Un giorno forse avremo anche i soldi. (Antony de Mello)
view post Posted: 8/6/2014, 20:56 Esperienza di Dio - Aforismi
Non è il sapere che sazia l’anima, ma il sentire e gustare le cose nel profondo dello spirito. (Sant’Ignazio di Loyola)
view post Posted: 8/6/2014, 20:55 Correzione fraterna - Aforismi
I maestri musulmani insegnavano che si può parlare solo dopo che le parole sono passate per tre porte. Davanti alla prima porta bisogna domandarsi : “Ciò che voglio dire è anche vero?”. Se è così si può procedere verso la seconda porta: Qui c’è da domandarsi: “Le mie parole sono anche necessarie?”. Se è così si va alla terza porta: Là viene l’ultima domanda: “Le mie parole sono anche amichevoli?”.
view post Posted: 8/6/2014, 20:53 Narcisismo - Aforismi
Un giorno un saggio dell’antica Grecia fu interrogato da uno dei suoi discepoli: “Perché chiedi a quelli che vogliono diventare tuoi discepoli di guardare in questo stagno e di dirti che cosa vedono?”
“E’ molto semplice” rispose il saggio – “Per sentire la loro risposta: se mi dicono che vedono i pesci nuotare nello stagno li accetto; se mi dicono di vedere la loro faccia, non li accetto; perché questo è segno che sono innamorati di se stessi”.
view post Posted: 8/6/2014, 18:40 Sete di Dio - Aforismi
Se vogliamo costruire una nave, non richiamiamo tanta gente che procuri la legna, che prepari gli attrezzi necessari, non distribuiamo soltanto compiti, non organizziamo soltanto lavoro. Prima svegliamo invece negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà svegliata in loro questa sete, gli uomini si metteranno subito al lavoro per costruire la nave. (Antoine De Saint Exupery)
view post Posted: 15/5/2014, 21:46 Conservatori e progressisti - Aforismi
PROGRESSISTI E CONSERVATORI
Verso la fine del XIX secolo comparvero due incredibili figure: il puro Conservatore ed il Progressista ad oltranza; due figure che sarebbero state sommerse dal riso in qualsiasi altro periodo della storia umana. Non credo ci sia mai stata generazione di uomini che non abbia compreso la follia del semplice andare avanti o del solo star fermi; del puro progresso e della pura conservazione. La commedia greca del genere più grossolano avrebbe potuto forse presentarci lo spettacolo grottesco dell'uomo che vuoi conservare a tutti i costi: sia che si tratti dell'oro giallo, sia che si tratti della febbre gialla. Nel più uggioso dramma medioevale avremmo potuto assistere alla farsa del gentiluomo progressista che essendo passato dal Paradiso al Purgatorio, decidesse di andare più lontano e più in basso.
Il XII e XIII secolo furono età di impetuoso progresso; gli uomini si dettero in fretta a costruire strade, ad allacciare commerci, ad istituire parlamenti, a redigere somme filosofiche, a fondare università e leggi universalmente valide, e guglie che mai sino allora avevano osato sfidare il cielo. Ma questi stessi uomini non avrebbero mai detto che desideravano il progresso, ma bensì strade, parlamenti e campanili a guglie. Ed allo stesso modo, l'epoca che va da Rechelieu alla Rivoluzione fu nel complesso un periodo di conservazione, di dura ed odiosa conservazione, mantenuta con metodi di tortura, cavilli legali e despotismi. Ma se aveste domandato ai governanti del tempo, essi non vi avrebbero risposto di volere la conservazione, ma di desiderare il despotismo e la tortura. Sia i riformatori che i tiranni di un tempo desideravano cose concrete: poteri, immunità, tributi, veti e privilegi. Soltanto i progressisti e i conservatori si sono contentati di due semplici parole (Chesterton, Shaw)
view post Posted: 21/4/2014, 17:40 Donne - Aforismi
Queste mezze donne in America, vogliono tutto attenuato, tutto quasi insignificante. Il vino forte della vita le spaventa, le disgusta. Non sono delle vere donne. Una donna che sia tale davvero è qualcosa di grandioso. Non ha paura. Incontra l’uomo forte, combatte con lui, è conquistata. Ama. Quello che cerco è così. Quando finalmente troverò una donna così se mai la troverò, mi metterò tranquillo. L’amore sgorgherà fuori di me. Sarò tutto amore. Allora sarò un grande poeta (Emanuel Carnevali)
view post Posted: 15/4/2014, 22:59 Differenza uomini - donne - Aforismi
di Raffaella Frullone

Giochiamo per un attimo a invertire i ruoli. Cosa sarebbe successo se il monologo di San Valentino di Luciana Littizzetto al Festival di San Remo fosse uscito dalla bocca di Fabio Fazio e la Lucianina nazionale gli avesse invece fatto simpaticamente da spalla?

Immaginiamo che per scaldare la platea così, en passant, Fazio la apostrofi, in tutta amicizia e con la simpatica fraterna che lega soltanto due cari amici, con un “cretina”. Anzi due. Così, non al tavolo del Bar Sport o nei camerini di Uomini e Donne, ma dal palco dell’Ariston, un tocco di galanteria che neanche Sgarbi dalla D’Urso quando si infervora.

