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view post Posted: 12/4/2016, 17:30 I frutti dello Spirito - Spiritualità cristiana
I frutti dello Spirito Santo /4

DOVE C'È LO SPIRITO C'È LA GIOIA

INTRODUZIONE

La gioia cristiana qualifica la vita

L'unica cosa per cui l'uomo è disposto a lottare, fino a dare tutto, è la gioia. Ma il mondo, così pronto a promettere gioie facili dietro ogni angolo, non può garantire la "tenuta" della gioia di fronte alla sfida del limite umano e delle contingenze del quotidiano. Allora è costretto a mentire, a nascondere la morte, ad esorcizzare la fatica. Il cristianesimo non ha mai mentito davanti al cuore dell'uomo ed alle sue esigenze: la gioia vera esiste, ma ha il suo prezzo, perché non è fatta di cose da acquistare al mercato o al supermercato del superfluo, ma è frutto di un incontro con Colui che ha sconfitto la morte. Il prezzo della gioia è la morte a noi stessi per permettere a Cristo di vivere in noi. E questo, per l'uomo così legato a se stesso, è un prezzo davvero alto...
La gioia ha un volto, la gioia ha una sua concretezza sperimentabile nell'impatto con Gesù: «Questo vi dico perché abbiate in voi la mia gioia e la vostra gioia sia piena». Gesù è interessato alla nostra gioia e per questo ci dice la verità; e la verità la dice solo chi ama, solo chi ha a cuore la riuscita e la piena liberazione dell'uomo.
Allora il nostro sforzo per incontrare la gioia vera non deve essere disperso per mille strade spesso caratterizzate da illusione, ma deve essere canalizzato verso I'unica cosa importante: incontrare Gesù per attingere da Lui la certezza che la morte è sconfitta e che esiste una dimensione diversa e "gustosa" della vita, libera dalla paura e dall'angoscia.
Non c'è gioia altrove, perché non ci può essere gioia in situazioni o idee in cui l'uomo non sia assunto nella sua interezza, compresa la dimensione della sua povertà e I'inesorabilità della morte. C'è gioia nelI'annuncio cristiano perché Gesù ha vinto per tutti e per ciascuno di noi.


LA RIFLESSIONE

La gioia è frutto dello Spirito


La vera gioia è la gioia frutto dello Spirito Santo. Dono di Dio, essa presuppone la sua accoglienza da parte dell'uomo in quanto la gioia, più che una «cosa» data all'uomo, è la presenza di Cristo Risorto nel suo cuore. E' la gioia che scaturisce per qualcosa di grande, che riempie il cuore fino al punto in cui questo non è più in grado di contenerla e la lascia trasparire all'esterno. «La gioia brilla negli occhi e nello sguardo> nella conversazione e nel comportamento. Non potete nasconderla nel vostro intimo, perché essa trabocca al di fuori. Vedendo la felicità nei vostri occhi, gli altri prenderanno coscienza della loro condizione di figli di Dio. La gioia è molto contagiosa... » (Madre Teresa di Calcutta).
Non è rumorosa ed invadente, la gioia... ma, come una sorgente, sgorga dal cuore abitato da Cristo, trasuda da ogni atteggiamento e rende nuove e vive tutte le realtà che incontra, perché veicolo dello Spirito che l'ha generata.
Poiché nasce da una presenza, essa è frutta di dialogo, di comunione e, come ogni intervento di Dio nella nostra storia, appunto perché è frutto d'amore, presuppone l'accoglienza libera e totale da parte dell'uomo. Dio, volendo operare in noi con il suo Spirito chiama l'uomo all'attiva partecipazione perché l'uomo nuovo che ne risulta sia frutto di questo dialogo d'amore unificante.

Se gioia significa serenità di vita, tale serenità si può attuare solo in un individuo che, alla luce di Dio, compia un cammino di integrazione. La gioia è infatti una realtà spirituale che accompagna l'uomo come tale e quindi è in relazione stretta con la sua vita interiore. In questo senso l'uomo che non conosce la via verso l'interiorità, difficilmente troverà il sentiero che lo renda felice e lieto. Illuminata e guidata dallo Spirito, essa è legata al nostro spirito, al nostro intimo, alla coscienza di vivere correttamente. La vera gioia sta al di dentro e si regge sulla base di motivazioni interiori, che offrono alla nostra esistenza un'alta ragione di essere.
La serenità dell'anima sarà il frutto della fedeltà alle proprie convinzioni più profonde e all'impegno di andare avanti accogliendo la vita come dono di Dio; di un cuore indiviso e dunque unificato nei suoi desideri e nei progetti di donazione a grandi e nobili cose.
La gioia spirituale ha la sua sorgente in Dio, si nutre di preghiera, vissuta come colloquio di amore e di amicizia con Dio; di carità vissuta come servizio e comunione con gli altri; di lavoro, fatto bene e con cuore come leale partecipazione alla condizione umana e alla responsabilità verso di essa.

La gioia del cuore va anche difesa e cercata perché rinvigorisca ogni giorno. Difesa dalla tentazione della tristezza che tanto facilmente entra silenziosamente dalla porta di servizio, per fare la sua comparsa quando ci si ritrova soli. Quella tristezza che spesso sembra non avere ne nome ne origine ma che torna per cercare dimora stabile. Quella che spegne ogni entusiasmo e fiducia, demolendo le forze migliori del cuore e dell'intelligenza. Nasce così la battaglia della fede, umile ma sincera e ferma. «In verità vi dico: se avrete fede e non dubiterete, anche se direte a questo monte: "levati di lì e gettati nel mare" ciò avverrà» (Mt 21,21). È la gioia di « non essere più soli, come nella morte, ma parte di un Tutto».

Johnny Libbi

LA SCHEDA BIBLICA
«I discepoli gioirono al vedere il Signore»


Luca 2,9-10: «Un angelo del Signore si presentò davanti ai pastori e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento. Ma l'angelo disse loro: "non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore che è Cristo Signore!"».

Filippesi 3,4-6: «Gioite nel Signore, sempre: ve lo ripeto ancora, gioite! La vostra affabilità sin nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino. Non angustiatevi per nulla...».

Luca 1,46-48: «Allora Maria disse: L'anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva».

Giovanni 20,19-20: «La sera di quello stesso giorno (di Pasqua)... venne Gesù e si fermò in mezzo ai discepoli e disse loro: Pace a voi!... e i discepoli gioirono al vedere il Signore».

2 Corinti 7,4: «Sono molto franco con voi... Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione».

I testi che abbiamo riportato sono solo alcuni, ma in realtà per parlare di gioia cristiana bisognerebbe citare l'intero Nuovo Testamento: poiché in ogni pagina traspare un senso profondo di gioia e di letizia. Tale gioia ha un nome: è Gesù, ha un orizzonte di vita: è il suo Vangelo.
La gioia del cristiano è frutto dello Spirito Santo perché nasce dall'amore e dalla capacità di irradiare tale amore in tutto e in tutti. Il nostro cuore è fatto per amare: quando ama veramente, perché è posseduto dallo Spirito Santo che è amore, allora è invaso da un sentimento profondo di gioia nella serenità e nella pace. La gioia, come frutto dello Spirito è il risultato della sua presenza nel cuore del credente. Il nostro cuore è lieto e sereno quando ha in se lo Spirito di Dio, il dono di Cristo risorto.
Il contrario della gioia è la tristezza: essa nasce dal peccato, dall'egoismo, dall'essere chiusi in se stessi, dal non essere capaci di guidare le cose, gli avvenimenti, le persone con occhio liberante dell'amore, dello
Spirito di Dio che è la sorgente del vero ottimismo.
L'invito alla gioia e quindi il superamento della tristezza, nasce dalla nostra vicinanza con il Signore (secondo testo). Quando siamo uniti a Lui e Lui è unito a noi, mediante l'ascolto della sua Parola e i sacramenti, non ci si angustia di nulla... Angosce, preoccupazioni, sofferenze vengono quasi interamente assorbiti dalla presenza dell'amore e dalla consolante vicinanza del Signore. La figura di Maria (terzo testo) è, in questo senso, tipica per il recupero della gioia cristiana nella nostra vita. il Vangelo ci fa assistere all'incontro gioioso tra Maria ed Elisabetta, fra una fanciulla luminosa ed una donna di età avanzata, ambedue ispirate da Dio, ambedue portatrici di una promessa. Ed è li che Maria canta la sua gioia lodando e magnificando Dio. Una gioia che Maria conserverà, come serva il Signore, anche ai piedi della croce, nel momento più cruciale della sofferenza, quando il dolore divenne acuto: si poiché la gioia non è assenza di dolore ma il frutto di una pace interiore che sa vedere in tutto la Volontà di Dio a cui nella pace ci si abbandona...

L'origine della gioia è il mistero della pasqua. I discepoli gioiscono nel vedere il Signore (quarto testo). Il Signore risorto riempie infatti di speranza il cammino della vita di ogni uomo: tale cammino può essere difficile a volte, tribolato, irto di difficoltà, va incontro a tante illusioni, si trova esposto a tanti fallimenti: ma guardando alla luce del mistero Pasquale, il cuore può e deve rimanere sereno: una serenità composta, sobria che è dono, grazia di Dio, appunto dono e frutto dello Spirito che abita nei nostri cuori.
Si tratta allora di una gioia che può esistere anche nelle tribolazioni (quinto testo), perché è sorretta dalla speranza della luce pasquale che si proietta al di là delle cose: «non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno perché le cose di prima sono passate...e Dio verrà a tergere ogni lacrima dai nostri occhi...» (Apocalisse 21,3-4).

* Non potrai mai essere nella gioia se non ami! Stai veramente dichiarando guerra spietata contro il tuo egoismo? Se pensi a te stesso e solo a te stesso, se rimani chiuso nel tuo mondo, non conoscerai mai la gioia di vivere.
* Nei momenti di tristezza e di scoraggiamento senti il bisogno di avvicinarti di più al Signore, fonte della gioia?
* Quando ti incontri faccia a faccia con il dolore (malattia, sofferenza, morte di parenti, amici) sai trovare dentro di te risposte di speranza alla luce della resurrezione del Signore?

Padre Augusto Drago

IN CAMMINO CON MARIA

Maria: la donna ricolma della gioia dello Spirito Santo

Chiamata dal Padre a realizzare con Cristo la salvezza del mondo, Maria risponde con generosità e costanza, con la consapevolezza che al Dio della gioia non si può rispondere che gioiosamente.
Poiché ha «trovato grazia presso Dio» (Lc 1,30) ed è ricolma di ogni benedizione spirituale (= nello e dello Spirito Santo) in Cristo (cf. Ef 1,3), il kaire di Gabriele (= gioisci, rallegrati, esulta), entra nell'anima di Maria come un invito alla gioia (Lc 1,28). Ma perché Maria si deve rallegrare? Per i privilegi della grazia divina? Perché chiamata ad essere Madre di Dio? Anche, ma soprattutto perché, come canterà lei stessa nel Magnificat, ha fatto l'esperienza di essere salvata da Dio : «Il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore» (Le 1,47).
«Ridonami la gioia di essere salvato» (SaI 50,14) cantava Davide dopo aver riconosciuto in gravissimo peccato di omicidio e di adulterio con la moglie di Uria (cf. 2 Samuele 12).
Maria, l'Immacolata, la donna tutta pura, tutta santa, sa di essere stata salvata più di tutti, perché in lei la misericordia del Padre e la potenza redentrice del Figlio hanno manifestato tutta la loro forza preveniente. Maria poteva ben dire che Dio ci ha amati per primo (1 Gv 4,10.19) e, capace com'era di riflessione, ha avuto tutta la vita per comprendere e gustare la gioia di questo Amore redentivo, di questo assoluto venir prima di Dio.
«Dio ci ha amati per primo»: è lui che ha l'iniziativa, sempre, oggi come allora. Come si può gioire, non esultare, non comunicare a tutti questa «Buona Notizia»? Proprio perché Maria è ricolma di Dio, del suo Spirito, e consapevole che solo da lui viene la sua salvezza, la benedizione, pienezza di grazia e di letizia («Kecharitoméne»), dove passerà lei la gioia nascerà, crescerà, si diffonderà.
La troviamo portatrice di gioia ad Ain Karim nella casa di Elisabetta: «Il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo» (Lc 1,44). A Betlemme, dove ai pastori viene annunciata una grande gioia, per cui, dopo aver trovato «Maria, Giuseppe e il bambino che giaceva nella mangiatoia» (Lc 2,16), se ne tornarono alle loro case, alloro lavoro glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano visto e udito (Lc 2,20).

Maria dona la gioia del Salvatore anche ai due santi vegliardi del Tempio: Simeone e Anna, che finalmente possono vedere coi loro occhi Colui che avevano tanto atteso. A Cana la gioia degli sposi e dei presenti si accresce per la preghiera di Maria. A Pentecoste con Maria la gioia esce dal Cenacolo e si sparge in tutto il mondo, per la predicazione e la testimonianza degli Apostoli, ora anche loro ripieni dello Spirito Santo.

Maria, che continua ad essere presente nel cammino della Chiesa, non cessa di proclamare il Vangelo della gioia, perché continua a donarsi Cristo, l'autore della gioia e ad accompagnarci verso il Regno della letizia, verso la casa del Padre.
P. Kolbe - che aveva ben compreso tutto ciò - non perdeva occasioni per ricordare ai suoi lettori che «Dio è la sorgente della gioia e chi si avvicina a Dio partecipa della sua felicità e già in questa vita pregusta tale gioia» (Scritti 1182). Anche la Milizia dell'immacolata e la sua rivista (Il Cavaliere dell'Immacolata) dovevano aiutare ogni uomo a trovare la felicità vera, cioè Dio.
Coloro che fanno parte della M.I., scriveva P. Kolbe, «si sono consacrati senza restrizioni alla santissima Vergine Immacolata, affinché Ella stessa operi in loro e per mezzo loro e riversi, sempre attraverso loro, su altre anime le grazie della luce, della forza e della gioia soprannaturali» (Scritti 1237).
Ora che San Massimiliano si trova nella felicità senza fine della comunione trinitaria, ripete a noi con forza lo stesso invito: «Consacrati anche tu all 'Immacolata! Lascia che Ella operi per tuo mezzo e spargerai sulla terra molta felicità anche in questo nostro tempo, e offrirai a molte persone inquiete pace e serenità in Dio» (Scritti 1237).
Rossella Bignami


CON FRANCESCO «UOMO NUOVO»

Dove c'è lo Spirito del Signore
lì c'è «perfetta letizia»...

«... Il Poverello di Assisi... avendo abbandonato tutto per il Signore, egli, grazie a madonna povertà, recupera qualcosa, si può dire, della beatitudine primordiale, quando il mondo uscì intatto dalle mani del Creatore. Nella spoglianza estrema, ormai quasi cieco, egli poté cantare l'indimenticabile Cantico delle Creature, la lode di frate sole, della natura intera, divenuta per lui come trasparente, specchio immacolato della grazia divina e perfino la gioia davanti alla venuta di sora nostra morte corporale» (Paolo VI, Gaudete in Domino).
Tra gli esempi di gioia cristiana che il Papa additò alla Chiesa nel clima spirituale dell'anno santo 1975, il primo ed il più eloquente è il Poverello di Assisi.
In effetti «Tutta la spiritualità francescana è pervasa da una vivida letizia; letizia, si badi, non allegria che ha alcunché di infantile e di chiassoso, e nemmeno gioia, che per la sua intensità non può durare abitualmente; la letizia sta all'allegria come l'orizzonte di Assisi sta all'orizzonte di Napoli; sta alla gioia come i colori della valle spoletana ai colori delle valli alpine. La letizia è l'espressione della concezione francescana della vita» (Bougerol).
La gioia, la festa, il canto ed uno stile brioso accompagnano costantemente la vita del Santo di Assisi «Per natura, Francesco era allegro ed era dotato di un carattere eccezionalmente festoso e gioviale che conservò sempre ed accrebbe lungo tutta la sua vita. Era convinto che questo era un dono divino e quindi doveva rispettarlo, viverlo e trasmetterlo» (A. Merino).
Il dono della conversione, pur essendo un rovesciamento completo di valori e atteggiamenti, non serrò questa sorgente genuina di gioia e di naturale ilarità, né causò in lui alcun mutamento di carattere.
La gioia di Francesco non è un sentimento legato a momenti felici e non vive di soli momenti emotivamente carichi. La letizia di Francesco ha un nome, un volto, una voce concreta, quella di Gesù. In lui la letizia è la compagnia di Gesù beneamato e, siccome questa compagnia mai abbandona, Francesco
riesce a coniugare insieme tra loro gli opposti: povertà e letizia,; penitenza con letizia; croce con letizia... fino a dire «Tanto è il bene che mi aspetto che ogni pena mi è diletto» (FF. 1897).
Dio per Francesco non rappresenta un elemento negativo o triste della vita. Dio è il massimo dell'affermazione umana, il massimo delle possibilità che un uomo possa avere. Dio non è contro la realizzazione dell'uomo, anzi egli viene, muore e risorge per rendere possibile questa piena realizzazione dell'uomo.
Dio è una festa, una gioia. Le visite di Dio e la sua compagnia generano nell'animo di Francesco una tale esultanza da sentire una necessità imperiosa di comunicare la sua incontenibile gioia, fino a trasformarsi in «giullare di Dio» per far risuonare «la dolce melodia spirituale che sgorgava dal suo cuore».
«Il santo della gioia passava dalla fantasia alla realtà, dalla realtà al sogno, dalla gioco alla penitenza, dal canto al silenzio, dalla solitudine alla compagnia, dal mondo a Dio e dal Creatore a tutto il creato. Ed è in questo andare sereno e gioioso, da una realtà ad un 'altra, che si nasconde la verità e l'incanto di Francesco. Il suo comportamento ludico proveniva dalla convinzione che tutto è gratuito... Solo una vita spoglia di interessi si apre al canto, alla danza e alla vera lucidità. Quando la vita viene ricevuta come dono, l'esistenza umana può cantare una canzone diversa da quella che conosciamo» (A. Merino).
Il fondatore della famiglia francescana seppe passare ai suoi questo modo festoso, gioioso ed ottimista. «Si guardino i frati dal mostrarsi tristi esteriormente o ipocritamente accigliati; si mostrino più volentieri gioiosi nel Signore, allegri e opportunamente cordiali».
Nel mondo francescano la gioia pasquale, il riso e il sorriso, profondamente umani, sgorgano da una esperienza singolare: la compagnia con Gesù.
Il carattere giocoso e festivo della vita francescana rimanda alla speranza teologale che scopre qui ed ora la luce dell'al di là. Il regno è già cominciato.
La cultura contemporanea respira una pesante tristezza perché vive nell'oblio del Dio della festa e della gioia; non conosce la strada che conduce alla sorgente della gioia. La gioia francescana è espressione spontanea del suo carattere festivo, ma trova il suo fondamento e la sua giustificazione nella trascendenza, in Dio, come fonte esultante e destino verso cui anela. Il francescanesimo da molto spazio alla celebrazione perché ha vivo il senso e l'esperienza personale che la Pasqua è un mistero non semplicemente da credere in un freddo assenso ad una verità in più, ma da vivere già nell'orizzonte storico della propria liberazione e nella gioia di sentirsi salvati.
il francescanesimo ha portato all'esperienza di fede un ringiovanimento della gioia... Non vi è nulla di più odioso e insopportabile di un cristiano triste, che presenta un Dio triste. Se Dio perdesse l'abitudine al riso sarebbe invecchiato e non interesserebbe più.
Per questo amico del Dio della vita e delle danze divine non può mostrare spirito di noia né di serietà diabolica.
Francesco è profezia di questa gioia divina e tutti vuol coinvolgere in questa danza festosa della vita

p. Giancarlo Corsini

ALLA RICERCA DI CONCRETEZZA
Un "colore" vero e duraturo per la nostra gioia

Tutti la cercano, tanti dicono di possederla, altri pretendono di poterla... vendere, ma la gioia vera, quella che è capace di sfidare ogni circostanza della vita e rimanere li, attaccata al tuo cuore, pochi la conoscono e pochissimi la sperimentano fino in fondo. Noi abbiamo una fortuna: l'impatto con un cammino di fede ci porta a verificare continuamente la qualità delle nostre conquiste e mette in crisi ogni tipo di soluzione qualunquista o scontata. O incontriamo la pienezza o sperimentiamo il vuoto totale! Non ci possono essere mezze misure nel cammino con il Signore.
Lo Spirito Santo ha il ruolo di illuminare i nostri orizzonti e non permette che ci accontentiamo. Appena ci fermiamo, appena ci sediamo, subito dentro nasce quel tormento che tende a spingere ancora più avanti i nostri occhi verso orizzonti inusitati e davvero coraggiosi. La voglia di cose vere riguarda anche il campo della gioia. Non bisogna aver sperimentato tutto per accorgersi che tutto passa... Basta aver puntato tanto su un nostro sogno, aver giocato alla grande con alcune prospettive semplicemente umane per accorgersi che la delusione è insita in ogni cosa. Allora o ci si arrende o si continua a sognare e sperare. La vera gioia è un dono dello spirito ed è un dono che viene fatto a chi non si arrende, a chi ama il rischio, a chi si butta su strade apparentemente assurde: le strade di Dio che corrispondono alle varie «chiamate» che egli fa personalmente ed ogni uomo perché le sue creature siano felici e libere in Lui, solo in Lui.

Lo Spirito Santo ci "provoca", ci sfida, ci invita a giudicare la nostra vita e la qualità della nostra gioia. Ma la sua non è una sfida che tende ad umiliare o svilire, tutt'altro. Lo Spirito vuole la tua autocoscienza, la tua presa di posizione coraggiosa così da poter supplire la tua debolezza, sostenere il tuo sogno vero, garantire ed assicurare la riuscita della tua vita. Con un amico così viene proprio voglia di partire, lasciandosi andare, nella logica della fede, a dimensioni davvero più che umane, in uno stile di vita che ha più del divino che dell'umano: «Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me!» (S. Paolo).

A. Giovanissimi

La spensieratezza dell'infanzia, con quella gioia limpida che così facilmente si legge sul volto di un bambino, rischia di essere infranta dai primi problemi che intervengono nella pre-adolescenza. Le situazioni si ingigantiscono, il mondo sembra troppo grande, le sensazioni interne rischiano di spaventare... Il ragazzo in fase di sviluppo ha bisogno di punti certi di riferimento, di agganci sicuri per superare i "salti" che la vita chiede di compiere. Il Signore è particolarmente vicino in questi momenti e diventa l'unica garanzia di una gioia che non finirà mai. Solo quando si sente vicino il Signore si è capaci di guardare avanti con la piena fiducia del cuore.
La preghiera aiuta ad allargare i propri orizzonti. Nella preghiera il ragazzo "parla" con il Dio della vita e lo sente coinvolto nel suo cammino. Il Signore risponde con amore di Padre e prende per mano chi a lui si affida; allora i passi si fanno sicuri e la vita non mette più paura.
* Quali sono le difficoltà del mio crescere che rischiano di farmi perdere l'entusiasmo e la gioia di vivere? Conosco la difficoltà e la loro reale portata, oppure mi lascio prendere facilmente dall'abbattimento e dal pessimismo?
* In che misura il mio rapporto con il Signore è capace di serenizzare i miei giorni? Metto tutto nelle sue mani, nella certezza che Egli conosce la mia strada e saprà portarmi lontano?

B. Giovani

Il giovane che ha incontrato il Signore nella sua adolescenza è capace di sfidare il mondo! Chi, invece, ha portato avanti con fatica i suoi passi e si sente solo davanti alla responsabilità delle grandi scelte della vita, rischia il disorientamento e la dispersione lungo le strade comode preparate dal mondo.
Niente è più affascinante di un giovane che vive con serenità la propria esistenza e sa godere delle piccole cose che la vita dona giorno dopo giorno. Ma questo è un dono riservato a chi sa allargare i propri orizzonti, in un confronto attento ed aperto con il disegno del Signore. Ecco perché, a livello giovanile, la gioia coincide sempre con la chiarezza vocazionale. «Cammina l'uomo quando sa bene dove andare», dice Chieffo in una sua bellissima canzone: i passi di chi sa dove andare sono passi nella gioia.
Il giovane dovrà mettersi davanti alla vita come mistero sentendosi "appoggiato", tenuto per mano da un Dio-Padre- Provvidenza che ha a cuore più di lui la riuscita di una vita e la sua piena realizzazione. La gioia nasce, e si conferma, grazie alla intuizione che si sta realizzando un progetto, un disegno fatto dall'Amore di Dio fin dall'eternità.
* Vedo la mia vita come parte di un insieme, progetto in un grande progetto per la piena realizzazione di un «mondo nuovo»?
* Chiedo spesso al Signore quale è il Suo progetto su di me? Trovo pace nella preghiera intesa come dialogo d'amore con Colui che solo conosce il pieno valore di ogni singolo atto della mia vita?
* Davanti alle illusioni che la strada mi propone, ho sviluppato dentro di me un profondo senso critico, usando come metro di giudizio la parola di Dio, in particolare il brano delle tentazioni di Gesù (cf Matteo 4, 1-11)?

C. Giovani coppie

La gioia più grande che l'uomo possa sperimentare sulla terra consiste nel dare la vita per amore, e questo è possibile nell'ambito del Sacramento del Matrimonio dove una persona accetta di «morire a se stessa» perché viva una storia misteriosa e più grande. Le piccole gioie della vita insieme sono un riflesso di questa grande gioia che il Signore ha promesso a chi si affida totalmente ad un disegno d'amore.
Purtroppo l'attacco del male al cammino di una coppia, in particolare di una giovane coppia, è molto forte: il male odia l'amore e tenta di deviare il cammino della fedeltà nelle piccole cose, creando l'illusione di facili itinerari che, in realtà, impoveriscono il cuore e svuotano di contenuto un rapporto. La coscienza di questo rischio rende la coppia serena nei propri passi, libera dall'illusione, pronta a superare il limite che quotidianamente è chiamata a vivere.
* C'è nel nostro rapporto l'aggancio con la sorgente della vera gioia? Il Signore entra a far parte quotidianamente, fin nelle più piccole cose, del nostro cammino insieme?
* Abbiamo sperimentato e fatto tesoro dei piccoli fallimenti che maturano la fede e fanno crescere nella capacità di affidamento alla volontà di Dio?
* Guardiamo avanti con gli occhi della fede, oppure siamo vittime della paura e dello scoraggiamento? La coscienza che stiamo incarnando una storia più grande di noi è capace di portarci su un piano superiore da dove è possibile giudicare con serenità le nostre contraddizioni così che non venga mai meno la gioia vera?

D. Catechisti

Il catechista non è un maestro, ma un testimone. Il nostro mondo, sosteneva Paolo VI, ha oggi più bisogno di testimoni che di maestri; oseremmo aggiungere che il nostro mondo ha bisogno più che mai di testimoni della gioia! Solo chi ha fatto una concreta e vera esperienza di Dio può incarnare un annuncio e farsi strumento di crescita dei fratelli più piccoli.
* Quale è la mia esperienza della gioia nel Signore? Posso dire che sto annunciando ciò che ho contemplato e toccato con mano?
* In che misura i miei ragazzi percepiscono, dalla mia parola e dai miei gesti, che nella mia vita è avvenuto un incontro che ha qualificato le mie scelte ed i miei passi?
* Percepisco il disagio che nasce da uno scollamento tra annuncio e vita? So vivere questa mia incongruenza con umiltà, mendicando dal Signore il dono di essere testimone autentico di una Parola che è fonte di gioia?
p. Silvano Castelli

PER LA PREGHIERA

Camminate secondo lo Spirito
e avrete la gioia

Acclamate ai Signore, voi tutti della terra, servite il Signore nella gioia, presentatevi a Lui con esultanza (salmo 100)
La mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena...
Nessuno vi potrà togliere la vostra gioia! (Vangelo di Giovanni)
I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo (Atti 3,52)
Il Regno di Dio è gioia e pace nello Spirito Santo (Romani 14,17).

«Il cristianesimo è gioia. La fede è gioia La grazia e gioia. Cristo è la gioia, la vera gioia del mondo. Essa è umana, essa è più che umana. È felicità oggi, nell'attesa della piena felicità di domani» (Paolo VI). Dio, in Gesù, si è fatto vicino ad ogni uomo per diffondere su ogni creatura la sua gioia e la sua vita. Lo Spirito ci è dato come fonte della nostra gioia. Gioia di essere e di vivere nella compagnia di Dio: Dio in noi, pienezza della gioia.
La vita cristiana, quando è vera, si traduce in una vita di gioia piena che niente e nessuno potrà mai togliere. Il male, la sofferenza, la povertà, i disagi della vita mettono alla prova questa gioia, ma essa sta, rimane salda perché fede e gioia diventano un tutt'uno.
La gioia e la letizia che Francesco sperimentò nella sua vita sgorgano dalla povertà e dall'umiltà ed hanno il loro culmine nella perfetta letizia che è la letizia nella sofferenza, nel dolore. Ad una mentalità mondana tutto ciò è solo follia. Eppure il Poverello ci ripete: «Dov'è povertà e letizia, ivi non è né preoccupazione né dissipazione» (FF 177). La gioia cristiana non è allora un sentimento, una emozione consegnati alla buona sorta di un momento, ma è una persona, una voce, un volto che riempie di sé la vita. La nostra gioia è Gesù! (cf. Sof 3,14; Gv 20,20; Gv 15,11; Gv 16,22; 1 Pt 1,6; Is 30,29).

Spirito Santo, amore sostanziale e forza vivificante, dispongo il mio spirito alla tua luce sfolgorante e al tuo calore bruciante.
Il mio cuore è buio e freddo, povero e debole.
Tu sei amore personale, tu sei dono incomparabile, tu vita e comunione profonda.
Introducimi alla scuola del tuo amore e avrò la gioia: illumina, conforta, incoraggia, risplendi, insegna, infiamma. In me tu sei tutto! Tu sei pienezza, tu sei gaudio, tu sei difensore, tu sei conforto, tu sei calore e sovrabbondante letizia, tu sei luce di sapienza e del discernimento, tu sei fortezza e maestro di tutte le virtù. Fiducioso ti invoco. Vieni a portarmi la tua gioia, brucia le tristezze e le malinconie. Dammi amore, pace e gioia. Amen!


In ascolto della Parola di Dio - Luca 19, 1-10.

La gioia nasce dall'accoglienza del dono di Dio. Essa germina come frutto dalla Pasqua di Cristo e dalla pasqua dell'anima che accetta di entrare in un cammino di conversione. È gioia della vita ritrovata. È gioia del perdono.

Pausa di silenzio - Canto o canone.

La parola di S. Francesco - Dalle Fonti Francescane 1793, 3027.

Francesco e Chiara sono maestri di letizia cristiana. Essi ti propongono non una letizia qualunque, ma quella dello Spirito. La loro è l'esultanza dell'anima che vive con trasparenza e gratitudine la presenza di Dio e la sua familiarità.


Mio Dio e Signore, ti riconosco e adoro qui presente. Comprendo: questa è per me un'ora di grazia. Tu mi ricrei, ed io mi rinnovo. Tu mi illumini, ed io entro nella tua luce. Tu mi sei vicino, ed io godo la tua ineffabile presenza.
Ma soprattutto tu sei Parola, ed io mi faccio ascolto. L'irradiazione del tuo Spirito Santo crei in me una disposizione interiore e la libertà del cuore, perché in me possa risuonare la tua parola di vita.
Possa portare in me frutto di salvezza e di crescita nella fede e nell'amore. Amen, Alleluja!
p. Albino Tanucci


I frutti dello Spirito Santo /5

LO SPIRITO SANTO POTENZA DI CRISTO RISORTO

INTRODUZIONE
La potenza di Cristo Risorto

Si parla tanto di Dio ma raramente è dato di incontrare gente che possa affermare: «Io ho sperimentato la potenza di Dio che cambia la vita... Ero così, ora sono un'altra persona!». Una affermazione di questo genere non ha nulla a che fare con un incontro teorico o con una fede che possa essere confusa con una idea della vita... Questa affermazione mette in ballo tutta la potenza di un Dio vivo, presente, operante concretamente nella vita di ogni uomo.
In questa scheda abbiamo la gioia di poter presentare una testimonianza-catechesi che nasce da una esperienza concreta della potenza di Dio che è lo Spirito Santo. Il confronto con questa esperienza può mettere in cammino la nostra vita su una strada di concretezza. E credo che tutti abbiamo bisogno di recuperare in concretezza!
La vita può cambiare! E non c'è bisogno che la nostra storia registri esperienze drastiche o drammatiche per invocare un cambiamento di rotta: ogni giorno sentiamo il bisogno di ritrovarci attorno all 'Essenziale per non sperperare energie ed non vagare per strade di illusione.
La testimonianza che riportiamo ci indica una strada per recuperare la luminosità della vita e diventare «segni credibili» per le strade del mondo: questa strada è la purezza, parola ardua per la mentalità corrente, così corrotta su questo campo. Eppure dentro ognuno c'è una grande nostalgia di poter tornare a guardare il mondo, la gente e le cose con una ritrovata libertà del cuore. la purezza è frutto di una dura lotta, e forse questo è il primo campo in cui ci è chiesto di sperimentare l'azione liberatrice dello Spirito Santo, Potenza di Dio, forza di Cristo Risorto.


CATECHESI - TESTIMONIANZA
Lo Spirito Santo, potenza di Cristo che salva

(Paolo) Da molti anni ero alla ricerca di Gesù Cristo, l'ho cercato dentro e fuori dalla Chiesa: l'ho cercato nei corsi a livello teologico e biblico, e conoscevo tante cose su di Lui sul piano intellettuale, però tutto questo non mi diceva niente. Sapevo tutto su Gesù, sullo Spirito Santo, sulla Bibbia,.., ma la mia conoscenza toccava la mia mente, non il mio cuore e la mia vita in modo pieno. Leggevo la Bibbia e non mi diceva quasi niente, però mi affascinava, perché percepivo che, sotto sotto, voleva dire qualcosa di particolare a me, personalmente. Vedevo che il personaggio Gesù Cristo, come me lo presentava la Bibbia, non lo riscontravo nella vita dei cristiani vicini a me, nella comunità in cui vivevo: i riti che celebravo in Chiesa erano vuoti, uscivo con il cuore inquieto, ancora alla ricerca di qualcosa che il Signore voleva veramente dirmi.

(Eliana) E quando imbattevamo in quella parola che dice: «Perché io possa conoscere la potenza della sua resurrezione» non capivamo cosa volesse dire. La capivamo a livello intellettuale, ma non capivamo cosa volesse dire, in una esperienza diretta di vita, cosa volesse dire sperimentare la «potenza» di Gesù risorto. Abbiamo sempre avuto molta fame e sete di Dio, ma non lo trovavamo; abbiamo trovato tante idee su Gesù, su Dio, ma non abbiamo mai trovato concretamente la sua presenza. Allora abbiamo lasciato la fede e la Chiesa, pur non rinunciando a dire al Signore: «Se ci sei, batti un colpo!».

(Paolo) Volevamo mettere alla prova il Signore, perché nella Bibbia avevamo letto che Dio era l'Onnipotente sempre presente accanto all'uomo, un Dio amico. Ecco perché lo sfidavamo dicendogli: «Fatti incontrare, fatti vedere!». Con questa decisione sentivamo di aver rimesso la palla in mano al Signore, ora la cosa riguardava Lui, se non ci si faceva incontrare, era davvero un problema che riguardava Lui!
(Eliana) Siamo passati attraverso molte difficoltà di salute, matrimoniali e familiari (abbiamo perso dei figli), e siamo stati
costretti a guardare in faccia la realtà, ponendoci le domande che certamente ognuno di voi si è già posto: che cos'è la vita, che cos'è la morte, che senso abbia il vivere, che ci sia o non ci sia Dio... E in questa nudità in cui in certi momenti della vita ci si ritrova, abbiamo intensificato la nostra preghiera: «Signore, se ci sei, batti un colpo!». In quel periodo eravamo molto lontani dalla Chiesa, e nonostante questo, il Signore ci ha visitati. Passando davanti una Chiesa (certamente non vi entravamo in quel periodo), ha fatto brillare davanti ai nostri occhi un avviso in cui era scritto un invito ad mi incontro di preghiera. Si trattava di un foglietto molto semplice, scritto a mano. Siamo andati, e solo il Signore sa il perché. Abbiamo preso parte a quella giornata con molta attenzione, e siamo usciti con una sensazione che qualcosa di diverso stesse avvenendo. Vi siamo tornati altre volte, proprio alla ricerca di questa sensazione che non capivamo. A quel tempo non sapevamo nulla di movimenti ecclesiali, di esperienze di questo genere, e questo anche perché eravamo molto chiusi e molto inquadrati a livello mentale.
Che cosa ha fatto il Signore per noi? Una cosa molto semplice, ma molto importante. Alcuni giorni dopo ci trovavamo in una Chiesa a pregare (in verità non ricordo che cosa facessimo in quella Chiesa, perché non è che sapessimo pregare...), ed è avvenuta una esperienza molto strana: io e Paolo abbiamo fatto in un incontro con Qualcuno, abbiamo incontrato Qualcuno che, da quel momento in poi, ha cambiato la nostra vita. La cosa è molto difficile da spiegare, più facile da vivere: da quel momento in poi abbiamo avuto la certezza che Dio c'era, che non era una invenzione, che c'era e chi amava personalmente. Da quel momento la nostra vita si è rovesciata, perché si confrontava e poggiava su una esperienza che diventava vitale. Non immaginate nulla di strano, non si è trattato di niente di mistico. Posso paragonare quello che ci accaduto al disarcionamento che buttò giù Paolo da cavallo sulla via di Damasco... Il Signore ci ha dato un pedatone e ci ha buttato giù dal cavallo delle nostre sicurezze, donandoci la certezza della sua presenza.

(Paolo) Se siete innamorati potete capirci meglio. Cosa succede quando ci si innamora? Quella ragazza o quel ragazzo diventa importante per la tua vita: vedi solo lui o lei, e nessun altro! Se a te piace biondo, lo vedi biondo, se sogni gli occhi azzurri, lo vedi con gli occhi azzurri, anche se li ha scuri... Faresti qualsiasi cosa per lui o per lei; trovi il tempo per stare con chi ami il più possibile. L'incontro con il Signore è come l'innamoramento: cambia e colora la tua vita. Quando mi sono innamorato di Eliana, c'erano tante altre ragazze, e non è che Eliana avesse qualcosa di diverso, eppure io vedevo solo lei.
Parlo di innamoramento, non di cotta, perché è l'amore che porta i frutti buoni della gioia, della serenità e della pace.

(Eliana) Così, all'incirca, è avvenuto per noi. Quando ci si innamora si "scopre" una persona che magari hai già incontrato altre mille volte e non ci avevi fatto caso... Ad un certo punto scaturisce una luce diversa, una prospettiva diversa: questo è frutto dell'amore. E come ci siamo accorti che era scoccata la scintilla dell'amore tra noi e Gesù? Dal fatto che le cose acquistavano un significato, soprattutto la Parola di Dio e la Liturgia. Dopo quell'incontro che ha rivoluzionato la nostra vita, siamo stati incapaci di dormire alcune notti.. proprio come quando ci si innamora sul serio. Tra le nostre mani solo la Bibbia; e questa Bibbia continuavamo a sfogliare, a leggere e rileggere, con quella gioia dentro (ma anche a livello epidermico) che son tutti segni dell'innamoramento. Tutte le cose che conoscevamo prima di incontrare il Signore, e che non ci dicevano niente, hanno cominciato a brillare di una luce diversa e ad essere "significanti" per la nostra vita.
La scoperta più bella è stata quella della preghiera. Avevamo tanto sentito parlare di preghiera, ed avevamo anche provato a pregare, ma per noi era una esperienza pesante, legata ad un senso di dovere; poi abbiamo scoperto la preghiera proprio come la gioia del parlare, dialogare, confidarci che c'è tra me e Paolo (e questo anche se siamo oramai insieme da tanti anni). La preghiera è diventata un rapporto di dialogo e di amore con il Signore, qualcosa di estremamente bello, senza la quale si perderebbe il rapporto d'amore con Lui, come senza dialogo finisce ogni rapporto d'amore tra due persone.
La Liturgia ci sembrava una lettera morta, senza vita e senza senso; avvenuto l'incontro con il Signore si è animata ed è entrata a far parte della nostra vita come qualcosa di essenziale. E, nell'ambito della celebrazione, uno spazio tutto particolare l'ha acquistato il Sacramento della Riconciliazione: da Sacramento misconosciuto e quasi del tutto abbandonato, è diventata per noi una esperienza di autentica gioia, esperienza vitale dell'amore di Dio personale per ciascuno di noi.

(Paolo) Abbiamo capito che la fede non è qualche cosa che va vissuta in alcuni momenti della nostra giornata, ma entra a far parte dei tutta la giornata e di tutta la vita. La fede non è quel cappotto che metto quando vado in Chiesa e che quando rientro riappendo all'armadio; la fede è qualcosa che tocca ogni aspetto della mia vita, ogni piccolo angolo della mia storia. Oggi, davanti ad una persona che mi dice di non credere, io sento di poter dire: «Tu sei una persona libera e puoi pensarla come vuoi, ma io debbo dirti che, nell'esperienza della mia vita, io Dio l'ho incontrato, e so che è sempre con me, in ogni situazione, in ogni attimo, in ogni circostanza della mia vita». Per me il Signore è una presenza attiva che tocca nell'intimo la mia vita. Ho capito che il cristianesimo non è una esperienza per povere vecchiette (senza nulla togliere alle vecchiette!), ma è forza per vivere in pienezza la vita. Il cristianesimo non è qualcosa di cui vergognarsi, ma qualcosa di cui essere santamente orgogliosi per il fatto di aver individuato in Gesù risorto il senso della vita.
Qual'è, allora, il senso della vita? Oggi sento di poter dire: è Gesù Cristo.

