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| «Non dubito punto che Vostra Reverenza farebbe meraviglie nella prelatura se vi fosse chiamato da Dio; ma poiché Iddio ha fatto vedere che vi voleva nella posizione in cui siete per il buon successo che ha dato ai vostri impieghi e alla vostra attività, non è probabile che Egli ve ne voglia levare. Perché se la sua Provvidenza vi chiamasse all’episcopato non si sarebbe rivolta a voi per farvelo cercare; ma ispirerebbe coloro in cui risiede il potere di nominare alle cariche e dignità ecclesiastiche a scegliervi per la suddetta dignità, senza che abbiate a brigare voi in alcun modo: allora sì che la vostra vocazione sarebbe pura e sicura. Ma il farvi avanti da voi stesso mi sembra cosa in cui ci sia un po’ da ridire; e voi non avreste motivo di sperare le benedizioni di Dio in una tale elevazione, che non può essere desiderata né sollecitata da un’anima veramente umile come la vostra. E poi, mio reverendo padre, che torto fareste al vostro santo Ordine col privarlo di una delle sue principali colonne, che lo sostiene e lo accredita con la sua dottrina e con i suoi esempi! Se voi apriste codesta porta dareste motivo anche ad altri di uscirne dopo di voi, o per lo meno di disgustarsi degli esercizi di penitenza. E non mancherebbero i pretesti per mitigarli e sminuirli a tutto scapito della regola; perché la natura facilmente si stanca delle austerità: se ci consultiamo con essa, ci dirà che quelle sono cose troppo dure e che bisogna risparmiarci, per viver più a lungo e servire di più Iddio, mentre invece Nostro Signore dice: “Chi ama la sua anima la perderà e chi la odia la salverà” (San Vincenzo de' Paoli ad un confratello)
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