La Littizzetto parte col botto: “Prova a dire ti amo? C’è più amore negli occhi di una lucertola che nei tuoi. Si perché voi maschi, cara altra metà della mela, quella col verme… fate fatica a dire ti amo.. Lo dite solo in caso di estrema necessità. Come c’è scritto negli armadietti di vetro degli estintori… Dite dei surrogati. Dei derivati del ti amo. Che fanno danni come i derivati delle banche”.

Ecco immaginiamoci il corrispettivo maschile. Una cosa del tipo: “Le donne vogliono sentirsi dire Ti amo. Cominciano a triturarci gli zebedei con questa storia più o meno a cavallo tra il secondo e terzo appuntamento, che poi per noi non è nemmeno un appuntamento, visto che non mi ricordo nemmeno il suo cognome. Invece lei sta già stendendo la lista degli invitati al matrimonio, scegliendo la nuance delle partecipazioni e pianificando i prossimi 25-30 anni insieme. Ma ti amo ddde che? Datte ‘na calmata altrimenti abbandono il campo”. E in effetti in genere finisce così.

Poi Luciana accatta il ritornello del “Vi amiamo lo stesso…”. Per chi non lo avesse sentito ecco qualche estratto: “Vi amiamo quando avvitate la caffettiera fino allo spasimo che per aprirla dobbiamo chiamare i pompieri, e poi non chiudete i barattoli, appoggiate solo il coperchio sopra cosi appena lo prendi sbadabam cade tutto. Vi amiamo quando sparecchiate la tavola con la tecnica del discobolo, mettendo in frigo la pentola della minestra che poggia su due mandarini. Vi amiamo quando a Natale scavate il panettone con le dita, quando per farvi un caffè sporcate la cucina che neanche 10 Benedette Parodi…, e pure quando per farvi la doccia allagate il bagno e lasciate la malloppa di peli nello scarico, che sembra di stare insieme a un setter irlandese! Vi amiamo quando diciamo voglio un figlio da te e voi rispondete “Magari un cane” e noi vorremmo abbandonare voi in autostrada non il cane. Vi amiamo quando andate a lavare la macchina e ci chiudete dentro coi finestrini aperti, vi amiamo quando fate quelle battute tipo prima di fidanzarti guarda la madre, perché la figlia diventerà cosi, Voi no. Voi spesso siete pirla fin da subito. Vi amiamo quando mettete nella lavastoviglie i coltelli di punta, che quando noi la svuotiamo ci scarnifichiamo, e quando invece di sostituire il rotolo finito della carta igienica usate il tubetto di cartone grigio come cannocchiale. Vi amiamo perché amiamo l’amore che è un apostrofo rosa tra le parole: E’ irrecuperabile …ma quasi quasi me lo tengo”.

Proviamo a immaginarla al maschile: “Vi amiamo lo stesso. Anche quando cercate di cambiare i canali della televisione usando il joystick della plyastation e non sapete la differenza tra hardware e software. Vi amiamo anche quando ci telefonate con una precisione svizzera mentre siamo in riunione dicendo che la macchina si è fermata inspiegabilmente quando spesso la spiegazione sta nella spia gialla accesa, sì, proprio quella a forma di pompa di benzina. Vi amiamo anche quando esclamate entusiaste: “Stasera ho invitato mia mamma e le mie sorelle coi bambini” incuranti del fatto che stasera ci sarebbe la Champions. Vi amiamo quando ci chiedete di attaccare le mensole nuove del bagno pretendendo che nessun granello di polvere si depositi nemmeno temporaneamente sul pavimento. Vi amiamo anche quando ci chiedete “Amore sto bene vestita così?” e nessuna risposta è mai giusta o quando dite voglio un figlio e c’è solo una risposta giusta (e non implica il cane). Vi amiamo quando parlate fino allo sfinimento raccontandoci la vita privata del figlio del vicino di casa della collega dell’ufficio di fianco e ci guardate indignate quando non ci ricordiamo che il prologo di questo avvincente romanzo ce lo avete raccontato circa 7-8 mesi fa mentre leggevamo il giornale una domenica mattina. Vi amiamo anche se durante la guida ci chiedete “sei stanco, vuoi fermarti?”, e noi rispondiamo “No”, voi vi offendete perché non consideriamo che volevate fermarvi voi. Vi amiamo anche quando scatta l’allarme rosso: ovvero improvvisamente tacete, e se chiediamo “Cosa succede?” rispondente “Niente” e quel niente è il preludio di un uragano che Katrina al confronto è una brezza estiva. Vi amiamo perché l’amore è un apostrofo tra le parole: ma chi me l’ha fatto fare?… Ma ormai è fatta.

In realtà non so se il monologo sarebbe potuto arrivare a questo punto. Certamente non arriverebbe alla fine perché fuori dall’Ariston starebbero cominciando ad arrivare orde donne indignate sul piede di guerra. Dalle Se non ora quando in divisa d’ordinanza della (Collezione Bindi, t shirt: “Presidente, non sono una donna a sua disposizione”), alle Femen in assetto da battaglia, e dunque senza reggiseno, fino al Popolo Viola, rigorosamente verde di rabbia. Le trasmissioni sarebbero interrotte dal Garante Rai per le Pari opportunità- gender equity e women empowerment, il Tribunale dell’Aja avrebbe mandato i suoi commissari straordinari a invalidare il Festival e dichiararlo illegale. Fazio si ritroverebbe in carcere preventivo per istigazione alla discriminazione e la Littizzetto al Quirinale per giunta titolata di Nobel per la pace.