(Eliana) Sono santamente orgogliosa di essere cristiana e di appartenere a Gesù Cristo, un Signore così potente! Gesù Cristo non è bacchetta magica che cambia come per incanto la vita... No. E' come quando ci si innamora: tutto è fatto, ma tutto resta ancora da fare! Incontrarsi è il momento più importante, ma sarebbe anche il meno importante se su quell'incontro non avessimo incominciato a costruire una vita. L'incontro con Gesù è importante se, un po' alla volta, si incomincia a convertire la vita a sua dimensione, lasciando che la nostra vita venga cambiata dalla sua parola e dalla sua azione. Mai potrò dire di essere convertita, anche se oggi posso dire di essere più convertita di dieci anni fa. Conversione vuol dire che in tutto il mio essere, in tutto il mio vissuto ed in tutti i miei compiti deve entrare lo Spirito di Gesù Cristo e la potenza del suo Vangelo. Questo non si improvvisa da un momento all'altro, ma è frutto di un lungo cammino e di un costante impegno. La Parola di dio ed i Sacramenti cambiano la nostra vita, un po' alla volta, verso la meta che è l'essere trasformati in Gesù Cristo, acquisendo i suoi stessi sentimenti, il suo stesso modo di guardare, il suo stesso modo di amare... Con le nostre forze non ce la fanno mai, ma con la Sua forza sì. Ecco allora che cos'è esperienza concreta della potenza di Cristo che cambia la vita!

Vuoi conoscere la potenza di Cristo?

(Paolo) Non vorremmo che voi pensaste: «Mah, questi due sotto stati davvero fortunati. Piacerebbe tanto anche a me incontrare Gesù Cristo così... ma come faccio?». Vuoi incontrare Gesù Cristo e conoscere la sua potenza? E' semplice: chiedilo, chiedilo con tutta la forza, grida questo tuo bisogno da profondo del tuo cuore, mettiti in ginocchio e dì: «Signore, tu vuoi essere il Signore della mia vita; io ho scommesso la mia vita sulla tua Parola: fa' quello che dici!». Ma chi ti fa incontrare il Signore? E' lo Spirito Santo e la sua potenza. Quando Gesù nasce non succede nulla, predica, le folle vanno attorno a lui, ma non succede altro che qualche miracolo; Gesù muore, non succede nulla, risorge, non succede nulla; i discepoli si richiudono nel Cenacolo e sprangano le porte par paura... Forse Maria e Pietro riescono a far fare lo qualche preghiera... Ma in quel Cenacolo, attraverso la potenza dello Spirito Santo, gli apostoli, da vigliacchi che erano, si trasformano in coraggiosi, testimoniando la verità di Gesù Cristo. E' lo Spirito Santo che tocca i loro cuori; non li ha toccati in modo sentimentale, ma in modo vivo, li ha toccati talmente che la vita per loro non contava più nulla: per l'annuncio della Buona notizia si fanno picchiare ed uccidere... Ecco cosa opera la presenza dello spirito Santo quando si riversa nel cuore dell'uomo con la sua potenza.
Possiamo anche conoscere Gesù Cristo, ma se non abbiamo sperimentato la potenza dello Spirito Santo, la nostra vita non cambia!

(Eliana) Vi assicuro che quando si fa una esperienza viva di Gesù vivo non si riesce più a tacere! Come quando ci si innamora si ha la voglia di scrivere la notizia sulla prima pagina di tutti i giornali..., così quando si incontra la potenza del Signore si sente il bisogno di gridarlo ai quattro venti, non si può tacere che Gesù c'è ed è vivo! Le prime persone che ci hanno incontrato, in particolare i nostri amici, hanno percepito dall'esterno che qualcosa era accaduto, e ci hanno presi per pazzi!

(Paolo) Dice un Padre della Chiesa che lo Spirito Santo è l'Amore tra il Padre e il Figlio, è il bacio tra il Padre e il Figlio, è l'Amore. La nostra vita su cosa la giochiamo? Tutta sull'amore. Dobbiamo avere nella vita il senso dell'amore. Qual'è la nostra principale vocazione a livello universale? La vocazione all'amore, e quindi alla santità. Forse questo è un termine un po' vecchio e che facilmente buttiamo in un angolino, ma amore è santità. Dobbiamo preoccuparci di scegliere l'amore, e scegliere l'amore è scegliere la sequela di Gesù. Scelgo Gesù concretamente nella mia vita perché Egli mi fa sperimentare l'amore. Se io non ho l'amore di Gesù non amerò mai nessuno. Scegliere Gesù è trovare del tempo per stare con Lui; scegliere Gesù è scommettere la mia vita per Lui, obbedire alla Sua Parola, accettando la Chiesa, che a suo nome mi parla, così come è, santa e peccatrice.
Tanti giovani oggi dicono: «Gesù sì, ma la Chiesa no»; chi vi allontana dalla Chiesa vi inganna. Martin Lutero diceva ad Erasmo da Rotterdam: «Come puoi sopportare la Chiesa con tutta la sua corruzione?». Erasmo rispondeva: «Io sopporto la Chiesa in attesa che diventi migliore, dal momento che anche la Chiesa è costretta a sopportare me nell'attesa che io diventi migliore
Scegliere Gesù vuol dire essere uomini forti, acquisire una personalità, non lasciarsi andare. I cristiani con i musi lunghi non sono testimoni. Cristiani con i! muso lungo non testimoniano Gesù risorto. Il Signore chiede molto, è un Dio geloso, dice la parola: non possiamo vivere con un piede da una parte ed uno dall'altra, vivremmo male e non realizzeremmo la nostra vita.
Bando nella nostra vita ad una immagine "costituzionale" di Dio, come se fosse la regina d'Inghilterra... Cosa fa la regina? Firma le leggi che altri fanno. Così spesso accade anche a noi: ci facciamo le nostre leggi, prendiamo le nostre decisioni e poi andiamo dal Signore e pretendiamo che le firmi, avallando nostre prese di posizione...

La scuola e il tirocinio dell'Amore

(Eliana) Chiamati alla santità ed all'amore; dall'imparare ad amare dipende tutta la nostra vita. Ma non si impara ad amare da un giorno all'altro; è un qualcosa che somiglia all'arte... Questa arte d'amare cozza terribilmente con la mentalità corrente che molti giovani si portano dentro: «Tutto, subito e senza fatica!». Questa impostazione della vita porta i frutti che possiamo vedere tutti. Imparare ad amare oggi è ancora più difficile, perché il termine «amore» è stato corrotto nel suo significato e non si sa più cosa significhi. Cosa vuoI dire amare? L'amore è soltanto un sentimento svanito, soggetto ai mutamenti ed alle mode? Su concetti sbagliati dell'amore trova la spiegazione il naufragio di tantissimi matrimoni. Io credo che chi ci dice veramente che cosa è l'amore è solo la Parola di Dio. Riprendiamo in mano quel brano in cui San Paolo parla dell'amore nella prima lettera ai Corinzi (1 Cor 13). Imparare ad amare è imparare a discernere tra egoismo ed amore: se il centro sono io, questo è egoismo, se il centro è l'altro, allora si tratta di amore vero. Anche se si trova il ragazzo o la ragazza giusta e si gode di una forma di euforia, questo rischia di essere momentanea se non mette in luce la dimensione vera dell'amore che è dare, non ricevere. Si arriva al matrimonio o ricchi di amore o ricchi di egoismo, ed è quello che si ha che si dà all'altro. La felicità e l'armonia della coppia si costruisce nella palestra della vostra età dove siete chiamati ad imparare ad amare, imparando a dare la vita. Il problema non è quindi "trovare" la persona giusta per amare, ma essere" la persona giusta.
Occorre allora tener presente che oggi, nella mentalità in cui viviamo, il termine cristiano di "amore" è esattamente in contrapposizione con quello del mondo. Cristianamente amare vuoI dire volere, desiderare il bene dell'altro, spostando il termine del discorso da come lo pone la nostra società. C'è stato inculcato dai mass media l'idea che l'amore è qualcosa che va e che viene... L'amore è sentimento, ma soprattutto volontà; senza volontà non si costruisce nulla di duraturo nella vita, soprattutto decisione di vivere e di morire per l'altro.
Ma come ci si prepara ad amare? Vivendo bene il quotidiano: niente di più facile e di più... terribile! Perché il vivere bene il quotidiano comporta il recupero dei rapporti con i genitori, con gli amici, con il Signore, da cui solo possiamo attingere l'amore, con noi stessi, con il proprio lavoro. Se durante l'adolescenza si vive in maniera oziosa e sfarfalleggiante, domani si sarà il prodotto esatto di quando si è seminato. Questa è la dinamica della vita; dice la Parola di Dio che «chi semina vento, raccoglierà tempesta»! Da questa dinamica non scapperà nessuno. Se non si imposta bene il discorso oggi, nella palestra della giovinezza, mancheranno le fondamenta al domani, e la casa vi cadrà addosso.

(Paolo) C'è una decisione da prendere: vivere oggi, subito, tutta la vita. C'è un legame pericoloso che ci porta al disimpegno, ed è costituito dal «se»: se avessi altri genitori, se avessi altri compagni, se il mio parroco fosse diverso, se il professore... se il datore di lavoro! I «se» minano la nostra vita ora e la renderanno infelice un domani.
(Eliana) C'è un segreto per rendere bella la vita: cercare sempre la gioia dell'altro, dimenticando se stessi. Chi è proteso a dimenticare se stesso per il bene dell'altro, nell'ambito di un rapporto nasce la gioia. Ma a questo bisogna educarsi, perché la rinuncia a se stessi non la si improvvisa; bacchette magiche nella vita non ce ne sono... Solo l'intervento del Signore cambia il quotidiano, orientandolo alla costruzione consistente del domani. La gioia cristiana è la migliore testimonianza del Signore; ma questa gioia è un dono dello Spirito Santo. La gioia vera non è qualcosa che appare dalle labbra, ma qualcosa che è parte costituzionale di una persona che ha incontrato Gesù risorto.
(Paolo) Quando si incontra il Signore non è che tutte le cose si risolvono... Ma il Signore dona una gioia al di là dei problemi e delle difficoltà della giornata. Il Signore dona l'equilibrio per affrontare le cose difficili della vita. Il tuo cuore diventa un cuore di pace perché ha fatto l'incontro che illumina e trasforma il modo di vivere e di vedere la vita. Allora diventi una persona piena di benevolenza, una persona che, anche non parlando, solo con lo sguardo porterà un messaggio di amore, di serenità e di pace.

(Eliana) Ma questa luminosità nasce da una qualità ben definita del cuore: la purezza. Questo termine forse rappresenta un colpo nello stomaco perché oggi è un termine ritenuto obsoleto, superato. Parlare oggi di purezza comporta tanto coraggio... Ma senza purezza non c'è amore, non ci possono essere «testimoni luminosi» di Cristo risorto. Ma cosa vuoI dire purezza oggi?
La nostra società oggi è estremamente materializzata sul problema della sessualità: tutto, dagli spot pubblicitari in poi, poggia su una strumentalizzazione della sessualità. Dobbiamo essere affascinati dal recupero di un significato originario della sessualità. Dio, creandoci uomini e donne, aveva un grande progetto di pienezza: essi sono stati fatti per essere somiglianza di Dio e, diventando una carne sola, fossero ancora di più a somiglianza del Creatore ed il loro amore venisse divinizzato, assunto nella Trinità così che fosse altamente qualificato. La nostra società ci bombarda costantemente con una mentalità che corrisponde a quanto dicevamo prima: tutto, subito e senza sforzo. Il mondo ti dice che se non vivi tutte le esperienze, se non "consumi" anche che cose più preziose, sei un rincitrullito; tutte le esperienze a livello sessuale sono giustificate con la scusa che non è possibile fare delle scelte se prima non si è sperimentato... Vi viene poi detto, soprattutto, che la sessualità è una cosa "naturale", da vivere nella più assoluta spontaneità, nella più grande libertà (quando a "libertà" equivale sempre, nella mentalità del mondo, il "fare quello che si vuole").
Noi guardiamo ai frutti che questa mentalità del mondo genera, perché Gesù ci ha insegnato che un albero lo si giudica dai frutti. I frutti di questa cultura materialistica e consumistica sono frutti marci e frutti di morte. Mai come in questi anni psicologi e sessuologi sono stati bombardati da problematiche di disarmonia e di insoddisfazione che nascono da un cattivo uso della sessualità. La sessualità funziona bene solo quando, per "usarla", si fa riferimento alle indicazioni del "manuale" fornito dal Costruttore! La Parola di Dio ci rivela il progetto di Dio sull'uomo e sulla donna: seguire queste norme porta ad una vita armoniosa e serena. Il cristiano non è un castrato, ma una persona che vuole camminare discernendo ciò che è menzogna e tenebra da ciò che è luce e verità.


L'armonia e purezza: frutti dello Spirito
Nessuno dice a voi giovani la verità sul mistero della sessualità. Tutti parlano di sesso, ma nessuno vi dice che l'armonia sessuale non è frutto di avventura, ma frutto e dono dello Spirito. La fusione di corpo e spirito è dono dello Spirito, e questo non si improvvisa e non nasce dal farfalleggiamento che porta a cambiare esperienze una dopo l'altra. Quello che sarete oggi sarete domani. La sessualità è una realtà preziosa che va educata, come tutto nella vita deve essere educato; ciò che nasce e si sviluppa allo stato brado non produce frutti! Dall'educazione che date oggi alla vostra sessualità dipende la vostra felicità futura, qualunque sia la vostra scelta di vita. Nessuno vi dice che dalla capacità di continenza (termine... terribile, che non si usa più!), dal saper aspettare, dipende la felicità della vostra vita di coppia di domani. Anche quando sarete sposati dovrete sapere aspettare... Nessuno vi dice che se date oggi sfogo a tutte le vostre pulsioni, non vi state educando certamente ad essere dono per l'altro. Nessuno vi dice che da come vivete e vi educate oggi dipende la pienezza della vostra felicità futura.
Vi pregherei di riflettere sul valore della vostra sessualità e sul valore della purezza: da questa riflessione dipende il colore di gran parte della vostra vita di domani. La purezza non è passata di moda; essa non è un valore in negativo, ma un valore positivo nella vita del cristiano. Se durante questi anni voi non cominciate a difendervi da esperienze sessuali schiavizzanti (sia da soli che con altri), e questo potrete farlo solo con l'aiuto del Signore, voi finirete dentro una dinamica di morte che tarperà le ali alla vostra vita ed alla vostra capacità di amare.
Cosa possiamo fare se ci accorgiamo di aver preso tendenze o abitudini sbagliate? C'è una possibilità di vivere in libertà, senza essere schiavi di niente e di nessuno? Con la potenza di Gesù Cristo, che è lo Spirito Santo, questo è possibile. Se nel vostro cuore sta nascendo un desiderio di pienezza e di gioia, secondo quel progetto con cui siete usciti dalle mani di Dio, questo desiderio può concretizzarsi mettendosi nelle mani del Signore per vivere liberi da una certa cultura di massa, non affittando la testa a nessuno, ma, nella meditazione, recuperare la gioia di pensare e di tagliare con le tendenze di egoismo che sono insite nella nostra vita fin dal peccato originale.
Il mezzo privilegiato per riprendere il cammino con gioia è il Sacramento della Riconciliazione: dono di gioia. Questo Sacramento è la gioia di Dio e la gioia dell'uomo. In esso troviamo la forza per guarire dalle nostre schiavitù e dalle devianze che possiamo trovare dentro di noi. In esso troviamo la guarigione totale, sia sul piano spirituale che morale. Dobbiamo sperimentare la potenza di Dio che ci recupera alla libertà vera. Questo chiedo al Signore per voi: che non vi lasciate narcotizzare la mente e che vi faccia scoprire in potenza e pienezza la gioia della Riconciliazione, con la quale non solo ci viene rimesso il peccato, ma ci viene anche donata tutta la forza di cui abbiamo bisogno per poter vivere una vita di pienezza. (Paolo ed Eliana Maino, comunità «Shalom», Riva del Garda.)


L'esperienza di Cristina:
l'incontro con Dio che salva la vita

La mia testimonianza nasce dal fatto che o g gi posso dire di essere una persona completamente diversa a come ero sei anni fa, quando incontrai la comunità «Shalom». La mia testimonianza la debbo innanzi tutto al Signore, a Lui, infatti, promisi che un giorno, se avessi sperimentato la sua presenza in me, avrei proclamato pubblicamente ciò che aveva fatto per la mia vita.
Provengo da una famiglia cristiana, i miei genitori mi hanno comunicato la fede e gli insegnamenti cristiani, però, appena ho voluto, me ne sono andata dalla Chiesa: non ho più frequentato e non mi sono più interessata alla fede, perché la fede non mi dava nulla. In quel momento, avevo sedici anni, ho deciso io cosa volevo dalla vita. Avevo sete solo di novità, e per sperimentare sensazioni che mi facessero sentire viva ero disposta davvero a tutto. Credo che il mio obiettivo finale fosse quello di conoscere e sperimentare l'amore.
Il panorama che mi si offriva davanti era quello che ancora oggi è sotto gli occhi di tutti: la libertà in ogni senso. Ero davvero convinta che potessi fare tutto quello che volevo, senza essere sottomessa a niente ed a nessuno. Ho deciso di fare la mia strada e le mie scelte: era solo questo che mi interessava. Ho incominciato a fare quello che facevano tanti giovani della mia età, magari con un maggiore accanimento, perché io volevo sperimentare l'amore. Ma allora "amore" per me era quello che si cantava nelle canzoni e si leggeva sui giornali o del quale si parlava alla televisione...
Non avendo alcuna inibizione, già a sedici anni ho incominciato ad avere rapporti con ragazzi. Ho sperimentato che mi stavo avventurando su un piano inclinato e scivoloso: con una spirale in discesa ho incominciato a vivere di quel piacere sottile che ti gratifica e ti fa sentire che si è importanti per qualcuno e magari considerata come donna. Allora ti spingi sempre più in là e finisci per credere che hai trovato la via dell'amore. Anzi, ricordo che in quel periodo mi sentivo anche orgogliosa e più fortunata di tante mie amiche che non sperimentavano quello che io stavo vivendo. Per alcuni anni ho vissuto davvero... momenti di gloria. Se qualcuno mi veniva a parlare di un mondo diverso, magari di un mondo in cui si potesse vivere di valori, come la purezza, ad esempio, io la definivo subito una persona bigotta ed insoddisfatta solo perché non riusciva a soddisfare le sue voglie. Se qualcuno poi aveva il cattivo gusto di venirmi a parlare di Dio questo discorso provocava in me una chiarezza: io ero il dio della mia vita, perché io avevo scoperto l'amore.

È andata bene per alcuni anni... Ed io mi sentivo sempre più matura; addirittura credevo di essere una persona socialmente ed umanamente realizzata, proprio grazie al fatto che ero arrivata a quel punto. Davvero non capivo come tutti non cercassero la mia stessa strada e non facessero le mie stesse scelte. Secondo me quello era davvero il modo migliore di vivere la vita. La mia convinzione mi portò a concludere che ero oramai una persona matura al punto da iniziare una relazione stabile: avevo diciassette anni. Ho puntato gli occhi su un ragazzo ed ho deciso che era l'uomo per me. Non ho cercato di capire se questo fosse giusto; avevo già deciso. Il modo migliore per concretizzare questa mia decisione era quello di mettermi insieme a lui, andando a vivere con lui subito.
E' iniziata così quella che io credevo fosse una grande storia. Con orgoglio apparivo davanti ai miei amici, credendo di dare una immagine veramente forte e matura di me: io avevo avuto il coraggio di fare le mie scelte, andando via da casa, contro il parere dei miei genitori, a soli diciassette anni. Ciò che mi spingeva a comportarmi così, oggi posso dirlo, era una mancanza di Amore, davvero con la maiuscola, che io non avevo ricevuto quando ero molto piccola da parte dei miei genitori; questo amore è davvero essenziale per poter crescere, altrimenti si rimane handicappati, mutilati. Questa carenza cercavo di riempirla con una ricerca ossessiva dell'altro, soprattutto sotto forma di esperienze sessuali che mi facessero sentire grande, autonoma, padrona della mia vita, importante per qualcun'altro.
L'amore che mi mancava era soprattutto quello di mio padre. Il punto di rottura, infatti, con la famiglia è scattato proprio quando ho cominciato a litigare con mio padre per affermare la mia personalità e le mie idee. Nel contrasto si è andati sempre più in là, fino ad atteggiamenti presi solo per contrasto o per reazione.

La relazione con il ragazzo con cui avevo scelto di vivere è andata avanti; socialmente mi sono sentita accettata ed apprezzata per il mio coraggio, e questo mi ha fatto andare avanti anche quando ho incominciato a scoprire che non ero soddisfatta. Non riuscivo a capire perché non stessi bene e non fossi
contenta; in fondo io non stavo facendo altro che quello che volevo, quello che avevo desiderato da sempre, qualcosa per cui gli altri mi stimavano matura e coraggiosa... C'era però dentro di me come un tarlo, un morbo interiore, che mi rodeva sempre di più e mi stava rovinando quel rapporto che avevo voluto... Ogni cosa incominciava a perdere gusto e colore. C'era qualcosa che non andava e non riuscivo a definire.

La cosa andava avanti perché io ero ancora studentessa e non avevo responsabilità dirette nei confronti della vita. Terminata la scuola sono andata in tilt completamente... Non ero più la bambina che faceva capricci perché sapeva di poter ottenere quello che voleva; ora ero una ragazza che doveva impegnarsi e fare delle scelte personali senza poter più contare su delle scuse o sugli altri. Pensavo di trovare un lavoro e di realizzare definitivamente la mia vita come piaceva a me... Ma sono arrivati i primi problemi. Il lavoro non saltava fuori, ero costretta a rimanere in casa ed a... pensare. E mi chiedevo come mai ero arrivata a quello stadio, come mai non fossi felice pur essendo arrivata al momento clou della mia vita... Non sapevo più cosa volevo da me stessa, cosa mi aspettassi da quel ragazzo, cosa volessi dalla mia vita. Non avevo un lavoro, non avevo un futuro, non avevo un punto di riferimento e non sapevo dove cercarlo. Allora intuii che se avessi avuto qualcuno come punto di riferimento, non sarei arrivata a quella situazione di morte. Ma la mia conclusione fu semplicemente negativa: la vita è una terribile fregatura in ogni senso! Tutte le esperienze che avevo fatto, in particolare quelle sul piano sessuale, lasciavano un terribile amaro in bocca e la vita vuota, che mi facevano vergognare di me stessa e non mi facevano più accettare per quello che ero. Avevo dato tutto di me a quel ragazzo, e magari a tanti altri, ed in cambio non avevo ricevuto niente. La sessualità al di fuori di un vero rapporto d'amore e della stabilità del matrimonio, finisce per essere la sorgente di prestazioni reciproche, senza alcuna parola definitiva.
Ero veramente ammalata di insoddisfazione della vita, di me stessa. Pronta a morire, perché non avevo piu in significato a nulla, non avevo un punto di riferimento e non sapevo proprio dove andare a sbattere la testa. E questo non lo potevo ammettere davanti agli altri i quali mi avevano stimato per le mie scelte e davanti ai quali apparivo sempre come una persona brillante. Tra me ed il mio ragazzo non c'era quasi dialogo, per cui non potevo confidarmi: stavo male, e la cosa era solo mia!

A questo punto è tornato a galla dentro di me il Signore. Quel seme posto dentro di me il giorno del Battesimo ha incominciato a smuoversi ed a farsi sentire. Ho incominciato a gridare: «Signore, qualcuno mi ha detto che esisti, che tu ci sei e sei vivo, che operi e che agisci: dove sei? Dove sei in questo momento in cui io non so proprio dove sbattere la testa? Se noti ti fai vedere, Signore, può essere troppo tardi!». Ho incominciato a gridare così al Signore, ed Egli non mi rispondeva; voleva che gridassi ancora di pi, e non con la bocca, ma con il mio cuore. Avevo più che mai sete d'amore; avevo sete del Signore, ma non lo sapevo. Comunque incominciai a pensare che fosse l'unica persona che avrebbe potuto darmi una mano prima che fosse davvero troppo tardi...

Se il rapporto con mio padre era pessimo, debbo dire che mia madre si è rivelata a questo punto una pedina importante messa davanti a me dal Signore. Lei è stata sempre una persona molto credente e già da anni faceva parte della comunità di cui io ora faccio parte. La cosa che mi ha toccato il cuore è stata la serenità di mia madre: per me era incomprensibile ed addirittura... oscena! Ridotta per una vita a fare la schiava di altri, soprattutto di mio padre che non sopportavo, non riuscivo a capire come mai fosse serena, mentre io, che avevo davvero fatto tutto quello che volevo, fossi la persona piu insoddisfatta della terra... Il Signore mi chiamava attraverso la serenità di mia madre. La mia salvezza è incominciata quando ho incominciato a chiedermi il perché della sua serenità. Quando glielo chiesi, lei mi rispose che tutto nasceva dalla sua esperienza di fede, ma me lo disse con molta delicatezza, senza creare in me alcuna reazione. Il più grande pregio di mia madre nei miei confronti è stato quello di non avermi mai tirata per i capelli verso la sua esperienza di fede o verso la Chiesa.
Ho cominciato a chiedere concretamente il suo aiuto; lei mi ha fatto conoscere una sua amica, una dottoressa psicologa, e con la scusa che non stavo bene neppure fisicamente, è iniziato un rapporto di confidenza con questa persona la quale ha intuito esattamente quale fosse la mia carenza.

Ho accettato l'invito ad un incontro di preghiera che durava quattro giorni, ho accettato perché era una occasione per tagliare i ponti con il mio mondo disfatto... Non ero spinta da alcun desiderio di fede: nelle condizioni in cui ero, l'unica spinta era un desiderio di sopravvivenza. La persona che guidava la preghiera fece un invito forte ad aprirsi nei confronti del Signore, ed io mi dissi: «Tanto vale. Oramai sei arrivata fin qua..., ti conviene buttarti», e ripetei ancora un'altra volta la preghiera che avevo incominciato a fare: «Signore, se ci sei, mostrati alla mia vita, fatti sentire, fatti vedere, perché io ti voglio conoscere. Non ho altra possibilità che te, Signore!». Quello era il momento che il Signore aveva preparato dall'eternità perché io lo incontrassi!
Non ho visto niente, non ho avuto apparizioni... Ho solo sperimentato dentro di me una presenza grandissima d'Amore. Quell'amore che io avevo ricercato per anni in ogni modo, quell'amore che mendicavo come una prostituta dagli altri, in un momento ha invaso la mia persona e me lo sono sentito esplodere dentro! In quel momento ho detto: «Qua è il mio posto! Signore, tu sei vivo, miti sei fatto conoscere, ora sono tua!».

Il problema è stato ricominciare tutto da capo... Avevo incontrato l'amore del Signore, ma il mio mondo era tutto da ricostruire... Il Signore è stato tanto buono con me, fin dall'inizio del mio nuovo cammino, e mi ha sempre guidato passo passo, soprattutto attraverso l'amore dei fratelli che mi sono trovata attorno. Il primo segno di questa vita nuova l'ho avuto la sera stessa che sono tornata da quei quattro giorni con il Signore. Appena arrivata, la prima persona che mi è venuta incontro è stato mio padre, con il quale nemmeno ci parlavamo, e mi ha detto (lui che mi aveva sempre imposto la sua volontà): «Tu puoi fare della tua vita quello che vuoi, non sarò certamente io ad impedirtelo». Questo per me è stato un segno del Signore che confermava che stavo intraprendendo la strada buona.

Pian piano ho tagliato tutta la mia vita di prima. Ho tagliato con le amicizie, non perché non volevo più vederli, ma perché avevo bisogno di riallacciare un rapporto nuovo con loro.., Ora sono passati già sei anni, e la mia vita è stata completamente ribaltata! Del mio passato cerco di non dimenticare nulla, perché è stato proprio attraverso i miei tanti errori che oggi posso parlare con gioia della presenza viva di Gesù nel mondo, una presenza che aspetta ciascuno di noi!

Cristina, comunità «Shalom», Riva del Garda


Testimonianze raccolte al XXVII Convegno regionale «Giovani, comunità 2000».

I frutti dello Spirito Santo /6

LA PACE FRUTTO E DONO DELLO SPIRITO

INTRODUZIONE

La pace vera nasce come dono

Se dovessimo fidarci delle promesse degli uomini, la nostra pace sarebbe la realtà più frustrata... Per fortuna la sorgente della pace che noi sogniamo e che, a volte ci è dato di sperimentare, è altrove: lo Spirito Santo è il dono di Cristo risorto ai suoi perché essi, in mezzo alle prove ed alle persecuzioni, potessero tenere alta la bandiera della vittoria.
La demagogia dominante tende a riempire le piazze di chiacchiere e di masse vocianti che parlano di pace, ma tutto questo non è altro che una denuncia del bisogno esasperato di una pace diversa e definitiva. Ma questa pace non è nelle mani dell'uomo e non può essere frutto dei suoi sforzi: una pace così può essere solo frutto di un dono, può venire solo da «altrove». Lo Spirito Santo opera meraviglie nella storia dell'uomo e fa sperimentare la pace vera e lo fa intervenendo non nelle situazioni di conflitto esteriori, quanto in quelle interiori. Non è possibile, infatti, alcuna pace esterna se all 'interno del cuore c'è la guerra; Gesù ci ricorda in modo molto deciso che è dal cuore dell'uomo che nascono tutte le guerre (cf Matteo 15,19), è lì, allora, che bisogna mettere le mani ed intervenire perché I'albero della vita possa portare frutti buoni. Questo intervento di bonifica del cuore è opera dello Spirito Santo: con la sua luce mette in evidenza le incongruenze e le vigliaccherie dell'uomo e con la sua forza lo aiuta a convertirvi verso una novità che genera pace.
Lasciamoci condurre dallo Spirito in una riflessione che potrebbe render la nostra vita luminosa e testimonianza viva di autentica pace.

LA RIFLESSIONE

La Pace è frutto dello Spirito

Gesù, nel discorso di addio ai discepoli (Gv 13,31ss), dopo aver promesso lo Spirito Santo, il Consolatore, mandato dal Padre nel Suo nome, lascia come segno anticipatore di questa futura e perpetua presenza nella Chiesa, la sua pace. Una pace non come quella che può dare il mondo, dovuta cioè ad equilibri tra forze contrapposte, né tantomeno basata sull'avere. Come Egli stesso dirà, è una pace diversa, legata a Lui e fondata su un rapporto. E' lo Spirito Santo, il Paraclito, Colui che guida a questo rapporto d'intimità, dove la creatura si riconcilia con il suo Creatore ritrovando quel giusto posto nell'armonia del creato e quindi nel disegno di Dio.
Forte di quest'esperienza di riconciliazione con Dio, l'uomo, che gode dell'Amore del Padre, trova il coraggio di iniziare il cammino di riconciliazione con se stesso e con la propria storia. Non più schiavo del peccato, egli saprà percorrere il cammino di liberazione interiore che porta alla santità. La pace infatti è luce, trasparenza, giustizia, libertà e solo chi si lascia confrontare e vive in essa così intesa, sarà un uomo che vive nella pace ed indica il cammino alla pace.

La pace è frutto dello Spirito perché lo Spirito Santo è il Rivelatore della verità (cf. Gv 16,13-15) e solo chi cammina in essa trova pace nel cuore. Infatti la pace di cui parla Cristo, non è intesa come assenza di avversità, ma serenità nelle difficoltà ed in quanto tale, alberga nel più intimo dell'uomo, nel "santo dei santi" di questo tempio dello Spirito Santo che è l'uomo e cioè nel suo cuore. Il cuore infatti è il luogo privilegiato dove Dio comunica e si comunica all'uomo: «Ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Osea 2,16). Non essendo del mondo ma legata al cuore dell'uomo, essa diventa parte essenziale della persona stessa: diventa un modo proprio di essere persona.
Essendo frutto dello Spirito e quindi dovuta all'intima unione con Cristo, essa trova in Lui la sua continua e rinnovata vitalità.
Per questo il mondo non può scalfirla o spegnerla, perché non gli appartiene. E' la pace serena che sta in fondo al cuore come la roccia su cui è costruito tutto l'edificio del nostro esistere. Come dice Gesù (Mt 7,24-27), anche su questa casa come su quella fondata sulla sabbia, si abbatteranno la pioggia, il vento ed i fiumi. Le difficoltà, le calunnie e le ingiustizie, infatti, sono parte del mondo e riguardano ogni esistenza. L'esperienza comune insegna che il vivere non è cosa facile: la vita passa attraverso le contraddizioni e le tensioni della convivenza umana e ne rimane coinvolta e ferita. La pace profonda del cuore permette di scoprire e saper leggere un disegno che sta al di sotto dei singoli avvenimenti e che è frutto di un piano d'Amore. Significa scoprire, cioè, che la vita acquista il suo senso più autentico e profondo proprio nel passare attraverso queste realtà.

Il discorso della riconciliazione non si ferma, né potrebbe fermarsi, all'aspetto puramente personale o relazionale con Dio. Perché tale pace sia vera e totale, non può prescindere dalla pace con gli altri, con chi è "diverso da me". Come ci dice S. Paolo (Efesini 2,11-22) Cristo è «Colui che ha fatto dei due un popolo solo... per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l'inimicizia». La pace con il prossimo non significa allora «non fare del male a nessuno», e dunque indifferenza, al contrario significa sentirsi ed essere «uno» con l'altro, in quanto fratello. Con l'avvento di Cristo nella storia, il cristiano è chiamato ad imitare il suo Maestro che prende l'iniziativa e va incontro all'altro. Essere uomini di pace e portatori di pace significa saper riconoscere ad accettare ciò che ci ha ferito e che ha ferito l'altro; lavorare umilmente nella carità e nella verità per guarire tali ferite; arrivare alla contraddizione della croce dove la salvezza passa attraverso la preghiera e l'amore dell'altro. Significa, in definitiva, lavorare concretamente affinché la pace non rimanga un bel principio astratto ma sia testimonianza di un cuore che ha incontrato l'Amore e, in forza dello Spirito, lo vive con sé e con i fratelli. (Johnny Libbi)

LA SCHEDA BIBLICA

«Beati gli operatori di pace»

Isaia 9,5-6: «Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità, ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo dominio e la pace non avrà mai fine».

Luca 2,14: «E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: Gloria a Dio nell'alto dei cieli, e pace in terra agli uomini che egli ama».

Filippesi 3,14-15: «Cristo è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbatte,' do il muro di separazione che ha frammezzo, cioè l'inimicizia... Egli crea dei due un uomo nuovo, facendo la pace...».

Giovanni 14,27: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo io la dò a voi...».
Matteo 5,9: «Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio».

Giacomo 3,18: «Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace».

Nella Sacra Scrittura, la pace viene considerata come un dono messianico per eccellenza, vale a dire un dono che Dio effonderà per mezzo del Signore Gesù, Messia e Salvatore. Il primo testo del profeta Isaia già annunzia questo dono: il Messia sarà principe della pace, con lui la pace non avrà mai fine.
Il testo di Luca di riferisce all'annunzio degli angeli dato agli uomini nel giorno del Natale del Signore: con Gesù è giunto il momento in cui gli uomini saranno gratificati dal dono della pace. Ma cosa è questo dono di pace? In che cosa consiste? Noi oggi siamo abituati a considerare la pace come semplice assenza di guerra. Certo, anche questo è pace, ma non è la Pace! Perché prima di tutto la pace evangelica, quella che Gesù è venuto a portarci è riconciliazione con Dio, prima di tutto, poi con se stessi e con gli altri. E' Gesù che è venuto a distruggere l'inimicizia che a causa del peccato l'uomo aveva contratto con Dio: ora siamo riconciliati con Lui, ora siamo in pace con Lui! Questa riconciliazione porta come frutto la riconciliazione con se stessi e con gli altri. Non potrà dunque mai esserci pace duratura senza prima aver accolta la pace di Gesù. Egli, quasi a prevenire le contraffazioni della pace che gli uomini avrebbero potuto - e di fatto hanno compiuto - perpretare, dice chiaramente: <vi lascio la pace, vi do la mia pace...».
La pace è allora legata alla persona di Cristo e alla venuta del Regno di Dio.
Essa ha uno stretto legame con il tema dell'alleanza, quella Nuova, quella definitiva di cui già aveva parlato il profeta Ezechiele: «Farò con essi una alleanza di pace che durerà in eterno..» (Ez.37,26). Non si tratta di pace quindi solo in opposizione alla guerra, né al limite della semplice e personale pace del cuore, ma è soprattutto la pace propria del Regno di Dio, cioè la pace del popolo di Dio la pace conferita da Dio in Gesù Cristo a coloro che vivono come suoi figli. Essa in Dio ha il suo fondamento e la sua sorgente ed è caratterizzata al tempo stesso da una dimensione personale e comunitaria.
A livello personale la beatitudine evangelica (Mt.5,9) indica coloro che avendo accolto il dono di pace di Cristo (cf: «vi lascio la mia pace...») come una eredità preziosa, diffondono tale pace con il loro amore, la loro carità, la loro operosità attraverso la misericordia e il perdono. Sono uomini di pace, perché spinti dall'amore fraterno, vogliono portare la concordia, l'unità, la riconciliazione e fare conoscere il volto di pace di Dio. E in questo senso la pace acquista un valore comunitario: fare opera di pace significa fare risuonare il Vangelo di pace nella comunità degli uomini.
Ma per fare opere di pace occorre prima di tutto averla nel cuore: un uomo di pace è infatti un uomo pieno di Dio, un uomo che vive abitualmente in unione con Dio. Quest'uomo porta con se il frutto della pace: nel nome del Signore fa vivere nella pace, indica il cammino della pace, permeerà di pace tutte le sue relazioni e saprà suscitare disposizioni pacifiche anche nel prossimo. Nella sua vita e con la sua vita farà trasparire il dono della pace in cui si trova la sintesi di tutto il Vangelo.

* Senti di essere una persona di pace nel tuo intimo? Se no, cosa fai per riconciIiarti con Dio?
*Sei aperto al perdono, alla misericordia? Sai scusare gli altri? Sai comunicare loro il senso della riconciliazione e dell'amicizia?
* Come vedi gli altri? Sono coloro che ti ostacolano nei loro progetti, li vedi come concorrenti che tendi ad eliminare con l'inganno e l'astuzia, oppure hai un cuore aperto all'amicizia, al dialogo, alla comprensione, alla condivisione?

P. Augusto Drago

IN CAMMINO CON MARIA

Maria, Regina della pace

La pace è il dono per eccellenza che Gesù è venuto a portarci. Il Risorto saluta così i suoi discepoli: «Pace a voi!» (Lc. 24,36). Egli dona la pace che solo Lui possiede, diversa da ogni altra proposta di pace: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la da il mondo io la do a voi» (Gv.15,27).
«Shalom» non indica una pace di contratto, non è uno stop alle attività belliche, lasciando gli uomini gli uni estranei agli altri. La non-riconciliazione, a volte, nasce da una resistenza psichica nel rapporto con gli altri.
La nostra società ama gli uguali, ci accoppiamo con i nostri simili: i medici con i medici; gli insegnanti con i loro colleghi; i giovani cercano i loro compagni secondo gli interessi, l'età. Il gruppo dei pari è vocazionalmente settario, non pacifico. Noi abbiamo paura dell'altro se lo vediamo diverso; invece è la diversità che ci completa; in qualche cultura primitiva il diverso veniva messo a morte. Ma se non accettiamo la diversità, rischiamo di proclamare solo la nostra identità e di restarne prigionieri.
Il male ha una sua storia e anche noi operiamo delle ingiustizie ogni giorno legate al nostro egoismo, ai nostri compromessi, all'incapacità di orientare le nostre possibilità reali. L'uomo, quindi, ha una frattura
«dentro»: da solo non sa proprio farla la pace. Ha sempre paura che qualcuno minacci le sue finte sicurezze, la sua libertà.
È Dio che si mette accanto all'uomo per ricostruire con lui la pace. Ecco che scaturisce la preghiera: «O cieli piovete dall'alto, o nubi mandateci il Santo...». Viene Gesù Cristo: è Lui la nostra pace. Chi porta la pace di Dio nel cuore dell'uomo è lo Spirito.
Abbiamo bisogno di incontrare qualcuno che concretamente si sia lasciato guidare dallo Spirito, per contemplare in azione i doni di Dio. Abbiamo bisogno di qualcuno che sia andato avanti, che ci possa mostrare in pienezza che cosa io Spirito è capace di fare: questo qualcuno è Maria.
Maria è stata talmente feconda, talmente generosa con lo Spirito Santo, che il Verbo, chiamato anche Principe della pace, è venuto ad abitare in mezzo a noi. Chi crede in Gesù Cristo, è battezzato nel suo nome, lo segue, conosce la sua Parola e l'ascolta ogni giorno; per questo in lui si avvera la via della pace.
Maria è invocata Regina della pace. Guarderò a te, Maria, a te Vergine dell'accoglienza. Non hai avuto paura di far entrare Dio nella tua vita, di vedere sconvolti i tuoi piani, pronta ad arrenderti a ogni Sua iniziativa, pienamente disponibile a ogni Suo intervento. Ti sei lasciata interpellare dalla Sua Parola che è Parola di pace. Non hai avuto paura «si», anche se sapevi che avresti potuto pagare con la vita quella tua maternità opera dello Spirito e non di un uomo... «Mosé, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa» (Gv. 8,5; cf. Dt. 22,24)...
Ti lasci espropriare, per il bene di tutti noi...
In questo mondo, dominato e lacerato da egoismi raffinati, dall'indifferenza che uccide, da interessi di parte, è una speranza molto grande l'immagine di questa Vergine Madre offerente, che non trattiene per se il Figlio, ma lo dona sempre e comunque. Non adopera le mani per prendere, ma offre la sua vita nella più assoluta gratuità.
«Anche a te una spada trafiggerà l'anima» (Lc. 2,35). Maria, nella presentazione al Tempio di Gesù, riceve una spada, e la riceve per noi. Certo, noi gradiremmo la pace, non la spada. Il Signore presenta, a coloro che intendono seguirlo, una spada, la spada dei distacchi più laceranti, delle scelte più dolorose, delle purificazioni più profonde, dei conflitti più radicali. La pace verrà dopo, dopo la spada.
La pace è un dono di Dio e si ottiene accettando la «logica» del seme: morire per risorgere. Conviene imparare subito questo duro mestiere, l'unico mestiere del cristiano.

