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La preghiera del convertito, JORLS-KARL HUYSMANS

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view post Posted on 9/10/2013, 21:01

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Convento francescano di Mogliano

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JORLS-KARL HUYSMANS
(1848-1907)

La preghiera del convertito

In ginocchio davanti alla statua della Vergine, Durtal si decideva a parlarle, a dirle: Io ho paura dell’avvenire e del suo cielo ingombro e ho paura di me stesso perchè mi dissolvo nella noia e mi impaludo. Voi mi avete sempre condotto per mano fino a qui, non mi abbandonate ora, completate la vostra opera. So bene che è follia preoccuparsi così del futuro, perche vostro Figlio lo ha dichiarato: «A ogni giorno basta la sua pena», ma questo dipende dai temperamenti, quello che è facile ad alcuni è difficile ad altri. Ho lo spirito in movimento, sempre inquieto, sempre all’erta e, qualunque cosa io faccia, lui da i numeri, e si smarrisce. Riportatelo indietro, tenetelo presso di voi con il guinzaglio, Madre buona, e accordatemi, dopo tante fatiche, un rifugio. Ah! Non essere più così diviso, rimanere integro! Avere l’anima tanto annientata da non sentire altri dolori e da non provare altre gioie che quelle della liturgia! Non essere più richiesto che da Gesù e da Voi, non seguire altro che la vostra propria esistenza che si sviluppa nel ciclo annuale dell’ufficio divino! Godere a Natale, ridere la domenica delle Palme, piangere durante la Settimaa Santa, essere indifferente a tutto il resto, non contare più nulla, disinteressarsi completamente di sè, che sogno! Come sarebbe semplice allora rifugiarsi in un chiostro!
Ma è mai possibile quando non si e santi? Ciò presuppone una spoliazione dell’anima, vuota di tutte le idee profane, di tutte le immagini terrestri: un addomesticamento dell’immaginazione divenuta docile, che si slancia per sempre su una sola traccia, non errando più, come la mia, all’avventura!
Eppure, quanto sono inutili tutti gli altri interessi; perchè tutto ciò che non ha a che vedere col cielo, sulla terra, è vano! Si, ma, quando devo mettere tali pensieri in pratica, questa rozza che e la mia anima s’impenna e, per quanto io tiri, scalcia, e non fa un passo avanti.
Ah! Santa Vergine, non è per scusarmi delle mie debolezze e dei miei errori! Ma tuttavia, ve lo confesso, è scoraggiante! E’ desolante non capire nulla, non vedere nulla! ... Se fosse ancora come quando in altri tempi vi sentivo presso di me, e, se vi interrogavo, voi mi rispondevate; se fosse la stessa cosa che alla Trappa, dove ho tanto sofferto tuttavia! Ma no, ora io non vi sento più, voi non mi ascoltate.
Durtal tacque, poi disse: ho torto a parlarvi cosi, voi ci tenete fra le braccia solo quando siamo incapaci di camminare. Voi curate, voi coccolate la povera anima che nasce in una conversione; poi, quando essa può camminare da sola, la posate a terra e lasciate che essa metta alla prova da sola le proprie forze.
E’ utile e giusto, ma ciò non toglie che il ricordo di quel celeste vassallaggio, di quelle prime gioie perdute, è disperante!
Ah! Santa Vergine, santa Vergine, abbiate pieta delle anime rachitiche che si trascinano così penosamente quando non sono sorrette da voi; abbiate pietà delle anime indolenzite, per le quali ogni sforzo è una sofferenza, delle anime che nulla consola e che tutto affligge! Abbiate pietà delle anime vili e prostrate, abbiate pietà di tutte le anime che sono la mia, abbiate pietà di me!
 
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