Lucianina chiude così: “E poi vorremmo un San Valentino dove nessun uomo per farci i complimenti dicesse che siamo donne con le palle. Noi non vogliamo essere donne con le palle, c’abbiamo le tette, bastano e avanzano, tra l’altro sono sferiche anche quelle. Vogliamo solo rispetto”

Non so se chiedere rispetto agli uomini dopo averli dipinti come una specie sottosviluppata funzioni. E’ un po’ come quando Corona chiede rispetto ai fotografi dopo avergli fatto un occhio nero. Poi in genere gli uomini per farci i complimenti non ci dicono che siamo donne con le palle. A volte si azzardano a dire che le rompiamo, ma non so se sia esattamente un complimento. Di certo nessuno lo ha detto alla Littizzetto, nemmeno gli uomini. Hanno tutti incassato sorridendo, forse perché non sono inadeguati come li ha dipinti, o magari al contrario di Lucianina sanno essere dei gran signori e non ci martellano con le nostre mancanze.
view post Posted: 5/4/2014, 11:35 Passa il favore - Un sogno per domani - Cinema Spettacolare
PASSA IL FAVORE!
Dal film Prof. Simonet: C’è un mondo là fuori e anche se decidete di non volerlo incontrare, comunque vi colpirà dritto in faccia, credetemi. Dunque è meglio comincia a pensare al mondo ora, a cosa vuol dire per voi: che significa il mondo per ognuno di voi? Coraggio! Vorrei una classe che partecipa qui! È solo da quest’aula che volete tirarvi fuori? Da casa vostra? Dalla vostra strada? Nessuno di voi vuole spingersi oltre? Ogni quanto pensate alle cose che accadano fuori da questa città? Guardate il telegiornale? Sì, no? Bene, non siamo ancora pensatori globali, ma perché non lo siamo? Trevor: Perché… abbiamo undici anni
Prof. Simonet: Giusto rilievo: forse Trevor ha assolutamente ragione: perché dovremmo pensare al mondo, insomma, dopotutto cos’è che il mondo si aspetta da noi, da te: cos’è che il mondo si aspetta da te.
Trevor: Niente. Prof. Simonet: Niente… Mio dio, ragazzi e ragazze ha assolutamente ragione: niente. Sì, eccovi qui: non potete guidare, votare, non potete nemmeno andare in bagno senza un permesso da parte mia, siete incastrati, proprio qui nella seconda media. Ma non per sempre, perché un giorno sarete liberi. Ma che succede se il giorno in cui sarete liberi non siete preparati, non siete pronti, eppure vi guardate intorno e a voi non piace il mondo com’è… e se il mondo è un’enorme delusione ? Paco: Siamo fregati!
Prof. Simonet: A meno che non prendete le cose che non vi piacciono di questo mondo e le sbattete via facendole finire a terra sulle chiappe. E potete cominciare a farlo oggi: questo è il vostro compito, avrete un voto e vale per tutto l’anno. No, no, un momento: cos’è che non va? Qual è il problema?
Ragazzi: E’ tipo così… Strano… Pazzesco… Faticoso… Barboso
Prof. Simonet: Barboso, faticoso… che ne dite di: possibile. È possibile, il regno della possibilità esiste dove? In ognuno di voi… Qui, perciò potete farlo, potete sorprenderci, spetta a voi, o potete starvene impalati e lasciarlo atrofizzare. […] Domande?
Trevor: Sì… insomma, lei ci boccerà se non cambiamo il mondo?
Prof. Simonet: O no, non lo farei mai, ma al massimo strappereste un sei.
Il discorso di presentazione del prof. Simonet ci mette di fronte ad una cruda realtà: ci piace il mondo? Cosa facciamo noi per renderlo migliore? Sì, perché il compito che assegna ai ragazzi non è “pensa a un metodo per cambiare il mondo”, ma “pensa a un metodo per cambiare il mondo e mettilo in pratica”.
Non importa se sei un ragazzino di soli undici anni: qui, ora, tu sei parte del mondo e puoi (devi) impegnarti per fare quanto ti è possibile per migliorarlo, anche se è faticoso, strano e pensare di riuscirci è pazzesco. Certo, non siamo obbligati a farlo, né tantomeno a riuscirci: il prof. Simonet in una successiva conversazione con uno scoraggiato Trevor gli confesserà che lui valuta l’impegno profuso nel tentativo di fare qualcosa e non la riuscita o meno del tentativo: è consapevole delle difficoltà, specie per dei ragazzi di undici anni, ma questo non significa che, nel loro piccolo non possano fare qualcosa. Pensiamo, ad esempio, allo stesso Trevor: lui cerca di aiutare dapprima Jerry, il tossicodipendente: ci riesce, ma fino a un certo punto, perché la soluzione del problema va al di là delle sue possibilità (anche se poi, a lungo andare, il seme che ha lasciato nel cuore del suo amico porterà frutto). Poi si dedica al prof. Simonet: in questo caso il compito è leggermente più semplice, anche se ha bisogno dell’aiuto di qualcun altro. Infine è il turno del suo amico Adam: in questo caso lui può davvero fare qualcosa, è un”favore” alla portata della sua età ed è proprio questo fallimento a pesargli di più, poiché non ha scuse: non è riuscito ad aiutare Adam non perché non ne aveva la possibilità o le capacità, ma perché non ha avuto il coraggio necessario. Ci vuole impegno e costanza, nonostante le difficoltà.
Perché, secondo te, il metodo di Trevor ha funzionato e quello dei suoi amici no? Ricordiamo che un bambino ha chiamato il presidente per parlare dell’inquinamento, una ragazza ha messo due volantini sul riciclaggio in un supermercato… Parte della soluzione l’ha data il professore quando ricorda ai ragazzi che l’idea di Trevor è diversa perché comporta l’avere fiducia nelle persone e perché è necessario interagire con il mondo… Il metodo-Trevor prevede che non si possa restituire il favore, ma che questo vada passato: un metodo per coinvolgere più persone, certo, ma tutto sommato raddoppiare il numero di chi è coinvolto di volta in volta (se ho tre favori, ne restituisco uno e ne passo due il numero raddoppia e non triplica) sarebbe stato , comunque, un ottimo risultato. C’è, allora, qualcosa di diverso in questa scelta: la gratuità. Io faccio un “favore” per bontà e non per sdebitarmi: il voler sdebitarsi con Trevor è la prima risposta che la mamma si dà per l’aiuto che Jimmy le dà (quando ripara il furgone), lo stesso giornalista chiede all’avvocato se dovrà dargli qualcosa in cambio (uccidere la moglie, ricordate?) o se dovrà fargli sapere quando, come e a chi avrà passato il “favore”.
Fare qualcosa per gli altri e non per se stessi: è questa la logica di Trevor, perché se si avesse la possibilità di avere qualcosa in cambio si sceglierebbero le persone da aiutare anche e soprattutto in base alle proprie esigenze e nessuno aiuterebbe chi davvero ne ha bisogno.