Sì, Maria, ora ho capito: la pace si coltiva nel dono sincero di sé (Gaudium et Spes, 24). Un mestiere che Tu hai imparato alla scuola di tuo Figlio. Grazie a te, Gesù: in un mondo di forti e violenti, vieni a noi come un bambino! Dopo anni e anni di «inattività» (secondo la logica del mondo) cominci la vita pubblica presentandoti debole e disarmato. Entri a Gerusalemme cavalcando un asino, come Principe della pace. Non entri come un guerriero; vieni come un povero che ha solo la propria vita da donare per la pace, per la vita del suo popolo. La pace viene data ai «poveri», a coloro che l'aspettano come dono da Gesù, anch'egli povero e con lui si impegnano ad essere costruttori di pace nell'oggi della storia. Nel dinamismo di questa povertà-debolezza, emerge la figura di P. Kolbe, il quale visse e mori per l'uomo, anzi, non mori, ma diede la vita.
Attraverso il gesto profetico compiuto ad Auschwitz, nel cupo regno dell'odio e della morte, esplode il cantico dell'amore e della pace. Grazie P. Massimiliano! Abbiamo capito che «la sorgente della felicità e della pace non sta fuori, ma dentro di noi» (SK 937). In te troviamo finalmente una luce non provvisoria per la notte dei nostri dubbi e un alimento non deludente per la nostra fame di verità. Dalla tua testimonianza nasce una decisione per la nostra vita: la scelta di essere con Cristo e in Lui operatori per la vita del mondo.

Angela Esposito
CON FRANCESCO, «UOMO NUOVO»

Francesco di Assisi e la sua «profezia di pace»

«Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio. Sono veri pacifici quelli che di tutte le cose che sopportano in questo mondo, per amore del Signore nostro Gesù Cristo, conservano la pace nell'anima e nel corpo» (FF 164). Francesco commenta così la beatitudine della pace. Di Francesco e del suo messaggio di pace e della sua opera di pacificazione si parla molto in questi ultimi anni. Molti uomini, di varie ideologie e fedi religiose, sono rimasti affascinati dal suo messaggio di pace. Molti hanno scritto su questo tema.
La pace, nell'esperienza di S. Francesco è un valore che nasce come valore secondario strettamente legato e conseguenziale a un altro valore che è principale: il valore principale è Gesù Cristo, la sua Persona, il suo messaggio. La pace che Francesco incontra, sperimenta e annuncia è Gesù.
In Francesco d'Assisi la pace è allora, prima di tutto, pace teologica (pace con Dio) che si traduce in pace antropologica (pace con l'uomo) e diviene infine una pace cosmologica (pace con il mondo), una pace che abbraccia tutto il mondo, tutto il reale.
Pace teologica: è la consapevolezza che in Gesù Cristo è stata fatta pace tra Dio e l'uomo; ogni comprensione del messaggio di pace di San Francesco rimane murata se non partiamo da questo fondamento. Senza questa fondazione teologica della pace, andremmo inevitabilmente a cadere o a scadere in quelle immagini mielose di San Francesco e la pace - ecopacifismo di moda - fino a ridurre il messaggio di pace di San Francesco ad una realtà puramente strumentale e strumentalizzabile. Francesco è un uomo profondamente concreto, egli per primo ha fatto esperienza della non-pace e poi di Dio-Pace. E dopo aver incontrato il Dio-Pace, dirà: «Il Signore mi rivelò che io dicessi questo saluto: "Il Signore ti dia pace"... "La pace che avete sulle labbra, abbiatela prima abbondante nel cuore"», quindi una pace di natura teologica, che noi cristiani, con un linguaggio preciso, chiamiamo salvezza, cioè liberazione da quella non-pace che è l'esperienza del peccato nel quale tutti siamo nati e di cui tutti facciamo esperienza.
Pace antropologica: la pace dono di Dio si traduce subito in esperienza di pace con l'uomo. E allora troveremo negli scritti di San Francesco pagine mirabili, e nella sua biografia esempi altrettanto mirabili. «Beati quelli che perdonano per lo tuo amore, ka da te, Altissimo, siranno in coronati».
Da quel momento, dall'esperienza della pace di Dio in sé, cambia completamente la prassi: non esistono più nemici, non ci sono più rivali, ma semplicemente dei fratelli da accogliere, da amare, da rispettare... Non ci sono più categorie di persone, cadono le distinzioni.
Il lebbroso che bestemmia per il fetore della carne in dissoluzione, che tratta male i frati, non trova il rimprovero di Francesco, ma un catino d'acqua pulita, le erbe odorose e, l'umile servizio, placa la violenza che c'è nel cuore dell'uomo lebbroso. Il brigante diventa il fratello ladrone. Malek el Kamel, il Sultano di Damietta, s'imbatterà un giorno con un cristiano che gli offre una mano amica e una possibilità di dialogo e, insieme alla parola pacifica, dal cuore pacifico del Poverello l'annuncio di Salvezza... E tra i due nasce un profondo legame di amicizia.
E infine una pace cosmologica: una pace che abbraccia il mondo. Il mondo, che per il medievale era il luogo dove satana manifesta il suo potere, quindi un qualcosa da fuggire (tutta la spiritualità del tempo era segnata dalla fuga e dal disprezzo del mondo) in Francesco il mondo diventa il luogo dove si scoprono e si contemplano i segni della grandezza di Dio Creatore. Il Poverello scopre una convivialità con il mondo eccezionale e per quel tempo veramente inaudita. Nell'abbraccio pacifico e fraterno di San Francesco Dio, uomo e mondo ritornano ad essere in armonia.
Siamo allora in grado di capire, senza scadere nel sentimentalismo, il dialogo di Francesco con le allodole, l'incontro di Francesco con la cicala, la passeggiata di Francesco con la pecorella di Osimo... Dio, in Cristo, ha messo pace nella persona e nella umanità del Poverello di Assisi.
Nasce una strategia francescana della pace, segnata da questo decalogo:
1. Credere nel positivo. Intorno a noi c'è una coltre spessa di negativo e di pessimismo. La gente non mette più al mondo nemmeno i figli perché dice: "Come si può far nascere dei figli in questo mondo, in questo pasticcio. Io non voglio che vengano a soffrire... '. Credere nel positivo, nel positivo di ogni uomo, di ogni situazione. Credere che la forza motrice è il positivo. E questo che cosa fa, fa preferire l'annuncio alla denuncia; un conto è che io ti annunci un valore e un conto è che io denunci un non-valore presente nella tua vita. La mia denuncia diventa rabbia, conflitto. L'annuncio dice la stessa cosa, ma dando all'altro la possibilità di crescere.
2. Rifiuto del pregiudizio. Occorre prendere coscienza della cultura dell'interlocutore per apprezzare la ricchezza che c'è in quella cultura, per avere la possibilità di valutare problemi e richieste; ogni pregiudizio deve essere messo da parte.
3. Riannodare i fili rotti. Compito di ogni uomo è quello di tentare di riannodare i fili rotti della comprensione e della collaborazione fraterna. Occorre sempre più prendere coscienza della propria vocazione alla pace.
4. Trascendenza della pace. Significa che la pace è dono e compito. E' dono perché in questa visione francescana la pace è teologale, viene da Dio, ma è anche compito perché è educazione della persona alla pace che, pur essendo in mano agli uomini, dipende da Dio. Ecco la grande intuizione del Papa per la Giornata del 27 di ottobre dell'86 ad Assisi: pregare la pace!
5. Osare la pace. La pace va ricercata nella rimozione di tutte le cause che producono guerre e divisioni per cui non si può stare ad aspettare la decisioni dei grandi, non si può delegare ad altri, occorre prendersi la propria responsabilità ed osare per cambiare le cose.
6. Dare spazio alla creatività ed alla fantasia. Occorre offrire un amplissimo spazio alla fantasia ed alla creatività per indagare se un problema che appare insolubile possa trovare soluzioni.
7. Credere nella possibilità del cambiamento. Dare ad ognuno la possibilità di cambiare. Non "sei fatto così", ma "cambia", uscendo dal fatalismo. Se c'è una cosa che il Vangelo non conosce è proprio il fatalismo.
8. La pace ha una strada: solidarietà, dialogo, fraternità. Solidarietà è rispetto del valore degli altri, guardare al di là di noi stessi e dei nostri interessi, al fine di comprendere e sostenere il bene comune. Il dialogo è l'incontro di persone che si guardano e che guardano a ciò che li unisce, non a ciò che li divide.
9. La pace ha delle basi: verità, giustizia, amore e libertà. E' quello che ci ha detto il Papa in questi mesi con coraggio e con una solitaria profezia.
10. La pace è sempre un punto di arrivo e un punto di partenza. Francesco d'Assisi ci permette di costruire questo decalogo per la pace. Egli ci aiuta ad osare la pace. (p. Giancarlo Corsini)

ALLA RICERCA DI CONCRETEZZA
La pace e la qualità della vita

È ora che noi cristiani prendiamo le distanze da tanti discorsi sulla pace: un pacifismo demagogico, populista non ha nulla a che fare con quella pace di cui parla il Signore Gesù: «Vi do la pace, vi lascio la mia pace: non come la dà il mondo io la do a voi...» (Gv 14,27). La pace che Gesù promette è in stretta relazione con il suo insegnamento e con la sua presenza; questo ci porta a dedurre che non ci può essere pace vera fino a quando non si incontra il suo Amore e non si fa esperienza concreta della sua vicinanza: «Vi ho detto tutto questo perché troviate in me la pace» (Gv 16,33).
Il problema di fondo, nella nostra ricerca di pace, rimane quello della nostra disponibilità a lasciarci coinvolgere in una storia più grande di noi, in un'avventura che confina con l'abbandono totale e fiducioso tra le braccia di Colui che solo conosce il cuore dell'uomo e solo può dare risposte esaurienti alla eterna fame dell'uomo lacerato nell'intimo proprio per mancanza di pace interiore. Il discorso si fa quindi impegnativo, perché il Signore non ha mai portato avanti atteggiamenti o discorsi qualunquisti: chi vuole sperimentare la pienezza della pace deve essere disposto a giocarsi tutte le sue sicurezze, deve esser pronto a rinunciare alle mezze misure ed al compromesso. La pace di Gesù, frutto del suo Spirito, non conosce patteggiamenti e compromessi, non accetta mediazioni o accomodamenti... È esperienza radicale di una vita che scaturisce dal «sì» ad un intervento dall'esterno capace di generare Salvezza. L'uomo non si salva da solo, ma ha bisogno di «ritrovarsi», ogni giorno nel confronto con il Signore della vita e con il Suo «punto di vista».

La nostra revisione di vita parte da questa certezza: Dio ci ama e vuole la nostra pace! Rivedere la vita alla luce di questa «novità» comporta accettare di mettere in discussione tanti nostri atteggiamenti e tante nostre... pretese. Le strade percorribili, infatti, sono solo due: o una pace da implorare ed attendere come dono, o un arrancare con le nostre forze, nella disperata ricerca di «momenti di pace» che finiscono inesorabilmente per non durare e per deludere. Chi non incontra Dio sul proprio cammino rischia di cedere le armi e finire in mano alle illusioni, alle riduzioni, allo svilimento della propria dignità fino a svendere la speranza dietro strade di qualunquismo e di autodistruzione. Noi facciamo parte della categoria di quelle persone che hanno ricevuto un annuncio determinante: la pace ha un nome, Gesù; la pace è un dono, ed è frutto dello Spirito Santo. Di questo annuncio vogliamo far tesoro e da questo annuncio vogliamo partire per rivedere la nostra vita ed orientarla di nuovo, e sempre più, secondo il progetto originale del Padre, Signore della Vita.

A. Giovanissimi
La voglia di pace la senti forte nel tuo cuore; ti accorgi subito, dopo qualche difficoltà nei rapporti con i tuoi amici, che non sei contento e vorresti fosse ricreata immediatamente l'armonia... Questo sta a dirti che la pace dipende anche da te: è un prezioso dono di Dio messo tra le tue mani perché tu lo renda, giorno dopo giorno, esperienza concreta di vita nella novità dei rapporti con ogni uomo-fratello.
* Vivi nella pace? Sei portatore di pace attorno a te? Sei il primo a riconoscere i tuoi errori perché sia ristabilita sempre la pace?
* Dove trovi la pace da portare agli altri? Sai attingere nella preghiera, e soprattutto nell'Eucaristia, la pace vera che è dono di Gesù nello Spirito Santo?

B. Giovani
C'è il rischio di cadere, in particolare tra i giovani, nella tentazione che la pace sia frutto di situazioni inventate e create ogni giorno attraverso la finzione della piazza; per fortuna il Signore continua a sfidarci con quella insoddisfazione interiore che ci spinge ad andare oltre. Un discorso autentico sulla pace riporta all'intimità del nostro essere ed è spinta inconfutabile alla riscoperta di una ricchezza interiore.
* So distinguere tra la pace che promette Gesù e quella che il mondo propaganda nelle piazze? Come mi difendo dal qualunquismo?
* So andare a fondo nella mia esigenza di pace, anche se richiede un arduo cammino e mi lega alla verità del mio essere? Ho scoperto l'Eucaristia come sorgente di pace e "compagnia" di Cristo alla mia vita?

C. Giovani coppie
L'Amore è esperienza autentica e permanente di pace. Il rapporto di coppia è una «sfida» costante, perché fa toccare con mano l'impossibilità umana di costruire la pace in una intimità libera e gioiosa. Nasce impellente il bisogno di trovare un aggancio forte, capace di reggere la sfida delle piccole cose quotidiane che vorrebbero farmi perdere la serenità e costringermi al fallimento. Il Signore è più grande del nostro cuore, ci ricorda l'apostolo Giovanni: trovato il Signore si individua la
chiave di lettura del mistero quotidiano che concretizza. nell'Amore e dona la libertà anche davanti al proprio limite.
* Nel nostro rapporto di coppia ci resta facile andar oltre i nostri limiti per leggere la storia che siamo chiamati a vivere come flutto e dono del Dio della pace?
* Davanti alle situazioni di emergenza e nei momenti di buio, sappiamo attaccarci alla roccia che non muta, la fedeltà di dio che è fonte della nostra fedeltà? Nella dialettica inevitabile che esiste nel rapporto a due, e che spesso può portare a tensioni e reali difficoltà, sappiamo inserire la presenza del Signore come elemento determinante e qualificante del nostro cammino nella pace?

D. Catechisti
Il catechista è chiamato ad essere un costruttore di pace. L'annuncio della Salvezza è, fondamentalmente, scoperta di una presenza che «risolve» la tensione del cuore dell'uomo creando equilibrio nell'intimo. Il catechista deve aver fatto nella propria vita questa gioiosa esperienza della pace in Dio così sarà facile che la sua testimonianza generi speranza e ridoni autentica fiducia.
* Vivo il mio compito di educatore nella fede come testimonianza di una pace incontrata e sperimentata?
* La mia catechesi tende ad accompagnare concretamente ad un incontro, oppure è limitata dalla ricerca e dalla discussione fine a se stessa? I miei alunni sanno «dove andare» per poter sperimentare la pace vera del cuore?

«La pace del tuo cuore rende la vita bella a coloro che ti sono accanto!» (Frère Roger)

p. Silvano Castelli

PER LA PREGHIERA

«Vi do la mia pace...»

«Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio» (Matteo 5,9)

La pace nella Bibbia viene definita «dono messianico» (Isaia 9,5-6; Michea 5,4). Perciò quando Gesù dice: «Vi lascio la pace, vi dò la mia pace. Non come la dà il mondo, io la dò a voi» (Giovanni 14,27), essa è da intendere come un dono, il quale è legato alla sua persona e alla venuta del Regno di Dio. Le parole del Signore sono un invito affinché i discepoli aprano il loro cuore alla promessa della Nuova Alleanza che sarà conclusa nel suo sangue. Queste promesse si riassumono appunto in una parola: la pace; la pace o colui che sa di essere nella mani di Dio.
La pace, qui, non è solo opposizione alla guerra, né la semplice e personale pace del cuore, ma anche, e soprattutto, la pace propria del Regno di Dio, cioè la pace del popolo di Dio, la pace conferita da Dio a coloro che vivono come suoi figli. E' la pace che ha in Lui il suo fondamento e la sua sorgente. Essa è, secondo l'espressione di Gesù, simile al lievito, che fermenta tutta la massa: al pari dell'amore divino è diffusiva e perciò si comunica all'ambiente vicino e raggiunge i lontani in quanto è espressione di sincera carità.
L'uomo ottiene questo dono divino mediante la preghiera fiduciosa, ma anche una «attività di giustizia», perché, secondo il disegno di Dio stesso, egli deve cooperare all'instaurazione della pace sulla terra.


Invocazione allo Spirito
Vieni, o vera Luce. Vieni, mistero nascosto.
Vieni, tesoro senza nome. Vieni, felicità interminabile.
Vieni, Luce senza tramonto.
Vieni, attesa di tutti coloro che sono stati addormentati.
Vieni, o potente, che fai e rifai e trasformi col tuo solo volere. Vieni, o invisibile. Vieni, tu che sempre dimori immobile e in ogni istante tutto intero ti muovi e vieni a noi coricati negli inferi,
o Tu che sei al di sopra di tutti i cieli.
Vieni, o Nome diletto e dovunque ripetuto; ma a noi è interdetto esprimerne l'essere e conoscerne la natura. Vieni, gioia eterna. Vieni, porpora del gran re, nostro Dio. Vieni, tu che hai desiderato e desideri la mia anima miserabile. Vieni, tu il Sole, poiché, tu lo vedi, io sono solo.
Vieni, tu che mi hai separato da tutto
e mi hai reso solitario in questo mondo.
Vieni, tu stesso divenuto in me desiderio, tu che hai acceso
il mio desiderio dite, l'assolutamente inaccessibile.
Vieni, mio soffio e mia vita. Vieni, consolazione della mia povera anima.
Vieni, mia gioia, mia gloria senza fine.
(S. Simeone il Nuovo Teologo, Preghiera mistica).


In Ascolto della Parola - Filippesi 2, 1-11
La pace evangelica consiste nella concordia e nell'unità fra i fedeli e, per quanto è' possibile, con tutti gli uomini cercando, sull'esempio di Gesù, di decentrarsi da sé per concentrarsi sul bene dell'altro.

In ascolto della Parola - Colossesi 3, 12-17
Un uomo di pace è un uomo pieno di Dio, e ciò equivale a dire che è un contemplativo, un uomo che vive abitualmente in unione con Dio e nel cui cuore regna la pace divina.

In risposta alla Parola - Salmo 121
«Andremo alla casa del Signore». Quello che per Israele fu la salita a Gerusalemme è per l'uomo di oggi la ricerca del Regno di Dio che è«giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo» (Romani 14,17)

L'esperienza di S. Francesco - Fonti francescane 48
L'uomo in pace con Dio e desideroso di portare pace agli altri è limpido nel suo interno e rivela all'esterno lo spirito da cui è animato. Egli è schietto nella sua sincerità e semplicità, ha il cuore «umile e mite», vuole mantenersi fedele a Dio, vivere nella verità del Vangelo. È questo che ci insegna Francesco d'Assisi.
view post Posted: 12/4/2016, 17:17 I frutti dello Spirito - Spiritualità cristiana
I frutti dello Spirito Santo /1



PORRÒ IL MIO SPIRITO
DENTRO DI VOI




INTRODUZIONE

Alla luce dello Spirito Santo

Il cammino intrapreso alla riscoperta della nostra identità cristiana ci porta a contatto con la gioiosa realtà dello Spirito Santo. Dopo aver riflettuto sul Battesimo e sull'Eucaristia, ora guardiamo con ritrovata attenzione il dono dello Spirito che abbiamo ricevuto nella Confermazione.
Lo Spirito Santo edifica la Chiesa costruendo «cristiani adulti», gente che prende sul serio la vita assumendone tutte le responsabilità. Troppo spesso si dà per scontato il fatto di essere cristiani e poco ci si interroga sul ruolo profetico e sacerdotale che tutti siamo chiamati ad esercitare nell'ambito concreto del quotidiano e della storia. Ora lo Spirito ci invita a riscoprire la sua azione ed a coinvolgerci in una dinamica di totale cooperazione alla sua presenza in noi.
Affronteremo il nostro cammino di formazione, di revisioni di vita, di preghiera ponendo l'attenzione a quelli che sono i frutti dello Spirito Santo. Ogni scheda ci aiuterà a «leggere» l'orizzonte nuovo che lo Spirito ci pone davanti, interpellando totalmente la nostra vita e le sue scelte. C'è bisogno di gente coraggiosa! E siccome nessuno di noi ha dentro il cuore la forza sufficiente, lo Spirito viene in nostro aiuto e ci svela una dimensione della nostra vita che neppure abbiamo mai osato immaginare... Noi valiamo molto più di quanto crediamo, è per questo che possiamo anche molto di più...
La fedeltà alla Parola di Dio ed alle sue esigenze ci porterà su strade del tutto nuove, e sperimenteremo la gratitudine profonda per essere stati scelti per incarnare ideali strettamente collegati con il disegno di Dio su ciascuno di noi e sul mondo intero. Lo Spirito ci guidi e ci illumini.




CATECHESI

«Porrò il mio Spirito dentro di voi»

Vorrei iniziare questa mia riflessione con una lettura tratta dagli Atti degli apostoli, capitolo 19: «Ad Efeso Paolo trovò alcuni discepoli e disse loro: "Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?". Gli risposero: "Noi non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo!"». Mi verrebbe, cari giovani, da rivolgere la stessa domanda anche a voi: «Avete mai sentito parlare dello Spirito Santo?». Non vorrei che la risposta fosse come quella degli Efesini... Eppure quante volte avete ripetuto nel Credo: «Credo nello Spirito Santo che è il Signore e dà la vita»; ma una cosa è averne sentito parlare, un conto è dire «credo nello Spirito Santo» e un conto è "sapere", di quella sapienza che è esperienza. Credo che capiate bene la differenza: io posso sapere dell'esistenza del fuoco, ma non conoscerò mai a pieno la sua forza fino a quando non mi sarà capitato di metterci dentro il dito! L'esperienza personale è tutt'altra cosa. «Porrò il mio Spirito dentro di voi»: vogliamo metterci un istante davanti a queste parole tratte dalla Sacra Scrittura (Ezechiele, 36). Dio rivolge queste parole al suo popolo per mezzo del Profeta in un momento in cui sembra non essere più un popolo, è infatti in esilio, lontano dalla sua terra; il tempio è distrutto, sembra ormai tutto fallito; sembra che non ci possa più essere una 'Storia della salvezza" per questo popolo cui Dio più volte aveva fatto promesse di vita e di fedeltà... A questo popolo deluso, stanco al punto da prendersela con Dio ed accusarlo di essere stato la causa della propria rovina, a questo popolo Dio fa questa promessa: «Vi prenderò dalle genti vi radunerò da ogni terra, vi ricondurrò sul vostro suolo, vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne».
Un cuore nuovo: ma che cos'è? E' il contrario di «cuore di pietra»: un cuore duro, impietrito; il cuore è la sede dei pensieri e degli affetti, è il luogo da cui nasce quel fiume di acqua viva capace di raggiungere il cielo, l'amore. Dio promette di trasformare il cuore in maniera tale da diventar capace di amare di nuovo. Dio si impegna a guarire l'indurimento del nostro cuore per renderlo capace di amare. Ma la sorgente dell'amore non è nell'uomo; è in Dio, è nello Spirito di Dio, per cui il Signore, con un'altra solenne promessa dice: «Porrò il mio spirito dentro di voi». La capacità d'amore che Dio dona ha la sorgente nel Suo Spirito; voi, dice il Signore, non avrete la capacità di amare finché io non vi avrò comunicato il mio Spirito. Il Signore promette un'alleanza nuova, un cuore nuovo, una vita nuova, un cuore capace d'amore perché porrà il suo Spirito nel cuore del suo popolo, di ogni fedele di questo popolo perché possa vivere nei suoi precetti.

Notiamo che i verbi di questo brano sono tutti al futuro: vi aspergerò, vi purificherò, vi darò, metterò, porrò, vi farò vivere...; Dio sta promettendo. Ma Dio è fedele, ciò che promette mantiene! «Fedele è il Signore che vi ha chiamati», dirà S. Paolo e certamente farà tutto quello che ha promesso. Allora chiediamoci: quando si è realizzata questa Parola del Signore? Certamente il Popolo di Israele è tornato dall'esilio, ha ritrovato la sua unità attorno al tempio ricostruito, ha ripreso la sua. vita cultica osservando la legge; eppure questa Parola non si era ancora compiuta in pienezza. Quando si compie in pienezza? Quando viene il Signore Gesù, unto di Spirito Santo e Grazia e nella potenza di Dio viene a portare la Salvezza.


Una promessa che si compie

Leggiamo insieme qualche passo che ci testimonia come questa promessa si sia compiuta. Al capitolo 8 della lettera ai Romani Paolo scrive: «Ora, dunque, non c'è più alcuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù, perché la legge dello Spirito di vita ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Infatti ciò che era impossibile alla legge perché la carne la rendeva impotente, Dio l'ha reso possibile mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato egli ha condannato il peccato nella carne perché la giustizia della legge si adempisse in noi che non camminiamo più secondo la carne ma secondo lo Spirito». Ci troviamo qui davanti ad uno dei non rari testi di Paolo che sono di difficile comprensione; però non vi chiedo di comprendere versetto per versetto, chiediamoci solo cosa voglia dire Paolo nel senso generale. Egli ci dice che ora, nell'era messianica, da quando è venuto Cristo Gesù, in quest 'ora che dura, non c'è alcun motivo di condanna per tutti coloro che hanno aperto il loro cuore a Cristo ed hanno aderito al suo Vangelo, perché quello Spirito che era stato promesso, ci è stato dato. Lo Spirito promesso Dio lo ha posto ora dentro di noi.

La legge dello Spirito che dà la vita ci ha liberati dalla legge del peccato e della morte. Paolo dice che lo Spirito ci rende possibile ciò che prima era impossibile: amare. La giustizia della legge, nel linguaggio paolino, è l'esigenza dell'amore: è amando, dunque, grazie all'azione dello Spirito, che noi sappiamo di essere nello Spirito, gustando la «sobria ebrezza dello Spirito», è aprendo il cuore all'amore come dono di sé che sappiamo non dico di possedere lo Spirito, ma di essere posseduti dallo Spirito.

Al capitolo 5 della lettera ai Romani troviamo un grido di esultanza di Paolo: «L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori a motivo dello Spirito Santo che ci è stato dato dal Padre per mezzo di Cristo Gesù». E Giovanni, nella sua prima lettera, 3,24: «Da questo conosciamo che Dio dimora in noi dallo Spirito che ci ha dato, perché questo Spirito ci fa capire che Dio è amore e che chi rimane in Dio, rimane nell'amore e Dio rimane in liti». Ed ancora Paolo nella prima lettera ai Corinzi, capitolo 12: «Siamo stati battezzati in un solo Spirito, ci siamo abbeverati ad un solo Spirito». Tutte queste espressioni ci fanno sentire come la Chiesa e le prime comunità cristiane vivevano nella gioia esultante di essere posseduti dallo Spirito Santo poiché vivevano nell'amore e nella gioia dell'incontro con il Signore.
Potremmo anche fermarci qui, ma voi potreste dire: «Ci hai detto delle Parole, ma come entrano esse nella nostra vita?». Non voglio solo dirvi Parole, ma per quanto mi è possibile voglio trasmettervi un messaggio di vita. Avreste ancora ragione, infatti, se mi chiedeste: «Ma dov'è questo Spirito? lo non lo sento!». Ed io ti rispondo: «È in te! Se non lo senti e non lo vedi non è perché non c'è o non ti è stato dato, non perché su dite ed in te il Padre non abbia ottemperato alla sua promessa, ma perché tu ancora non lo hai fatto esplodere». È come un fuoco, ma questo fuoco non è ancora diventato un incendio. La nostra situazione è come quella di quel povero che aveva ricevuto una grande eredità, ma non sapeva di averla ricevuta, e continuava a vivere da povero... Quando scopre il nuovo conto in banca grida:
«L'avessi saputo prima!». Spesso siamo ricchi e non lo sappiamo; abbiamo un fuoco dentro e non ce ne rendiamo conto; abbiamo una bomba che potrebbe esplodere, ma ancora non è stata innescata...

Lasciate dunque che lo Spirito esploda. Ma come? intanto diciamo subito che quando parliamo di Spirito Santo, le parole non bastano, non servono: quello che occorre è vivere un'esperienza di fede, una esperienza di fede tale che ci riporti a prendere coscienza della nostra identità cristiana. Perché se noi tutti siamo cristiani è perché lo Spirito ci ha plasmati come tali plasmando dentro di noi il volto di Cristo. Si tratta prima di tutti di prendere coscienza di questo fatto. Cosa debbo fare, allora, per far esplodere questo Spirito? Si tratta, con umiltà, prima di tutto, di recuperare nella preghiera e nella meditazione la nostra identità cristiana. Andiamo allora un momento alla ricerca della nostra identità, prendendo lo spunto di un brano che troviamo al capitolo 2 degli Atti degli apostoli, il racconto di cosa avvenne il giorno di Pentecoste.
Pietro e gli altri apostoli, fino a quel momento pieni di paura, ritrovano il coraggio ed affrontano la folla con parole molto forti. Ci voleva coraggio, dopo aver rinnegato Cristo, dopo essere fuggiti, a presentarsi di nuovo davanti alla gente per annunciare la novità... La paura è vinta, la vergogna è vinta perché sono completamente trasformati dallo Spirito. Pietro fa un discorso talmente forte, talmente conquidente e coinvolgente che alla fine la gente rimane scossa: «All'udire questo discorso si sentirono trafiggere il cuore e dissero: "Che cosa dobbiamo fare, uomini fratelli?"».
Si comincia da qui per ricostruire una vita nuova dopo aver ascoltato la Parola forte e esserci lasciati trafiggere nel cuore, chiedendo: «Ora, fratelli, che cosa debbo fare? Quale deve essere il primo passo che debbo compiere?». Pietro risponde dando
alcune significative ed importantissime indicazioni: «Pentitevi, ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo per la remissione dei peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito. Per voi, infatti, è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani». In queste parole c'è l'indicazione per un itinerario verso l'esperienza di mia vita nuova che ti porta all'esperienza concreta dello Spirito Santo.


Un itinerario
alla riscoperta della nostra identità

L'itinerario suggerito da Pietro prevede i seguenti punti: primo, pentirsi. Questa è la parola chiave del Vangelo! Questa parola, nel testo originale, significa cambiare mentalità, voltarsi in un'altra direzione, cambiare il cuore. Questo cambiamento è unito al battesimo che è un bagno nello Spirito. Sia il battesimo che la cresima non sono un gesto rituale, ma un fatto che deve continuare, grazie al mio proposito interiore di cambiare costantemente vita, di mettermi in atteggiamento di conversione. Non si cambia vita una volta per tutte, ma ogni giorno perché sempre dobbiamo rivolgere l'attenzione del cuore al Signore. Se non avessimo questa vigilanza interiore, saremmo costantemente esposti alla mentalità di questo mondo; il cuore si sporcherebbe subito; l'acqua del battesimo deve sgorgare continuamente per purificarci. Questo cambiamento non deve avvenire secondo i dettami del mondo, ma secondo la volontà salvifica di Dio, come ci è stata manifestata nel Vangelo in Cristo Gesù.

Secondo punto: per vivere l'esperienza dello Spirito e per conoscere lo Spirito che è dentro di noi e costruisce la nostra identità cristiana, occorre avere un incontro personale con Gesù. Chi è Gesù per te? Quale incontro personale hai con Lui nella tua vita? Un giorno Paul Claudel (era la prima sera della sua conversione) si trovò in ginocchio a pregare e disse: «Finalmente sei Qualcuno davanti a me! Sei Qualcuno nel mio cuore davanti ai miei occhi e che mi parla». Il Gesù che tu conosci è un Gesù vivo o un Gesù del quale tu senti parlare o del quale tu parli, magari superficialmente, come si parla di tante altre cose... Hai bisogno di fare un incontro personale con Gesù!

Terzo punto: occorre un incontro personale con Gesù Salvatore. Cosa significa il nome "Gesù"? Significa "Salvatore", ma questa rimane una parola finché tu non avrai sentito il bisogno di una salvezza e di una liberazione. Non sentirai, nella profondità del tuo cuore, la presenza di un Gesù vivo fino a quando tu non riconoscerai il bisogno di incontrarlo come Salvatore. Perché questo incontro possa essere vivo, significativo, incisivo e profondo vedi dentro di te il bisogno di salvezza. Se non lo senti vuoi dire che sei in un peccato tale che l'orgoglio ti acceca! Guarda dentro il tuo cuore e scopri con Davide la gioia di poter dire: «Dammi la gioia di essere salvato!».

Ma salvati da cosa? Salvati dal peccato. Occorre quindi avere il senso del peccato. Salvezza come liberazione; ma liberazione da cosa? Liberazione da te stesso, dal tuo egoismo, dal tuo orgoglio, dai desideri della tua carne, dalla tua mentalità, dall'oppressione che ci viene dal mondo, da Satana... Non puoi invocare Gesù se contemporaneamente non senti il bisogno di essere salvato e liberato. La preghiera cristiana inizia sempre con questo. grido: «O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto!».
Quarto punto: Gesù è anche il Signore! Ora Paolo dice che «nessuno può dire che Gesù è il Signore se non nello Spirito». Non solo occorre avere un incontro personale con Gesù, occorre che nella mia vita cristiana io sappia gridare con gioia e con esultanza: «Gesù è il Signore!», che non c'è altro Signore, altro dominatore nella mia vita e questa è la sconfitta di tutte le nostre piccole o grandi idolatrie.
Proclamare che Gesù è il Signore vuoI dire avere un cuore libero da ogni forma di schiavitù per la nostra schiavitù l'abbiamo deposta ai piedi del Signore ed abbiamo posto Lui come unico Pastore ed unico Signore. Occorre gridare che abbiamo dato la nostra vita a Gesù e che vogliamo vivere sotto la Sua Signoria e sotto il Suo potere di grazia e d'amore. E questo comporta accogliere la Sua Parola e lasciare che lo Spirito lo scriva a caratteri indelebili nel nostro cuore. La Bibbia non serve a niente se non esiste un altro libro ancora più grande e significativo che è quello del nostro cuore, perché così lo Spirito fa sì che la Parola diventi vita! «Le mie parole sono spirito e vita», dice Gesù nel Vangelo di Giovanni, e ciò significa che esse sono dono dello Spirito ed esperienza di vita.

L'ultimo punto di questo itinerario per far esplodere l'azione di Dio nella nostra vita è l'apertura al dono dello Spirito. Abbiamo un fuoco che aspetta solo di incendiare dentro di noi, una bomba che aspetta solo di essere innescata: apertura allo Spirito vuol dire lasciarsi guidare dal soffio dello spirito, attraverso un cammino di fede che diventa sempre più luce, così che, mossi dallo Spirito, possiamo essere davvero figli di Dio.
Ma qui possono incominciare le paure. Mi posso fidare davvero di Dio? Ma poi dove vado a finire? Ve lo dico subito con il Salmo: «Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla. Anche se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei perché il tuo bastone ed il tuo vincastro mi danno sicurezza...»: cadremmo nelle mani di Dio! Se davvero potessimo dare il timone della nostra vita allo Spirito Santo, avremmo una vita costantemente nuova ed approderemmo diritti diritti al cuore del Padre. Cadremmo nelle braccia del Padre che sono le braccia più affettuose e tenere che si possono immaginare. Non avere quindi paura di Dio e di lasciarti guidare dallo Spirito perché se c'è qualcosa che impedisce allo Spirito di esplodere nella tua vita, questo è solo la paura!
C'è una grande epidemia di paura tra i giovani! Lasciatevi guarire da questa epidemia. il vaccino contro la paura è quella fede che vince il mondo e che è resa viva dallo Spirito Santo.


Lo Spirito Santo è l'eterna "giovinezza" di Dio!

Abbiamo cercato di ricostruire l'identità di un cristiano mosso dallo Spirito: è un cristiano che rinnova ogni giorno la sua vita, riprendendo sul serio il "bagno" del suo battesimo; è uno che fa un incontro personale con Gesù Salvezza perché sente il bisogno di essere liberato; è uno che fa l'incontro con Gesù, Signore della vita e che si apre, senza paura all'azione dello Spirito.
Ma per sapere se lo Spirito è dentro di noi ed opera, possiamo fare alcune considerazioni di ordine esistenziale. Quando non ti limiti a dire semplicemente la verità su Gesù, ma con coraggio proclami la verità di Gesù, Io Spirito di Dio certamente è in te. Quando senti che Dio non è morto, ma vivo, quando senti che Gesù è il Signore e lo dici a tutti con gioia ed entusiasmo, allora Io Spirito Santo è in te. Quando senti un fuoco dentro di te che ti trascina e desideri che questo fuoco divampi su tutta la terra, allora lo Spirito Santo ha davvero un posto dentro di te. Quando senti una passione per la preghiera, soprattutto per la preghiera di lode, come quella che scaturì dal cuore di Maria nel Magnificat, allora Io Spirito Santo è in te. Quando senti il fascino della santità, della purezza, della castità, quando senti il desiderio di avere un cuore limpido e trasparente e custodisci questo fascino come nostalgia e desiderio, sappi che lo Spirito Santo è già in te ed opera in te.
Si, cari giovani, perché nel cuore del nostro secolo la Pentecoste continua e dovete essere voi questa nuova Pentecoste, perché i Padri della Chiesa dicono che lo Spirito Santo è «la giovinezza di Dio». Lo Spirito è colui che rende Dio eternamente e perennemente giovane, tanto che S. Agostino poteva esclamare: «Troppo tardi ti ho amato, o bellezza sempre antica e sempre nuova!». Chi più di voi, cari giovani, può percepire questa presenza e questo fascino? A patto che abbiate purezza e limpidezza di cuore.
Se il mondo dice che non ci sono più speranze, tu dirai che non è vero, perché se non ci sono più speranze, questa è l'ora della speranza nello Spirito e nella signoria di Cristo Gesù. Se qualcuno ti dirà che nei mondo ci sono le tenebre dell'odio e della guerra, tu, armato di questa speranza nello Spirito che dà carica alla tua giovinezza dirai che è vero, ma questa è l'ora dello Spirito e del coraggio! Vivi speranza e gioia, come frutti dello Spirito Santo per te. E se qualcuno, in un mondo di tristezza, in un mondo opaco ti vede così rinnovato e ti dicesse: «Ma cosa ti è successo?», tu risponderai: «Credo nello Spirito Santo, che è Dio, è il Signore e dà la vita, è in me e mi dà la forza!».

P. Augusto Drago


(Relazione tenuta al XXV Convegno regionale «Giovani, comunità 2000»)





PER LA PREGHIERA

«Vieni, Santo Spirito,
manda un raggio della tua luce»


«Vieni, Spirito Santo, e invia dall'alto del cielo un raggio della tua luce». E' vero, lo Spirito abita già in te, ma è come imprigionato in un cuore di pietra. Per questo devi evocare lo Spirito continuamente, perché venga fuori da te a ringiovanire i tessuti invecchiati del tuo cuore.
Egli viene dall'alto per illuminare il tuo cuore, per farti conoscere il padre, per rivelarti il Figlio, e, soprattutto, per introdurti nella loro "sfera" d'amore. Non smettere di dirgli: «Vieni», perché è un ospite discreto e delicato e se tu ignori la sua presenza non si imporrà, ma ti lascerà libero ai tuoi pensieri. Tieni d'occhio il momento della sua venuta, ma la coglierai difficilmente, perché lo Spirito «soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va» (Gv 3,8).
Vivi nel silenzioso ascolto della Sua voce, sull'esempio di Maria, sempre vigilante, che non indugiò in una ricerca vana e distratta, ma nella pazienza e nella perseveranza ha saputo attendere la «manifestazione di Dio». Lasciati «adombrare dalla sua ombra» in una disponibilità e docilità totale, disarmante. Investi, e il Signore saprà ripagarti con il centuplo.

Canto di invocazione dello Spirito Santo.

Prostriamoci davanti a Dio Padre, chiediamo a lui di usare verso di noi la sua gloriosa ed immensa potenza, per farci diventare spiritualmente forti con la forza dello Spirito, e di far abitare Cristo nei nostri cuori, per mezzo della fede. Chiediamo a lui che siamo saldamente radicati e stabilmente fondati nell'amore. Così che, insieme con tutto il popolo di Dio, possiamo conoscere l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità dell'amore di Cristo ed essere pieni della ricchezza di Dio.
Dio agisce in noi con potenza e in tutte le cose può fare molto più di quanto noi possiamo domandare o pensare. A Dio sia gloria, per mezzo di Gesù Cristo e della Chiesa in ogni tempo e per sempre. Amen!

Breve pausa di silenzio. Canto di un canone meditativo.

Prima lettura - Dal libro della Sapienza (11, 24 - 12,1)
«Signore, tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata.
Come potrebbe sussistere una cosa se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza? Tu risparmi tutte le cose, perché sono tutte tue, Signore amante della vita, poiché il tuo Spirito incorruttibile è in tutte le cose»
Parola di Dio.

Breve pausa di silenzio

Seconda lettura - Dal libro del profeta Gioele (3,1-2,5)
Dice il Signore: «Effonderò il mio Spirito sopra ogni uomo e diventeranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno i sogni, i vostri giovani avranno visioni. Anche sopra gli schiavi e le schiave, in quei giorni, effonderò il mio Spirito. Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo, poiché sul monte Sion e in Gerusalemme vi sarà la salvezza, come ha detto il Signore, anche per i superstiti che il Signore avrà chiamati».
Parola di Dio.

Breve pausa di silenzio - Canto meditativo.