La gratuità, inoltre, non consiste solo nel farlo senza “nulla a pretendere”, ma anche nello stile: io non lo faccio per sentirmi superiore agli altri, per vedermi riconosciuto uno status di bontà dagli altri o per prendermi i meriti (il ragazzo nero che in prigione dice al giornalista di essere l’ideatore del metodo). Quando aiuto gli altri lo faccio davvero gratuitamente? Mi aspetto qualcosa in cambio?
Ma la totale gratuità comporta, per assurdo, un curioso effetto collaterale: “sorridi ed il mondo ti sorriderà” oggi si può tradurre in “aiuta qualcuno e penseranno che gatta ci cova”. La sfiducia nel prossimo, infatti, è tale che non siamo in grado di riconoscere la bontà e il disinteresse di alcuni gesti: il giornalista che non si fida del regalo dell’avvocato e pensa possa esplodere, il professore quando Trevor gli chiede come sia rimasto ustionato (dimostrando interesse verso di lui) pensa subito che l’abbiano mandato i suoi amici per “gusto-per-la-chiacchiera”. Come siamo arrivati a questo punto? Ci è mai capitato di diffidare di chi ci voleva aiutare? Restiamo sconvolti anche noi dall’amore e dalla bontà come il giornalista? Perché un tale messaggio di fiducia e speranza, di amore e di possibilità è così spiazzante? Forse perché se ci riesce un ragazzino di undici anni noi non abbiamo scuse? Perché ci sbatte in faccia la realtà del nostro io e della nostra natura? Perché ci fa capire che basta poco e che noi quel poco non lo facciamo?
È difficile fidarsi degli altri anche per un altro motivo: a volte vedono più in là del nostro naso e ci dicono che stiamo sbagliando. Riusciamo a fidarci di chi ci vuole bene? O esiste solo il nostro giudizio perché sappiamo tutto noi, la vita è nostra e gli altri che vogliono?? Eugene Simonet è forse, la persona più aiutata da Trevor. Frasi del tipo “Le parole sono tutto quello che ho”, il non riuscire ad amare perché ci si sente inferiori, per la paura di essere respinti e disgustare gli altri, il nascondersi dietro un muro fatto di paroloni allo scopo di rendersi inaccessibili per gli altrici fanno capire quanto sia difficile accettarsi per quello che si è, come anche le persone che ci sembrano “perfette” siano uomini con le loro difficoltà e che hanno bisogno, in alcuni momenti, di essere presi per mano. E come il primo modo di aiutare gli altri sia migliorare se stessi.
Eugene Simonet è un professore: quando dice a Trevor che ci tiene a lui anche se non si vede più con la madre, si sente rispondere che e perché è pagato per farlo. Vediamo la scuola come un ponte da passare per raggiungere la libertà, come un indottrinatoio (di cose che non ci serviranno) o la viviamo come momento per crescere e formarci come persone? Vorremmo che la scuola oltre che darci nozioni ci aiutasse a capire il mondo e a crescere come persone, prima che come studenti?
Trevor alla fine del film muore per aiutare Adam. Riteniamo che sia una cosa ingiusta? Alla fine lui voleva solo fare del bene… Come dice lo stesso Trevor più volte nel film, il “favore” per essere tale, deve costarci fatica. Quando chiede al prof di passare la buona azione, lui gli risponde che lo farà quando troverà l’azione giusta, e quando dice che il favore non è dare un’altra possibilità alla madre (passando così il favore) gli dice che “Perciò è quello giusto, perché deve essere qualcosa di difficile”. Essere buoni costa è innegabile: nel servizio verso gli altri è insita una certa vocazione al martirio che non significa masochismo: per voler bene davvero agli altri, per fare davvero del bene, devo rinunciare a qualcosa, devo “perderci”e più ci perdo, più valore ha l’azione che ho compiuto. Ricordiamo che il vero Trevor è morto sulla Croce nel 33 d.C. e che lo stesso San Paolo (nella lettera ai Romani 5,6) scrisse “Mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito, ora a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto”. Riusciamo a vedere il Sacrificio di Dio come un atto di bontà fatto per noi?
Riusciamo a vedere Gesù come persona in carne ed ossa che ha sofferto per noi, o lo vediamo come un qualcuno che “non poteva dire di no, che non ha sofferto perché era Dio e che sapeva che tanto Dio lo resuscitava”? Non “noi” come genere umano, ma “noi” inteso come per te che stai leggendo ora questo foglio.
E tu? Hai mai pensato realmente di poter fare qualcosa per il mondo? E perché non lo hai fatto? Lo ritenevi inutile, pensavi non ti riguardasse, aspettavi che lo facessero gli altri, ti ritenevi inadeguato?
O non lo hai fatto perché era difficile e ti sei accontentato della sufficienza? Ma accontentarsi del “sei” quando si hanno le capacità per fare di più, accontentarsi di esser mediocri perché fare ciò che siamo chiamati a fare, ciò che possiamo fare, ci costa fatica e impegno, sacrifici, non è un fallimento? “Ma chi ce lo fa fare”? Già: chi?
Quali sono le tue grandi piccole concrete azioni che possono migliorare il mondo?
Trevor: Perciò passa-il-favore è andato in tutti quei posti: grazie a mia mamma che è stata tanto coraggiosa. Per me certe persone hanno troppa paura per pensare che le cose possono essere diverse e, insomma, il mondo, il mondo non è tutto quanto… merda… ma credo che sia difficile per certa gente che è abituata alle cose così come sono, anche se sono brutte, cambiare e le persone si arrendono e quando lo fanno poi tutti, tutti ci perdono. […] è difficile, non lo puoi programmare: devi, devi guardare di più le persone, ecco… tipo, tipo tenerle d’occhio, per proteggerle, perché non sempre vedono quello che gli serve. È come la tua grande occasione di riparare qualcosa che non è la tua bicicletta, ma puoi riparare una persona.
view post Posted: 24/3/2014, 23:27 Doni di Dio - Aforismi
Una notte ho sognato che lungo la via lattea, era stata aperta una nuova bottega con l'insegna: DONI DI DIO
Entrai e vidi un Angelo dietro il banco. Gli chiesi: Cosa vendi Angelo Bello?
Mi rispose : Vendo ogni ben di Dio
E fai pagare caro?
No i doni di Dio sono sempre gratuiti.
Contemplai il grande scaffale con anfore di Amore, flaconi di Fede, pacchi di Speranza, anfore di Pazienza, scatole di Salvezze......e cosi’ via.
Mi feci coraggio e poiche’ avevo un immenso bisogno di tutte quelle belle cose chiesi all'Angelo: Dammi un bel po' di Amore di Dio, tutto il Perdono, un cartoccio di Fede, una gran quantita’ di pazienza, e Dominio di me quanto basta!
L' Angelo gentile, mi preparo’ tutto sul bancone. Ma quale non fu la mia meraviglia vedendo che, con tutti i doni che avevo chiesto, l'Angelo mi aveva fatto un pacchetto piccolo piccolo!
Esclamai: Possibile? Il tutto qui?
Allora l'Angelo con tono solenne mi spiegò: Eh si, mio caro! Nella bottega di Dio non si vendono frutti maturi, ma soltanto piccoli semi da coltivare nel tuo Cuore.