Terza lettura. Dalla «Lettera ai fedeli» di S. Francesco (FF. 199-201)
Non dobbiamo essere sapienti e prudenti secondo la carne, ma piuttosto dobbiamo essere semplici, umili e puri. E disprezziamo noi stessi, fetidi vermi, così come dice il Signore per mezzo del suo profeta: Io sono un verme e non un uomo, sono l'obbrobrio degli uomini e lo spregio del popolo. Mai dobbiamo desiderare di essere sopra agli altri, ma anzi dobbiamo essere servi e soggetti ad ogni creatura per amore di Dio. E tutti coloro che faranno tali cose e persevereranno fino alla fine riposerà su di essi lo Spirito del Signore, e Egli ne farà la sua dimora, e saranno figli del Padre celeste di sui fanno le opere, e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo. Siamo sposi, quando per lo Spirito Santo l'anima fedele si unisce a Gesù Cristo.
Siamo fratelli suoi, quando facciamo la volontà del Padre suo che è in cielo. Siamo madri sue, quando lo portiamo nel cuore e nel nostro corpo con l'amore e con la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso sante opere che devono risplendere agli altri in esempio.
Oh, come è glorioso, santo e grande avere in cielo un Padre! Oh, come è santo e bello e amabile avere in cielo uno Sposo! Oh, come è santo, come è caro, piacevole e umile, pacifico e dolce e amabile e sopra ogni cosa desiderabile avere un tale fratello che offrì la sua vita per le sue pecore e pregò il Padre per noi dicendo: Padre santo, custodisci nel nome tuo coloro che mi hai dato. Padre, tutti coloro che mi hai dato nel mondo erano tuoi e tu li hai dati a me; e le parole che desti a me io ho date a loro; ed essi le hanno accolte e veramente hanno riconosciuto che io sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo. Benedicili e santificali. E per loro io santifico me stesso; affinché anche loro siano santificati in unità come lo siamo noi. E voglio, o Padre, che dove sono io ci siano con me anche loro, affinché vedano la gloria mia nel tuo regno.

Breve pausa di silenzio. Omelia del celebrante.

Contemplazione corale
(a cori alterni, tra guida ed assemblea)

Guida
Spirito di Dio, grande e misterioso,
dalla notte dei tempi cammini a fianco dell'uomo:
noi vogliamo confessare ora questa tua presenza misteriosa nella storia dell'umanità, della Chiesa e di ogni uomo.
Tu sei all'inizio dei tempi e della vita dell'uomo e di ogni creatura:
tu sei il soffio di Dio, creatore e Padre di ogni vivente.
Assemblea
Noi viviamo in te, Spirito della vita: rendici consapevoli del fondamento ultimo dell'esistenza e di questo vagare dell'uomo
e dell'universo nel tempo e nello spazio.
Guida
Tu sei vicino all'uomo dall'inizio dei tempi, quando muove i primi passi verso la civiltà, quando crea famiglie e città, e si interroga sul suo pellegrinare nel tempo. A ogni uomo tu hai offerto il tuo aiuto perché fosse capace di animare la natura l'amore e la morte.
Assemblea
Noi ti riconosciamo, Spirito che cammini con l'uomo: tutto è stato fatto in tua presenza, con la tua forza ed il tuo amore. I popoli tutti della terra, animati dal tuo amore, hanno provato, con fatica e coraggio, a dare vita alla loro vita e a cercare Dio nascosto nell'universo.
Guida
Tu sei il cuore dell'uomo Gesù, pieno della vita di Dio: nella speranza che viene da te egli annunzia il Regno di Dio. Nel tuo amore egli ama ogni uomo, si fa vicino ai peccatori e ai bambini per proclamare la dignità divina di ogni esistenza.
Nella tua fede egli ha chiamato a sé uomini e donne perché custodissero la grande promessa del Regno di Dio.
Assemblea
Noi ti riconosciamo Spirito di Gesù di Nazaret, insondabile mistero che ha riempito e scaldato la vita ed il cuore di un uomo fino a farlo vivere ed essere Figlio di Dio. In lui ti sei fatto vicino per sempre ad ogni uomo, chiamandolo ad essere Figlio di Dio ed erede del suo regno che è e che viene.

Preghiera spontanea di lode, ringraziamento, intercessione.
Canto del "Padre nostro" e scambio della pace.

Preghiera conclusiva
Spirito Santo, facci rinascere come Figli di Dio, apri i nostri occhi e dacci luce per vedere. Vento che soffia quando ti invochiamo, donaci la forza d'amare; fuoco che ardi nel mondo, rinnovaci nella vita.
Tu che sei Dio ed eterno amore per tutti i secoli dei secoli. Amen!


I frutti dello Spirito Santo /2


L'AMORE
È FRUTTO DELLO SPIRITO





INTRODUZIONE

Amore: sulle ali dello Spirito

Troppe volte si parla dell'amore come di un "qualcosa" ormai scontato... quante volte I 'amore é una "catena ", frutto di una nostra convinzione, di una nostra certezza o modo di vivere che finiscono per diventare un peso insostenibile. Quante volte tarpiamo le ali all'amore... Alziamo il volto da terra e incontriamo il tuo sguardo, Signore; in un sorriso ci chiedi: «Non hai ancora imparato a volare?». «No, Signore, non sappiamo ancora volare». E il tuo sguardo ci parla: «Quando verrà lo Spirito di Verità, Egli vi guiderà alla verità e non avrete più paura perché l'Amore è Dio, e chi dimora nell'Amore dimora in Dio, e Dio in lui... L 'Amore, allora, sconfiggerà la paura».
Paura di «volare», paura di volare ogni volta che incontriamo qualcuno che ci umilia nella nostra presunzione, nel nostro orgoglio; paura di volare quando ciò in cui crediamo ci è messo in discussine, quando il nostro lavoro ed il nostro impegno finiscono nel fallimento, quando ci è chiesto di credere e testimoniare ciò per cui lottiamo; paura di volare nell'attesa, nel silenzio; paura di volare ogni volta che ci è chiesto di Amare.
Questa voce che ci hai donato, Signore, continua a gridare e allora si riaprono le ali e siamo pronti per un nuovo volo ; ma questa volta siamo con Te: e questa è la scoperta dell'Amore che vince ogni paura. «Mi indicherai, Signore, il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra» (Salino 15).



LA RIFLESSIONE

L'Amore è frutto dello Spirito

Il tema dell'Amore in quanto frutto dello Spirito, ci porta inevitabilmente a riflettere sull'uomo in quanto uomo nuovo rinnovato nello Spirito (cfr. Efesini 4,23).
Gesù nei Vangeli parla spesso di «frutto» qualificandolo soprattutto come verifica ultima dell'autenticità di una persona («li riconoscerete dai loro frutti...» cfr. Matteo 7,16). Osserviamo il creato: il frutto di un albero non è mai una realtà casuale, immediata, folgorante, bensì è il risultato di un lungo e silenzioso lavorio, conseguenza «naturale» di ciò che l'albero è veramente. E' così anche in termini di vita cristiana. Non è tanto l'opera buona o la buona parola detta che manifesta la vera identità di chi l'attua in quanto tutto ciò può essere opera anche di falsi profeti, che vengono travestiti da pecore ma che dentro sono lupi rapaci (cfr. Matteo 7,15). Il frutto invece è conseguenza della vita (in senso ampio), dice dove questa vita è innestata e a quale linfa attinge («Io sono la vite, voi i tralci». Giovanni 15,5).

Qui entra in gioco la nostra corresponsabilità circa la nostra storia, in quanto liberi di rispondere alla chiamata d'Amore di Dio alla vita. Essere innestati in Cristo significa diventare «capacità» e dunque docili allo Spirito Santo che, come linfa, pervade l'uomo vivificandolo dal di dentro. Significa, in definitiva, vivere da Figli di Dio, vivere in Dio. E chi vive in Dio è un fedele seguace di Cristo; guarda con attenzione il comportamento del suo Signore; da Lui si lascia ispirare e guidare attraverso le risorse della propria creatività. Lo Spirito Santo affina la sensibilità del cristiano, ne trasforma e plasma il cuore, lo rende forte e generoso, amabile e mite. L'uomo entra in relazione, cioè, con l'essenza stessa di Dio, con la Trinità che è comunione d'Amore perché Dio è Amore (cf. 1 Giovanni 4,8).
Ecco allora perché Paolo pone l'Amore come primo frutto dello Spirito in quanto è sorgente di tutti gli altri.
La carità in Paolo rappresenta non uno degli atteggiamenti richiesti ai credenti, ma il fondamentale orientamento di vita che ingloba le singole espressioni di obbedienza al volere di Dio.
Diventa abbandono a una spontaneità d'Amore esistente nella persona per la presenza dello Spirito. Essere fedeli al comandamento, dunque, non è cosa diversa dall'essere fedeli a se stessi, seguendo la spinta della propria interiorità rinnovata dalla grazia.
S. Tommaso, per illustrare tale dono dello Spirito, osserva che «Amare è dare Amore». Qui sta il grande mistero del cuore umano e dell'Amore di Dio: Dio non soltanto ci rivela il suo Amore, ma ci ispira anche il Suo Amore; così noi impariamo veramente ad amare: l'azione divina è come un'educazione all'Amore. Solo un cuore che avrà sperimentato il vero amore, semplice, totale e gratuito, sarà capace di intraprendere un cammino verso l'Amore (cfr. Samaritana; Giovanni 4,1-42).
Infatti, ciò che fa vivere l'uomo, ciò che lo sorregge nei momenti difficili, non è soltanto la consapevolezza che in qualche parte qualcuno o qualcuna lo ama, ma anche la forza di amore che egli stesso porta in sé per gli altri. Vivere in Dio allora significa essere portatori non di un amore solitario, ma di un amore che supera i limiti del proprio confine personale per divenire «porta viva» del Regno di Dio nel quotidiano della storia.

Johnny Libbi


LA SCHEDA BIBLICA

L'Amore è stato riversato nei nostri cuori


Romani 5,5: «L 'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori, per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato».

1 Corinti 13, 1-7: «Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angell, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona e un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, nono sono nulla. E se distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.
La carità è paziente, è benigna la carità. Non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto delle male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine».


È bene precisare, prima di tutto, il significato teologico e biblico dei frutti dello Spirito Santo. La nostra vita cristiana e spirituale si attua e si esprime in noi interamente sotto la mozione dello Spirito Santo. È Lui che ci rende capaci di agire soprannaturalmente e di vivere in intima unione con Cristo da cui ci viene la salvezza. Tale mozione dello Spirito si attua a diversi livelli: anzitutto Egli, che abita in noi a partire dal Battesimo, ci rende capaci di compiere gli atti delle virtù, soprattutto della virtù della fede, della speranza e della carità (= virtù teologali, chiamate così perché hanno per oggetto Dio), e poi le virtù morali, quelle che riguardano cioè l'agire dell'uomo. Ad un livello superiore lo Spirito Santo opera in noi perfezionando l'agire delle diverse virtù e lo fa infondendo in noi i sette doni (= sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio).
Quando il cristiano si fa guidare dalla mozione dello Spirito e rimane docile alla sua azione, agisce in pieno regime soprannaturale e la grazia di Dio che si esprime nell'intima unione a Cristo, cresce abbondantemente.
I frutti dello Spirito si hanno a questo livello di vita cristiana: essi sono per così dire i risultati derivanti dalla azione dello Spirito Santo in noi che ci unisce intimamente a Cristo. Il frutto di per sé è godibile e prima di tutto ne fruisce, con una certa gioia interiore, chi lo possiede. Ma il frutto non è solo oggetto di fruizione, per l'uomo oramai divenuto "spirituale", è anche un frutto portato perché gli altri a loro volta lo possano cogliere e gustare: è come se il prossimo, gli altri, venendo a contatto con l'uomo spirituale, ne colgano il senso di gioia, di pace e di amore che ne deriva. Il frutto è dunque da gustare, ma anche da portare a beneficio degli altri.
Il primo frutto dello Spirito Santo è la carità. Non ce da stupirsi di questo. Lo Spirito Santo, infatti, è la carità stessa di Dio che si dona a noi: è l'amore di Dio gustato in un'onda crescente di gioia divina che sa di beatitudine. E' il senso del primo testo proposto. Possiamo dire di più: l'amore è l'unico frutto dello Spirito Santo in quanto è la sorgente di tutti gli altri.
Il secondo testo proposto è il famosissimo elogio della carità tessuto da quel cantore dell'amore di Dio che è l'apostolo Paolo.
In questo "elogio" Paolo sembra dirci che senza la carità niente ha valore: anche le cose più grandi ed eclatanti che possiamo fare. Senza la carità soprattutto non si è nulla, anche se come persone possiamo essere portatori di valori umani e significativi. Chi ha l'amore è, chi non ha l'amore non è!

Di questo amore Paolo ci dice ancora alcune qualità: dell'amore si può parlare in termini non astratti, ma in termini di azione; amore è soprattutto l'attività dell'amore. Perciò questo amore è paziente, cioè sa sopportare le difficoltà che provengono dai difetti altrui; è benigno, cioè portatore di bene, servizievole, pronto a farsi tutto a tutti; sa compartecipare e non è invidioso, cioè non di dispiace del bene compiuto dagli altri; non si vanta, cioè non è vittima di vanagloria che è frutto di superbia ed orgoglio; non manca di rispetto, cioè nasce da un cuore puro, limpido e perciò non cerca il suo interesse, non tiene conto del male ricevuto!

* Ti sei mai interrogato sulle qualità del tuo amore per il Signore e per il prossimo?
* Quali pensi possano essere i frutti che può cogliere dalla tua personalità "cristiana" chi ti avvicina?
* L 'amore cristiano non è sentimentalismo, non si definisce egoisticamente (= amare per il proprio tornaconto e per il proprio vantaggio: ciò sarebbe sfruttare gli altri): in che misura ne sei convinto?
* Quali forme concrete ci sono nella tua vita per esprimere l'attenzione verso gli altri?

p. Augusto Drago


IN CAMMINO CON MARIA


Maria ci dona Gesù-Amore:
frutto dello Spirito


Frutto dello Spirito è l'Amore: un tema più vasto di questo non poteva esserci! Qui è in gioco l'intero messaggio cristiano, la «buona notizia» evangelica con tutta la sua potenza "rivoluzionaria", anzi, e in gioco l'intera opera della salvezza!
Che fare? Non resta che invocare l'aiuto dello Spirito Santo e di Colei che «si trovò incinta» per opera Sua (cf. Matteo 1,18), cioè fu resa Madre, pur essendo e rimanendo vergine. Considerato ciò che è avvenuto in Maria per la «potenza dell'Altissimo» (Luca 1,35), la Madonna può essere ritenuta giustamente la persona più esperta in questo campo: nessuno meglio di Lei ha conosciuto e sperimentato così intimamente il primo e il più importante frutto dello Spirito Santo: l'Amore.
Dio è amore, dice S. Giovanni (1 Gv 4,8.16), e in Maria questo amore divino si è reso non solo visibile a noi, ma si è fatto uno di noi prendendo la nostra carne. Se con il battesimo siamo stati innestati in Cristo, cioè in Colui che è la manifestazione ultima e totale dell'amore di Dio (cf. Gv 3,16-17), apparteniamo a Cristo e in Lui siamo anche eredi del Regno, di quella vita divina di cui possediamo già le primizie e la caparra: lo Spirito Santo (cf. Romani 8,23).
Ecco perché non possiamo più vivere come se appartenessimo a noi stessi o a quel mondo che passa con la sua concupiscenza (cf 1 Gv 2,16-17). «Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui», dice chiaramente S. Giovanni (1 Gv 2,15). Perché lo Spirito Santo, che è l'Amore del Padre dato ai credenti per mezzo di Cristo Gesù, ha desideri contrari alla carne e allo Spirito del mondo. E mentre i desideri della carne portano alla morte, i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace (cf. Romani 8).
Partecipi di questa vita divina, non siamo più sotto il dominio, la regia della carne, ma dello Spirito, dal momento che con il Battesimo e la Cresima lo Spirito di Dio abita in noi.
Allora se uno è in Cristo, e lo ha scelto come Signore della propria vita, è una creatura nuova (2 Corinti 5,17): non può tornare al vecchio lievito del peccato e dello spirito del mondo, pena il fallimento esistenziale su tutti i fronti! Noi non abbiamo ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura (degli idoli, delle mode, delle ideologie...), ma lo Spirito di Cristo che ci rende capaci di chiamare Dio nostro Padre, perché siamo realmente suoi figli (cf. Romani 8,15-17). E i figli dell'Amore devono compiere le opere dell'Amore.
«Vi ho dato l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi» (Giovanni 13,15), ha detto Gesù. E questo comando trascende il gesto della lavanda dei piedi per significare l'atteggiamento di fondo che deve contrassegnare l'amore fraterno dei suoi discepoli: il servizio.
Un amore, dunque, che, come quello del Maestro, arriva fino alle estreme conseguenze di una vita donata: come ho fatto lo, così fate anche voi. «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Giovanni 13,15; 15,12-13). E Maria di Nazareth, in un sì di fede ripetuto ogni giorno e sotto la croce, ricolma dello Spirito del Signore, ha fatto di tutta la sua vita un dono: un dono per Dio e un dono per i fratelli, che Lei ha accolto come figli. In Lei si condensa tutto l'amore della creazione che torna a Dio, accogliendo pienamente il Suo piano salvifico.
A questo riguardo, sono quanto mai significative le riflessioni che P. Kolbe ha scritto nell'agosto del 1940, nonostante l'infuriare del secondo conflitto mondiale: «Dal Padre, attraverso il Figlio e lo Spirito Santo, discende ogni atto dell'amore di Dio: atti creativi, atti che mantengono nell'esistenza, atti che danno la vita..., tanto nell'ordine della natura quanto nell'ordine della grazia. Così Iddio partecipa l'amore alle sue innumerevoli somiglianze infinite. Inoltre la reazione d'amore della creazione non sale al Padre per altra via che attraverso lo Spirito e il figlio... Il vertice dell'amore della creazione che torna a Dio è l'lmmacolata: l'essere senza macchia di peccato, tutta bella, tutta di Dio. Neppure per uno istante la sua volontà si è allontanata dalla volontà di Dio. Ella è appartenuta sempre e liberamente a Dio» (Scritti, SK 1310). Il che è come dire che Maria ha realizzato pienamente il comandamento di Gesù e in Lei lo Spirito Santo ha potuto manifestare in pieno il suo dono più grande: l'Amore.
San Massimiliano ha contemplato e compreso talmente il mistero dell'amore divino che si compie in Maria, l'Immacolata, da divenirne in qualche modo partecipe, quasi trasformato in Lei. È alla scuola di Maria che egli diviene pian piano capace di realizzare a sua volta il comandamento di Gesù, così che tutta la sua vita e la sua morte hanno acquistato l'eloquenza dell'Amore più grande.
Ogni cristiano alla scuola di Maria, la discepola perfetta, può imparare a lasciare sempre più spazio all'azione dello Spirito, perché anche in noi maturi il frutto dell'Amore vero, cioè puro, oblativo, disinteressato. Un amore che non strumentalizza mai l'altro, che non cerca di possederlo per soddisfare i propri egoismi, che non coltiva invidie, gelosie, rancori, che non tiene conto del male ricevuto, ma tutto crede, tutto spera, tutto sopporta (cf. 1 Corinti 13).

Rossella Bignami


CON FRANCESCO «UOMO NUOVO»

«Dobbiamo molto amare
l'Amore di Colui che ci ha amati...»

«Dobbiamo molto amare l'Amore di Colui che molto ci ha amati». Il Poverello non si preoccupa di trovare o di inventare definizioni su Dio. Egli le trova già belle e pronte nel Vangelo. Giovanni, l'Evangelista spirituale a lungo meditato nelle veglie solitarie, gliela regala: «Dio è Amore».
Questo fatto lo lascia talmente ammirato, estasiato... Egli è come sommerso dall'esperienza di Dio Amore. Anzi, il solo sentire parlare dell'Amore di Dio genera tutta una serie di sentimenti e di emozioni che gli sconvolgevano la vita: «Fra le altre parole che ricorrevano spesso nel parlare, non poteva udire l'espressione "Amore di Dio" senza provare una certa commozione. Subito, infatti, al suono di questa espressione "Amore di Dio" si eccitava, si commoveva e si infiammava, come se venisse toccato col plettro della voce la corda interiore del suo cuore... Diceva: "Dobbiamo molto amare l'amore di Colui che molto ci ha amati» (FF. 784).
Anche S. Bonaventura registra, quasi con le identiche parole, la lunga risonanza che il Nome Divino provocava nel giullare di Dio: «Diceva, infatti, più tardi, quando si era ormai perfettamente rivestito dei sentimenti di Cristo, che, già quando viveva da secolare, difficilmente riusciva a sentir nominare l'Amore di Dio senza provare un intimo turbamento» (FF. 1028). E la Leggenda perugina: «Ma gli dispiaceva tanto, e ne faceva rimprovero ai frati, allorché udiva nominare l'amore di Dio che solo raramente ed in caso di necessità deve essere nominato, e sempre con molta venerazione» (FF. 1603).
L'Anonimo perugino, al termine del veloce profilo di Francesco, ne sottolinea così l'immersione in Dio: «Tutto il cuore egli aveva offerto a Dio suo Creatore, e dal profondo lo amava con tutta la sua anima e con tutte le sue viscere. Portava Dio nel cuore, lo lodava nella bocca, lo glorificava con le sue azioni. E se alcuno nominava Dio, commentava: "Cielo e terra dovrebbero inchinarsi a questo nome"» (FF. 1541).
L'Amore di Dio di cui si parla e di cui Francesco fa esperienza, non è prima di tutto l'Amore che l'uomo ha per Dio, ma l'Amore che Dio ha per l'uomo, o l'Amore che è Dio. In tal senso la risposta di Francesco all'Amore gratuito di Dio è un dono dello Spirito e non può non essere che una risposta di Amore. Tale risposta alla carità di Dio è garantita dalla presenza stessa dello Spirito: «L 'Amore di Dio è stato riversato in abbondanza nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Romani 5.5).
Amare Dio è trasformarsi in Dio; ed è Dio stesso che ci trasforma. L'Amore ci fa simili alla persona che amiamo. Inserita in questa orbita divina, guidata dallo Spirito ed a Lui fattasi docile, l'anima di Francesco si sveste di ogni impurità, passa di trasformazione in trasformazione e cammina ogni giorno di più nella via dell'Amore. La sua santità altro non è che questo tenace camminare nell'Amore. «Per la dottrina francescana Dio è anzitutto Amore: di Amore vive nell'eterna comunione trinitaria, per Amore liberamente crea nel tempo, per Amore si incarna e redime» (L. Temperini).
Francesco contempla Dio e scopre che «Egli solo è Buono», Egli «dice e fa ogni Bene». Proclama ancora: «Tu sei il Bene, tutto il Bene, il sommo Bene. Tu sei Amore, carità». Sulla linea di queste intuizioni la teologia francescana afferma che «Dio è formalmente Amore, formalmente carità», non solo nella sua opera, ma anche nel suo stesso Essere.
Scoprire che tutto ci parla di Amore veste la vita di meraviglia e di gratitudine, perché tutto ciò che ci circonda è epifania di questo Dio Amore.
L'esperienza di questo Amore fa sorgere il desiderio di amare, giacché «Amore con amor si paga». Fissare gli occhi sul Cristo incarnato e crocifisso suscita nel cuore il desiderio di amare, ed ecco allora che Francesco passa dal Cristo Crocifisso all'uomo lebbroso, crocifisso nella sua carne. E' la scoperta di essere amati, la scoperta che qualcuno ti ama ancor prima che tu lo ami che desta nel cuore il desiderio di rispondere. Francesco è consapevole che l'Amore riveste l'intera vita umana, sia in dimensione orizzontale che verticale. Comprendere che l'Amore verso Dio è aleatorio se non si concretizza nell'Amore dell'altro. Con tutto l'Amore di cui si sente capace ricorda ai suoi frati ed a tutti i suoi amici l'impegno di amarsi scambievolmente secondo il comando del Signore. «In ossequi alla mia memoria, alla mia benedizione ed al testamento, sempre si amino tra loro come io li ho amati e li amo» (FF. 133).
Le parole di Gesù sull'amore fraterno sono talmente vive nella sua memoria e nel suo cuore da tradursi in particolareggiate raccomandazioni all'amore scambievole: «Ovunque sono e si troveranno i frati, si mostrino familiari tra loro» (FF. 91). «Ciascuno ami e nutra il suo fratello come la madre ama e nutre il proprio figlio, in tutte quelle cose in cui Dio gli darà la grazia» (FF. 32).
Commentando il Padre nostro, il Poverello prega cosi: «Sia fatta la tua volontà... Affinché amiamo il nostro prossimo come noi stessi, trascinando tutti con ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altri come dei nostri, e compatendoli nei mali e non recando offesa a nessuno» (FF. 270).
Educato alla scuola del Vangelo, Francesco ha dell'Amore una visione così ampia da non conoscere frontiere e limitazioni di sorta: «Chiunque venga a voi, amico o nemico, ladro o brigante, sia accolto come un fratello» (FF. 36). L'Amore si traduce nel servizio fraterno che diviene il contrassegno, la verifica della carità; si colora di misericordia di fronte al limite dell'altro, si estende a tutti, diviene perdono di fronte alle offese e raggiunge il culmine nell'amore del nemico, anche se ciò richiede umiltà e coraggio.
Questo Amore non è alla nostra portata, da soli, con le nostre forze non arriveremo mai ad amare con tale intensità e libertà. L'Amore è prima di tutto dono e poi un compito meraviglioso consegnato al nostro impegno.
p. Giancarlo Corsini


ALLA RICERCA DI CONCRETEZZA

Un grande bisogno d'Amore!


Chi di noi non è affamato d'amore? Chi di noi non vorrebbe imparare ad amare? Credo che sia il problema più importante e più urgente della vita di ogni uomo..., anche di chi non se ne accorge, anche per chi tenta di fare del tutto per nascondersi dietro situazioni o circostanze della vita che sembrano nulla avere a che fare con l'Amore! Eppure se c'è una realtà su cui poco si riflette è proprio l'Amore; si dà per scontato e si finisce per rincorrerlo inutilmente su strade vuote e deludenti...
Noi sappiamo che non è nella capacità dell'uomo vivere fino in fondo l'esperienza autentica dell'Amore: siamo troppo piccoli, infatti, per esser coinvolti in una storia che sa di infinito e di eternità... Dobbiamo allora, ancora una volta, riscoprire con umiltà la gioia di essere mendicanti ed andare a «scuola d'Amore» da Colui che è l'Amore. Perché l'Amore è frutto dello Spirito Santo; è il primo, il più importante, possiamo anche dire l'unico dono dello Spirito, dal momento che tutti gli altri fluiscono automaticamente non appena si ottiene questo. Andiamo, allora, con tanta sete d'Amore alla sorgente assoluta ed inesauribile e confrontiamoci, con tanta verità, sul nostro bisogno e sul nostro sogno d'Amore: è questa la strada della autenticità e della libertà del cuore; è questa la strada per incarnare una vita degna di essere vissuta perché fatta di autentica comunione, con il Signore e con coloro che Egli ci ha messo accanto.

A. Giovanissimi

In un mondo che svilisce ogni cosa e poggia tutto sul concreto e sul materiale, il tuo cuore ti parla di amore e ti invita a sognare...
* Come stai crescendo davanti al tuo bisogno d'amore? Accetti di andare a scuola dal Signore, implorando la capacità di amare sul serio da Lui che è l'Amore?
* Senti dentro di te una profonda ribellione per ogni discorso o comportamento che svilisce la dignità dell'Amore? Sai difenderti? Pensi di poter riuscire da solo a conservare puro il tuo sogno d'Amore o hai già scoperto di aver bisogno del Signore per essere davvero un ragazzo pieno di futuro e di luce?

B. Giovani

Il giovane è condizionato totalmente dal bisogno di amare. Solo l'Amore, infatti, farà scoprire a lui di essere qualcuno perché importante per un'altra persona...
* Stai coltivando dentro di te una dimensione grande dell'Amore? Quale il tuo criterio di giudizio di fronte al modo con cui si parla dell'Amore attorno a te?
* L Amore è frutto dello Spirito. Preghi per ottenere questo dono che edifica la tua vita nella possibilità di una autentica comunione? Hai scoperto l'Eucaristia come sorgente dell'Amore?
* Il tuo rapporto con la ragazzo o il ragazzo è limpido, ben orientato, affidato al Signore, capace di costante autocritica e revisone? Senti il bisogno di essere riconciliato con l Amore? Ricorri spesso al Sacramento della Riconciliazione per affidare al Signore la tua povertà così che diventi, tra le Sue mani, mezzo per una Sua azione concreta nel tuo modo di Amare?

C. Giovani coppie

La giovane coppia dovrebbe essere, secondo il progetto di Dio e nelle attese dell'umanità, «segno visibile di Dio Amore». Purtroppo, lo sappiamo molto bene, la visione materialistica della vita svilisce questo progetto e lo incatena ad una quotidianità squalificante... Lo Spirito Santo salva l'Amore e lo rieduca in una autentica libertà, orientandolo ad una dimensione di eternità.
* Siamo veramente soddisfatti di come incarniamo il nostro Amore? Possiamo dire, sinceramente e concretamente, che Dio è presente a casa nostra, in ogni istante della nostra vita insieme?
* La gente che ci incontra può attingere dal nostro essere «coppia nel Signore»? A quale sorgente attingiamo per rivitalizzare il nostro rapporto? La nostra storia d'Amore è radicata nel Signore oppure fa già parte delle cose che decidiamo noi e determiniamo noi?
* C'è tra noi ancora lo stupore del primo incontro, oppure siamo invecchiati nel cuore? Il Signore è contento del nostro modo di vivere, del nostro rapporto con la vita, del nostro essere tra gli altri?

D. Catechisti

Il catechista è chiamato ad insegnare la strada dell'Amore. Strumenti prediletti nelle mani della Chiesa, i catechisti debbono riscoprirsi animati dallo Spirito dell'Amore per far innamorare i ragazzi di Dio-Amore.
* Mi sento "missionario dell'Amore"? ll mio rapporto con i ragazzi ècaratterizzato dall Amore, da quello stesso amore con cui Dio li ama? Tanti momenti difficili nel mio servizio non dipendono forse da un disorientamento, dal sentirmi portatore di un messaggio che non ho ancora sperimentato profondamente?
* Lo Spirito Santo mi chiede disponibilità ed apertura ad i suoi doni: prego ogni giorno per essere strumento fedele della grazia di Dio?

Il Signore ci insegni l'Amore: mandi su di noi il suo Spirito e faccia di noi strumenti concreti di quella pace che nasce dall'Amore.

p. Silvano Castelli




PER LA PREGHIERA

Camminate secondo lo Spirito

«Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non
sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne
infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose di oppongono a vicenda, sicché voi non fate quella che vorreste.
Il frutto della Spirito, invece, è amore, gioia, pace, longanimità, benignità, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Galati 5,16-17.22).


S. Paolo considera primo frutto dello Spirito l'Amore o la Carità: in effetti l'amore è l'unico frutto dello Spirito in quanto sorgente di tutti gli altri.
Ma l'essenza di ogni autentico amore è il donarsi e la ricerca del bene dell'altro: quindi l'amore va prima di tutto inteso come un comportamento benevolo e sollecito nelle opere verso l'altro: «senza cercare il proprio interesse, ma piuttosto quello degli altri» (Filippesi 2,4). L'amore per il prossimo non deve essere in primo luogo basato sul criterio delle emozioni sensibili, ma su quello di un comportamento benevolo e deve valorizzare, diventare e finalizzare i nostri sentimenti in modo equilibrato e vivificante.
La carità cristiana, che ha sorgente in Dio, non è, comunque, soltanto propensione benevola verso gli uomini, chiamati tutti alla filiazione divina, ma è anche affezione fraterna.
L'intensità e la sincerità dell'affetto cristiano, poi, sbocciano da un cuore purificato e rigenerato da Dio stesso. «Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» (1 Giovanni 3,18)., cioè con un amore sincero che si traduce in atti concreti, perché siamo in Dio, che è Verità.
Impariamo da Gesù, dalla sua amabilità discreta che sa mettersi a livello di tutti (cfr. Gv 1,1-11; Lc 7,11-17; Mt 20,29-34; Lc 15,11-32; Lc 10,25-37...).

Canto di inizio

Spirito Santo. calore e fuoco che divampa da Cristo luce dà vigore al mio spirito e discernimento alla mia anima.
Piccolo e povero, ignaro e debole, sono, nel mondo distratto, umile, vivo indizio del tuo amore instancabile.

Tu mi chiamasti e mi son fatto risposta, mi eleggesti e mi son fatto consenso, mi formasti e mi son fatto obbedienza mi consacrasti e mi son fatto ostia, mi mandasti e mi son fatto testimone.

Spirito Santo, Spirito d'amore: che io possa eleggere, sempre, eternamente, il tuo amore, unico, esauriente determinante per la mia vita.
Nell'amore si consumi il tuo essere mio, nel servizio di esprima il mio essere tuo. Amen!

Silenzio di adorazione

Prima della proclamazione della Parola di Dio
Entra, o luce di Dio, scaccia le ombre che sono in noi.
Fa' germogliare nella nostra vita una nuova voglia di vivere.
Entra, o luce di Dio, scandaglia il profondo del nostro cuore.
Porta alla luce quel che è nascosto, desta il nostro cuore intorpidito. Entra, o luce di Dio, spezza le barriere che ci tendono prigionieri, porta il calore del sole là dove domina il grigiore.
Entra, o luce di Dio, dissipa i fantasmi e le paure, destaci dal sonno della notte, il futuro è alle porte, donaci di prendere scelte audaci.
Entra, o luce di Dio, strappaci dal freddo delle tenebre dona uno slancio nuovo, libera le energie assopite,
cambia tutti i giorni fino a renderli tasselli di un'unica ricerca di te.

Breve pausa di silenzio - In Ascolto della Parola di Dio - Prima lettura: Matteo 25,31-46
Amare il prossimo significa in primo luogo disporsi ad agire positivamente nei riguardi dell'altro, volergli bene, fargli del bene, rendersi disponibili e utili ad esso, rispettarlo, stimarlo. La cordialità evangelica è necessaria perché la carità possa crescere e diffondersi.

Pausa di silenzio - Canto di un canone

Seconda lettura - Dalle Fonti Francescane 1161-1162
Per amore di Dio, un amore che stimola, colpisce, infiamma, Francesco si sente spinto ad amare fino a diventare un «carbone ardente, che pareva tutto divorato dalla fiamma dell'amore divino».

Pausa di silenzio - Canone
Preghiere spontanee
Canto del Padre nostro - Preghiera conclusiva
Dio Padre, fonte d'ogni vita, Figlio Divino, luce di verità, Spirito Santo, sussistente amore, noi ti riconosciamo e con fervida fede t'invochiamo. Scenda la tua benedizione su di noi e sul nostro lavoro. Favorisci con il successo l'impegno di chi ti cerca, guida l'ansiosa intelligenza di coloro che studiano, conforta la dedizione di coloro che si spendono al servizio dei fratelli.
Diventi la nostra comunione fraterna, non solo strumento d'avanguardia ed esperienza di pace, ma palestra dove si celebri un alto servizio d'amore verso il prossimo sofferente Te lo chiediamo per i meriti del Sangue versato dal Cristo.
Amen!


I doni dello Spirito Santo /3




DOVE C'È LO SPIRITO
C'È LIBERTÀ





INTRODUZIONE

Libertà: il grande sogno dell'uomo

La libertà è uno dei grandi sogni dell'uomo, ma è anche un sogno che rischia facilmente la... degenerazione. Le spinte al libertarismo, all'istintualità rischiano di riportare I'uomo alle catene rappresentate dai propri limiti e dal peccato originale. La libertà deve essere... liberata!
Lo Spirito Santo mette dentro il cuore dell'uomo un sogno sempre nuovo, una spinta costante ad alzare gli occhi e a non abbassare la mira. Lo Spirito, con la sua onnipotente azione, rende possibile ogni sogno che abbia a che fare con la dimensione che Dio ha voluto e pensato per la sua creatura. Ora, se dentro di noi è prepotente questa esigenza di libertà, vuoI dire che è anche possibile, ed è possibile se ci si lascia guidare dal Signore e dal Suo Spirito.
La catechesi che presentiamo in questo numero della nostra «scheda» ci aiuta a mettere un po' di ordine nell'ambito della nostra istintiva ricerca della libertà e dell'amore; libertà ed amore vengono collegati in una esperienza gioiosa di novità che consiste nel dare, più che nel ricevere, nel morire a se stessi, più che in una autoaffermazione in contrasto con gli altri, nel dire «sì» ad un progetto, più che nel voler essere protagonisti di sogni "condizionati" dal nostro gretto punto di vista.
Il dono dello Spirito è per ciascuno di noi, perché per ciascuno di noi Dio ha sognato e voluto il massimo della libertà e della pace possibili. Sapremo aprirci a questa gioiosa ed onnipotente azione liberatrice?






CATECHESI

Dov'è lo Spirito del Signore c'è vera libertà!

Ogni momento è il momento di Dio! Dove entra il Signore con la sua grazia, guarisce, scava, risolve... Qui si radica l'ottimismo di noi cristiani. L'unico problema che ci riguarda è aprire un po' le finestre..., fare un po' di spazio e permettere allo Spirito di entrare per operare in noi. Vogliamo percepire l'azione dello Spirito come fonte di novità, una novità che si manifesta soprattutto nella libertà: «Dov'è lo Spirito del Signore, lì c'è la libertà», dice S. Paolo, e questa frase ci guiderà nella nostra riflessione.

Proviamo un attimo a tornare indietro: andiamo seicento anni prima di Cristo, c'era un profeta che diceva: «Metterò dentro di voi uno Spirito nuovo; vi toglierò il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne»; e il profeta Gioele fa eco a queste parole e dice: «Effonderò il mio Spirito su ogni uomo; saranno profeti i vostri figli e le vostre figlie». Due promesse così belle da parte di Dio! Un Dio che finalmente avrebbe dato uno «Spirito nuovo». Dio non centellinava il suo dono, ma lo dava a tutti: finalmente coloro che avrebbero sperimentato la vicinanza e l'amore di Dio non sarebbero stati in pochi, come mosche bianche, ma stava per nascere un popolo di profeti.
Questo accadeva centinaia di anni prima di Cristo; ma poi viene Gesù, e una notte un uomo va da lui, è Nicodemo: uomo animato da buone intenzioni, ma un po' troppo timoroso di apparire in pubblico vicino a Gesù, si sentì dire: «Nicodemo, se non rinasci da acqua e da Spirito non puoi entrare nel Regno dei cieli!». La stessa cosa oggi Gesù dice a ciascuno di noi: «Se non hai il coraggio di rinascere, il Regno dei cieli non è per te». Il Regno dei cieli è una cosa troppo nuova, troppo... libera perché tu possa avvicinarti a lui con un cuore vecchio... Se non hai il coraggio di guardarti dentro, se non scopri che sei ancora legato e che puoi essere liberato, se non trovi il coraggio... devi pregare per averlo.

«Nicodemo, chi rinasce dallo Spirito è come il vento: Io senti, ma non sai da dove viene né dove va...»: ancora una parola strana di Gesù. Oggi dobbiamo recuperare la certezza che quel vento soffia su di noi. E come nel giorno di Pentecoste trasformò i discepoli, che stavano nascosti per timore dei Giudei, oggi vuole soffiare su di noi e darci il dono delle lingue, il dono di poterci capire perché capiamo la lingua dello Spirito, il disegno di Dio su ciascuno di noi. Un dono che ci viene fatto perché noi impariamo ad aprirci alla libertà autentica e non finiamo ancora per richiuderci nei nostri timori, nelle nostre paure. Partiamo con una certezza: quello Spirito che animò gli apostoli, che riempie ed anima la Parola di Dio, oggi anima la Parola vivente che siamo noi; così la nostra vita diventerà un libro aperto che tutti gli uomini possono leggere.

Ci è chiesto un primo gesto di coraggio. Siamo abituati a ricevere cose nuove ed abbiamo sempre un posticino dove metterle... Ma se viene qualcuno e ci dice: «Io di nuovo non ti regalo niente, io ti faccio nuovo!». Questo ci spaventa, perché sappiamo bene che questo comporta il cambiare la nostra mentalità, il nostro modo di vedere... Sì, perché le finestre del nostro cuore sono come le finestre delle nostre case. Qualche giorno fa, dopo tanto tempo, mi sono deciso a pulire le finestre del mio convento: ero stato fuori e c'era un sole meraviglioso; sono rientrato in casa e sembrava che fosse nuvolo... Il problema era che i vetri delle finestre erano sporchi! Mi sono messo allora a pulirli e, finalmente, una visione nuova!
A volte ci accade che il nostro peccato (la vecchiaia della nostra vita!), i nostri piccoli interessi, il nostro progetto hanno un certo fascino: brillano, come una fogliolina d'argento. Prova a mettere questa fogliolina dietro i vetri delle finestre del tuo cuore, creerai uno specchio che ti ridà sempre una sola immagine, la tua faccia... La novità della nostra vita è bloccata da una fogliolina d'argento che mettiamo dietro la finestra attraverso la quale Dio dovrebbe mostrarci la novità del suo cammino; allora Dio non lo vediamo più, e diventiamo vecchi guardando sempre e solo la nostra faccia! Una faccia sempre più triste, perché crescono le rughe, e con esse la solitudine. Lo Spirito ripulisce le tue finestre e ti dà la possibilità di vedere la novità. C'è una novità in tutto quello che fa Dio. Nella Parola leggiamo quanto dice il Signore: «Ecco, io faccio una cosa nuova. Ma come, non ve ne accorgete?». Siamo diventati ciechi e sordi, e non percepiamo assolutamente la novità che si fa ogni giorno. Dio ci fa passare ogni giorno per strade di novità, e questo lo fa anche contro i nostri progetti o desideri. Quante volte abbiamo pregato: «Signore, ti prego, non farmi passare per quella strada; se passo di lì è la fine!». E il Signore ti risponde: «Io per quella strada che tu temi, ti ci faccio passare per cinque volte, e ti accorgerai che non è assolutamente la fine! Perché io sono il Dio della novità, un Dio che libera e che si inventa anche le cose più strane per dimostrarti quanto bella sia la mia novità. Ti farò vedere la mia forza attraverso la tua debolezza; non ho bisogno di renderti forte per farti toccare con mano la novità che io so creare: mi basta la tua debolezza, mi vai bene così come sei...».

Amici miei, quante preghiere facciamo per sentirci autosufficienti... Quante volte andiamo dal confessore e chiediamo: «Ma perché cado sempre negli stessi difetti, perché sempre gli stessi peccati...?». Se Dio ti liberasse dalla tua fragilità, quella sarebbe l'ultima volta che ti vedrebbe...! Diventeremmo autonomi, e chi ci fermerebbe più? La libertà di Dio è novità. Quante volte crediamo che libertà sia possibilità di scegliere
tra bene e male. Dio è l'essere più libero che ci sia, e non è libero di fare il male! È libertà nella massima espressione proprio perché non può fare il male. Eppure continuiamo a chiederci: «Ma come posso essere libero se non posso scegliere tra bene e male?». «Chi fa il peccato è schiavo del peccato!», ci dice Gesù. Ci sono tanti uomini che vivono incatenati dal peccato, ma hanno ricoperto le loro catene di brillanti e mostrano a tutti le loro catene dicendo di star benissimo... Esistono, per contro, dei poveracci che hanno delle catene meno belle e che proprio per questo desiderano di essere sciolti. La differenza tra noi poveracci e chi ha le catene coperte di diamanti sta nel fatto che il Signore ci dà la certezza che le chiavi dei lucchetti che chiudono le nostre catene le abbiamo già noi, sono nelle nostre tasche. Con un po' di aiuto, con un po' di fiducia, possiamo riuscire ad aprire quei lucchetti ed a liberarci delle nostre catene per sperimentare la libertà vera, dono dello Spirito.


Una visione del tutto nuova...

Una visione nuova su di noi. La novità incomincia dal modo in cui ci guardiamo allo specchio, dal modo in cui guardiamo le cose che facciamo. Ho davanti agli occhi la testimonianza di una giovane mamma malata di tumore. Nel culmine della propria solitudine davanti alla morte, quando si percepisce che qualcosa di grande e di irreparabile sta per accadere, questa mamma dice: «Ho provato a dare alle cose che facevo, ai libri che leggevo, al modo con cui guardavo gli altri un significato nuovo: pensando che tutto mi parlasse di me... Ho scoperto una nuova creatura, fantastica: sto morendo, e non sono mai stata così viva!». Uno sguardo buono su noi stessi, sulle cose che facciamo, sulle persone con le quali stiamo, sulle scelte che facciamo... colorano la nostra vita. C'è sempre qualcosa di nuovo e di bello in ogni cosa, basta saperne leggere la novità ed il fatto che tutto viene come dono.
Voglio leggervi un'altra testimonianza, riportata da Leo Buscaglia nel suo libro «Vivere, amare, capirsi», è una poesia di una ragazza americana che parla al suo ragazzo:
«Ricordi il giorno che presi a prestito la tua macchina nuova e l'ammaccai? Credevo che mi avresti ucciso!
Ma tu non l'hai fatto.
Ricordi quella volta che ti trascinai alla spiaggia e tu dicevi che avrebbe piovuto: E poi piovve davvero? Credevo che avresti esclamato: "Te l'avevo detto!".
Ma tu non l'hai fatto.
Ricordi quella volta che civettavo con tutti per farti ingelosire, e tu eri geloso. Credevo che mi avresti lasciato.
Ma tu non l'hai fatto.
Ricordi quella volta che rovesciai la torta di fragole sul tappetino della tua macchina. Credevo che mi avresti picchiata.
Ma tu non l'hai fatto.
Ricordi quella volta che dimenticai di dirti che la festa era in abito da sera e tu ti presentasti con il maglione e i jeans? Credevo che mi avresti proprio mollata!
Ma tu non l'hai fatto.
Sai, ci sono tante cose che non hai fatto, ma avevi pazienza con me. Mi amavi e mi proteggevi. C'erano tante cose che volevo farmi perdonare quando tu saresti tornato dal Vietnam.
Ma tu non l'hai fatto!».

Una poesia che mi ha sempre colpito, perché esprime che la novità della vita è sempre concretizzata in piccole cose. E' il perdono che ti rende nuovo. Proviamo a scoprirla questa forza liberante del perdono, soprattutto di quando riusciamo noi a perdonare qualcuno. Si incontrarono un giorno due compagni di prigionia, reduci da un campo di concentramento nazista, uno di loro aveva ancora il viso segnato dalla rabbia, mentre il secondo aveva il volto più sereno. Questi disse al primo: «Tu quelli là non li hai ancora perdonati vero?». «No - rispose il primo - e non li perdonerò mai!». «Infatti si vede - replicò il secondo -: sei ancora loro prigioniero!».
A volte ci sono delle persone che ci fanno tanto del male... Finché reagiremo con rabbia ed odio, rimaniamo legati, prigionieri di chi ci fa il male! Proviamo a scoprire la forza liberante del perdono, dono e frutto dello Spirito Santo, esperienza autentica di novità. Quando incominci a desiderare per chi ti fa il male tutto il bene che si possa volere (anche perché questo è l'unico mezzo con cui Dio possa rinnovare quel cuore), sei finalmente libero, non hai più alcuno che ti lega.
E quando poi c'è qualcuno che ci perdona tocchiamo con mano cosa significa sentirsi vivi e felici... Il perdono di Dio e dei fratelli produce la vera libertà dei Figli di Dio. Ed è una esperienza dello Spirito, una scintilla della autentica novità che il Signore ci ha promesso. Non sottovalutiamo questo aspetto: c'è gente che da anni, forse, aspetta da noi un gesto di perdono e di riconciliazione. Si vive di perdono, si muore per mancanza di perdono e riconciliazione. Sono i gesti piccoli che fanno la novità.


La vera libertà è radicata in Dio

Libertà verso lo Spirito. C'è una frase di Paolo VI che mi ha sempre colpito: «Il Paraclito, lo Spirito Santo scompiglia senza posa gli orizzonti dove la nostra intelligenza ama trovare la propria sicurezza e sposta i limiti dove noi amiamo volentieri rinchiudere la sua azione». Lo Spirito di Dio, la massima espressione di libertà, noi lo facciamo piccolo, piccolo, lo restringiamo nei nostri orizzonti; a volte ci lamentiamo che sia lui a limitare la nostra libertà... Amici, non saremo mai liberi fino a quando non la finiremo di considerare Dio come nostro limite e non lo scopriremo come la nostra libertà! Dio non è colui che ti limita, e colui che ti dà la possibilità di essere e ti mette in essere, e ti fa essere ogni giorno, non smettendo mai di credere in te. Che tipo questo Dio... Ha perso tutte le scommesse con l'uomo e non smette mai di scommettere!
Gesù è passato tra le pareti del Cenacolo... Dobbiamo cominciare a credere che noi siamo più trasparenti di quelle pareti e, se lo vogliamo, il passaggio del Signore nella nostra vita può avvenire in modo molto più semplice, attraverso le piccole cose di ogni giorno: basta non mettergli limiti o condizionamenti.
«Il vento soffia dove vuole, ma non sai da dove viene, Nicodemo: così è di quelli che sono nati dallo Spirito». Ci son parole che non ci ricorderemo mai di aver detto, ci saranno risposte che vengono gratuitamente, dopo che abbiamo passato magari ore sui libri per cercarle... Lo Spirito ha un piano più grande e ci ama di un amore più grande di quanto noi possiamo prevedere o immaginare. E il modo con cui questo amore si esprime è condizionato dal modo con cui noi ci rendiamo liberi per accogliere. Quale è la libertà autentica per il cristiano? È quella che si avvicina di più alla libertà di Dio: la libertà di fare il bene.
San Paolo dice: «Voi non avete ricevuto uno Spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi che dentro di voi grida "Abbà", "Padre"» (Rom 8,15). E ancora, in Galati 5,13: «Voi, fratelli, siete stati chiamati a libertà, purché questa libertà non diventi un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate al servizio gli uni degli altri. Tutta la legge, infatti trova la sua pienezza in un solo progetto: amerai il prossimo tuo come te stesso». Oggi, Signore, siamo qui per chiederci, alla luce dello Spirito, se siamo liberi o no: come faccio per vedere se sono libero? «Fai un gesto d'amore!», ci risponde la Parola. La libertà dell'uomo è l'amore!

Al di fuori dell'amore non c'è libertà. Puoi pure continuare a chiamare libertà le tue catene, le tue miserie, il tuo peccato... Ma lo sai che in questo non c'è libertà. Continua a bruciare l'incenso della tua vita davanti a tutti gli idoli che il mondo ti mette davanti: non ci sarà libertà! L'idolo ti darà un'illusione di libertà, ti fa capire che hai tanta voglia di fuggire da te stesso per fare un incontro... Ma soltanto Dio ti dice: «La strada lungo la quale devi camminare è l'amore!». Non meravigliamoci che il nostro dire di credere nel Signore ci lascia al punto di partenza: in nome di Dio si può anche diventare cattivi, si possono anche fare delle guerre! Perché se la tua religione non è accompagnata da una costante ricerca della volontà di Dio, finirai per credere di avere la verità in tasca. Se non sei disposto a rimetterti in discussione, accettando che sia la Verità a possederti e non tu a possederla, finirai per usare Dio come una clava contro gli altri... C'è libertà solo nell'amore!

La libertà nello Spirito nasce innanzi tutto dalla verità su se stessi. Il primo idolo che dobbiamo fare fuori, con il coraggio dello Spirito, è l'immagine che abbiamo di noi stessi. Sapete cosa accade? Accade che crescendo ci considerino più cattivi o più buoni di quello che siamo; ci sono delle persone per le quali valiamo meno di una cicca di sigaretta, ci sono di altri che son pronti a metterci su un piedistallo... Siamo circondati da immagini di noi che sono o fortemente negative o aureolate. La prima libertà è incominciare a credere che non siamo così cattivi come vorrebbero farci credere, né così buoni come alcuni dicono ma siamo come Dio ci vede e ci vuole. Pensiamo alla libertà di Francesco d'Assisi: «Quanto valgo davanti a Dio, tanto valgo e niente più!». C'è una libertà che nasce dalla verità su di noi; Gesù ci dice: «La verità vi farà liberi».
La verità su di noi non ce la dice chi ci vuole male o chi ci vuole bene in modo sbagliato: ce la dice solo il Signore che conosce la nostra fragilità ma anche le nostre vere possibilità. Ci sono persone che vivono perseguendo la loro immagine ideale... Tutta una vita a perseguire una immagine di sé e non trovano il coraggio di scendere dal piedistallo. A volte saremmo pronti a venderci tutto, pur di conservare una certa idea di noi stessi... Anche davanti alla persona che più ci ama dovremmo poter dire con libertà: «Forse non sono la persona che tu immagini...». Se ci sentiremo rispondere: «Eppure io ti voglio bene lo stesso!», quel bene è certamente vero. Nella vita di ogni uomo non dovrebbe mai mancare l'incontro con una persona così! Ma una già ce n'è: è il Signore. Questo è l'atteggiamento e questa è la risposta del Signore nei nostri confronti quando accettiamo la verità nella nostra vita perché abbiamo la nostalgia della novità nello Spirito.



Libertà nell'esperienza d'amore

La vera libertà nasce dall'incontro con un Dio che ti ama così come sei e ti riconduce a sé sempre, anche quando tutto sembra tenerti lontano da Lui. Dice un saggio che Dio tiene ogni uomo legato ad uno spago; ogni volta che l'uomo pecca, taglia questo spago per avere la sensazione di una libertà. Ma Dio cosa fa? Lo riannoda, così l'uomo gli è un po' più vicino, perché il nodo accorcia lo spago! È una immagine proprio bella.
Cristo era l'uomo nuovo! Egli era l'uomo Dio; Dio fatto uomo ed era un uomo Dio che faceva cose nuove. Un mattino Gesù va verso la piazza ed incontra una adultera: non ha paura di parlare con lei, come non ha paura di parlare con la Samaritana: ma come, tutti si chiedono, un Maestro che parla con le donne? E poi quel giorno, a casa del fariseo, quando entra una peccatrice e gli bagna i piedi con le lacrime per asciugarglieli con i capelli: un gesto così fisico, così sconcertante..., avrebbe fatto orrore ad ogni Maestro della legge. Gesù parla subito di amore, e dice all'ospite: «Simone, sono entrato a casa tua e tu non mi hai dato neanche un bacio..., questa donna da quando è entrata non ha mai smesso di baciarmi i piedi!». Gesù che accoglie ed abbraccia i bambini, rivalutando un'età che non interessava e non interessa a nessuno, perché un uomo diventa importante quando produce, quando può decidere...
E poi ancora, Gesù che va da Zaccheo, il capo dei pubblicani (dei pubblici peccatori), e tutti si scandalizzano, ma Lui dice: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa», e Zaccheo cambia totalmente vita, perché si sente accolto, accettato, amato... Ecco dei gesti di autentica novità posti da Gesù, gesti che chiedono il coraggio di perdere un po' la faccia, il coraggio di incominciare a chiamare le cose con il loro vero nome.
Gesù si presenta lungo le strade del mondo come il grande guaritore di coloro che avevano di sé una immagine riduttiva se non addirittura negativa: le donne, le prostitute, i peccatori, i bambini, gli ammalati; oppure di coloro che avevano di sé una immagine aureolata: gli scribi, i farisei. Per guarire l'immagine delle persone che incontrava, Gesù dimostrava amore, si faceva loro vicino («toccava» le persone).
La libertà ha il suo prezzo. Bisogna avere i! coraggio di pagare qualcosa: a volte la libertà ti chiede di pagare il prezzo della solitudine, perché ci si trova più soli se non si accetta di gridare nel coro in cui tutti inneggiano agli idoli o alle idee dominanti. Gesù ci ha dimostrato che era sempre disposto a pagare per la libertà. Il senso del nostro cammino di penitenza che la conversione ci chiede è riconoscere delle catene che ci legano i piedi, è riconoscere che la tua "religione" non è un cartello indicatore cui ti attacchi, per poi lamentarti che non stai andando da alcuna parte... I cartelli servono ad indicare una strada, non a rimaner loro abbracciati! Il cammino comporta accettare il fatto che si inciampa e si cade... Chi presume di far da solo si condanna alla più drammatica delle solitudini e finisce schiavo delle proprie catene, di una immagine errata di sé.

In una pianura c'erano due cavalli: il primo era un cavallino selvaggio, che libero se ne andava dappertutto, senza alcun itinerario prefissato, senza alcuno schema, perché non aveva padrone ed andava con il vento... L'altro era un cavallo che aveva un padrone: era certamente più curato, strigliato...; però i segni del padrone si vedevano: aveva in bocca il morso ' addosso le briglie e la sella. Il cavallino gli va incontro e gli chiede: «Ma cos'è quella roba strana che hai in bocca». «Come - gli risponde - non lo sai? Questo è un... ricostituente; mi succhio questo ferro tutto il giorno, e sto tanto bene!». E il cavallino: «E tutte quelle cose che hai sulla testa, a cosa servono?». E l'altro: «Ah, le briglie? Queste sono importantissime: se apro la bocca, questa non mi cade, perché le briglie la tengono unita al resto della testa... ». E il cavallino, sempre più stupito: «E quella sella lì?». «Senti - rispose l'altro - mi hai proprio seccato! Questa sella é fondamentale: quando mi viene voglia ci salto sopra e mi vado a fare un giro a cavallo!». Quando vogliamo giustificare le nostre catene, il nostro peccato, diventiamo davvero incredibili!
Anche lo Spirito Santo, questa volta lo immaginiamo come il cavallino sbrigliato più che come la solita colomba, ci viene vicino e ci dice: «Ma cosa sono tutte queste cose che hai addosso?». Chissà se troveremo il coraggio di ammettere che rappresentano il nostro peccato... Solo allora lo Spirito ci mostrerà come si fa a buttar via il morso, le briglie e la sella per incominciare a correre, liberi, dietro il vento!

La libertà e la novità della vita partono dal riconoscere che si è dentro molto vecchi, anche se ancora si è giovani negli anni, come canta Giosi Cento in una delle sue canzoni: «Io sono ancora giovane Signore, ma sono tanto vecchi io dentro al cuore!». Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che è più grande e più libero di noi per liberarci. Dice Gibran in una sua poesia: «Se vuoi abbattere i troni, bada bene che prima sia stato abbattuto il tuo!». C'è della gente che ha tanta veemenza nell'imporre e nel parlare di libertà che ti fa subito venire il dubbio che voglia importi nuove catene... Libera prima il tuo cuore, così potrò credere alla tua proposta di libertà.


La pazienza del cristiano

Spesso sperimentiamo di essere ancora in gabbia... Ma c'è una certezza che accompagna la nostra faticosa ricerca della via di uscita: il Signore, prima o poi, aprirà la porticina della mia gabbia! Il Signore non aspetta che diventiamo perfetti per amarci, così anche noi non dobbiamo aspettare di essere degli arrivati per vivere e testimoniare la libertà. Ricordate quell'episodio della vita di S. Caterina da Siena in cui lei si rivolge al Signore in preda alla tentazione: «Signore, per ben tre giorni sono stata schiacciata da tentazioni e da pensieracci... Dov'eri tu?». E il Signore gli risponde: «Io ero in fondo al tuo cuore». »Ma Signore, replica S. Caterina, con tutto quello che c'era nel mio cuore ?» «Caterina - gli risponde il Signore - forse tu amavi le tue catene?». «Certamente no, Signore. Non vedevo l'ora di esserne liberata». «Ero io che suscitavo dentro di te questo desiderio!». Accettare che alcune cose non vanno, comporta una grande pazienza. Ma la certezza che il Signore libera, ci dà la possibilità di vivere in pienezza e di diventare testimoni di libertà: «Non ti parlo di libertà perché sono totalmente libero, ma perché ho incontrato qualcuno che mi ha promesso di liberarmi! E te ne parlo perché anche tu possa desiderare questo incontro».
C'è bisogno di gioia e di libertà in questa faticosa attesa di definitiva liberazione. Ignazio Silone, andandosene dalla Chiesa disse: «Sono stufo di stare con gente che dice di aspettare il ritorno del Signore nella gloria per la definitiva liberazione con lo stesso entusiasmo di chi sta aspettando l'autobus ad una fermata!». A volte sembriamo gente arrivata, gente che si lamenta delle tappe previste dalla vita... Noi siamo ancora in cammino, facciamo parte di una storia che si realizza ogni giorno, una storia in divenire. Quando Paolo dice che in Cristo siamo nuove creature, non smette di ripetere ai primi cristiani: «Spogliatevi dell'uomo vecchio per rivestirvi dell'uomo nuovo». La novità Dio non te la dà come un pacchetto, o come un prefabbricato o una casa già arredata... Dio ti dà pezzo per pezzo la libertà autentica, e sarai tu a riconoscerla ed assemblarla. La libertà dei figli di Dio si fa giorno per giorno, gesto per gesto.

La libertà e la novità definitiva è che Dio, in Cristo, ha vinto la morte! La grande paura e la grande schiavitù Gesù le vince per noi! «Alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina», così dice Gesù nel Vangelo di Luca. Signore, ti stiamo aspettando con l'entusiasmo di uno schiavo che crede che presto saranno spezzate le sue catene, o con la remissività di chi aspetta un autobus alla fermata? L'entusiasmo è la grande qualità dei cristiani! Siamo in attesa della grande liberazione, liberazione definitiva. L'apostolo Paolo ha questa bellissima affermazione nella lettera ai Romani (8,14 e seguenti): «La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli dì Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa, e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene, infatti, che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente, aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo». C'è un anelito nella creazione che chiede di essere liberata, ed anche noi, creature nel creato, stiamo camminando, desiderando di essere liberati. E la nostra è una attesa piena di speranza perché Gesù ce l'ha promessa questa piena liberazione. Ora capiamo perché Francesco d'Assisi viveva quella sua profonda solidarietà con l'intera creazione.

Francesco, questo uomo nuovo, è una persona incredibile nell'intera storia della santità... Francesco nasce con premesse di una... vecchiaia incredibile! Lo portano al fonte battesimale, nell'estate del 1181 e lo chiamano "Giovanni di Pietro di Bernardone". È fatta! Legato definitavamente ad una famiglia con il destino segnato: mercante! Il padre, tornando dai commerci in Francia, lo chiama Francesco per ribadire che dalla Francia era venuta tutta la sua fortuna... Ma Francesco era stato portato al fonte battesimale, e lì aveva incontrato lo Spirito: lo Spirito si inventa un Francesco nuovo! Era tutto preordinato dagli uomini, ma lo Spirito vince, anche se questa vittoria passa attraverso un prezzo: i lunghi silenzi e le tante lacrime versate nelle grotte sparse sul Subasio... Ma quando usciva dalla preghiera, dal confronto con lo Spirito, era un altro, trasfigurato, tanto che i suoi amici non lo riconoscevano più. E che cosa ha segnato Francesco? La libertà di Dio nell'amore. Nel suo Testamento Francesco ricorderà il momento culminante della sua conversione: l'incontro con il lebbroso. «A me sembrava troppo amaro trattare con i lebbrosi...», ma quel giorno si vinse: scese da cavallo, ne abbraccia uno e lo bacia. Quello che era amaro, si trasforma in una indicibile, profondissima gioia. Risale a cavallo, si volta indietro per gustare ancora la presenza di quel fratello che aveva fatto scaturire in lui tanta gioia, e non lo trova più, anche se intorno era tutta pianura... Un gesto di carità ha fatto di Francesco un uomo veramente nuovo.
«Soltanto l'amore crea», amava ripetere P. Kolbe. Non ci sarà nient'altro capace di cambiare la nostra vita! L'amore crea un uomo nuovo. Il peccato è vecchiaia e distrugge; l'odio, al massimo, ti mette in mano armi nuove per fare cose vecchissime... L'amore ti apre, ti fa crescere in fiducia, fino a scommettere sugli altri, riconoscendoli come fratelli. E questo è il grande dono dello Spirito Santo. Dio è la nostra possibilità; ma questa possibilità di Dio diventa concreta per me quando sento che gli altri sono una possibilità per me, nel nome di Dio. L'altro è la mia scommessa concreta... Se io non avessi un altro cui dire "ti voglio bene", non potrei mai fare esperienza concreta dell'amore di un Dio che mi perdona: «rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori».
Non sentitevi strumenti di Dio perché siete forti o perché il mondo vi viene dietro... Credete all'amore quando le cose vanno male, quando per l'ennesima volta non ce l'avete fatta, quando avete sbagliato e peccato: credete che il Signore è più forte di tutto questo, allora sarete davvero nell'atmosfera di novità generata dalla presenza dello Spirito Santo!

P. Placido Pircali



(Relazione tenuta al XXVI Convegno regionale «Giovani, Comunità 2000»)
view post Posted: 28/3/2016, 16:48 Effetti della cannabis - Testi tosti
Ritaglia/fotocopia e fai circolare
Cannabis: 10 consigli per il «non-uso»
tutta la verità + ciò che non viene detto

1. La cannabis non è una droga leggera. È una vera droga, con principi psicoattivi, che producono effetti negativi, anche duraturi, sul cervello e sul corpo. Può creare dipendenza e richiedere un trattamento presso ospedali. Inoltre la cannabis può condurti all'uso di sostanze come eroina o cocaina. Hanno iniziato quasi tutti con uno spinello.

2. La cannabis è pericolosa per il corpo.
Produce disturbi all'apparato respiratorio (fino al tumore ai polmoni, alla gola, e all'apparato digerente), all'apparato cardiocircolatorio (può causare l'infarto), al sistema ormonale (influenzando negativamente lo sviluppo sessuale e la capacità riproduttiva), al sistema metabolico (provocando disturbi dell'alimentazione e del sonno). Inoltre colpisce l'apparato immunitario e il corpo non riesce più a difendersi normalmente da malattie infettive e cellule tumorali.

3. La cannabis è pericolosa per il cervello, soprattutto per quello degli adolescenti che è in via di sviluppo e maturazione. Il principio attivo contenuto nella cannabis (THC) danneggia le cellule delle diverse aree del cervello provocando, in modo anche irreversibile, riduzione delle capacità cognitive, problemi di memoria e concentrazione, apatia e demotivazione, con conseguente abbassamento del rendimento scolastico, sportivo e professionale.

4. La cannabis è pericolosa per la salute mentale. Può produrre ansia e depressione, allucinazioni visive e auditive, depersonalizzazione e derealizzazione, attacchi di panico e paranoia. Inoltre, soprattutto con l'uso durante lo sviluppo, essa può determinare in età adulta gravi malattie mentali, come psicosi e schizofrenia.

5. La cannabis può provocare overdose e si può morirne. Con hashish e marijuana contenenti alte concentrazioni di principio attivo, o per particolare affaticamento o combinazione con alcol, si può avere un'intossicazione acuta. Tremori e agitazione muscolare, difficoltà di respirazione, palpitazioni e eccessiva tensione del sistema cardiovascolare, fino alla perdita di conoscenza. Se sei in motorino o se cadi battendo la testa puoi morire. Se sei in macchina puoi uccidere anche chi ti sta di fianco, o chi si trova sulla tua stessa strada.

6. La cannabis rovina le tue relazioni con gli altri (e con il/la partner). Se inizialmente facilita lo stare in compagnia con gli amici, poi ti chiude nella solitudine, ti rende assente, sospettoso, aggressivo o violento.

7. La cannabis mette a rischio la tua vita, e quella degli altri, se la fumi e poi ti metti alla guida. E la sostanza più spesso trovata nel sangue di vittime di incidenti stradali. Marijuana e hashish agiscono sul cervello provocando appannamento della vista e dell'udito, diminuzione della vigilanza, rallentamento dei riflessi e delle reazioni, difficoltà nella coordinazione motoria, difficoltà nel controllare la traiettoria della moto o dell'auto. Se ti dicono che per uno spinello non è mai morto nessuno, è falso: in Francia muoiono almeno 230 giovani ogni anno per incidenti causati dalla cannabis (senza contare i ragazzi che sono rimasti vivi, ma invalidi per tutta la vita). Anche in Italia i giovani muoiono in questo modo, magari al sabato sera, ma nessuno li conta.

8. L'uso di cannabis è strettamente legato alla delinquenza. Dietro a uno spinello di pochi euro ci sono intere organizzazioni di criminali. Esse sono così ricche da indurre i governi a favorire il consumo di questa droga tra i giovani (ad esempio con la legalizzazione o la depenalizzazione). Comprando uno spinello dai i tuoi soldi a queste persone che utilizzano anche i bambini come schiavi per produrre e vendere la droga. L'uso di cannabis, poi, può trasformarti in delinquente. Molti ragazzi, dipendenti da questa sostanza racimolano il denaro per comprarla con furti, spaccio di stupefacenti e estorsioni.

9. La cannabis può rovinarti la carriera o farti perdere il lavoro. La riduzione delle capacità cognitive come l'attenzione, la memoria o la concentrazione può rallentare la tua carriera negli studi, farti prendere voti più bassi che ti sbarrano la strada per corsi di specializzazione e concorsi, o anche provocare l'interruzione definitiva della tua formazione. Se hai un lavoro rischi di perderlo, per disimpegno e assenteismo. Se poi svolgi una professione in cui si utilizzano macchine, utensili e apparecchiature puoi avere infortuni o provocarli.

10. La cannabis è una droga da cui si può uscire. Chiedendo aiuto ad amici autentici, a persone di fiducia, insegnanti che stimi, o ai genitori (che magari non aspettano altro da tempo), puoi trovare medici e psicologi che ti aiutino ad uscire da una strada senza direzione. La felicità vale più di un'ora di risate (neppure garantite), comprata per pochi euro, mandando la propria vita in fumo.
view post Posted: 10/2/2016, 14:36 La Pira - Testi tosti
Staccare la grazia dalla natura, separare, facendone due mondi senza vicendevole comunicazione, l'ordine soprannaturale da quello naturale significa compiere qualcosa di scardinante: un'operazione destinata a sovvertire tutto l'ordine teoretico e pratico sul quale si era edificato il corpo universale della cristianità. Qualcosa che può essere paragonato alla disintegrazione dell'atomo ed al venir meno della forza di gravitazione regolatrice delle orbite dei pianeti.
D'ora innanzi l'azione umana non avrà più, come rettificante ed elevante, l'alveo della grazia: si svolgerà autonomamente nel suo irrimediabile processo di peccato, incapace come che sia di redenzione.
La nuova epoca - l'età moderna! - sarà l'epoca della natura senza la grazia, dell'uomo senza Cristo, della filosofia senza la teologia, dell'arte senza la religione, del diritto, dell'economia e della politica senza, la morale, dello Stato senza la Chiesa, della terra senza il Cielo!

La piramide dei valori così sapientemente costruita nel corso di quasi un millennio e mezzo di storia è ormai tragicamente spezzata: comincia un'epoca di rivolta. Le conseguenze? Gli sviluppi dell'azione umana (azione politica, economica, culturale) pur non potendo radicalmente sottrarsi alle influenze anche indirette dell'Evangelo - nessuno potrà mai staccare dal cuore dell'uomo certe « orientazioni » nuove e certe intime fermentazioni di bene poste definitivamente dalla grazia di Cristo! - non avverranno più sotto il controllo e dentro l'alveo della Chiesa Cattolica. Da qui la conseguenza che le vaste crescite dell'azione umani nell'età moderna - si pensi alla nascita del mondo industriale e capitalista, alla formazione di una potente borghesia, al moto culturale dell'illuminismo inglese e francese e all'Enciclopedia che ne è l'espressione più tipica, alla genesi della nuova Europa a struttura nazionale e, infine, ai movimenti di vasta portata ispirati all'ideologia socialista e comunista - saranno ineluttabilmente costituite sopra basi metafisiche e religiose diverse da quelle cristiane: tutto l'ordine naturale dell'uomo tenterà di costruirsi come «l'ordine dell'autonomia», disancorato dall'ordine soprannaturale di Cristo e di Dio. Sta qui l'essenza della civiltà contemporanea e sta qui pure, l'essenza della sua smisurata crisi: perché il problema è proprio questo: saranno solide le basi ideologiche, diverse da quelle cristiane, sopra le quali riposa questo tipo «nuovo» di civiltà? O avremo una applicazione di quella semplice, ma così poco meditata eppure così eloquente, parabola del costruttore stolto che edificò sopra la sabbia anziché edificare sopra la roccia?
La risposta non è dubbia per chi voglia con animo aperto dare un giudizio complessivo sulla crisi gigantesca che attraversa l'Europa ed il mondo: l'ordine naturale dell'uomo - l'intera scala dell'azione umana: economica, familiare, politica, culturale, religiosa - non ha saldezza se staccata dall'ordine soprannaturale di Cristo: questo è un complemento indispensabile di quello: solo con l'inserzione del primo nel secondo si solidifica e si gerarchizza il secondo: "Senza di me non potete far nulla".
Operare entro l'orbita della grazia di Cristo, a quindi, entro l'orbita della Chiesa di Cristo, significa agire in conformità all'unica legge di gravitazione che è regolatrice della totalità dell'azione umana: fuori di quest'ambito l'uomo si trova nella posizione di un astro esorbitato: le costruzioni che egli tenta, per quanto cariche di prudenza, sono destinate ad ineluttabile rovina.
Siamo qui in presenza di una legge di costruzione che non può mai essere impunemente violata. Il dramma dell'uomo è posto in questo inflessibile dilemma: o costruire con Cristo, componendo nell'alveo della dottrina di Cristo, della grazia di Cristo e della Chiesa di Cristo l'equilibrio sempre rinnovantesi delle forze umane in crescita nel mondo; ed in questo caso la costruzione avrà una solidità intrinseca capace di sfidare il tempo e le avversità; o costruire senza Cristo e contro Cristo; in questo secondo caso l'equilibrio delle forze umane diventa precario e momentaneo; l'edificio costruito non può sottrarsi ad una paurosa rovina.
Da questo dilemma non si esce: è l'unico teorema che dovrebbe essere iscritto sul frontone di ogni palazzo del governo. La regola aurea dell'azione individuale e collettiva, familiare, economica, politica e religiosa, è questa: il metro che valuta infallibilmente le crisi umane è questo: perché questo metro include il mistero dell'Incarnazione.
Se Cristo è Dio il valore del suo insegnamento è assoluto: il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Ma lo strazio è questo: si proclamò l'autonomia dell'uomo e la sua liberazione da ogni vincolo, e da ogni elevazione soprannaturale e si pervenne, invece, all'annientamento teorico e pratico del valore individuale dell'uomo. Le prove non mancano.
Si pensi alla civiltà borghese-capitalista fiorita sopra le basi metafisiche della riforma, dell'illuminismo inglese e francese e della stessa meditazione kantiana.
Si direbbe che apoteosi più alta dell'individuo non potrebbe essere costruita: tutta la corrente di pensiero che va dalla riforma ad Hobbes, a Locke, a Rousseau, a Kant ha per suo nucleo centrale l'individuo ed i suoi diritti: i caratteri della sociologia che ne è derivata non potrebbero essere più marcatamente individualisti. Diritti naturali dell'uomo, contratto sociale, volontà della maggioranza, dignità (kantiana) della persona, sono tutti motivi essenziali a questo illuminismo acceso che domina il Settecento e che si proietta, anche se vivamente contrastato, su tutto l'Ottocento.
Ma in realtà cosa è avvenuto? Sganciato l'uomo da Cristo e dal Corpo mistico al quale, come membro apparteneva, si è spezzato quell'equilibrio di solidarietà fraterna nel quale soltanto possono armonicamente comporsi le forze individuali: così si è determinata la nascita di quella minoranza di oppressori e di quella immensa maggioranza di oppressi che caratterizza l'economia capitalista dell'incipiente Ottocento.
Dove è, per questa gigantesca folla di « poveri », la dignità della persona, la libertà politica, l'eguaglianza giuridica e così via?
La reazione socialista e comunista non è - sotto certi aspetti - affatto priva di fondamento: la critica dell'economìa capitalista e della correlativa « civiltà borghese » — cioè di una economia e di una civiltà generale fuori dall'alveo del Cristianesimo — è legittima.
Ma la critica in nome di che cosa? Con quale metro misurare le essenziali deficienze del sistema?
Sta qui tutto il problema: se la « metafisica » illuminista dell'uomo è incapace di costruire un sistema economico e politico tale da assicurare in concreto la dignità ed il valore della persona, quale altra metafisica sarà sempre capace di fare da base ad un sistema economico e politico nel quale questo valore sia assicurato?
Restando fuori del Cristianesimo non c'è via di scampo: il pendolo che era violentemente oscillato verso destra non potrà che oscillare, con pari violenza, verso sinistra: all'individualismo di Hobbes, Locke, Rousseau, Kant, sarà sostituita la statolatria idealista di Hegel o quella materialista di Marx.
Terrificante « metafisica » dell'uomo quella che sta a base della dialettica hegheliana e marxista; l'individuo è tutto chiuso nei duri ingranaggi di
un processo storico che irrimediabilmente e definitivamente lo schiaccia!
Schiacciato a destra dagli ingranaggi dell'industrialismo che lo riduce al valore di una ruota della macchina produttiva, schiacciato a sinistra dagli ingranaggi di una « dialettica » statale o razziale o economica che si serve di lui come di uno strumento, senza libertà e senza volontà perché fornito di libertà e di volontà soltanto derivate. Il dramma - divenuto attualmente tragedia di proporzioni mai viste! - sembra senza soluzione.
Tutti avvertono che la crisi è di tutto il sistema: che c'è qualcosa di fondamentalmente negativo - pur senza disconoscerne i vasti apporti - all'inizio di questa civiltà che ha fatto formale apostasia da Cristo.
È vero: da qualche tempo la « crisi della persona» costituisce uno dei motivi essenziali della meditazione più vivace e più significativa del nostro tempo.
Non alludo qui alla energica attività di richiamo su questo tema compiuto dai vari settori europei del cattolicesimo contemporaneo: è risaputo, infatti, come intorno alla persona umana, al suo valore, alla sua crisi, ai suoi riflessi sociali, i cattolici di tutti i paesi d'Europa abbiano accentuato vivacemente la loro meditazione.
E si capisce: come si potrebbe affondare l'occhio indagatore sulla crisi della civiltà contemporanea trascurando, o non mettendo nel dovuto rilievo, quel punto che costituisce il centro nevralgico nel quale la crisi si radica?
Va al riguardo soprattutto citata l'ampia letteratura dovuta ai cattolici di Francia: oltre gli studi del P. Gillet, del P. Garrigou-Lagrange, del Maritain, ed oltre la raccolta delle relazioni delle Settimane di studio dei cattolici francesi, va in modo particolare ricordato il numero speciale degli Archives de philosophie XIV (1938) dedicato interamente alla persona umana.
Non meno approfondita, anche se meno ampia, è la meditazione dei cattolici italiani in proposito: oltre l'ampio studio critico di Gonella, vanno ricordati i lavori del P. Messineo, del Pavan, del P. Brucculeri, ecc. Questa meditazione dei cattolici fu suggellata e riaccesa dal messaggio natalizio 1942 di Pio XII: un messaggio di ampie proporzioni che contiene una dottrina centralizzata dal tema della persona: sotto lo stimolo di esso viene compiendosi un lavoro di analisi che rimette in discussione e fa oggetto di valutazione e di critiche l'intera struttura culturale, politica, giuridica ed economica dell'attuale tipo di civiltà.
Ma le reazioni personaliste che qui ci preme di porre in risalto sono quelle che derivano da altri vasti settori della cultura europea: quelle, soprattutto, che in un modo o nell'altro si richiamano alla « esperienza » di Kierkegaard.
L'accento è qui decisamente posto sull'individuo, sul singolo: la reazione contro l'idealismo hegheliano, il materialismo marxista, ed ogni forma di storicismo svalutatore dell'uomo è qui violentemente espressa.
Il problema, l'unico problema della metafisica e della vita, è il problema dell'uomo: il problema drammatico dell'«esserci» dell'uomo.
Non per nulla c'è un testo agostiniano che viene quasi posto sul frontone di questa costruzione metafisica che rimette in circolazione certi essenziali motivi della meditazione cristiana: la morte, l'angoscia, il peccato, la grazia, la resurrezione. Ego certe labore et labore in meipso, factus sum mihi terra difficultatis et sudoris nimii.
I nomi di Heidegger, Jaspers, Max Scheler, N. Hartmann, Gabriel Marcel, Berdiaeff, Lavelle, K. Barth, Abbagnano, Guzzo ecc., vengono qui necessariamente richiamati: sotto l'impulso di motivi dichiaratamente o segretamente o unilateralmente cristiani la meditazione di tutti ha come centro questa angosciosa domanda: ma l'uomo cosa è? Quale dramma interiore ne costituisce la fatica ed il valore? Cosa è mai la morte che lo colloca in una zona di frontiera fra il tempo ed il nulla o, se si vuole, fra il tempo e l'eterno? Perché quella lacerante dialettica di peccato e di rinascita, di disperazione e di speranza, di morte e di vita, che lo fa diventare una battaglia senza esito ed nn dramma senza soluzione?
Non si può certo negare il singolare valore suggestivo di questa così vivace e dolorante meditazione intorno all'uomo.
Le fonti sono palesi: S. Agostino, Pascal, I'« Imitazione di Cristo», la letteratura di «sinistra» circa la grazia e la predestinazione; un Cristianesimo « torbido»; una fermentazione faticosa, talvolta disperante, della grazia di Cristo; una conversione iniziale dell'uomo a Cristo; il primo atteggiamento di reazione dolorosa della natura peccatrice investita dalla estrema purità della grazia, qualcosa che potrebbe ricordare da lontano le « notti » purificatrici e dolorose di S. Giovanni della Croce.
Ma si tratta, in genere, di un Cristianesimo senza efficacia liberatrice: un Cristianesimo che soltanto agita senza risolvere questa dura inquietudine dell'uomo! Forse che l'angoscia è fine a se stessa? Forse che il valore dell'uomo consiste nel fatto dolorante della morte che attimo per attimo lo consuma e lo aspetta? Che senso ha un dramma che non trova soluzione alcuna? Un peccato che non si redime? Una fede che non riesce a spezzare i confini del tempo e che non riesce ad elevare effettivamente l'uomo dal piano del dolore e della morte a quello della gioia e della resurrezione, che fede è mai?
Altra cosa è l'aver coscienza della presenza di questo dramma e di questo dolore durante tutta la vita terrena dell'uomo, ed altra cosa è far di questo dramma, e di questo dolore la via senza uscita nella quale l'uomo è ineluttabilmente posto.