LA SCATOLA DI BACI
Una bambina stava preparando un suo pacco di Natale.
Avvolgeva una scatola con costosissima carta dorata.
Impiegava una quantità sproporzionata
di carta e fiocchi e nastro colorato.
"Cosa fai?" la rimproverò aspramente il padre.
"Stai sprecando tutta la carta! Hai idea di quanto costa?".
La bambina con gli occhi pieni di lacrime
si rifugiò in un angolo stringendo al cuore la sua scatola.
la sera della vigilia di Natale, con i suoi passettini da uccellino,
si avvicinò al papà ancora seduto a tavola
e gli porse la scatola avvolta con la preziosa carta.
"E' per te, papi" mormorò.
Il padre si intenerì.
Forse era stato troppo duro.
Dopo tutto quel dono era per lui.
Sciolse lentamente il nastro,
sgrovigliò con pazienza la carta dorata
e aprì pian piano la scatola.
Era vuota!
La sorpresa sgradita riacutizzò
la sua irritazione ed esplose:
"E tu hai sprecato tutta questa carta
e tutto questo nastro per avvolgere una scatola vuota?"
Mentre le lacrime tornavano
a far capolino nei suoi grandi occhi, la bambina disse:
"Ma non è vuota papà!
Ci ho messo dentro un milione di bacini!"
Per questo, oggi c'è un uomo che in ufficio
tiene sulla scrivania una scatola da scarpe.
" Ma è vuota" dicono tutti.
"No". E' piena dell'amore della mia bambina"
risponde lui.