La vita cristiana è certamente dinamica, drammatica, angosciata; ma al di là del moto c'è la dolcezza della immobilità riposata in Dio; al di là del dramma, c'è la pace santificatrice di Dio; al di là dell'angoscia, c'è la gioia rasserenatrice di Dio! Ut gaudium meum in vobis sit, et gaudium vestrum impleatur. La Croce, va benissimo; segno inconfondibile di Cristo; ma dopo la Croce c'è la resurrezione: se Cristo non è risorto, anche il valore della Croce è evacuato.
La grazia non è senza efficacia sanatrice per la natura corrotta nella quale si inserisce: sta qui la radice dalla quale germogliano indissociabili il dolore e la gioia, la morte e la resurrezione, l'impotenza e la forza; questi due aspetti del Cristianesimo sono inscindibili; c'è la lotta, c'è la fatica, c'è l'asprezza; ma c'è anche la vittoria, c'è la conquista, c'è la dolcezza; per chi sale con energià di scalatore, la cima di Dio è assicurata. La grazia è trionfatrice perché Cristo ha vinto — ego vici mundum! —: la vera dialettica interiore del Cristianesimo fiorisce nel gaudio eterno e nella eterna beatitudine.
Torniamo, come si vede, ai problemi cruciali della riforma.
È un bene, certamente, che settori così vasti e così qualificati della cultura umana rifacciano a ritroso, con ardimento, le vie percorse dalla cultura moderna; superati di colpo il « collettivismo » annientatore dell'uomo e l'illuminismo senza mistero e senza calore; c'è nel singolo un valore, anzi in certo senso, il massimo valore; c'è nell'interiorità dell'uomo un mistero di cui sono insondabili l'essenza e la vastità: bisogna tornare all'uomo.
Riecheggia quasi il monito socratico: conosci te stesso.
Ma si va più in là; perché il Cristianesimo è qualcosa di ineluttabilmente inserito, come elemento di cui non si può più fare a meno per decifrare in qualche modo questo intimo mistero di cui l'uomo è portatore: la grazia, coi suoi problemi così gravi, è presente in questo dramma di colpa e di redenzione; più che a Sacrate il posto spetta ad Agostino ed a Pascal; qui è in giuoco tutta la problematica dei rapporti fra l'uomo e Dio, fra l'uomo e Cristo.
Siamo, quindi, su terreno essenzialmente cristiano: il problema dell'uomo è essenzialmente legato col problema del Cristianesimo.
È un bene, certo, l'avere riportato entro i confini dell'Evangelo l'essenziale della meditazione metafisica, l'avere posto tutta l'attenzione sul valore dell'uomo e sul problema della sua destinazione.
Ma giunti a questo punto bisogna avere la forza di fare un altro passo «indietro». Forse che la teologia cattolica, con le sue solide strutture sostenute dalla meditazione di santi e di dottori, non abbia qualcosa di decisivo da dire su questa totale problematica dell'uomo? Non potrebbe darsi che le Summae medioevali — quella di San Tommaso in specie — contengano qualche solido pilastro capace di sostenere ancora l'edificio naturale e soprannaturale dell'uomo?
Poiché ogni concezione storicista o idealista o materialista va respinta (ciascuno di noi non è davvero « un'onda » destinata ad esaurirsi nel divenire storico o in quello dell'idea o della materia), poiché va pure respinta ogni concezione illuminista e naturalista (l'uomo non è chiuso entro i termini della natura; c'è un mistero in lui che ne sopraeleva il valore e che gli da accesso al piano soprannaturale di Dio) — poiché non può neanche soddisfare una concezione soltanto problematica, drammatica, angosciosa, della vita e del suo valore (il problema, il dramma e l'angoscia dell'uomo esigono una soluzione ed una pace; il Cristianesimo non è soltanto « inquietante » ma anche e soprattutto portatore di gioia eterna) la conseguenza è ovvia: bisogna ritornare — figlioli prodighi! — alla dimora dalla quale siamo partiti!
Le arcate semplici e luminose della teologia cattolica sono la casa del Padre; la casa riposante della verità che ci aspetta: qui soltanto, dopo essere andati raminghi, dispersi, affamati, per le vie dell'errore potremo alfine trovare la verità che illumina e che armonizza; l'equilibrio che rappacifica; la delicata composizione, sul piano di Dio, di tutti i valori individuali e sociali dell'uomo.
Tornare, dunque, a S. Tommaso?
La domanda può irrigidire qualche spirito moderno abituato alla complessità dialettica di toni e di problemi che caratterizza, rendendola certamente suggestiva, tanta parte della meditazione contemporanea.
C'è nella architettonica lineare della Summa qualcosa di scheletrico, di freddamente esatto, che
view post Posted: 8/2/2016, 11:26 La preghiera cristiana - Testi tosti
PREGHIERA CRISTIANA
Fin da quando l'uomo è stato creato, non vi è altro rapporto tra lui e Dio se non quello che nasce da una onnipotenza di amore che si offre incondizionatamente alla miseria, al desiderio, alla preghiera dell'uomo. Dio non ci avrebbe creato se non ci avesse voluto; e il fatto che ci ha voluto precede ogni nostro peccato e da una speranza anche al peccatore. Egli mi ha amato prima che io fossi: potrebbe nel suo immutabile amore dimenticarsi di me, ora che ho bisogno di lui?
Eppure noi tutti pecchiamo verso il Signore non per temerità, ma per timidezza: non sappiamo mai chiedere abbastanza, perché non sappiamo mai credere fino in fondo al suo amore infinito. Era necessario che Dio si facesse uomo e morisse per gli uomini perché finalmente l'uomo riuscisse a credere che Dio realmente lo amava. Noi tutti speriamo qualcosa da Dio, ma non sappiamo sperare tutto, non sappiamo chiedere tutto, non osiamo sperare di ottenere l'infinito suo amore.
La proporzione fra quello che Dio vuol dare e la preghiera dell'uomo può essere veramente vissuta solo quando l'uomo ha sperimentato sino in fondo, o almeno ha avuto una conoscenza più chiara della realtà, della grandezza dell'amore di Dio. Ora, l'uomo sa che tutto può chiedere a Dio, non perché la risposta dipenda dalla sua preghiera — o piuttosto, non perché l'ottenere quanto chiede, sia una risposta di Dio — ma perché di fatto Dio ha già donato, prima ancora che tu chiedessi, infinitamente più di quanto tu possa a lui domandare. Ti ha dato se stesso: non può esservi per te alcun dubbio, alcuna esitazione di ricevere tutto, dal momento che tutto è già tuo. Non si tratta per noi di ricevere: si tratta di prender coscienza di quello che è già nostro. Dio è immutabile nel suo volere: ci ha dato se stesso; sarebbe infedele a se stesso, non sarebbe più Dio, se ci facesse mancare quello che già abbiamo nelle nostre mani. Quando tu preghi, la tua preghiera, in fondo, non manifesta tanto il tuo bisogno, quanto piuttosto quello che hai ricevuto. Non dice quello che tu speri di ottenere, ma quello che già possiedi. E tu non puoi aver dubbio alcuno che questa proprietà è inviolabile: nessun ladro te la può sottrarre e Dio non te la toglie perché rimane fedele a se stesso.
L'incarnazione del Verbo, la morte di croce è il dono infinito di Dio a ciascun'anima. Ed è grande il dono di Dio in me, quanto è grande la mia speranza. E il dono, notiamo, non è rimandato a domani, perché la mia speranza non è altro che la traduzione sperimentale ma imperfetta di quanto io già posseggo, di quanto è già mia proprietà, anche se di questa proprietà non ho ancora l'uso. Traduzione imperfetta perché, siccome noi possediamo, sì, il dono divino, ma non ne possiamo ancora godere pienamente, ne deriva che questo possesso invece di essere per noi godimento, diviene solo assoluta certezza. E la speranza è questa assoluta certezza di godere un giorno quello che è già nostro.
La speranza, infatti, non implica un atto divino che debba rispondere al mio atto di preghiera. Dio non risponde mai, perché prima ancora che io domandi mi ha già risposto; e poiché egli ha l'iniziativa di tutto, fin dall'eternità mi ha ascoltato e ha risposto alla mia preghiera: egli mi ha donato ogni cosa. Perciò, la mia preghiera nel tempo altro non è per me che il prendere coscienza di questo dono che egli già mi ha fatto, perché io ne entri definitivamente in possesso, anche se ora non posso goderne pienamente.
Anzi, vorrei dire molto di più: tutta la nostra vita non è che il prender progressivamente coscienza di un dono che egli ci ha fatto fin dall'eternità, ma che noi riceviamo solo nel tempo, precisamente attraverso la nostra fede, la nostra speranza, il nostro amore. Quindi, tutta la vita dell'uomo praticamente si riduce, quaggiù, alla preghiera; non perché Dio debba poi rispondervi, ma perché la preghiera è per l'anima stessa, in qualche modo, l'esperienza di quanto Dio è per essa: non di quanto vuol essere, ma di quanto effettivamente per essa egli è.
Ma perché questo avvenga, bisogna che la nostra preghiera abbia quei caratteri di cui parla san Giacomo; anzitutto essa deve esser fatta senza esitazione, senza alcun dubbio nell'intimo, perché ogni dubbio fa sì che la nostra preghiera non sia più preghiera. Se ho una qualunque esitazione in quello che domando, vuoi dire che io non mi rivolgo a un Dio che è Amore, a un Dio che tutto mi ha dato; parlo a uno che è avaro dei suoi doni, a uno che vuol dare, ma può anche negare, a uno cioè che non risponde agli attributi fondamentali di Dio: la misericordia, l'amore infinito, la benignità, la generosità senza fine.
Ora, questa preghiera senza esitazione, che è propria del cristiano, è precisamente l'esperienza di un dono già fatto. Tu non esiti, proprio perché non puoi più dubitare di Dio; ma, nella misura in cui non dubiti di Dio, vuoi dire che veramente Dio è per te quello che chiedi, che cioè egli si fa presente nell'anima tua secondo la misura della tua speranza.
Per questo, non solo non possiamo avere esitazione, ma dobbiamo cercare di vincere ogni timidezza nella nostra preghiera e renderci conto che porre un limite ai nostri desideri, alle nostre richieste, è in qualche modo un voler coartare Dio negli stretti limiti di una nostra speranza umana. Noi possiamo, anzi dobbiamo, chiedere tutto a Dio. Per quanto ci riguarda potremmo anche contentarci di raggiungere la santità di questo o quel santo, ma è Dio che non si contenta. Perché egli vuoi essere grande in te, come grande egli è nell'Essere suo infinito, e tu devi chiedere tanto quanto egli è; infatti Dio non realizza la nostra salvezza che in quanto ciascuno di noi realizza la sua infinita santità, la sua infinita misericordia, la sua grandezza assoluta. E la nostra preghiera deve in qualche modo tradurre precisamente questa volontà di Dio di essere in ciascuno di noi se medesimo, infinito: la vocazione dell'uomo non è quella di realizzare una sua perfezione di vita, è quella di realizzare Dio stesso, perché Dio stesso vuol vivere nell'uomo. E allora, che cosa puoi chiedere a Dio se non una infinita santità?
Pertanto, non è presunzione chiedere molto: è sempre, piuttosto, peccato di timidezza, d'incredulità nell'amore, il chiedere meno che lui, il voler meno che lui. D'altra parte, fintantoché si chiede meno di lui, Dio può anche non ascoltarci, perché qualunque altra cosa tu gli chieda, potrebbe non rientrare nei piani divini. Ma se gli chiediamo lui stesso, egli non potrebbe mai negarci quello che gli chiediamo. Perché è precisamente questo il fondamento di ogni nostra speranza, anzi di ogni nostro rapporto con lui: l'amore suo infinito per il quale egli tutto si è dato e vuol comunicarsi, perché l'uomo viva in lui e lo possegga come suo bene, come sua ricchezza, come sua eternità.
La preghiera è dunque una grande cosa: l'unica cosa grande che esista quaggiù. Non vi è proporzione, infatti, fra quello che noi siamo e quello che dobbiamo essere, ma vi è una proporzione fra quello che chiediamo e quello che Dio vuole per noi, perché la preghiera può avere come suo contenuto Dio stesso. Quaggiù l'uomo può proporzionarsi a Dio, solo in questa speranza che tutto lo chiede, che tutto lo implora, che tutto l'ottiene.
Ecco perché molto spesso Dio ci lascia poveri come siamo; perché qualunque ricchezza apparente di cui oggi ci colmi non farebbe altro che illuderci, ingannarci, impedirci di realizzare quello che dovremmo essere. Anche noi, come già anche Teresa di Gesù Bambino, dobbiamo godere di essere imperfetti, perché qualunque perfezione quaggiù c'inganna e ci tradisce, fintantoché la nostra gioia non si pone soltanto nella speranza, nella preghiera.
La preghiera del cristiano di fatto è partecipazione alla preghiera del Cristo, sempre vivente dinanzi al volto del Padre a intercedere per noi: preghiera che, non dico, implora, ma esige ed ottiene tutto dal Padre. È vero: nella sua natura divina il Figlio unigenito non dipende dal Padre così da poter pregare. Egli è. Non ha nulla da ottenere, perché possiede col Padre un'unica natura divina. Ma egli vive nella natura umana precisamente come esigenza infinita di Dio a una comunione totale, perché è la persona del Figlio che prega nella natura umana assunta. È in tutti noi questo Figlio di Dio che implora dal Padre tutto il dono dell'infinito suo amore, tutta la pienezza della sua santità, tutta la ricchezza gloriosa della sua eternità.
La nostra preghiera non è diversa dalla sua. In tanto, infatti, possiamo pregare oggi e in tanto la nostra preghiera è veramente cristiana, in quanto è inserita nella sua, è una sola cosa con la sua ed ha perciò lo stesso suo contenuto e la stessa sua efficacia.
Non chiediamo poco al Signore e non chiediamo molto: chiediamogli tutto. Non limitiamo la nostra speranza, perché porre ad essa un limite è costringere Dio nelle anguste misure della nostra virtù. Dal momento che in ognuno di noi è Dio che vuol esser glorificato, è Dio che vuol vivere, lasciamo che Dio veramente si comunichi tutto: e la nostra preghiera tanto si dilati, quanto grande è il Bene infinito che dobbiamo ricevere.
In fondo l'esercizio delle virtù non è qualche cosa che si aggiunge alla preghiera dell'uomo viatore: è soltanto un segno che garantisce la verità di questa preghiera. Perché molto spesso le nostre preghiere sono false: si chiede, ma non con assoluta certezza; si chiede, ma con esitazione; si chiede, ma non crediamo di ricevere; si chiede, ma si chiede male; si chiede, ma in fondo noi non siamo in questa nostra preghiera, viviamo altrove da quello che domandiamo. L'esercizio delle virtù, la nostra vita vissuta, è solo la garanzia che la nostra preghiera è vera; ma di fatto tutta la vita dell'uomo quaggiù non è che preghiera. Infatti, come la vita del Figlio di Dio è il colloquio col Padre, così la vita del Figlio di Dio quaggiù, nella sua natura mortale, non può essere che la preghiera: lassù è la lode perfetta, infinita; quaggiù è umile domanda, piena di amore e compiuta con assoluta speranza.
San Tommaso afferma che la vera preghiera dell'uomo è la preghiera di domanda, non perché la lode non sia una preghiera più alta, ma perché ciascuno di noi loda Dio per quello che è, e io son così povera cosa... Quello che loda Dio è la mia preghiera, che gli permette di vivere in me secondo la misura della mia speranza. Quello che loda Dio in me è la mia domanda, che ottiene da Dio — ha già ottenuto anzi da Dio — che egli viva in me secondo la misura del mio desiderio.
Chiedi dunque infinitamente, perché Dio infinitamente possa donarsi e infinitamente in te possa essere glorificato, vivendo nel tuo piccolo cuore.
Ecco - mi sembra - tutta la vita dell'uomo, tutta la vita del figlio di Dio fintantoché vive quaggiù peregrino lontano dalla patria.
La condizione dell'uomo sulla terra è di essere figlio di Dio, ma di non realizzare ciò che tutto questo vuol dire. Il dono che egli ci ha fatto di sé non si manifesta per noi nel godimento di un bene posseduto così pienamente da poterne fruire, ma piuttosto nel sentimento che l'anima ha di quanto essa spera, di quanto essa vuole, di quanto essa desidera da Dio. Certo l'inferno è desiderio, ma è desiderio insoddisfatto e che non potrà mai essere soddisfatto. È quello che dice, in fondo, il buddismo: «La sofferenza dell'uomo dipende dal desiderio. Distruggi i tuoi desideri e tu allora non conoscerai sofferenza ». Ma per il cristiano è vero il contrario: il desiderio del cristiano è l'espressione stessa di un dono ormai ricevuto. Quello che chiedi, tu lo possiedi. Quello che vuoi, tu lo hai. Perché non potrebbe Dio accettare di essere secondo te, di aspettare cioè che tu manifestassi a lui un tuo bisogno, per colmarti di amore. È il bisogno invece che tu provi il segno che egli, non dico, ti vuoi donare, ma ti ha già dato, anche se non lo sai. Tu sai, dunque, quello che hai ricevuto, dall'esperienza che hai del tuo bisogno, dall'esperienza che hai di quello che vuoi, di quello che speri, di quello che desideri da lui. Dio è per te precisamente quello che egli ti fa sentire di voler essere per te.

Tutto questo può sembrare una cosa molto semplice, anche troppo semplice. In realtà, invece, determina tutto un atteggiamento diverso nella nostra vita interiore: la certezza assoluta, cioè, che tutto è già nostro, che la nostra preghiera è sempre vinta dall'amore infinito di Dio, che non soltanto l'ha preceduta, ma ci ha dato di più, infinitamente di più di quanto l'anima crede di dover ottenere ancora.
Hai già ottenuto, e più di quanto tu chiedi.
Ecco quello che è l'atteggiamento dell'anima: nonostante l'esperienza della sua povertà, della sua debolezza, essa sa di essere veramente figlia di Dio, sa di poter contare sull'amore infinito del Padre e nello stesso tempo è consapevole che questo amore già tutto si è diffuso negli abissi creati del cuore umano, che a lui si apre nella speranza.
Com'è bello camminare in incognito in questo mondo e sentirci i sovrani, e sentire che tutto l'universo è per noi, è come un giocattolo che Dio ci ha dato. Che questa storia — della quale facciamo parte e nella quale sembriamo praticamente scomparire — che questa storia non è nulla nei confronti dell'atto onde l'anima, nella speranza, ha la visione dell'amore infinito di Dio che in lei si effonde. E dobbiamo sentire veramente che siamo questi re che vivono in incognito, questi sovrani che possono gettar via tutta la loro ricchezza, perché quanto più ne gettano tanto più posseggono, pur vivendo sotto le vesti di un mendicante. Noi siamo questo. Viviamo qui e non altrove: viviamo sotto la povertà di una vita comune, a volte anche troppo comune, anche troppo ordinaria, anche troppo misera e imperfetta... eppure tutto il Paradiso è chinato verso di noi, le mani di Dio ci portano, ci sollevano fino a sé, egli ci stringe al suo cuore. Non solo tutto l'universo è per noi, non solo tutta la storia è ordinata a noi, ma Dio stesso tutto si piega come Padre a noi che siamo suoi figli. Ce ne rendiamo noi conto? Questo vuol dire la preghiera cristiana.
La preghiera cristiana è l'esperienza di un dono già ricevuto, che per te si esprime nel desiderio, nella speranza: non c'è dubbio. E d'altra parte è cosa sconcertante che noi dobbiamo chiedere quello che già abbiamo, sperimentare quello che già possediamo, solo nel bisogno, come chi nulla possiede. Di fatto l'esperienza nostra di Dio non è il sentimento della sua presenza, ma della sua assenza; e così l'esperienza più vera dei beni divini non è l'esperienza, il godimento di questi beni, ma il sentire il desiderio di possederli, questa brama che ci brucia, di poter essere colmati da tutta la ricchezza di Dio. La vera esperienza per noi, di questi beni divini, è la loro assenza. Che cosa vuol dire?
Vuol dire che per noi, fintantoché viviamo quaggiù, non è possibile ricevere dono da Dio che in quanto sperimentiamo il vuoto e, nel vuoto della creatura, il desiderio di possedere il vero Bene. Questo Bene si fa presente nel desiderio che accende di sé, si fa presente nel cuore, nella speranza che alimenta. Ma il desiderio e la speranza non rimandano a un futuro, piuttosto sono segni di un passato, di un dono già ricevuto da lui.
Il dono già ricevuto! Perciò, se tu preghi, non devi pensare per questo che il paradiso si apra soltanto domani, né che la santità sia una mèta che raggiungerai soltanto domani, né che la gioia sarà un dono che il Signore ti farà; devi pensare che il paradiso già è il tuo regno, che la santità è già la tua vita, che la gioia divina è già la tua eredità, che Dio stesso tutto è per te, è tuo, è già tuo. Se tu pensi che Dio ti è estraneo, tu l'offendi: tu offendi, infatti, l'amore. Che cosa vuol dire per uno amare, se non donarsi? Se tu pensi che Dio non si sia ancora donato, per te Dio non è ancora l'amore. Se tu vuoi pensare che Dio è Dio, devi immediatamente pensare che egli non è altro da te, perché nella misura in cui rimane altro da te, egli non ha realizzato ancora di essere Amore: Dio cioè non è ancora l'Amore per te. Se Dio veramente è l'amore, egli non lo è che in quanto a te si è donato, che in quanto a te si è comunicato, che in quanto vive nel tuo cuore stesso.
Il vero peccato è quello di non credere all'amore. Dal momento che Dio è l'amore, non si potrà credere in questo amore divino che nella misura in cui lo si accoglie dentro di sé. Come potrebbe Dio essere amore se non si donasse? come potrebbe Dio essere amore se, avaro, mi sottraesse qualcosa dalla sua intima vita? Ma proprio perché è l'amore, egli vive in me; così come io non sono in me, sono in lui. Se io lo penso fuori di me, non offendo me stesso, offendo lui, perché impedisco a lui di essere realmente l'Amore.
La preghiera cristiana è la certezza - che si esprime nella speranza - di questa presenza che colma già tutti gli abissi dell'anima; l'esperienza, nella speranza che invoca, di un dono che è pari all'infinito amore di Dio. Questa è la preghiera cristiana; sotto le vesti, sotto l'espressione di un desiderio che sembra essere il segno della tua debolezza e della tua povertà, devi vivere già la certezza di una pienezza infinita che ti colma, riempie il vuoto della tua anima che tanto più è grande, quanto più grande è il tuo desiderio; ma quanto più è grande, tanto più manifesta anche grande il dono che hai ricevuto da lui.
Che cosa, perciò, misura la nostra santità? il nostro bisogno. Che cosa misura l'amore di Dio nel cuore dell'uomo? quello che chiediamo. Ecco perché il nostro peccato non è l'osare troppo, non è la presunzione, è la timidezza: chiediamo troppo poco. Noi offendiamo Dio dal momento che non chiediamo di essere più santi dei grandi santi, che pensiamo di doverci contentare di meno che di Dio stesso. Non si tratta di esser santi secondo una nostra misura, ma secondo la sua; se egli è l'Amore non ci dona qualcosa, ci deve donare se stesso; e se ci dona se stesso, ci dona l'infinito.
Non possiamo quindi porre limiti alla nostra speranza, dobbiamo crescere sempre di più nel nostro desiderio che si apre all'infinito amore di Dio, dobbiamo aprirci sempre di più nella speranza che implora, perché è proprio questa speranza la misura stessa del dono. E il dono è Dio stesso...
Se nella nostra preghiera viviamo la preghiera stessa del Figlio, noi allora possiamo capire qual è il contenuto e la natura della preghiera cristiana; e questo è fondamentale. Dice infatti Gesù nel quarto Vangelo : «Qualunque cosa domanderete al Padre in nome mio, egli ve la concederà» (Gv 16, 23).
Che cosa vuoi dire «pregare in nome di Cristo»? partecipare alla preghiera del Cristo? far nostra la preghiera del Figlio di Dio? Una cosa molto semplice, semplice e immensa: Dio si è fatto uomo perché l'unigenito Figlio di Dio, che è uguale al Padre, ottenesse per la natura umana, nella quale egli sussiste, tutto quello che gli appartiene nella sua natura divina, come uguale al Padre dei cieli. Quindi, quello che dobbiamo ottenere da Dio è pari a quello che il Verbo è nella natura divina. Noi lo dobbiamo ottenere, o piuttosto egli ce lo da gratuitamente, e la nostra preghiera dev'essere così ampia, così smisurata nella sua richiesta, come ampio e smisurato è il bene dell'unigenito Figlio di Dio. Perché Dio non potrebbe non essere Dio, e non ricevere tutto dal Padre, anche in quella natura umana nella quale egli sussiste. È il Verbo di Dio, è la seconda Persona della SS. Trinità, che sussiste nella natura dell'uomo - ma sussiste anche nella natura di Dio: uguale al Padre nella gloria, nella santità, nella ricchezza, nell'eternità, sussiste nella natura umana, nella povertà, nel vuoto di una capacità che tutto deve accogliere da Dio. E la preghiera di questo Figlio di Dio, della seconda Persona della SS. Trinità, la quale sussiste nella natura umana, diviene perciò un'efficace, irresistibile esigenza di questa stessa seconda Persona divina, perché il Padre versi, effonda, colmi tutti gli abissi della creazione con le stesse ricchezze della sua natura divina. Nella natura umana il Verbo di Dio deve possedere quello che possiede nella natura divina come Unigenito Figlio del Padre.
Ecco la preghiera che noi viviamo. La preghiera nostra non è che una partecipazione alla preghiera del Cristo, ma la preghiera del Cristo è precisamente questa: « Padre... glorificami nel tuo cospetto con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse » (Gv. XVII, 5). Nella sua natura umana egli irresistibilmente attrae a sé tutta la ricchezza infinita di Dio; e poiché noi siamo questa natura, è nostra quella stessa preghiera. Per tutto quello che Dio è, Dio deve essere in me, deve donarsi a me.
Quello che più colpisce nella santità veramente eccezionale di santa Teresa di Gesù Bambino è che — invece di essere un limite ai suoi desideri — la sua povertà e la sua debolezza divenivano per lei occasione per estenderli ancora di più; e questo perché non commisurava i suoi desideri alle sue capacità, ma a Dio stesso, del cui amore mai aveva dubitato. L'esperienza religiosa di questa giovanissima grande santa - una delle più grandi che abbia avuto la Chiesa - dovrebbe essere anche per tutti noi norma viva. I nostri peccati non sono, non possono essere mai un motivo perché le nostre ambizioni debbano essere meno grandi, perché Dio in noi non deve soddisfare noi stessi, ma deve soddisfare se medesimo infinito.
Tanto quanto Dio è, tanto voglio e nulla di meno. Ecco che cosa è la preghiera. Dio non avrebbe nessuna difficoltà a soddisfare tutte le brame naturali di un cuore umano... Ma, ancora una volta, non si tratta di soddisfare l'uomo, si tratta di soddisfare Dio stesso, che vive in noi, per ottenere per noi quello che egli possiede in sé nella natura divina come Figlio unigenito: non altra gloria, non altra ricchezza, non altra santità, perché in ciascuno di noi Dio deve in qualche modo moltiplicarsi, perché da ognuno di noi possa esser posseduto, perché ognuno di noi possa essere per lui il Figlio nel quale egli pone ogni sua compiacenza, nel quale egli possiede la sua gloria e la sua santità, il Figlio che riflette per lui tutto lo splendore della sua gloria infinita.
La preghiera cristiana è, dunque, il gemito dello Spirito che già vive nel cuore dell'uomo, attestando perciò il dono che Dio ha fatto di sé all'anima umana; ma il dono si esprime per noi in un gemito. Il carattere proprio della vita presente è tutto qui, come è qui il carattere, per esempio, della presenza di Dio: Dio è presente sotto i veli di morte, sotto un abito esterno di morte, nell'Eucarestia. Il segno dell'umiltà, della debolezza, della nostra stessa povertà, del nostro bisogno, non sono che veli in prestito che nascondono, ma anche garantiscono la presenza dell'ineffabile Regno.
Il nostro desiderio, perciò, non è segno di sofferenza; o, se è tale, è una sofferenza che maschera ma anche garantisce l'ineffabile gioia di una Presenza immutabile di amore. Il nostro desiderio, la nostra speranza, non rimandano dunque a un domani; già noi viviamo, sotto i veli esterni di una condizione umana di pena, il possesso, la presenza, l'ineffabile dono di un Dio che a noi si è comunicato e vive nell'anima nostra.
Dio è mio. Dio, in quanto è l'Amore, tutto io lo posseggo. Egli in me e io in lui: la nostra vita è già una. Sia la nostra preghiera davvero l'esperienza di una vera presenza divina, il segno di una ineffabile, misteriosa, ma reale unità con Dio, perché la preghiera è la partecipazione a quel dialogo che è del Figlio col Padre, del Padre col Figlio, dialogo che suppone l'unità di una stessa natura. Per quanto riguarda noi, è solo l'unità di quell'amore che, pur lasciando distinti l'Amante e l'amato, non sopporta divisione fra loro e fa dell'Amante e dell'amato un essere solo, una sola carne, dice il Vangelo, un solo spirito dice san Paolo, una sola vita, una sola gloria, una sola santità, dice l'esperienza cristiana.
Il Verbo di Dio chiede, per la natura umana assunta, quanto egli è nella sua natura divina. Questa preghiera è la norma ultima, il contenuto supremo, e anche il risultato della preghiera del Cristo come della preghiera cristiana. « Glorificami tu, Padre, presso di te, con quella gloria che io ebbi presso di te prima che il mondo fosse » (Gv 17, 5). Non può rifiutare il Padre al Figlio di donarsi totalmente, di comunicarsi totalmente. Ma questa comunicazione che il Padre fa di se stesso al Figlio nella generazione eterna, ora, per la preghiera del Cristo, diviene il traboccare infinito di Dio nella natura umana in cui il Verbo stesso sussiste. E la natura umana siamo tutti noi, è tutta quanta la creazione. Dio non può negar nulla di sé dal momento che è il Figlio che prega, perché nulla il Padre può sottrarre al Figlio suo unigenito, anche se egli sussiste ora nella natura umana, oltre che nella natura divina.
Di fatto, al Figlio di Dio che sussiste nella natura divina, egli non soltanto non sottrae, ma neppure potrebbe sottrarre nulla: egli è il Padre soltanto in quanto si comunica al Figlio; ma il Figlio ora vive, nella natura umana, come preghiera che implora per questa natura il dono totale di Dio in se medesimo. Così in questa preghiera noi abbiamo la norma della preghiera cristiana e il suo contenuto. È una preghiera che non ha, non può avere altra forma che questa: che Dio sia Dio. Per tutto quello che egli è, egli è l'amore che si dona; per tutto quello che egli è, egli è l'amore che io debbo accogliere in me.
Ma tutto questo che cosa implica? Che cosa esige? Esige che noi siamo il vuoto, siamo pura capacità che lo accoglie. Non abbiamo più nome, non abbiamo più nulla, perché tutto quello che abbiamo è una misura che opponiamo per non essere investiti, per non essere colmati dalla pura e indivisibile presenza di Dio. La nostra preghiera dunque, se suppone qualcosa in noi, suppone precisamente il nostro morire, il nostro venir meno a noi stessi; la dimenticanza totale di ogni virtù, come di ogni nostro peccato, di ogni merito come di ogni demerito, di ogni piccolo desiderio come di ogni piccolo timore.
La preghiera nostra dunque suppone già la Presenza: si prega per quello che abbiamo già ricevuto, non per quello che dobbiamo ricevere; nella nostra preghiera già prende forma una certa coscienza di quello che Dio è per l'anima nostra. E allora è necessario che la preghiera veramente si traduca nelle parole del Cristo, e sia la preghiera che tanto chiede quanto Dio è. Nulla di meno! Ma se la nostra preghiera deve chiedere quanto Dio è, nulla di meno, s'impone per questo che la capacità che accoglie questo Dio sia una capacità grande quanto è grande Dio. Ora, che cosa è proporzionato a Dio che è il Tutto, se non il nulla? Che cosa dunque possiamo offrire a Dio perché egli ci ricolmi di sé? Un'anima che sia vuota di ogni desiderio personale, di ogni senso di proprietà, di ogni ricordo di sé. È bello che non abbiamo virtù, ma è ugualmente bello che dimentichiamo anche i nostri peccati, perché tanto i nostri peccati quanto le nostre virtù non sono mai un titolo per accogliere Dio, né tanto meno potranno mai misurare la sua misericordia, la sua infinita giustizia, per quanto riguarda il peccato, per quanto riguarda le nostre virtù. Conviene dunque che al dono di Dio si offra un'anima che è vuota totalmente di ogni ricordo di se stessa. Non che si debba vivere sperimentalmente questa morte: è non solo difficile, ma addirittura impossibile per l'uomo vivere costantemente la sua morte, cioè il pieno oblio di sé - a questo oblio non si giunge se non per specialissima grazia di Dio - ma dovremmo sforzarci di dare il minimo d'importanza a tutto quello che facciamo, a tutto quello che siamo, così da perdere il più facilmente possibile il ricordo di ogni nostro merito o di ogni nostro peccato. La cosa più importante per noi è che, almeno abitualmente, a questa preghiera che invoca tutta la ricchezza di Dio, non siamo impediti dal ricordo di quello che siamo, di quelle che possono essere le nostre piccole necessità, o le nostre aspirazioni sia pure grandi. Che in noi non è l'uomo che aspira, in noi non è l'uomo che prega, ma il Figlio di Dio. Glorifica me tu Pater apud temetipsum... È Dio stesso che chiede e non chiede che Dio. Ma Dio diviene preghiera quando si fa uomo, perché a questa natura umana egli vuole far affluire tutti i torrenti di grazia, tutto lo splendore della gloria, tutta la pienezza della santità che è propria del Padre.
Vivere in un costante oblio di noi stessi: questo lo possiamo fare cancellando ogni ricordo di tutto quello che siamo.
Che cosa siamo noi per opporre questo fragile schermo all'infinito oceano dell'amore divino che vuol sommergere ogni cosa? Che cosa mai sono tutti gli eroismi dei santi? Che cosa mai sono tutti i peccati degli uomini? Conviene dunque che tanto il peccatore quanto il santo dimentichino totalmente se stessi per accogliere Dio, che è infinitamente più grande e dell'abisso dell'umana colpa e della povertà dell'umana virtù. Dovremmo vivere in un costante oblio di noi stessi e mantenerci aperti ad accogliere questa immensa ricchezza di Dio che tutta vuol travasarsi nel mondo, anzi nel nostro piccolo cuore.
Il mondo infatti non sarebbe capace di accogliere Dio: lo accoglie soltanto colui che può rivolgersi a lui in un dialogo di amore. Perché Dio è essenzialmente persona e il mondo non accoglie Dio che in quanto diviene persona nell'uomo, che come il Verbo di Dio e nel Verbo di Dio si fa dinanzi al Padre — pros ton Theon — e lo guarda e lo prega. Può sembrare che in fondo sia sempre lo stesso argomento quello che noi trattiamo, ma è proprio questa la grandezza dell'insegnamento spirituale. Se dovessimo dire tante cose, vorrebbe dire che siamo ancora alle pendici del monte. Dice Dionigi il Mistico: «È quando noi siamo lontani da Dio, è in una teologia che guarda soltanto Dio dal di dietro, che l'insegnamento diviene lungo e disteso, e ha bisogno di moltiplicare i suoi simboli, i suoi argomenti e i suoi trattati... Così quando trattai, nella teologia simbolica, di Dio, dovetti scrivere tanti e tanti volumi. Poi, quanto più mi sono avvicinato a Dio e ai nomi divini, tanto più il mio discorso si è fatto breve. Ma ora poi che debbo giungere a parlare della mia unione con lui, non posso più parlare, tutta la teologia termina nel puro silenzio, o almeno in una sola parola ».
È giusto che tutta la vita cristiana si veda in questa luce di un colloquio, di un dialogo, di un aprirsi dell'anima a colui che, come amore, nell'anima tutto si effonde.
Non preoccupiamoci dunque di grandi cose, non cerchiamo qua e là continue novità per soddisfare la curiosità della nostra ragione, ma chiediamo al Signore piuttosto che la nostra anima finalmente si affisi nella luce abbagliante di questo sole, che si apra all'effusione di questo oceano di grazia che è il Padre celeste.
Tu sei il figlio di Dio, figlio nel Figlio. Tutti i tesori del cielo sono già tuoi. « Perché ti attardi — diceva san Giovanni della Croce - nei tuoi bassi modi umani, quando tutto è tuo e tutto è per te?». E queste parole rimangono vere: non soltanto per il mistico che vive abitualmente in Dio, ma anche per la più piccola delle anime il Figlio di Dio si è fatto uomo e ha donato il suo sangue; anche per la più piccola delle anime, Dio è veramente l'amore che ama, dunque l'amore che tutto si dona e vuol essere posseduto dall'anima stessa.
Non fondiamo la nostra vita spirituale sulle nostre virtù, o sui nostri peccati, ma sulla grazia dell'amore divino che tanto più è certo quanto più l'anima lo riconosce veramente come gratuito e perciò anche immenso nella sua realtà.
Che Dio sia Dio: altra preghiera l'anima non può rivolgere a lui.
Che Dio sia Dio per me, che Dio sia Dio in me. Dice la Sacra Scrittura che il nome di Dio è Amore. Ma Dio non è l'amore in se stesso; l'amore implica libertà. Dio, se vuol essere amore, si deve donare totalmente. Certo, egli è altro dall'uomo. E proprio perché altro dall'uomo può essere l'Amore: ma proprio perché viene in me è anche l'Amore. Essendo altro da me può amarmi, ma non può essere amore fintantoché in me veramente tutto non s'è versato, effuso, fintantoché in me totalmente non vive.
Nella misura in cui egli può essere in qualche modo fuori di me, ancora non ha realizzato se stesso come amore infinito. È certo che Dio vuol donarsi tutto, è certo che Dio vuole amare secondo l'infinita misura dell'essere suo; ma la misura dell'amore divino non è in Dio che ti ama, è in te che non credi al suo amore, è in te che non ti apri abbastanza ad accoglierlo tutto. Ed è precisamente nella misura in cui noi non crediamo abbastanza a questo amore divino che consiste il nostro peccato, perché impediamo in qualche modo a Dio di essere Dio in noi.
Certo in se stesso egli è Dio, ma egli non è l'amore che si dona che in quanto vive in colui che è amato: e ognuno di noi è la sposa cui egli si da. Notate bene: nelle relazioni divine, nelle relazioni sussistenti in seno alla Trinità non vi è la sposa e lo sposo. Ed è il mistero ineffabile dell'amore quello che lega lo sposo alla sposa e viceversa. È precisamente in questo rapporto che si esprime l'amore. L'amore di una madre non è in certo senso vero amore, perché la madre non ama che se stessa, non ama che la propria carne. Il vero amore implica sempre - come dice Dionigi il Mistico - l'estasi, cioè un uscire di sé. E Dio ama nell'estasi infinita di un amore onde si fa uomo, onde esce di se stesso per comunicarsi al mondo.
Perché questo, in fondo, è la creazione: la condizione per Dio di comunicarsi al di fuori, per moltiplicare in qualche modo l'infinita pienezza dell'essere suo in ciascun'anima che l'accolga. E siccome non vi è mai proporzione fra la creatura e Dio, l'unica condizione per riceverlo totalmente è l'oblio di noi stessi per offrirci totalmente nudi e vuoti di noi, all'ineffabile amore onde siamo amati. Non abbiamo nulla da rimpiangere: basta soltanto essere nulla per poter ricevere il Tutto. Questo ci mette nella condizione prossima di poter ricevere subito tutto il Signore, in questo stesso momento; di essere pronti a morire come a vivere : tanto la nostra preparazione non potrebbe mai essere proporzionata a ricevere Dio... In ogni istante tu devi riceverlo tutto, in ogni istante tu devi aprire l'animo tuo ad accoglierlo interamente, qualunque sia la tua esperienza di debolezza, di povertà, di aridità, di impotenza...
Condizione proporzionata a ricevere Dio è solo una fede che totalmente spoglia di sé si offre all'amore divino, è il vuoto che l'anima fa di se stessa nel puro oblio di sé per offrirsi all'amore: è questa fede umile, viva, che Dio è, e che, per quanto è, egli è l'Amore che ti ama e che vuol essere in te.
Come Cristo Gesù è nel seno del Padre e pur dimora fra noi, così noi siamo un sol corpo con lui, viviamo nel mondo eppure già viviamo nel seno del Padre, già siamo veramente colmati di tutte le ricchezze divine.
Noi dobbiamo essere coscienti di questa nostra condizione: il paradiso non viene domani...

Edited by fra roberto - 8/2/2016, 17:02
view post Posted: 6/2/2016, 18:11 La guarigione di P. Emiliano Tardif - Santi e testimoni
Nel 1973 ero provinciale della mia Congregazione, Missionari del Sacro Cuore, nella Repubblica Dominicana. Avevo lavorato troppo, abusando della mia salute, durante i sedici anni della mia missione in quel paese. Dedicai molto tempo a impegni materiali: costruzione di chiese, di seminari, centri di promozione umana, di catechesi, ecc. Ero sempre in cerca di denaro per edificare case e mantenere i nostri seminaristi.
Il Signore ha permesso che mi dedicassi a tutta questa mia attività e per l'eccesso di lavoro sono caduto malato. Il 14 giugno del 1973, mi sono sentito male, malissimo, tanto che mi hanno dovuto trasportare immediatamente al Centro Medico Nazionale. Stavo tanto male che non pensavo di farcela quella notte: credetti proprio di morire molto presto. Avevo meditato molto spesso sulla morte, ma non ne avevo fatto mai l'esperienza; questa volta la stavo facendo, ma non mi piaceva affatto.
I medici mi fecero delle analisi molto precise e mi trovarono una tubercolosi polmonare acuta. Vedendomi così malato, pensavo di far ritorno a Québec nel Canada, mio paese d'origine, dove viveva la mia famiglia. Ma ero talmente debole, che non potevo affrontare il viaggio. Dovetti aspettare quindici giorni e sottopormi ad una cura ricostituente per poter fare il viaggio. Una volta in Canada, mi fecero ricoverare in un centro medico specializzato dove i medici mi riesaminarono per verificare la natura della mia malattia.
Il mese di luglio passò in analisi, biopsie, raggi, ecc. Tutto confermò scientificamente che la tubercolosi polmonare acuta aveva prodotto gravi lesioni ai due polmoni. Per farmi coraggio, mi dissero che forse dopo un anno di cure e di riposo io sarei potuto ritornare a casa.
Un giorno ricevetti due visite insolite: prima venne un sacerdote, direttore della rivista « Notre Dame », che mi domandò il permesso di farmi una fotografia per illustrare un articolo intitolato « Come vivere la propria malattia ». Si era appena congedato che entrarono cinque laici d'un gruppo di preghiera del Rinnovamento carismatico. Quando ero nella Repubblica Dominicana, avevo scherzato molto sul Rinnovamento, dicendo che l'America Latina non aveva bisogno del dono delle lingue, ma di promozione umana, ed eccoti che in maniera del tutto disinteressata vengono a pregare per me.
Queste visite avevano due scopi molto diversi: l'una perché accettassi la malattia e l'altra perché recuperassi la salute. Essendo un sacerdote missionario, pensai che non sarebbe stato edificante se avessi rifiutato la loro preghiera; ma, sinceramente, l'accettai più per educazione che per convinzione. Non credevo che una semplice preghiera potesse ottenere la salute. Mi dissero con molta convinzione: « Noi faremo ciò che dice il Vangelo "Imporranno le mani ai malati e questi guariranno". Così noi pregheremo e il Signore ti guarirà ».
E subito si avvicinarono alla sedia a dondolo dov'ero seduto e mi imposero le mani. Io non avevo visto mai nulla di simile e mi dispiacque anche. Mi sentivo ridicolo sotto le loro mani ed ero infastidito perché quelli che passavano nel corridoio ci vedevano dalla porta rimasta aperta.
Interruppi la preghiera e dissi:
« Se non vi dispiace, chiudiamo la porta... ».
« Sì, Padre, perché no? » risposero.
E chiusero la porta, ma Gesù era già entrato. Durante la preghiera, ci fu anche una profezia. Il Signore mi diceva: «Farò di te un testimone del mio amore». Gesù, il vivente, stava dando la vita non solo ai miei polmoni, ma anche al mio sacerdozio, a tutto il mio essere.
Tre o quattro giorni dopo, mi sentivo benissimo: avevo un buon appetito, dormivo bene e non avvertivo nessun dolore. I medici erano pronti a cominciare subito il trattamento; tuttavia nessun medicamento sembrava atto alla malattia che avevano scoperto. Fecero arrivare delle iniezioni speciali, fatte per un organismo non comune, ma non ci fu nessuna reazione. Io mi sentivo bene e volevo tornarmene a casa; ma mi obbligarono a restare all'ospedale per tutto il mese di agosto, frugandomi da per tutto per ricercare quella tubercolosi che era sparita misteriosamente sotto le loro mani e sotto i loro occhi. Alla fine del mese, dopo mille ripetute analisi, il primario mi disse: « Padre, torni a casa. Lei è perfettamente guarito, ma questo cozza contro tutte le nostre teorie mediche. Noi non sappiamo cosa sia successo ».
Poi, alzando le spalle, aggiunse:
«Padre, lei è un caso unico in questo ospedale».
«E anche nella mia Congregazione», gli risposi ridendo.