Dopo un lungo e duro giorno di lavoro, mia mamma mise un piatto con salsicce e pane tostato, molto bruciato, davanti al mio papà.


PANE BRUCIATO
Ricordo che stavo aspettando che lo notasse… Nonostante mio padre lo avesse notato, prese un pane tostato, sorrise a mia madre e mi chiese come era andata a scuola.
Non ricordo cosa gli risposi, però mi ricordo il vederlo spalmare burro e marmellata sul pane tostato e mangiarlo tutto.
Quando mi alzai da tavola, quella sera, ricordo aver sentito mia madre chiedere scusa a mio padre per il pane tostato molto bruciato. Mai dimenticherò quello che gli disse: "Cara non preoccuparti, a volte mi piace il pane tostato un po' bruciato."
Più tardi, quella sera, andai a dare il bacio della buona notte a mio padre e gli chiesi se veramente gli piaceva il pane tostato bruciato.
Egli mi abbracciò e mi fece questa riflessione: "la tua mamma ha avuto un giorno molto duro nel lavoro, è molto stanca, ed inoltre un pane tostato un po' bruciato non fa male a nessuno". La vita è piena di cose imperfette. Imparare ad accettare i difetti e decidere di apprezzare ognuna delle differenze degli altri, è una delle cose più importanti per creare una relazione sana e duratura.
La comprensione e la tolleranza sono la base di ogni buona relazione.
Sii più gentile di quanto ritieni necessario esserlo perchè tutte le persone, in questo momento, stanno lottando a qualche tipo di battaglia.
Tutti abbiamo problemi e tutti stiamo imparando a vivere, ed è molto probabile che non ci basti una vita per imparare il necessario.
view post Posted: 24/3/2014, 20:48 Cambiare il mondo - Aforismi
Per me certe persone hanno troppa paura per pensare che le cose possono essere diverse e, insomma, il mondo, il mondo non è tutto quanto… merda… ma credo che sia difficile per certa gente che è abituata alle cose così come sono, anche se sono brutte, cambiare e le persone si arrendono e quando lo fanno poi tutti, tutti ci perdono. […] è difficile, non lo puoi programmare: devi, devi guardare di più le persone, ecco… tipo, tipo tenerle d’occhio, per proteggerle, perché non sempre vedono quello che gli serve. È come la tua grande occasione di riparare qualcosa che non è la tua bicicletta, ma puoi riparare una persona”……Passa il favore…(Trevor in Un sogno per domani)
view post Posted: 24/3/2014, 11:54 Innamorati - Aforismi
Ricordo quel giorno lontano in cui ti vidi per la prima volta mentre giocavi in un gruppo di fanciulle, quando i tuoi capelli biondi si sposavano al candore del collo, le guance erano come neve, come rose le labbra. Quando i tuoi occhi stellanti catturarono i miei, tu mi giungesti fino al cuore e io rimasi a lungo imbambolato, come se mi avesse colpito la folgore, a pendere dal tuo viso. Un amore così ingenuo e semplice, così mal celato, spingeva al riso i miei compagni e le tue amiche (Tommaso Moro)


Un attimo dopo si volse: la giovane aveva sfiorato con la sua la mano di Evan, e con passo rapido, s'era avviata verso la villa. Evan era rimasto sulla strada, come radicato nel suolo, simile a una pesante statua innalzata in quel luogo al tempo dei druidi. Pareva impossibile che ormai potesse muoversi più... Tutto ad un tratto Evan esclamò: « Mi verrà concesso di rivederla un giorno in cielo, sia pure fra migliaia d'anni?». La domanda pareva rivolta al direttore dell'Ateo, come s'egli fosse specialmente qualificato per rispondervi. Ma nessuna risposta si udì e fra i due uomini regnò il silenzio assoluto fino al momento in cui Turnbull seguito dal compagno, non giunse di passo fermo fino all'orlo della scogliera per guardarsi intorno (Chesterton, La sfera e la Croce)

Quando, all'estremità del viale, si separarono, ella gli tese ancora la mano con la stessa correttezza ; ma la mano tremava un poco. Evan parve contenere un gesto quando gliela lasciò. Poi disse rapidamente :
- Se deve essere sempre così, poco importa che noi stiamo qui per tutta la vita.
- Voi avete tentato quattro volte di morire per me, - fece ella, un poco incerta ; - ed io sono stata rinchiusa come una pazza per voi. Credo proprio che dopo tutto ciò ...
- Sì, lo so - rispose Evan a bassa voce e con gli occhi a terra. - Dopo tutto ciò noi ci apparteniamo. Ci siamo in qualche modo guadagnati... fino a che le stelle cadano.
Poi, alzando improvvisamente gli occhi, le domandò :
- A proposito, qual'è il vostro nome?
- Mi chiamo Beatrice Drake - ella rispose con molta gravità. - Potete vederlo sul mio certificato di alienata (Chesterton, La sfera e la Croce)

Un camaleonte e una camalente si incontrarono
e col loro sguardo acuto si riconobbero e baciarono
Ma dalla paura di aver capito male furon presi
e per la tanta angoscia di nascosero tesi
Cambiaron di colore per nascondere l'amore
non volevano di certo morire di rossore!
Sembra una storia triste e di dolore
ma la cosa bella fu
che insieme soffrendo riscoprono
di avere ancora un cuore.

C’era una volta un vecchio contadino chiamato Barbagrigia, che viveva in una fattoria insieme alla moglie. Un giorno gli disse: “Abbiamo due mucche, ce n’è una di troppo per noi, che siamo vecchi ormai. Che ne diresti di andare a venderne una al mercato?”...
Il marito approvò e si avviò verso il mercato con la sua mucca. Ma la strada era lunga, e il sole scottava. In quel momento, ecco passare un altro contadino che menava al mercato una vispa capretta. “Ah, questa almeno non si farà tirare”, penso il brav’uomo. E barattò la mucca con la capretta. Ma le capre, si sa, sono capricciose e bizzarre. Quella cominciò a puntare le corna, a saltellare qua e la, lasciando il poveretto senza fiato. Per sua fortuna, così credette, s’imbatté in un contadino che portava un gallo. Almeno questo aveva le zampe legate e lo si poteva portare senza inconvenienti, salvo quel suo “chicchirichì”, che forava i timpani. A Barbagrigia non parve vero di venderlo per uno scudo in una locanda dove entrò per ristorarsi un po’. Lo scudo bastò giusto giusto per un buon spezzatino annaffiato di birra. “Ed ora, come oserai presentarti a tua moglie?”, domandò un compare quando ebbe inteso la storia di tutti quei baratti. “Oh, sarà contentissima”, rispose Barbagrigia. “Vieni e vedrai” - “Che cosa scommettiamo?” - “Quello che vuoi” - “Venti scudi?” - “Vada per venti scudi”. Giunti che furono alla fattoria, l’amico si nascose dietro l’uscio e stette a sentire. “Eccoti di ritorno, sia lodato Iddio!” disse la donna. “Come hai passato la giornata? Sei stato al mercato?” - “No, faceva troppo caldo. Per via ho incontrato un tale che portava una bella capretta e l’ho presa in cambio della mucca” - “L’ho sempre detto che sei un uomo saggio! Ci darà latte e formaggio, e forse un caprettino... Andiamo a metterlo nella stalla” - “La novità è che ho dato la capretta in cambio di un gallo...” - “Un gallo! Questo si, che è una buona idea! Ci servirà da svegliarino per alzarci alla mattina!” - “Hem... neppure il gallo ho portato: ti dirò che verso sera mi è venuta una fame da lupo, sono entrato in un osteria, e ho mangiato e bevuto in abbondanza ma poi ho dovuto cedere il gallo per pagare la cena...” - “Dio sia Lodato! Così staremo a letto fin che ci piace, e dormiremo tranquilli senza che il gallo ci svegli. A me importa solo, lo sai, di saperti contento”. ...La scommessa era vinta, e al compare non rimase che sborsare i venti scudi, più che bastanti per ricomperare una mucca.

Edited by fra roberto - 2/8/2015, 09:35
view post Posted: 21/3/2014, 08:57 Industrializzazione - Aforismi
Il nemico più spietato della famiglia è la fabbrica. In mezzo a questi moderni sistemi meccanizzati l’istituzione naturale e antica non si sta riformando, o modificando o riducendo; più semplicemente viene mandata in pezzi. E non è frantumata soltanto nel senso proprio della metafora, ma come potrebbe esserlo un essere vivente pervertito in un orribile strumento meccanico a orologeria. Viene letteralmente fatta a pezzi nel senso che il marito può andare in una fabbrica, la moglie in un’altra e il bambino in un’altra ancora. Ciascuno di loro diventerà un servo di un diverso gruppo finanziario, che sta acquistando un potere politico molto più grande di quello posseduto una volta dal feudo. E mentre il feudalesimo riceveva la lealtà delle famiglie, i signori del nuovo stato servile ricevono solo lealtà individuali cioè di uomini soli e di orfani. (Chesterton, La superstizione del divorzio)
view post Posted: 21/3/2014, 08:55 Pregiudizi sulla Chiesa - Aforismi
Di’ pure che le cose stanno così secondo il Papa o la Bibbia, e le argomentazioni saranno tacciate di superstizione senza battere ciglio ancor prima d’essere proferite. Ma introduci le argomentazioni semplicemente con “dicono” o “non lo sai che…?” o prova (sbagliandolo) a ricordare il nome di un qualche professore menzionato su una qualche rivista, e l’acuto razionalista dalla mente moderna prenderà ogni tua parola per oro colato (Chesterton, La superstizione del divorzio)
view post Posted: 16/3/2014, 22:43 Tolkien sul matrimonio - Testi tosti
Nella nostra cultura occidentale la tradizione cavalleresca è ancora forte, benché, come prodotto della cristianità (e tuttavia tutta un’altra cosa dall’ etica cristiana) i tempi le siano ostili. Idealizza l’amore – e può essere una cosa positiva, perché comprende molto più che il piacere fisico e prescrive se non proprio la purezza, almeno la fedeltà, e quindi la negazione di sé, il «servizio», la cortesia, l’onore e il coraggio.