Quindici giorni dopo, uscì il numero 8 della rivista « Notre Dame ». Alla pagina 5 c'era la mia foto all'ospedale: ero seduto sulla mia famosa sedia a dondolo coperto di sonde, col viso triste e lo sguardo pensoso; in calce alla foto c'era la didascalia: « il malato deve imparare a vivere la sua malattia, abituarsi alle allusioni velate, alle domande indiscrete ... e agli amici che non lo guarderanno più come prima ». La mia guarigione rese inutile quel numero.
Il Signore mi aveva guarito. Certo la mia fede era poca; era come un granellino di senapa; ma Dio è così grande che non aveva tenuto conto della mia piccolezza. Così è il nostro Dio. Se dipendesse da noi, non sarebbe Dio.
Così ricevetti nella mia carne il primo insegnamento fondamentale per il ministero di guarigione: il Signore ci guarisce con la fede che abbiamo; non ci domanda di più; solo questo.
Il 15 settembre, assistevo alla prima assemblea di preghiera carismatica della mia vita. Non sapevo cosa fosse, ma ci andai perché ero stato guarito e le persone che avevano pregato per me mi avevano chiesto di dare una testimonianza della mia guarigione. (P. Emiliano Tardif, Cristo Gesù è vivo!)

LA CONVERSIONE DELLE PROSTITUTE
Eravamo dinanzi ad un'opera del Signore. Ne eravamo certi. I miracoli furono così numerosi che io non potevo contarli. Coppie che vivevano in concubinaggio si sposarono regolarmente; dei giovani furono liberati dalla droga e dall'alcolismo. Era proprio la pesca miracolosa: dopo aver così a lungo gettato l'amo, il Signore riempiva talmente le reti che io immaginavo che la barca fosse sul punto di affondare (Lc 5,7).
Gesù stava liberando il suo popolo dalle catene della schiavitù. I giovani che non si interessavano più né della Chiesa né della fede, cominciarono a vivere e a proclamare che Gesù era il loro liberatore.
Durante un ritiro parrocchiale predicammo su Gesù e poi, durante l'Eucarestia, pregammo per la salute dei malati. La prima parola di conoscenza che ebbi fu:
«C'è qui una donna che sta guarendo da un cancro; ella sente un grande caldo nel suo ventre».
Continuai a pregare e furono pronunciate altre parole di conoscenza confermate da testimonianze. Ma nessuno rispose e si fece vivo alla prima parola. All'indomani, una signora davanti al microfono disse a tutti:
«Forse sarete sorpresi di vedermi qui. Sono una pubblica peccatrice, dedita da molti anni alla prostituzione. Ieri sono venuta alla messa di guarigione, ma a causa della mia vita ho avuto vergogna ad entrare e sono rimasta in disparte, dietro la palizzata. Avevo un cancro; ho fatto due operazioni che non hanno arrestato il male, ma quando il prete ha detto che una persona stava guarendo di cancro, ho sentito che ero proprio io».
Il Signore l'ha guarita non solo dal cancro del corpo, ma anche da quello dell'anima; si è pentita di tutto e il giorno dopo ha fatto la santa comunione. Quando l'ho vista accostarsi alla comunione con la gioia nel viso e le lacrime di felicità che le scorrevano sulle guance mi sono ricordato del ritorno del figlio! prodigo che pranza col vitello grasso fatto uccidere dal padre per lui. Essa riceveva l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, purificando la sua anima e cambiando la sua vita. Fece ritorno alla casa di malaffare per testimoniare dinanzi alle sue compagne, con le lacrime agli occhi:
« Non vengo a dirvi di abbandonare questa vita: voglio solo parlarvi del mio amico Gesù che mi ha riscattata e ha cambiato la mia vita ».
E raccontò la sua guarigione e la sua conversione. In seguito chiese il permesso di costituire un gruppo di preghiera in quella casa e tutti i lunedì si chiudevano le porte al peccato e si apriva il cuore a Gesù. Si facevano la preghiera, la lettura della Bibbia e dei canti.
Il Signore non concluse lì la sua opera. L'anno dopo fu organizzato un ritiro per quarantasette prostitute della città. È il ritiro dove ho visto la misericordia di Dio agire con maggior potenza. Ci fu pentimento, conversione e confessione: ventisette abbandonarono la loro vecchia vita e, da informazioni recenti, sappiamo che ventuno hanno perseverato nella via del Signore. Alcune sono diventate persino catechiste, altre animano gruppi di preghiera, dando forte testimonianza che l'amore misericordioso di Dio le ha trasformate. Su ventuno case di prostituzione di via Mariano Perez, ne sono rimaste solo quattro. Persone del medesimo gruppo di preghiera visitarono tutte queste case e il Signore le ha trasformate. Bisogna ricordare qui il caso di un'altra di queste donne delle quali Gesù dice che entreranno nel regno dei cicli davanti agli scribi e ai farisei.
Diana fu toccata dall'amore di Dio e si diede al Signore. Tuttavia la sua ripresa fu lenta e dolorosa; ebbe anche una ricaduta a causa di problemi economici. Mentre era di nuovo lontana da Dio, il Signore le parlò e le disse:
« Diana, chi mi segue cammina nella luce e non mancherà di niente ».
Si pentì e fece ritorno al Signore. Diventò anche catechista e oggi rende testimonianza con convinzione della misericordia del Signore durante i ritiri. Fa parte di un gruppo di evangelizzazione e molti sacerdoti vorrebbero avere la sua forza nel proclamare la vita nuova nel Cristo Gesù.
Secondo statistiche ufficiali, a Nagua c'erano cinquecento case chiuse; più dell'80% smisero la loro attività. Non tutte le donne si convertirono, ma tutte furono colpite dal messaggio di Gesù vivo. Parecchie di queste case, che erano al servizio del peccato e dell'egoismo, sono diventate case per gruppi di preghiera. Il cambiamento è stato così netto da far esclamare: «Nagua era la città della prostituzione, ma adesso è la città della preghiera».
Al presente non c'è via a Nagua che non abbia il suo gruppo di preghiera. Sono gruppi che evangelizzano, annunziano e guidano le persone a un incontro personale con Gesù vivo. Il caso di Nagua ci da un'idea oggi di quel che sono i carismi d'evangelizzazione. Non sono ornamenti accidentali, ma veicoli veri e propri di evangelizzazione.

LA NOCE DI COCCO
Nel novembre del 1982, predicai una serie di ritiri nella Polinesia francese. Preparammo una celebrazione eucaristica per i malati nell'arcivescovado di Tahiti. Quella notte parteciparono più di cinquemila persone sul piazzale, sotto un cielo pieno di stelle che mi ricordò la promessa di Dio ad Abramo. Dopo la comunione feci una preghiera per i malati. Tutta quella folla pregava in lingue; era un momento pieno di fervore e di tede. Mentre lo Spirito cantava in noi, cominciarono a venire parole di conoscenza. Questi messaggi sono facilitati dalla preghiera in lingue, perché il canale del nostro spirito è vuoto e perciò più disponibile a ricevere la parola del Signore. Tra le parole, una mi sorprese per la sua precisione; la trasmisi così come mi era giunta:
«C'è qui una persona che viene alla messa per la prima volta e molto da lontano. Soffre alla colonna vertebrale, all'altezza della quarta vertebra. Il dolore le è stato causato dalla caduta di una noce di cocco. In questo momento un grande calore le si fa sentire alla spalla. Il Signore ti sta guarendo. Darai presto la testimonianza della tua completa guarigione».
Il giorno seguente avevamo un'altra celebrazione eucaristica. La gente era molto aumentata. Vi abbiamo vissuto una esperienza indimenticabile della potenza e della misericordia di Dio. Prima di conchiudere, abbiamo approfittato dell'occasione per chiedere le testimonianze delle persone guarite il giorno prima. Ascoltammo cose meravigliose. Tra le tante quella di una signora che disse:
« Io sono protestante dalla nascita e fino a ieri non avevo mai assistito a una messa cattolica. Soffrendo molto alla colonna vertebrale e avendo sentito che il Signore aveva guarito molti malati l'altro ieri, mi sono lasciata convincere da un'amica e sono venuta ieri sera per domandare a Dio la mia guarigione, pur vivendo molto lontano da qui.
Quando il sacerdote ha annunziato che una persona, sofferente alla colonna vertebrale, stava guarendo, ho sentito un gran calore che mi prendeva alla schiena. Quando ha aggiunto che il dolore era all'altezza della quarta vertebra, compresi che si trattava proprio di me. Ma ciò che maggiormente mi meravigliò, fu quando disse che il male proveniva dal colpo di una noce di cocco, caduta sulla spalla.
Era un anno e mezzo che vendevo noci di cocco ai turisti. Mentre le bacchiavo con un bastone nell'alto della palma, una cadde sulla mia schiena, ferendomi la quarta vertebra. Siccome ero incinta non potei essere operata; il medico preferì attendere che nascesse il bambino prima di operarmi. Dopo la nascita del bambino, era diventato troppo tardi. Il medico mi disse che non sapeva come operarmi perché la vertebra si era come saldata. Io soffrivo molto, specialmente durante la notte, nella ricerca di una posizione più comoda nel mio letto. Ieri sera quando avvertii quel calore e quel tremito, piansi molto. Sentii in me una grande presenza del Signore. Arrivando a casa, mi resi conto che ero perfettamente guarita. Non ho più nessun dolore alla colonna vertebrale e voglio ringraziare pubblicamente il Signore».
Quando questa donna diede la sua testimonianza, tutti lodavano il Signore e crebbe molto nella comunità cristiana la fede nella presenza di Gesù risorto.
Anch'io ringrazio il Signore perché quei particolari erano tutti esatti; e questo aiutò anche me a credere ancora di più alla parola di conoscenza come parola che ci viene dallo Spirito e non come una sensazione fisica o conoscenza psicologica, perché i particolari sono troppo esatti per essere il frutto dell'immaginazione. (P. Emiliano Tardif, Cristo Gesù è vivo!)

Edited by fra roberto - 7/2/2016, 16:11
view post Posted: 12/1/2016, 20:43 Gli spazi dell'amore con Dio - Testi tosti
"In qualsiasi posto noi siamo, lì c’è anche Dio. Lo spazio necessario per raggiungerlo, è il luogo del nostro amore che non vuole essere separato da Dio, che vuole incontrarlo. Questo desiderio fa la preghiera e la fa in qualsiasi luogo. Dovunque sia, qualunque sia, l’amore porta in sé il desiderio. Amare Dio abbastanza da voler essere con lui, portare in sé il desiderio di quest’amore, è avere una forza capace di attraversare la vita più dura, la più densa, per raggiungere nella preghiera colui che amiamo. Alcuni minuti di questa preghiera ci donano a Dio e ci donano Dio più di tante ore, forse, di grande raccoglimento che non sono state precedute da un desiderio vivo e voluto. Ritirarsi nel deserto, può essere cinque fermate di metropolitana alla fine di un giorno in cui abbiamo “scavato” un pozzo verso questi piccolissimi istanti; di contro, il deserto stesso può essere senza “ritiro”, se abbiamo atteso di esservi per desiderare di incontrare il Signore. I nostri andirivieni – non solamente quelli grandi, quelli che si fanno spostandoci da una stanza all’altra – ma i momenti in cui siamo obbligati ad attendere – sia per pagare a una cassa sia per attendere che il telefono si liberi o per trovare un posto in autobus – sono momenti di preghiera preparati per noi, nella misura in cui noi siamo preparati per loro. Averli sprecati perché non eravamo pronti, può essere valutato per quello che è: un peccatuccio. Ma se un giorno con il Signore dovesse essere questione d’amore e non di peccato, prenderemo forse coscienza di essere stati degli strani tipi di innamorati. Questi piccoli tempi vuoti esistono, infatti, per tutti e noi donne sappiamo molto bene come li impieghiamo quando non inseguiamo il Signore. O sogniamo: e per questo, abbiamo una solida reputazione; o siamo “con la testa fra le nuvole”, cioè pensiamo per dieci minuti, senza alcun motivo valido, al cartellone “Dixan” che è sul marciapiede della metropolitana; o prendiamo parte a delle “discussioni”, o coltiviamo le nostre piccole seccature. Tale è il tempo passato per questa o quella cosa che si tratta di recuperare e di rendere a chi di diritto. Si tratta di preferire il Signore a un manifesto, a uno slogan, a se stessi. Occorrerebbe una moltitudine di similitudini per far capire che, nel Vangelo, non è il tempo ciò che conta di più. Tra le persone che si amano il tempo per dirselo è stato qualche volta molto breve, dovendo ciascuno ritornare al proprio lavoro o a qualche altro dovere; però questo lavoro, questo dovere riecheggeranno solamente di una cosa: di alcune parole dette in quei pochi minuti." (Madeleine Delbrêl)
view post Posted: 12/1/2016, 16:23 Sulla felicità - Testi tosti
Tutti bramano la felicità e aspirano ad essa, ma pochi la trovano, perché la cercano là dove non esiste.
Usciamo per la strada. Sull’ampio marciapiede camminano in tutta fretta persone di varie età e condizioni, ma ognuno mira a qualche scopo, che deve essere una particella della sua felicità... Nelle vetrine vengono offerti ai passanti gli articoli più vari, allo scopo di rendere felici i loro venditori e i loro acquirenti. Dovunque volgi lo sguardo, vedi delle persone assetate di felicità. Ma tutti costoro sono sicuri che al termine delle loro varie faccende abbracceranno il tesoro tanto bramato?
Uno di essi si è prefisso quale scopo di accumulare beni materiali, denaro. Non ha ancora raggiunto la metà dei suoi desideri, perciò continua ad aspirare ancora. Ma ci arriverà?.... quanto più accumula ricchezze, tanto più si entusiasma dietro di esse, tanto più ne desidera. Ed anche se possedesse il mondo intero, volgerebbe ancora lo sguardo pieno di invidia verso la luna. Egli desidera di più, sempre di più.
… Quanta fatica, quanti affanni, quanti sacrifici, quanta salute gli è costato quello che possiede, e quante fatiche lo aspettano ancora! E se gli capitasse una malattia? Se la fortuna gli voltasse le spalle? Se un ladro lo derubasse? E poi alla fine verrà pure anche la morte. E allora?.... bisognerà lasciare tutto e andarsene soli soletti verso l’eternità….
Di conseguenza, egli non è venuto in possesso della felicità!
Andiamo oltre. Su una porta c’è un cartellone: “Festa da ballo”, e molti vi si affollano. Sfruttano il mondo, finche c’è la possibilità! Ma costoro sono felici? Non desiderano forse, un calice di delizie ancora più grande, più colmo, più colmo, più dolce? Vanno alla ricerca di sempre nuovi piaceri, ma alla fine cadono nella nausea, sentono il limite. E pure desidererebbero una felicità senza limite e senza fine… Quindi, neppure costoro la trovano!
È forse la gloria che appaga l’uomo? Diamo uno sguardo alle schiere di uomini celebri, che occupano posizioni elevate e godono di grande celebrità. Forse che costoro posseggono il talismano della felicità? Interroghiamoli per sapere se non desiderano, forse, che la loro gloria abbracci orizzonti ancora più ampi, che brilli in altri campi?
E a conclusione di tutto, anch’essi riceveranno la visita della morte… E dopo di essa ? a che gioveranno gli elogi umani e i monumenti se l’eternità sarà infelice? Neppure qui, dunque c’è la felicità.
Inoltre, ricchezza, piaceri della vita e gloria appartengono piuttosto ad eccezioni, mentre la felicità è desiderio di ognuno…
Il cuore dell’uomo è troppo grande per poter essere riempito dal denaro, dalla sensualità, oppure dal fumo della gloria, che è illusorio, anche se stordisce. Esso desidera un bene più elevato, senza limiti e che duri eternamente.
Ma questo bene è soltanto Dio (Rycerz Niepokalanej, I-1922; SK 995)
view post Posted: 20/12/2015, 16:41 Avvento - Aforismi
Festeggiare l’Avvento significa saper attendere: attendere è un’arte che il nostro tempo impaziente ha dimenticato. Esso vuole staccare il frutto maturo non appena germoglia; ma gli occhi ingordi vengono soltanto illusi, perché un frutto apparentemente così prezioso è dentro ancora verde, e mani prive di rispetto gettano via senza gratitudine ciò che li ha delusi. Chi non conosce la beatitudine acerba dell’attendere, cioè il mancare di qualcosa nella speranza, non potrà mai gustare la benedizione intera dell’adempimento.
Chi non conosce la necessità di lottare con le domande più profonde della vita, della sua vita e nell’attesa non tiene aperti gli occhi con desiderio finché la verità non gli si rivela, costui non può figurarsi nulla della magnificenza di questo momento in cui risplenderà la chiarezza; e chi vuole ambire all’amicizia e all’amore di altro, senza attendere che la sua anima si apra all’altro fino ad averne accesso, a costui rimarrà eternamente nascosta la profonda benedizione di una vita che si svolge tra due anime.
Nel mondo dobbiamo attendere le cose più grandi, più profonde, più delicate, e questo non avviene in modo tempestoso, ma secondo la legge divina della germinazione, della crescita e dello sviluppo. (L'Avvento, di Dietrich Bonhoeffer)
view post Posted: 4/12/2015, 13:39 schegge F - Aforismi
FUOCO
Il fuoco spande intorno a sé calore e luce: è la legge della natura, valida anche nel mondo dello spirito. (Vergilio Gamboso)

La falena è innamorata di ciò che fa paura alla tigre. Ma l'uomo – fiera destinata a diventar farfalla angelica – è nello stesso tempo sbigottito e attirato dal fuoco. (Giovanni Papini)

Spesso la lontananza è la prova del fuoco per il vero amore. (Nino Salvaneschi)

Accendi un sogno e lascialo bruciare in te. (William Shakespeare)

Tenete la croce in alto, cosicché io possa vederla anche attraverso le fiamme (Santa Giovanna d'Arco)

L'amore è come un fuoco all'aperto. Può essere appiccato rapidamente, e appena acceso emette un sacco di calore, ma si consuma rapidamente. Perché dia un calore durevole e stabile (con deliziose fiammate di calore intenso di tanto in tanto), devi curare il fuoco con attenzione (Molleen Matsumura)

L'amore è come il fuoco, che se non si propaga si spegne (Giovanni Papini)

La lontananza fa all'amore quello che il vento fa al fuoco: spegne il piccolo, scatena il grande (Roger de Bussy-Rabutin)

L'uomo è di fuoco, la donna di stoppa, il diavolo arriva e soffia. (Miguel de Cervantes, Novelle esemplari, 1613)

L'ambizione s'attacca più facilmente alle anime piccole che alle grandi, come il fuoco si appicca più facilmente alla paglia e alle capanne che ai palazzi. (Nicolas de Chamfort)

Al fuoco della verità le obbiezioni non sono che mantici. (Carlo Dossi)

Il fuoco sopraggiungendo giudicherà e condannerà tutte le cose. (Eraclito)

La sofferenza è un fuoco che, quando non ustiona, purifica (Roberto Gervaso)

L'amore è come il fuoco: se gli manca l'alimento, si spegne. (Arturo Graf, Ecce Homo, 1908)

Un ingegno è come il fuoco; in qualche modo si fa sentire. (Arturo Graf)

L'assenza attenua le passioni mediocri e aumenta le grandi, come il vento spegna le candele e ravviva il fuoco. (François de La Rochefoucauld, Massime, 1678)

L'amore, come il fuoco, non può sussistere senza un continuo movimento: esso si spegne non appena finisce di sperare e di temere. (François de La Rochefoucauld, Massime, 1678)

Il foco è da esser messo per consumatore d'ogni sofistico e scopritore e dimostratore di verità, perché lui è luce, scacciatore delle tenebre occultatrici d'ogni essenzia. (Leonardo da Vinci, Codici, XV-XVI sec. (postumo))

Il fuoco mette alla prova l’oro, la sofferenza gli uomini forti. (Lucio Anneo Seneca, La provvidenza, I sec.)

Il bambino non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere (Francois Rabelais)

Giorno e notte, un fuoco divino ci spinge ad aprire la via. Su vieni! Guardiamo nell'Aperto, cerchiamo qualcosa di proprio, sebbene sia ancora lontano. (Friedrich Hölderlin)

L'artista deve creare una scintilla prima di poter accendere il fuoco e prima che l'arte nasca; l'artista deve essere pronto ad essere consumato dal fuoco della propria creazione. (Auguste Rodin)

Il cammino interiore è simile al lavoro che una volta facevano gli uomini per accendere il fuoco. Si batte e si ribatte una pietra contro l’altra, senza stancarsi, finché scocca la scintilla. Per nascere il fuoco ha bisogno del legno ma per divampare deve aspettare il vento. Cerca dunque sempre il fuoco nella tua vita, attendi il vento, perché senza fuoco e senza vento i nostri giorni non sono molto diversi da una mediocre prigionia. (Susanna Tamaro)

Si può avere un grande incendio nella propria anima, eppure nessuno è mai venuto a scaldarsi. I passanti vedono solo un filo di fumo dal camino e continuano sulla loro strada. (Vincent Van Gogh)

La cosa più bella che possa capitare a un essere umano, è di scoprire il fuoco sacro, il fuoco della sua anima. E di fare in modo che la vita intera sia l’espressione di questa anima. (Annie Marquier)

Il fuoco nel cuore manda fumo nella testa. (Proverbio)

Il fuoco non ha più fumo quando è diventato fiamma. (Rûmi)

Quando con te ho rotto il ghiaccio, non credevo di trovarci sotto il fuoco. (ilrequieto, Twitter)

A soffiare sulla brace già spenta, invece di riaccendere il fuoco ti annerisci la faccia (rattodisabina, Twitter)

Nella fiamma il tempo stesso si mette a vegliare. Sì, chi veglia davanti alla fiamma non legge più. Pensa alla vita. Pensa alla morte. La fiamma è precaria e vacillante. Questa luce basta un soffio ad annientarla, una scintilla a riaccenderla. (Gaston Bachelard)

Fuoco e polvere da sparo non dormono insieme. (Proverbio)

Quando l’acqua inizia a bollire, è da sciocchi spegnere il fuoco (Nelson Mandela)

Tieni dentro di te un piccolo fuoco che brucia; per quanto piccolo, per quanto nascosto. (Cormac McCarthy)

Edited by fra roberto - 15/12/2015, 11:17
view post Posted: 2/11/2015, 10:47 Il bacio di Klimt - Arte cristiana
Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.
Era bello. Nei giorni migliori, si metteva allo specchio e con innata soddisfazione, eguagliando Narciso, rimaneva delle ore a fissarsi. Solo perché dotato di ragione e raziocinio non fu mai tentato, come il figlio della ninfa Liriope e del dio del fiume Cefiso, di abbracciare l'immagine che stava lì davanti al suo cospetto. Come Narciso però, in quell'amore per se stesso, egli nascondeva il timore per l'altro, la paura di focalizzare la sua affettività fuori di sé. Il diniego del confronto era il rifiuto dell'incontro, un mettersi al riparo dalla possibilità di un fallimento. Come Narciso viveva la tragedia di chi, per proteggere se stesso, mortifica e uccide il proprio io. Diversamente dal mito classico, però, egli seppe tradirsi, seppe aprire il varco.
Era così bello, poi? Come se la bellezza si potesse misurare! Il bello non è classificabile. Il bello non è una gara di bellezza. Insomma, capelli neri sulle spalle, occhi scuri, carnagione olivastra. Uno dei tanti, tra i tanti. Ma era proprio bello! Anzi era proprio bella. Sì, era proprio bella quell'armatura che si era cucito addosso. Rifinita a dovere, ermetica e irriconoscibile a occhio nudo. Una corazza naturale che si era andata a incastonare con perfetto sillogismo nel suo corpo. Come nel massimo splendore rinascimentale sembrava arricchita di decorazioni, incisioni, rabeschi. Si guardava, si ammirava beatificando i tratti di sé. Il portamento, il vago sapore polemico che le sue parole scatenavano, l'alone misterioso e la sicumera dei suoi movimenti, non facevano altro che elevarla a vera protagonista. Si guardava e si ammirava. Si guardava e si faceva ammirare. Era autonoma. Era diventata la sua anima. Era diventata lui. Non c'era più il confine di mezzo, non c'era più il "due in uno", nessuna differenza. Lui era l'armatura. Erano sue le parole, erano suoi gli atti, l'egoismo, la prepotenza. Non c'era nulla da
togliere, c'era solo lui. Poteva spogliarsi di se stesso? Scorticarsi per cercare cosa? Quello che vedeva bastava da sé. A sé. Bastava ma era pur sempre un soliloquio.
Un canto ha bisogno di voce, melodia, ritmo. «Sei bello» glielo disse lei, Leilamore. Due occhi che lo denudarono, che penetrarono oltre la corazza. Due occhi che in una frazione di secondo scompaginarono le sue finte certezze, che gli posero tutte le domande e i dubbi che aveva sino allora sottaciuto. Vide oltre lui, scompose lui e l'armatura. Scisse i "due in uno". Nessun altro avrebbe potuto farlo. Disse che era bello, anche se vide benissimo l'armatura. Gli fece vedere se stesso, lo guardò come mai fu guardato, gli sorrise come mai nessuno gli sorrise. Si aprì a lui, diede fiducia, disfece le maglie. Si ritrovò sconvolto per quel miracolo inaspettato, disarcionato dal trono edonista dell'io. Lui con quell'armatura oramai svelata, lui che non sapeva distinguere sé da quell'orpello, iniziò a guardare Leilamore come non aveva mai guardato alcuna donna.
Le parlò aperto, sincero ma ancora incapace di distinguere sé da quell'orrore. Ma quell'orrore non era altro da sé. Si guardò allo specchio e scoprì che nessuna bellezza rispecchiava nei riflessi. Vide al suo fianco l'armatura che cercava di alzarsi da sola, tentando di convincerlo che, in fondo, era lei che lo poteva fare bello. Era lei che lo aveva protetto e sorretto nei tanti momenti di paura. Solo lei gli aveva creato alibi e paraventi. Cercò di sorridere ma non vi riuscì. Solo una smorfia. Poi si girò di scatto e si ritrovò solo e spaurito, incapace di pensare e agire. Socchiuse gli occhi e vide lei, Leilamore. Bellissima come solo lui l'aveva vista. Negli occhi una luce viva. Lo accarezzò, gli prese il viso tra le mani e tratteggiò sulla sua pelle la forza e il coraggio. La baciò come il primo uomo baciò la prima donna. Fecero un passo, poi una passeggiata, infine intrapresero un cammino. Non hanno ancora smesso.
Ogni tanto si fermano, fanno una sosta, si guardano attorno e sorridono. Hanno consumato molte scarpe, ora proseguono a piedi nudi. Sono Franco e Petra, nei giorni confusi e affollati del terzo millennio. (Fabio Cavallari)


Narciso non ha ancora lasciato suo padre e sua madre, anzi, non ha lasciato neppure se stesso, per questo è incapace di relazioni e, alla fin fine, di essere persona, cioè di essere per.
Penso conoscerai, carissimo Fabio, il dipinto di Klimt dal titolo "Il bacio". Qui Klimt ritrae un uomo, bruno e olivastro, avvolto da un pesante abito simile a una corazza, che abbraccia una donna bella e diafana. L'uomo è ritto e rigido, tutto pieno di sé come Narciso, e pare cadere dall'alto della sua bellezza, abbassando appena il capo verso la donna. Lei, per contro, sale dalla terra, sollevandosi da un prato fiorito in cui è esplosa la primavera. Il vestito di lei è tempestato di fiori, ma il fiore più bello che sboccia all'amore rimane il suo viso.
Che strano: non tutto ciò che viene dal cielo è divino. È così superbo, infatti, il cielo di lui: Narciso scende dall'alto del suo compiacimento e non sa ancora che la Bellezza umile di lei lo salverà. La bellezza di Leilamore, invece, viene dalla terra ed è così divina da apparire un miracolo. Leilamore è in ginocchio, col volto e il corpo tutto sbilanciato verso il suo uomo. Il suo abito vibra della stessa energia vitale della primavera e pian piano contagia la corazza di lui, chiusa nel suo ritmo geometrico di luci e di ombre, di bianchi e di neri. Un manto dorato, infatti, sembra cadere dall'alto e avvolgere i due.
Come nei giorni del biblico Cantico, lei cinge il capo di lui nell'abbraccio e lui raccoglie il viso di lei tra le mani: Il mio diletto è per me e io per il mio diletto. Fiorisce un bacio ed è un attimo eterno. L'esile silhouette di Leilamore è così forte, resa tenace dal dono e dal suo incondizionato essere per, che anche la rigidità di Narciso si scioglie, l'egoismo va in frantumi ed egli, per primo, rinasce a quella vita nuova che verrà come frutto dalla loro unione. Rainer Maria Rilke aveva cantato qualcosa di simile in alcuni suoi versi:
Ai sospiri dell'amata / la notte intera si innalza;
una carezza leggera / percorre il cielo stupito.
E allora è come se nell'universo / una forza elementare
ridiventasse la madre/ di tutto l'amore smarrito.
L'amore smarrito di Narciso ritrova se stesso donandosi.

Klimt tace l'evento, non dice come finirà tra i due, però ci lascia intravedere qualcosa: all'altezza della vita di lui, il ritmo serrato dell'abito si infrange per essere avvolto dal sinuoso movimento del dono di sé.
Dietro di loro i giorni scolorano dentro un fondo che pare una galassia dorata. È la celebrazione dell'amore quotidiano eppure, al tempo stesso, solenne, unico. Nel bacio klimtiano si riflette l'amore di mille coppie, di Franco e Petra, che nell'esplodere dell'essere uno hanno catturato i raggi divini dell'Amore.
Qualcosa di quel bagliore non ti ha raggiunto? (Maria Gloria Riva)

(Fabio Cavallari - Maria Gloria Riva, Volti e stupore, Ed. San Paolo 2007)
view post Posted: 26/10/2015, 21:37 Giosue' Borsi - L'ultima lettera - Santi e testimoni
L'ULTIMA LETTERA



(Questa lettera fu consegnata al cappellano don Ezio Barbieri del 12° reggimento fanteria e dallo stesso inviata alla madre dopo la morte di Giosuè.


21 Ottobre 1915.
Mamma,

questa lettera, che ti giungerà soltanto nel caso che io debba cadere in questa battaglia, la scrivo in una trincea avanzata, dove mi trovo da stanotte coi miei soldati, in attesa dell'ordine di passare il fiume e muovere all'assalto. I miei soldati sonnecchiano, l'attesa si prolunga, e ho pensato di cominciare a scriverti, nella speranza che il tempo non mi manchi per dirti almeno una parte dei pensieri e degli affetti che mi traboccano dall'anima per te, mamma mia. Sono tranquillo, perfettamente sereno e fermamente deciso a fare tutto il mio dovere, fino all'ultimo, da forte e buon soldato, incrollabilmente sicuro della nostra vittoria immancabile. Non sono altrettanto certo di vederla da vivo, ma questa incertezza, grazie a Dio, non mi turba affatto, e non basta a farmi tremare. Sono felice d'offrire la mia vita alla patria, sono altero di spenderla cosi bene, e non so come ringraziare la Provvidenza dell'onore cbe mi fa, offrendomene l'occasione
in questa fulgida giornata di sole autunnale, in mezzo a questa incantevole vallata della nostra Venezia Giulia, mentre sono ancora sul fiore degli anni, nella pienezza delle forze e dell'ingegno, e combatto in questa guerra santa, per la libertà e per la giustizia. Tutto mi è dunque propizio, tutto mi arride per fare una
morte fausta e bella, il tempo, il luogo, la stagione, l'occasione, l'età. Non potrei meglio coronare la mia vita; sento tutta la compiacenza di farne un uso buono e generoso. Perciò non voglio che tu pianga, mamma, perchè in verità offenderesti la mia sorte. Non piangere per me, mamma, se è scritto lassù che io debba morire. Non piangere, perchè tu piangeresti sulla mia felicità. Io non debbo esser pianto, ma invidiato. Tu sai quali speranze ineffabili mi confortano, perchè sono anche le speranze in cui anche tu hai riposto ogni tuo bene. Quando tu leggerai queste mie parole, io sarò già libero, sciolto e al sicuro, ben lontano dalle miserie
del mondo. La mia guerra sarà finita, e io sarò alla pace. La mia morte quotidiana sarà morta, e io sarò giunto in alto, alla vita senza morte. Sarò in faccia al Giudice che ho tanto temuto, al Signore che ho tanto amato. Pensa, mamma, che, quando tu leggerai queste parole, io ti guarderò dal Cielo, a fianco dei nostri cari: sarò con babbo, con la mia Laura, con Dino, il nostro angioletto tutelare. Saremo, lassù, tutti uniti e in festa ad aspettarti, a vigilare su te e su Gino, a prepararvi con le
nostre preghiere il luogo della vostra gloria sempiterna. E questo pensiero non deve bastarti solo ad asciugare tutte le tue lacrime e a riempirti d'una gioia indicibile? No, no, non piangere, mamma mia santa, e sii forte come sei sempre stata. Anche se non ti basta la compiacenza d'avere offerta alla nostra adorata Italia, questa terra gloriosa e prediletta da Dio, il santo sacrificio della vita d'uno dei tuoi figli, pensa in ogni modo che non devi ribellarti neppure per un istante ai decreti divinamente sapienti e divinamente amorosi del nostro Signore. Se egli voleva serbarmi ad altro, poteva farmi sopravvivere; se mi ha chiamato a sé, è segno che quello era il migliore dei partiti e il maggior bene per me. Egli sa quel che fa; a noi non resta che inchinarci e adorare, accettando con giubilo fiducioso la sua altissima volontà. Non rimpiango la vita. Ne ho assaporate tutte le ebbrezze malsane, e me ne sono ritratto con insormontabile fastidio e disgusto. Potevo
ora, piccolo fìgliuol prodigo tornato dopo tanti smarrimenti nella casa del Padre, sperare ragionevolmente di gustare le buone gioie, quelle del dovere compiuto, del bene praticato predicato, dell'arte professata, del lavoro, della carità, della fecondità. A fianco della bella e buona giovinetta che tu conosci e apprezzi, che ho sempre, sempre cosi teneramente, timidamente e fedelmente amata, anche attraverso ai miei errori e trascorsi colpevoli, potevo sperare di riuscire un buono sposo e un buon padre. Vi sono al mondo tante sante e nobili battaglie da combattere per l'amore, per la giustizia, per la libertà, per la fede; e, per qualche tempo, lo confesso, mi sono anch'io, povero presuntuoso, creduto predestinato e designato al compito arduo e terribile di vincerne qualcuna. Tutto questo era bello, era lusinghiero, era desiderabile, ne convengo, ma non vale la mia sorte d'ora, ecco la verità; e davvero non so se sarei veramente contento d'avere scritta invano questa lettera. La vita è triste, è un penoso e increscioso dovere, un lungo esilio nell'incertezza della propria sorte. Perchè la vita mi trascorresse a seconda dei miei desideri e senza offrirmi mille amari disinganni, occorreva un concorso di circostanze troppo rare e difficili. E poi sono e mi sento debole, non ho la minima fiducia in me stesso. Tutta la lotta contro le ingratitudini e le iniquità del mondo non mi avrebbe spaventato come la lotta contro me stesso. Meglio dunque come è avvenuto, mamma. Il Signore, nella sua infinita bontà chiaroveggente, mi ha riserbato proprio il destino che occorreva per me, destino facile, dolce, onorevole, rapido: morire per la patria in battaglia. Con questo bel trapasso encomiabile, compiendo il più ambito tra i doveri del buon cittadino verso la terra che gli diede i
natali, ecco clie io mi distacco, tra il rimpianto di tutti coloro che mi amano, da una vita di cui già troppo sentivo il fastidio e il disgusto.
Lascio la caducità, lascio il peccato, lascio il tristo e accorante spettacolo dei piccoli e momentanei trionfi del male sul bene, lascio la mia salma umiliante, il peso grave di tutte le mie catene, e volo via, libero, libero, finalmente libero, lassù nei cieli dove è il Padre nostro, lassù dove si fa sempre la sua volontà.
Figurati, mamma, con quanta esultanza accetterò dalle sue mani anche i castighi che mi imporrà la sua giustizia per i miei peccati. Egli stesso li ha tutti pagati coi suoi meriti sovrabbondanti. Dio di misericordia e di pietà, riscattandomi col suo sangue prezioso, vivendo e morendo per me quaggiù. Soltanto per sua grazia, soltanto con Gesù Cristo io ho potuto ottenere che i miei peccati non fossero la mia morte eterna. Egli ha visto le lacrime del mio pentimento, egli mi ha perdonato per bocca della sua Sposa illibata, la Chiesa. Spero che la Madonna, cosi pietosa e benigna per noi, mi assista col suo potente aiuto nell' istante in cui si deciderà di tutta la mia eternità. E poiché sono a parlare di perdono, mamma, ho una cosa da dirti con tutta semplicità: perdonami anche tu. Perdonami tutti i dolori
che ti ho dato, tutte le angosce che ti ho fatto patire, ogni volta che sono stato verso di te sconoscente, impaziente, smemorato, indocile. Perdonami se per negligenza e inesperienza non ho saputo procurarti una vita più agiata e tranquilla col mio lavoro, dal giorno in cui mio padre ti lasciò affidata a me con la sua
morte prematura. Vedo bene ora di quanti torti sono sempre stato colpevole verso di te, e ne sento tutta la stretta, il rimorso e l'angoscia crudele, ora che morendo sono costretto ad affidarti alla provvidenza del Signore. Perdonami infine quest'ultimo dolore che ho voluto darti, forse non senza leggerezza ostinata
e crudele, offrendomi volontariamente al servizio della patria, affascinato dalle lusinghe di questa bella sorte. Perdonami anche di non avere mai abbastanza riconosciuto, adorato, cercato di ricompensare la nobiltà impareggiabile del tuo animo, del tuo cuore immenso e sublime, madre mia veramente perfetta ed
esemplare, a cui debbo tutto quanto sono e quanto ho fatto al mondo di meno male.
Troppe altre cose avrei da dirti, ma non basterebbe un poema. Non mi resta che raccomandarti ancora una volta al nostro Gino, sulla cui serietà, sulla cui probità, sulla cui forza d'animo, sul cui tenero amore filiale faccio il più alto assegnamento. Digli a nome mio che serva volenteroso la patria, finché la patria avrà bisogno di lui, che la serva con abnegazione, con ardore, con entusiasmo, fino alla morte, se occorre. Se il destino riserba a lui una lunga vita di lavoro, l'affronti con serenità, con fermezza, con amore indomito alla giustizia e all'onestà, confidando sempre nel trionfo del bene, con la grazia di Dio. Sia un buon marito e un buon padre, educhi i figli all'amore del Signore, al rispetto della Chiesa, alla fedeltà verso il nostro E, verso le leggi, al culto geloso della patria nostra diletta.
Pensate spesso a noialtri quassù, parlate di noi tra voi, ricordateci e amateci come vivi, perchè noi saremo sempre con voi.
Tu prega molto per me, perchè ne ho bisogno. Abbi il coraggio di sopportare la vita fino all'ultimo senza perderti d'animo, continua ad essere forte ed energica come sei sempre stata in tutte le tempeste della tua vita, e continua ad essere umile, pia, caritatevole, perchè la pace di Dio sia sempre con te. Addio, mamma; addio, Gino, miei cari, miei amati. Vi abbraccio con tutto lo slancio del mio amore immenso, che si è centuplicato durante la lontananza, in mezzo ai pericoli e ai
disagi della guerra. Qua, staccato dal mondo, sempre con l'immagine della morte imminente, ho sentito quanto sono forti i legami col mondo, quanto gli uomini abbiano bisogno d'amore reciproco, di fiducia, di disciplina, di concordia, d'unità, quanto siano necessarie e sacrosante cose la patria, il focolare, la famiglia,
quanto sia colpevole chi le rinnega, le tradisce, le opprime. Amore e libertà per tutti, ecco l' ideale per cui è bello offrire la vita. Che Dio renda fecondo il nostro sacrificio, abbia pietà degli uomini, dimentichi e perdoni le loro offese, dia loro la pace, e allora, mamma, non saremo morti invano. Ancora un tenero bacio,
Giosuè'
view post Posted: 26/10/2015, 19:52 Schegge V-Z - Aforismi
V

VALORI

Resterà sempre bambino l'uomo che dà valore a ciò che non è eterno. (Gerlach Peters)

Solo le verità eterne possono riempire il nostro cuore. (Vincenzo de' Paoli)

Quel che facciamo per Dio non si cancellerà mai. (Louis Bourdaloue)

Tutto passa... Al tramonto della vita resta solo l'amore. Per amore si deve fare tutto. (Elisabetta della Trinità)

Il perfetto valore sta nel fare, senza testimoni, ciò che si sarebbe capaci di fare davanti a tutti. ( La Rochefoucauld)

Nessuno conosce le proprie possibilità finché non le mette alla prova. (Publilio Siro)

E' meglio stare senza pane che sentire la mancanza di una scala di valori. (Moravia)

Al mondo i valori più grandi si raggiungono col minimo di mezzi. (Don Lorenzo Milani)

Le cose che contano di più nella vita sono quelle che non possono essere contate. (Ziglar Zig)

I valori non sono articoli alla moda che possono essere sostituiti dando quelli vecchi in pagamento parziale. (Ellen Goodman)



VANAGLORIA

L'edera si intreccia intorno all'albero, e, quando è giunta alla cima ne dissecca la radice; la vanagloria, a sua volta, cresce addosso alle virtù e non se ne distacca fino a quando ne abbia troncato via il vigore. (Evagrio Pontico)

Se in voi c'è la tendenza a vantarvi, ricordate che non è il fischio che fa andare il treno. (O. F. Nichols)



VANGELO

Si ha sempre l'impressione di trovare nel Vangelo una parola che ci riguarda direttamente, che risponde a una domanda o a un dubbio. (Hans Urs Von Balthasar)

Torno sempre al Vangelo, la mia patria spirituale, e niente di ciò che Cristo dice di sé mi meraviglia o mi delude. (Henry Bergson)

Non si può inguantare il Vangelo. Del resto non ci riuscirebbe nessuno. Il Vangelo ha unghie tali che finiscono per bucare i guanti. (Card. Bevilacqua)

Vi sono parole di Gesù incomprensibili se non vengono prima vissute al cento per cento. (Card. Bevilacqua)

Il Vangelo non fornisce mai ricette, non vi dà mai ragione, non vi lascia mai in pace. (S. Bonnet)

Non predicate il Vangelo annunciandolo, ma vivendolo. (Charles De Foucauld)

Un commento al Vangelo non si deve scrivere, ma vivere. E ci sono molti più commenti viventi al vangelo di quanto possa sembrare a prima vista. (Ferdinand Ebner)

Dobbiamo sempre ripulire i Vangeli dalle nostre aggiunte di parte. (Andrè Esparcieux)

Il Vangelo non è un fumetto per adolescenti ritardati, ma un libro a caratteri di fuoco come lo spirito degli apostoli, a caratteri di sangue come quello dei martiri. (Card. Etchegaray)

Il Vangelo ci aspetta; il suo valore, lungi dall'essere esaurito, rimane da scoprire, poiché la parola di Cristo è sempre nuova ed è una promessa infinita. (Andrè Gide)

Il Vangelo è un libro che non finirà mai e che tutti i giorni si riscrive con il cuore degli spiriti contemplativi. (Julien Green)

Il Vangelo. Che libro. Più lo si impicciolisce, più si tenta di infliggergli le nostre misure, e più cresce, si dilata, ingigantisce. (Giuseppe Marotta)

Il Vangelo è sovversivo! Se lo si accoglie nella propria casa, la vita cambia. La parola di Gesù sconvolge le abitudini, rovescia i pregiudizi, scuote ogni tranquillità; ma questa parola rende liberi! (Francois Marty)

Il cielo di agosto, più lo guardi, e più stelle ci scopri. Così i Vangeli: più li scruti e più meraviglie ci scopri. Questa inesauribilità è forse la prova più convincente che quelle parole non possono essere solo di questo mondo. (Francois Mauriac)

Il Vangelo è un'istantanea di Cristo mentre esce dall'eternità per rientrarvi. (Pouget)

Se leggendo un passo del Vangelo non riesci a dire: grazie Signore, perdono Signore, eccomi Signore, significa che la Parola non ti ha colpito, poichè eri tu in verità il suo bersaglio. (Michel Quoist)

Il Vangelo non è una tuta elastica che puoi adattare a tutte le misure: o ci entri o non ci entri. (Mons. Antonio Riboldi)

Bisogna leggere il vangelo come lo legge un bambino. (Francois Varillon)

Il Vangelo racchiude un concetto della vita umana, non una teologia. (Simone Weil)

La verità del Vangelo è scandalosa: ha messo in croce Cristo stesso: Non possiamo noi, ragionevolmente, sperare che ci procuri una Commenda Ufficiale. (Bernanos)



VANITA’

Parlando di sé si perde sempre qualcosa. (Montaigne)

Stupidità e vanità sono compagne inseparabili. (Beaumarchais)

La vanità è il frutto dell'accoppiamento del niente e dell'orgoglio... E' L'orgoglio del vuoto. (G. Thibon)

Ciò che ci rende insopportabile la vanità altrui, è che essa ferisce la nostra. (Francois De La Rochefoucauld)

Il gallo credeva che il sole si fosse levato per sentirlo cantare. (Geoge Eliot)

Le passioni più violente si concedono qualche volta delle pause, ma la vanità ci tormenta sempre. (Francois De La Rochefoucauld)

L'amor proprio è un pallone gonfio di vento, che, bucato, emette tempeste. (Voltaire)



Proverbi.