Il suo punto debole è, naturalmente, la sua origine di divertimento artificiale praticato nelle corti, un modo di godere dell’amore in sé stesso, senza nessun riferimento (anzi negandone la validità) al matrimonio. Il suo centro non era Dio, ma divinità artificiose, l’Amore e la Dama. Tende tuttora a fare della Dama una specie di faro-guida o di divinità: un assioma ormai passato di moda.[...] Anche la donna è un essere umano caduto e anche la sua anima è in pericolo. [Questa tradizione] penso che presenti dei pericoli. Non è completamente vera e non è perfettamente «teocentrica ». Distoglie, e ha distolto in passato, gli occhi del giovane dalle donne così come sono veramente, compagne nelle avversità della vita e non stelle-guida. Fa dimenticare i desideri, i bisogni, le tentazioni delle donne. Inculca la tesi esagerata dell’ «amore vero» come di un fuoco che viene dal di fuori, un’esaltazione permanente, che non prende in considerazione gli anni che passano, i figli che arrivano, la vita di tutti i giorni ed è svincolata dalla volontà e dagli obiettivi. ( Uno dei risultati è quello di far cercare ai giovani un «amore» che li tenga sempre al caldo, riparati da un mondo freddo, senza che debbano sforzarsi in nessun modo; e gli inguaribilmente romantici vanno avanti a cercare questo amore a costo di affrontare lo squallore delle cause di divorzio ).

[...] E’ un mondo corrotto, il nostro, e non c’è armonia tra i nostri corpi, la nostra mente e l’anima. Tuttavia, la caratteristica di un mondo corrotto è che il meglio non si può ottenere attraverso il puro godimento, o quella che è chiamata la realizzazione di sé (che di solito è un modo elegante per definire l’autoindulgenza, nemica della realizzazione degli altri); ma attraverso la rinuncia, la sofferenza. La fede nel matrimonio cristiano implica questo: grande mortificazione. Per un cristiano non c’è alternativa. Il matrimonio può aiutarlo a santificare e a dirigere verso un giusto obiettivo i suoi impulsi sessuali; la sua grazia può aiutarlo nella battaglia; ma la battaglia resta. Il matrimonio non lo potrà soddisfare – come un affamato può essere soddisfatto da pasti regolari.[...] Queste cose non vengono quasi mai dette – nemmeno a quelle persone cresciute nella fede della Chiesa. Quelle che vivono al di fuori sembra che non ne abbiano mai sentito parlare. Quando l’innamoramento è passato o quando si è un po’ spento, pensano di aver fatto un errore e di dover ancora trovare la vera anima gemella. Per vera anima gemella troppo spesso si scambia la prima persona sessualmente attraente che si incontra. Qualcuno che forse davvero avrebbero fatto meglio a sposare, se solo… Da qui il divorzio, per risolvere quel «se solo». E naturalmente di solito hanno ragione: avevano fatto un errore. Solo un uomo molto saggio, arrivato al termine della sua vita, potrebbe esprimere un equo giudizio su quale persona, fra tutte, avrebbe fatto meglio a sposare! Quasi tutti i matrimoni, anche quelli felici, sono errori: nel senso che quasi certamente (in un mondo migliore, o anche in questo, pur se imperfetto, ma con un po’ più di attenzione) entrambi i partner avrebbero potuto trovare compagni molto più adatti. Ma la vera anima gemella è quella che hai sposato. Di solito tu scegli ben poco: lo fanno la vita e le circostanze (benché, se c’è un Dio, queste non siano che i Suoi strumenti o la Sua manifestazione).[...]

Ma anche nei paesi dove la tradizione romantica ha tanto influenzato le consuetudini sociali da far credere alla gente che la scelta di un compagno riguardi esclusivamente il giovane, solo un raro colpo di fortuna fa sì che si incontrino un uomo e una donna «destinati» l’uno all’altra e in grado di interessare un grande e splendido amore. Questa possibilità ci incanta, ci prende alla gola: moltissime poesie e moltissimi racconti sono stati scritti su questo argomento, probabilmente più numerosi che le storie d’amore reali (e tuttavia le migliori di queste storie non parlano del matrimonio felice di questi grandi amanti, ma della loro tragica separazione; come se persino nella dimensione del racconto la grandezza e lo splendore, in questo mondo corrotto, si raggiungano attraverso il fallimento e la sofferenza). In questi grandi amori, spesso amori a prima vista, cogliamo la visione, suppongo, di quello che sarebbe stato il matrimonio in un mondo incorrotto. In questo mondo corrotto abbiamo come unica guida la prudenza e la saggezza (rare nella gioventù e inutili nella maturità), un cuore puro e forza di volontà. [...] La mia stessa storia è così fuori dal comune, così sbagliata e imprudente che mi riesce difficile consigliarti di essere cauto. Tuttavia, le eccezioni possono giustificare la norma [...].

Al di là di questa mia vita oscura, tanto frustrata, io ti propongo l’unica grande cosa da amare sulla terra: i Santi Sacramenti. [...] Qui tu troverai avventura, gloria, onore, fedeltà e la vera strada per tutto il tuo amore su questa terra, e più di questo: la morte. Per il divino paradosso che solo il presagio della morte, che fa terminare la vita e pretende da tutti la resa, può conservare e donare realtà ed eterna durata alle relazioni su questa terra che tu cerchi (amore, fedeltà, gioia), e che ogni uomo nel suo cuore desidera.

Da una lettera di John R. R. Tolkien al figlio Michael (6-8 marzo 1941)

Tratto da: John R. R. Tolkien, La realtà in trasparenza, Bompiani 2001.
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