Non ti vantar, farfalla, tuo padre era un bruco.

Una capra vanitosa ne infetta una genia.

Quanto più la rana gonfia, più presto crepa.

Le rose cadono, le spine restano.

Un'oncia di vanità guasta un quintale di meriti.


VECCHIAIA

Che dispiacere incontrare un vecchio infelice. Tutti i vecchi dovrebbero poter ridere, seminare saggezza. (Giovanni Arpino)

Invecchiando ci accorgiamo che la sola cosa che ci riempia le mani non è quanto abbiamo preso ma quanto abbiamo donato. (C. Paysan)

I giovani belli sono capricci della natura. I vecchi belli sono opere d'arte. (Marijorie Barstow Greenbie)

Saper invecchiare è il capolavoro della saggezza, e una delle cose più difficili nell'arte difficilissima della vita. (H. F. Amiel)

Quattro sono le cose in cui la vecchiaia si apprezza maggiormente: la legna stagionata ( brucia bene ); il vino carico di anni ( va giù che è una meraviglia ); i vecchi amici ( ci si può fidare); gli autori classici (sono comunque buone letture). (Bacone)

La vecchiaia ci segna più rughe nello spirito che sulla faccia. (Montaigne)

Non essere più ascoltati: questa è la cosa tremenda quando si diventa vecchi. (A. Camus)

La vecchiaia è triste non perché cessano le gioie, ma perché finiscono le speranze. (J.Paul)

Non si è vecchi finché i rimpianti non prendono il posto dei sogni. (John Barrymore)

Ho creduto in cose che mi hanno impedito di invecchiare da giovane; e ora mi impediscono di invecchiare da vecchio. Tutto il segreto della vita è lì. (V. G. Rossi)

Vi diranno che ho compiuto adesso i 70 anni. Non credeteci. La verità è, che da 30 anni, ho sempre vent'anni. (R. Follereau)

D'accordo, invecchiare è noioso. Ma è il solo mezzo che sia stato scoperto per vivere a lungo. (Saint-Beuve)

I vecchi sono più curiosi dei vizi che delle virtù dei giovani. (Poincelot)

Un vecchio non ha più vizi. Sono i vizi che hanno lui. (M. Jacob)

Il vecchio è un uomo che ha pranzato e guarda gli altri mangiare. (Balzac)

In genere i vecchi stanchi diventano tutti solenni, perché non hanno più tanta forza d'ingegno per essere vivaci. (Chesterton)

Quello che disturba non è diventare vecchi ma essere considerati vecchi. (Kenny Rogers)

E' spenta la giovinezza e incombe la vecchiaia là dove gli ideali non infiammano più il cuore. (Giovanni XXIII)

Da sotto i rami spogli si contempla meglio l'azzurro del cielo. (Francois Coppee)

Non c'è che una vecchiaia: quella che nasce con il rifiuto dell'amore. (Xavier Grall)

I vecchi si compiacciono di dare buoni consigli. per consolarsi di non poter più dare cattivi esempi. (Francois De La Rochefoucauld)

La pace della vecchiaia è un placido golfo che apre a poco a poco il varco dell'oceano immenso, infinito e infinitamente calmo, dell'eternità. (Ippolito Nievo)

Una bella vecchiaia è ordinariamente la ricompensa di una bella vita. (Pitagora)

Si invecchia a qualunque età, anche a sedici anni: basta arrendersi. (Charlie Brown)

C'è sempre, da qualche parte, un vecchio che ci parla senza parole di quello che saremo, mostrandoci il viso che avremo in avvenire. (Christian Chabanis)

La cultura è il miglior viatico per la vecchiaia. (Aristotele)

E' il grande inganno, la saggezza dei vecchi, attenti. (Hemingway)

Si direbbe che l'anima dei giusti, come i fiori, emani più profumo verso la sera. (Madame de Stael)

Basta giungere alla vecchiaia per diventare più indulgenti; non vedo commettere errore che non abbia commesso anch'io. (J.W. Goethe)

Come mi piace il giovane che ha in sè qualche cosa di vecchio, così mi piace il vecchio che ha in sé qualche cosa del giovane: chi segue questa norma potrà essere vecchio nel corpo, ma nell'animo non sarà vecchio mai. (Cicerone)

Se gli uomini sono persone sagge e si sanno accontentare, anche la vecchiaia e un peso sopportabile. In caso diverso, a un tale individuo, risulta penosa... non solo la vecchiaia, ma anche la giovinezza. (Platone)

Voglio dirvi la differenza tra il lupo e l'uomo: nessuna, salvo una, in vecchiaia il lupo va nei boschi ad aspettare la fine da solo: l'uomo più la sente venire, più cerca compagnia, anche se le é noioso e le é noiosa. (R. Bacchelli)

Con gli anni e il colesterolo si diventa spirituali. (V. G. Rossi)

L'anziano è colui che raccoglie con gioia ciò che ha seminato con le lacrime, o cerca con le lacrime ciò che non ha seminato. (Padre Charles Jegge)

Le idee nuove spiacciono alle persone di età; ai vecchi piace credere che il mondo non ha fatto altro che perdere, in luogo di acquistare, da quando loro hanno cessato di essere giovani. (Madame de Stael)

Il maggior rischio di cadere nel ridicolo per le persone anziane che sono state piacenti, è di dimenticare che non lo sono più. (F. De La Rochefoucauld)

I difetti dello spirito si aggravano, invecchiando,. come quelli del volto. (F. De La Rochefoucauld)

Alla gioventù si rimprovera spesso di credere sempre che il mondo cominci con essa. Ma la vecchiaia crede ancor più spesso che il mondo cessi con lei. Cos'è peggio? (Ch. F. Hebbel)

La morte non è un male: perché libera l'uomo da tutti i mali e insieme coi beni gli toglie i desideri. La vecchiezza è il male sommo: perché priva l'uomo di tutti i piaceri lasciandogliene gli appetiti; e porta seco tutti i dolori, nondimeno gli uomini temono la morte e desiderano la vecchiezza. (G. Leopardi)

Quando gli uomini diventano virtuosi in vecchiaia, semplicemente sacrificano a Dio gli avanzi del diavolo. (Pope)

Alcune persone, per quanto invecchiano non perdono mai la loro bellezza. La spostano semplicemente dal loro viso al loro cuore. (M. Buxbaum)

Le donne belle non sanno invecchiare, gli artisti non sanno allontanarsi dalla scena quando è tempo: hanno torto le une e gli altri. (A. G. Rubinstein)

La vecchiaia è una malattia da cui non si può guarire. (Seneca)

Il lavoro è il maggior companatico per la vecchiaia. (Apostolio)

Gli anni fanno raggrinzire la pelle, il disertare il proprio ideale fa raggrinzire l'anima. (Generale MacArthur)

Un vecchio è qualcuno che ha molti morti dietro di se. (Simone de Beauvoir)

Per la civiltà, la vecchiaia appare come una sorta di segreto vergognoso, di cui non sta bene parlare. (Simone de Beauvoir)

Ci sono tanti modi di invecchiare, ma il più bello, senza dubbio, è quello di non tradire il senso della propria vita: continuando a lavorare come nelle stagioni migliori. (Carlo Bo)

A chi mi rinfacciava di esser vecchio: "Vecchio è colui che Dio ha abbandonato". (Gerolamo Cardano)

Certi vecchi sono come gli elefanti. Di tanto in tanto si eccitano e diventano selvaggi. (C. Dickens)

Che differenza c'è tra vecchi e ragazzi, se non che quelli sono rugosi e contano più anni? (Erasmo da Rotterdam)

Non occorre alcuna abilità per invecchiare, ma occorre abilità per saperlo sopportare. (Goethe)

Allora veramente l' uomo comincia ad essere vecchio, quando cessa di essere educabile. (Arturo Graf)

Si diventa vecchi quando si comincia a temere la morte e quando si prova dispiacere a vedere gli altri fare ciò che noi non possiamo più fare. (Antonio Gramsci)

Quando si invecchia, tutto sembra più piccolo. (Ernest Hemingway)

Abbiamo paura della vecchiaia, che non siamo sicuri di poter raggiungere. (La Bruyere)

La buona vecchiaia non è altro che un patto onesto con la solitudine. (Gabriele Garcia Marquez)

In fondo la vecchiaia è una questione di prospettiva. (Mario Tobino)

Voi dite sui vecchi le stesse cose che dicevamo noi da ragazzi. E' giusto. Ma un giorno altri ragazzi diranno lo stesso di voi. (Giovanni XXIII)

Gli uomini, come le pesche, diventano dolci un po' prima di cominciare a guastarsi. (O.W. Holme)

Se gli uomini sono persone sagge e si sanno accontentare, anche la vecchiaia e un peso sopportabile. In caso diverso, a un tale individuo, risulta penosa... non solo la vecchiaia, ma anche la giovinezza. (Platone)



Proverbi

Uomo vecchio, ogni giorno un male nuovo. (Pr. Spagnolo)

Per capire gli anziani bisogna ritornare bambini. (Pr. Turco)

Cavallo giovane porta i soldati, cavallo vecchio porta letame. (Pr. Piemontese)

A cane vecchio la volpe sputa in faccia. (Pr. Piemontese)

Alla vecchia rincresce di morire perchè ne impara una nuova tutti i giorni. (Pr. Piemontese)

E' vecchio chi muore. (Pr. Piemontese)

Povertà e malattia in vecchiaia sono un bagaglio di tristezza. (Pr. Francese)

Scarpe nuove son belle ma fan male. Le scarpe vecchie son brutte ma son buone.

Triste il tavolo e la panca ove non c'è più barba bianca.

La terra attira talmente i vecchi, che camminano curvi. (pr. Armeno)

Il peso degli anni è il maggior peso che l'uomo possa portare.

Niente invecchia quanto la vecchiaia.

La vecchiaia è una malattia mortale.



VEDERE

Le cose più difficili da vedere sono quelle che si hanno sotto gli occhi. (V.G. Rossi)

Leggere molto ci fa superbi e pedanti; il vedere molto ci rende saggi, ragionevoli ed utili. (Georg Christoph Lictemberg)

Si possono avere gli occhi levati verso l'alto eppure non vedere il cielo. (Veuillot)

Quanti mai occhi dovrebbe avere l'uomo per vedere la felicità che gli sta accanto? (Shakespeare)

Tutto il mistero della vita sta negli occhi: basta esercitarli a perforare l'apparenza delle cose. (F. Garagnon)

Gli uomini si rendono infelici non per le cose che loro capitano, ma per il modo con cui le guardano. (Epitteto)



VENDETTA

Non cercare di vendicarti, tu che hai tanto bisogno di perdono. (San Leone Magno)

La vendetta è una sorte di giustizia selvaggia. (Francesco Bacone)

Chi pensa alla vendetta mantiene aperte le proprie ferite.(Francesco Bacone)

La vecchia legge "occhio per occhio" farà un mondo di ciechi. (Martin Luther King)



Proverbi

La migliore vendetta è il perdono.

Vendetta non sana piaga.

Perdonare è saggezza: La vendetta infatti chiama un altra vendetta e la catena non finisce più. (Pr. Indiano)

VENTO

Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuol approdare. (Seneca)

Il fiore si nasconde nell'erba, ma il vento sparge il suo profumo (Tagore)

Un libro di poesie è un autunno morto: i versi son le foglie nere sulla bianca terra, la voce che li legge è il soffio del vento che li affonda nei cuori, intime distanze. (Federico Garcia Lorca)

Un libro di poesie è un autunno morto: i versi son le foglie nere sulla bianca terra, la voce che li legge è il soffio del vento che li affonda nei cuori, intime distanze. (Federico Garcia Lorca)

Non cercar mai di dire il tuo amore | Amore che giammai può essere detto | Perché il vento gentile trascorre | Silente, invisibile. (William Blake)


Noi samurai siamo come il vento che passa veloce sulla terra, ma la terra rimane e appartiene ai contadini. (Kambei Shimada, dal film I sette samurai)

Come fiamma più cresce più contesa dal vento, ogni virtù, che il cielo esalta, tanto più splende quant'è più offesa. (Michelangelo Buonarroti)

Il sorriso della persona che si ama ha una forza infinita: ci dà il coraggio di superare mille barriere ed è come il vento di primavera che passa sulla brughiera e ci porta il profumo della vita. (Romano Battaglia, Com’è dolce sapere che esisti)

Non mi sono mai stancato di cercare, convinto che in ogni alito di vento si possa trovare l’infinito. (Romano Battaglia, Com’è dolce sapere che esisti)

Il vento ha poteri straordinari e porta con sé una linfa vitale che forse proviene da mondi sconosciuti. Infatti. quando veniamo investiti da quella brezza, proviamo un benessere incredibile, le nostre idee diventano più chiare e anche i pensieri si dilatano fino a farci vedere quanto di solito non riusciamo a scoprire. Nel vento può stormire la vita, se siamo in grado di sentire la sua voce. (Romano Battaglia, Foglie)

Non ci sono regole per vivere nella maniera giusta. Ogni cosa deve nascere nel cuore come un colpo di vento improvviso. (Romano Battaglia, Oltre l'amore)

Ci siamo scordati del vento, noi che abitiamo fra cemento e ferro, sotto corazze di lana. Ma che dio selvaggio esso doveva sembrare ai pastori antichi, ai marinari, ai villani. Cercate Esiodo, cercate Lucrezio: Principio venti vis verberat incita corpus... (Gesualdo Bufalino, Il malpensante)

La lontananza fa all'amore quello che il vento fa al fuoco: spegne il piccolo, scatena il grande. (Roger de Bussy-Rabutin, Storia amorosa delle Gallie, 1666)

La carezza viene come il vento; apre un'imposta, ma non entra se la finestra è chiusa. (Guido Ceronetti, Il silenzio del corpo)

Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito. (Vangelo di Giovanni)

Uomini dritti come canne. Ovvero pronti a piegarsi al minimo vento. (Joseph Joubert, Pensieri)

Il legno sul quale poserà il mio lungo sonno in un paesaggio a me ignoto ora si scuote al vento. (Fausto Melotti, Linee, 1975/1978)

Non si commetta al mar chi teme il vento. (Pietro Metastasio, Siroe, 1726)

Quanto pesa una lacrima? Secondo: la lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra. (Gianni Rodari, Favole al telefono, 1960)

Due amanti in bicicletta non attraversano la città, la trapassano come una nuvola, su pedali di vento. (Didier Tronchet, Piccolo trattato di ciclosofia, 2000)

Il destino assomiglia al vento, poiché ci spinge rapidamente in avanti, oppure ci rigetta all'indietro; contro di ciò poco possono fare le nostre fatiche e i nostri sforzi.
(Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena, 1851)


Proverbi

Chi sputa contro vento si sputa in faccia.

D’inverno tutti i venti portan acqua.

Dopo il vento viene l’acqua.

Giorno di vento porta maltempo.

Gran vento e luna piena portano buon tempo.

Il vento è la scopa del mondo.

Vento da levante, acqua diluviante.

VERITA’

La verità sta in mezzo alle prove e sofferenze come la rosa in mezzo alle spine crudeli e acute. (San Gregorio di Nazianzo)

Cade in una brutta illusione che crede di poter conoscere la verità mentre vive nell'iniquità. (Sant’Agostino)

Non uscir fuori, torna in te stesso: è nell'uomo interiore che abita la verità. (Sant’Agostino)

Nessuno può essere veramente amico dell'uomo se non è innanzitutto amico della verità. (Sant’Agostino)

L'uomo crede più facilmente vero ciò che preferisce sia vero. (Francesco Bacone)

Non esistono verità medie. (Georges Bernanos)

Chi non conosce la verità è soltanto uno sciocco; ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un malfattore. (Bertold Brech)

La verità non è una virtù, ma una passione: Ne consegue che non è mai caritatevole. (Albert Camus)

La verità non è sempre bellezza, ma la sete di verità sì. (Nadine Gordimer)

La verità è quella che è, ma non si ammette che la verità sia diversa da ciò che dovrebbe essere secondo la logica corrente. (Giovannino Guareschi)

La verità è nelle parole piccole. (Giovannino Guareschi)

La verità è spesso troppo semplice per trovare credito. (F. Lewald)

Spesso la verità è amara, ma è come una medicina che, alla lunga, non può che giovare. (Mario Monicelli)

Noi siamo nati per cercare la verità; il possederla spetta ad un potere più grande. (Michel De Montaigne)

Ci sono verità di cui non basta essere convinto, bisogna sentirle; tali sono le verità morali. (Montesquieu)

La verità è Gesù Cristo, non si discute Gesù Cristo, lo si accoglie. (Michel Quoist)

Una verità che si vive, per la quale si soffre, è conosciuta in ben altro modo di quella di cui si ha solo un'intelligenza nozionale. (Rahner)

La verità è ciò che fa vivere non ciò che fa pensare. (Michel De Unamuno)

Le verità profonde si possono solo intuire, non raggiungere con il ragionamento. (Arthur Schopenhauer)

L'unica cosa che in questo mondo ci dice la verità : lo specchio. (Eduardo De Filippo)

Si dice che la verità trionfa sempre, ma questa non è una verità. (Cechov)

Ci vuole coraggio per amare la verità. Questo è uno dei motivi per cui la verità non è amata. (H. de Lubac)

La verità che non sia caritatevole, procede da una carità che non è veritiera. ( S. Francesco di Sales)

Una cosa non è necessariamente vera perchè un uomo è morto per realizzarla. (Wilde)

Insegna alla tua lingua a dire " Non Io so", piuttosto che inventare. (Talmud)

La verità è simile a Dio: non si rivela direttamente e dobbiamo indovinarla nelle sue manifestazioni. (Goethe)

La verità si troverebbe nel mezzo. Nient'affatto. Solo nella profondità. (Schnitzler)

Gli uomini dicono che vogliono la verità. In realtà vogliono soltanto delle spiegazioni. (H. de Montherlant)

Conosco la verità solo quando essa abita in me. (Søren Kierkegaard)

Cercate la verità, non l'ortodossia; è l'ortodossia che deve adattarsi alla verità. (Henri Huvelin)

Chi non grida la verità quando la conosce si fa complice di bugiardi e mistificatori. (Charles Péguy)

A volte gli uomini inciampano nella verità, ma la maggior parte di loro si rialza e prosegue veloce per la propria strada, come se nulla fosse accaduto. (Winston Churchill)

Bisogna aprirsi alla libertà dall'alto al basso. (Georges Bernanos)

Non c'è peggior bestemmia contro la verità che rifiutare di ammettere che, una volta trovatala, bisogna continuare a cercarla. (Henri de Lubac)

Molti pensano che un fatto sia avvenuto davvero perché è stampato in grandi caratteri neri sul giornale: confondono la verità con il corpo 12. (Luis Borges)

Preferisco se uno mi porge la verità come un mantello caldo, piuttosto che come un fazzoletto bagnato. (Max Frisch)

Gli uomini non sopportano che si scriva loro la verità e se tu ti provassi a farlo finisci parroco di Barbiana nel migliore dei casi o sul rogo, cioè disoccupato, nel peggiore. (Don Lorenzo Milani)

La verità autentica è sempre inverosimile. Per rendere la verità più verosimile, bisogna assolutamente mescolarvi un po' di menzogna. (Dostoevskij)

Non si dovrebbero mai mettere i pantaloni belli quando si va a combattere per la libertà e per la verità. (H. Ibsen)

La verità ha molti predicatori e pochi martiri. (Helvetius)

Dio ha dato molte porte alla Verità per ben ricevere ogni credente che vi bussi. (Gibran)

La fede coglie la Verità molto prima dell'esperienza. (Gibran)

Anche se raccolgo tutto non posso avere tutto: ha tutto chi ha la verità nel cuore. (Tagore)

La verità è un bene comune: chiunque la possiede la deve dividere con i fratelli. (Bossuet)

Una moneta perduta la si può ritrovare grazie ad un fiammifero che costa pochi soldi, la verità più profonda si può trovare grazie ad una semplice storiella. (A.de Mello)

Anche se la Chiesa possiede, essa sola, il deposito della verità, la verità non nasce che dalla verità delle persone, come la fede dalla fede, come l'amore dall'amore. (J. Sullivan)

Chi cerca la verità cerca Dio, che lo sappia o no. (Norman Warren)

Non sapendo quanto vicina sia la verità, gli uomini la cercano lontano. Sono simili a colui che in mezzo all'acqua chiede disperatamente di bere. (Hakuin)

Chi segue la verità deve ritenersi pronto a morire per lei e, se ne viene l'ora, a sacrificare realmente la vita. (Gandhi)

Troppo spesso dimentichiamo che in generale v'è un'anima di verità nelle cose erronee. (Herbert Spencer)

Quando si è giunti al punto che la folla è giudice di che cosa sia la verità, non passerà molto tempo che si arriverà a deciderlo a pugni. (Soren Kierkegaard)

Ho un bel cercare la verità nelle masse, io la incontro soltanto, quando la incontro, negli individui. (E. Delacroix)

La verità è una trappola: non puoi averla senz'essere preso. Tu non puoi avere la verità prendendola in trappola, ma solo lasciandoti prendere in trappola. (Kierkegaard)

La verità è sempre stata un pochino sgarbata. (Primo Mazzolari)

Non si recide un fiore per farlo sbocciare. E a che cosa serve la verità per un uomo morto? (Morris West)

Ogni cosa vera è simile a Dio: non appare immediatamente, dobbiamo indovinarla a tratti dalla sua ombra discreta. (Wolfang Goethe)

Per poter dire:"Ecco la verità", bisognerebbe averla appresa da Dio Stesso. (Platone)

La verità è come un grande albero, che più si coltiva, più dà frutti. Colui che cerca la verità dovrebbe essere più umile della polvere. (Gandhi)

Le verità che contano, i grandi principi, alla fine, restano sempre due o tre. Sono quelli che ti ha insegnato tua madre da bambino. (Enzo Biagi)

La verità è infinita, ma l'intelligenza umana è finita. Perseguire l'infinito con ciò che è finito è un'occupazione pericolosa. (Chuang Tzu)

La verità si trova più spesso fra i panni sporchi che nelle pieghe delle solenni cartapecore. (Tito A. Spagnol)

Tutte le verità sono in attesa in tutte le cose. (Whitman)

Un uomo può ben dire: 'D'ora in poi dirò sempre la verità". Ma la verità lo sente e scappa ed è già nascosta prima che lui abbia finito di parlare. (Saul Bellow)

La verità è troppo nuda, non eccita gli uomini. (J. Cocteau)

Là dove verità e misericordia si corrispondono, anche la giustizia di Dio e la pace sono insieme. (San Bernardo)

Ama la verità, ma perdona l'errore. (Voltaire)

Quanto più elevate sono le verità, tanto più bisogna trattarle con attenzione: altrimenti si trasformano subito in luoghi comuni, e ai luoghi comuni non si crede. (N. V. Gogol)

Non tutte le verità son per tutte le orecchie. (U. Eco)

Tacere la verità è seppellire l'oro. (Evagrio Pontico)

La verità è come il cauterio del chirurgo: brucia, ma risana. (Vittorio Bachelet)

La verità è dura come il diamante e fragile come il fiore di pesco. (Gandhi)

La verità è come la luce: una e varia; è come la natura: una e feconda; è come Dio: uno e immenso (Niccolò Tommaseo)

Spesso la verità riceve più danno dall'ardore dei suoi difensori che dagli argomenti dei suoi avversari. (W.Pen)

Posso essere una persona spregevole, ma quando la verità parla attraverso di me sono invincibile. (Gandhi)

Arrivati a una certa età, nell'imminenza della chiusura dei bilanci, ci si accorge che una cosa sola conta, e che per quella sola vai la pena di vivere e di battersi: la verità. (G. Piovene)

Vogliono solo delle verità rassicuranti. Ma la verità non rassicura nessuno: essa impegna. (Bernanos)

La verità non ha ora, è di tutti i momenti, specialmente dei momenti in cui sembra inopportuna. (A. Schweitzer)

La prima e la peggiore di tutte le frodi è ingannare se stessi. Ogni peccato diventa facile, dopo questo. (J. Bailey)

Cercare, trovare senza tregua, spaventarsi d'aver trovato, respingere la certezza d'aver trovato, e cercare al di là delle parole, al di là dell'intelligenza. (Gianna Manzini)

Chiunque abbia il coraggio di apparire sempre quello che è diventerà presto o tardi quello che deve essere; ma non c’è più nulla da sperare da chi si fa un carattere da parata. (J. J. Rousseau)

La verità è ciò che semplifica il mondo e non ciò che crea il caos. (A. de Saint-Exupery)

E' impossibile stabilire un rapporto di amore al di fuori della verità. Ed essere veri significa apparire quello che si è ed esprimere quello che si pensa. (Lochet)

Non si può staccare la verità dall'amore. Dio non è solo verità, ma anche amore. Egli abita unicamente nella verità che vi arie dall'amore. (R. Guardini)

La verità è come un grande albero, che più lo si coltiva, più dà frutti. Quanto più profonda è la ricerca nella miniera delle verità, tanto più è ricca è la scoperta delle gemme che vi sono sepolte sotto forma di occasioni per una sempre maggiore varietà di servizio. (Gandhi)

Se la verità e tutta la verità si deve dire, non comprendo perché la si dovrebbe accompagnare coi fulmini e le saette del Sinai, piuttosto che con la calma e la serenità di Gesù sul lago e sulla montagna. (Giovanni XXIII)

C'è una sorella e un fratello che Dio creò inseparabili: la verità e il sacrificio, e io non credo che, per colpa del fratello, sia bene strozzare la sorella. (Lamennais)

Se chiudete la porta a tutti gli errori, anche la verità ne resterà fuori. (Tagore)

La verità è come la religione. Ha soltanto due nemici: il troppo e il troppo poco. (Butler)

L'errore non diventa verità per il fatto che si diffonde e si moltiplica facilmente; egualmente la verità non diventa errore per il fatto che nessuno la vede. (Gandhi)



Proverbi

Dove parla il denaro, la verità tace.

La verità non è mai troppa.

La verità si può seppellire, ma non può morire.

La verità si sa solo dagli ubriachi e dai bambini.

Mille probabilità non fanno una verità.

Per sapere la verità bisogna ascoltare due bugiardi.

La verità e il mattino si rischiarano a poco a poco. (Pr. Etiope)

Non c'è corda abbastanza robusta per impiccare la verità. (Pr. Russo)

A chi possiede tutto, manca una cosa: qualcuno che gli dica la verità. (Pr. Spagnolo)

Verità va di giorno. Falsità di notte. (Pr. Tedesco)

Dà un cavallo a chi dice la verità, ne avrà bisogno per fuggire. (Pr. Armeno)



VIAGGIO

Il maggior esploratore su questa terra non fa viaggi più lunghi di colui che scende in fondo al proprio cuore e si china dove il volto di Dio si specchia tra le stelle. (Julien Green)

Viaggiare dovrebbe essere un atto di umiltà. (G. Piovene)

Il viaggio non serve a cambiare posto. Serve a cambiare se stessi. (V. G. Rossi)

Di solito, a chi mi domanda la ragione dei miei viaggi, rispondo che so bene quello che sfuggo, ma non quello che cerco. (M. de Montaigne)

Si dice che in un viaggio il tratto più lungo sia quello della porta. (Varrone)





VIGILANZA

Se navighi felicemente non vantartene prima del porto; dopo una felice navigazione, la nave affondò presso l'attracco. (Gregorio di Nazianzo)

Vigilare è la capacità di ritornare a prendersi il tempo necessario per avere cura della qualità non puramente clinica e commerciale della vita. (Carlo Maria Martini)

Il Cristo è in agonia fino alla fine del mondo, e allora noi non dobbiamo dormire. (Blaise Pascal)



Proverbi

Con un occhio si frigge il pesce, e con l'altro si guarda il gatto.

Il gallo sveglia se stesso prima di chiamare gli altri.

I ladri hanno tempo per riposare, i guardiani mai. (Pr. Giapponese)

Il frate si alza prima che il diavolo abbia messo le scarpe. (Pr. Tedesco)

Guardati dal cane silenzioso e dalle acque chete. (Pr. Latino)

Pastore a spasso fa il lupo grasso.



VINO

Per apprezzare la qualità di un vino e sapere in quale vendemmia venne fatto, non occorre berne tutto un barile. (O. Wilde)

Il bronzo è lo specchio del volto, il vino quello della mente. (Eschilo)

Il vino è un corpo elastico, perché si può allungare. (Ernesto Carletti)

Vino pazzo che suole spingere anche l’uomo molto saggio a intonare una canzone, e a ridere di gusto, e lo manda su a danzare, e lascia sfuggire qualche parola che era meglio tacere. (Omero)

Cenai con un piccolo pezzo di focaccia, ma bevvi avidamente un’anfora di vino; ora l’amata cetra tocco con dolcezza e canto amore alla mia tenera fanciulla. (Anacreonte 570 a.C. – 485 a.C.)

Il bronzo è lo specchio del volto, il vino quello della mente. (Eschilo 525 a.C. – 456 a.C.)

Il vino eleva l’anima e i pensieri, e le inquietudini si allontanano dal cuore dell’uomo. Pindaro (518 a.C. circa – 438 a.C. circa)

E dove non è vino non è amore; né alcun altro diletto hanno i mortali. (Euripide 480 a.C.- 406 ca. a.C.)

Il bere vino puro calma la fame. (Ippocrate 460 a.C. – 377 a.C.)

Bevendo gli uomini migliorano: fanno buoni affari, vincono le cause, son felici e sostengono gli amici. (Aristofane 450 a.C. – 388 a.C.)

Il vino prepara i cuori e li rende più pronti alla passione. (Ovidio 43 a.C. – 17 d.C.)

Due sono i liquidi più graditi al corpo umano: all’interno il vino, all’esterno l’olio (Plinio il Vecchio)

Il vino ha dunque una vita più lunga della nostra? Ma noi, fragili creature umane, ci vendicheremo ingoiandolo tutto. Nel vino è la vita. (Petronio Arbitro 27– 66)

Vicino all’urna del vino, la ragazza è come la neve. I suoi polsi bianchi come brina, come neve (Wei Zhuang 836 – 910)

Sia benedetto chi per primo inventò il vino che tutto il giorno mi fa stare allegro. (Cecco Angiolieri 1260 – 1312 circa)

Quando io bevo penso, quando penso bevo! (François Rabelais)

Com’è vero che nel vino c’è la verità ti dirò tutto, senza segreti. (William Shakespeare)

Oh tu, invisibile spirito del vino, se proprio non hai alcun nome con cui ti si possa chiamare, lascia pur che ti si chiami col nome del demonio! (William Shakespeare)

Il vino è un composto di umore e luce. (Galileo Galilei)

O anche solo lascia un bacio nella coppa, e non chiederò vino. (Ben Jonson)

L’amore inespresso è come il vino tenuto nella bottiglia: non placa la sete (George Herbert)

Quando la notte ottenebra le strade,
allora vagano i figli di Belial,
colmi di vino e d’insolenza.

John Milton (1608-1674)

Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia,
un buon libro, un buon amico.

Molière (1622 – 1673)

Troppo vino o troppo poco: se non gliene date,
non può trovare la verità;
se gliene date troppo, neppure.

Blaise Pascal (1623 – 1662)

Si è sapienti quando si beve bene:
chi non sa bere, non sa nulla.

Nicolas Boileau (1636-1711)

Non si può vivere bene dove non si beve bene.
Il vino rende più facile la vita di tutti i giorni, meno affrettata, con meno tensioni e più tolleranza.
Chiedi consiglio al vino, ma poi togliti ogni dubbio con l’acqua.
[L’almanacco del povero Riccardo]

Benjamin Franklin (1706 -1790)

L’indipendenza è un cordiale
migliore del tocai

William Shenstone (1714 – 1763)

La vita è troppo breve
per bere vini mediocri.

Johann Wolfgang von Goethe (1749 – 1832)

Una donna e un bicchiere di vino soddisfano ogni bisogno,
chi non beve e non bacia è peggio che morto.

Johann Wolfgang von Goethe (1749 – 1832)

Un pasto senza vino è come un giorno senza sole.

Anthelme Brillat-Savarin (1755 – 1826)

Il miglior vino è il più vecchio,
l’acqua migliore è la più nuova.

William Blake (1757 – 1827)

Quando il vino entra, strane cose escono.

Johann Christoph Friedrich von Schiller (1759 – 1805)

Chi non s’ubriaca perché naturalmente odia il vino, merita lode di sobrio?

Ugo Foscolo (1778 – 1827)

Chi non ama le donne il vino e il canto,
è solo un matto non un santo.

Arthur Schopenhauer (1788 – 1860)

Se il proprio sé non vale molto, allora tutti i piaceri
sono come vini eccellenti in una bocca tinta di bile

Arthur Schopenhauer (1788 – 1860)

A ben riflettere, si può bere il vino per cinque motivi:
primo per far festa, poi per colmare la sete,
poi per evitare di avere sete dopo,
poi per fare onore al buon vino e, infine, per ogni motivo.

Friedrich Rückert (1788 – 1866)

Predicar non val; matto è chi sprezza
l’allegrezza, le donne e il vecchio vino,
ché il meglio della vita è nell’ebbrezza.

Lord Byron (1788 – 1824)

Ma fra il vino e l’amor, non saprei quali sian ragion di scelta: a mio parere, per non far torto a cose in pregio eguali, direi che meglio sia scegliere l’una e l’altra, che non sceglierne nessuna.

Lord Byron (1788 – 1824)

Datemi libri, frutta, vino francese, un buon clima
e un pò di musica fuori dalla porta,
suonata da qualcuno che non conosco.

John Keats (1795 – 1821)

Il vino è il più certo, e (senza paragone) il più efficace consolatore.

Giacomo Leopardi (1798 – 1837)

Gettiamo via gli affanni! Scorri vino in un fiume di schiuma
in onore di Bacco, delle muse, della bellezza.

Aleksandr Sergeevič Puškin (1799 – 1837)

Ecco la felicità della vita,
Amore e vino ugualmente dobbiamo aver vicino.

Aleksandr Sergeevič Puškin (1799 – 1837)

Dio non aveva fatto che l’acqua, ma l’uomo ha fatto il vino!

Victor Hugo (1802-1885)

La felicità, come un vino pregiato,
deve essere assaporata sorso a sorso.

Ludwig Feuerbach (1804-1872)

La nostra Arte ebbe inizio quando Bacco […]
scoprì – non l’ultimo dei suoi favori –
che il vino schiudeva le labbra più serrate, sciogliendo
la lingua secca e restia allo scherzo.

Robert Browning (1812 – 1889)

Alimenti vegetali invece che animali sono la chiave della rigenerazione.
Gesù prese il pane al posto della carne
e il vino per sostituire il sangue nell’Ultima Cena.

Wilhelm Richard Wagner (1813 – 1883)

Ho sognato nella mia vita, sogni che son rimasti sempre con me,
e che hanno cambiato le mie idee; son passati attraverso il tempo
ed attraverso di me, come il vino attraverso l’acqua,
ed hanno alterato il colore della mia mente.

Emily Brontë (1818 – 1848)

Chi beve solo acqua
ha un segreto da nascondere.

Charles Baudelaire (1821 – 1867)

Il vino sa rivestire il più sordido tugurio
d’un lusso miracoloso
e innalza portici favolosi
nell’oro del suo rosso vapore,
come un tramonto in un cielo annuvolato.

Charles Baudelaire (1821 – 1867)

Beltà, il tuo sguardo, infernale e divino,
versa, mischiandoli, beneficio e delitto:
per questo ti si può paragonare al vino.

Charles Baudelaire (1821 – 1867)

Il vino e l’uomo mi fanno pensare a due lottatori tra loro amici,
che si combattono senza tregua, e continuamente rifanno la pace.
Il vinto abbraccia sempre il vincitore.

Charles Baudelaire (1821 – 1867)

Il miracolo del vino consiste nel rendere l’uomo
ciò che non dovrebbe mai cessare di essere: amico dell’uomo.

Ernst Engel (1821 – 1896)

L’impossibilità, come il vino
inebria l’uomo che la gusta

Emily Dickinson (1830 – 1886)

Immergemmo le nostre anime assetate
nel vino ristoratore del passato.

Mark Twain (1835 – 1910)

I miei libri sono come l’acqua, quelli dei grandi talenti sono vino.
Tutti bevono acqua.

Mark Twain (1835 – 1910)

Me lo ha detto il vino, e il vin non erra.

Emilio Praga (1839 – 1875)

Dà il giovane vino alla malinconia la buonanotte.

Emilio Praga (1839 – 1875)

Il vino non si beve soltanto, si annusa, si osserva,
si gusta, si sorseggia e… se ne parla.

Edoardo VII (1841 – 1910)

L’astemio: un debole che cede alla tentazione
di negarsi un piacere.

Ambrose Bierce (1842 – 1914)

Il vino ha una pastosa pienezza ch’empie palato e anima di sapore.

Antonio Fogazzaro (1842 – 1911)

Solleticata da venti sottili come da vini frizzanti,
la mia anima sternutisce, – sternutisce e grida a se stessa giubilante:
Salute! Così parlò Zarathustra.

Friedrich Nietzsche (1844 – 1900)

Voluttà: solo per gli appassiti un veleno dolciastro,
ma per coloro che hanno una volontà leonina la grande corroborazione del cuore,
e il vino dei vini degno di venerante riguardo.

Friedrich Nietzsche (1844 – 1900)

Anima mia, alla tua zolla detti da bere ogni saggezza,
tutti i vini nuovi e anche tutti i forti vini della saggezza,
vecchi di immemorabile vecchiezza.
Anima mia, io ti innaffiai con ogni sole e notte e silenzio e anelito:
– e così tu crescesti per me come una vite.
Anima mia, ora sei traboccante di ricchezza e greve,
una vite dalle gonfie mammelle e dai grappoli densi, bruni come l’oro: –
– densa e compressa di felicità, in attesa per la tua sovrabbondanza,
e vergognosa perfino del tuo aspettare.

Friedrich Nietzsche (1844 – 1900)

L’amore tuo diffonde il suo vigore in tutto il mio essere, come un vino.

Paul Verlaine (1844 – 1896)

Il vino aggiunge un sorriso all’amicizia
ed una scintilla all’amore.

Edmondo de Amicis (1846 – 1908)

Io sono bellezza e amore;
io sono amicizia, tuo conforto;
io sono colui che dimentica e perdona:
lo spirito del vino.

William Ernest Henley (1849 – 1903)

Per conoscere l’annata e la qualità di un vino
non è necessario berne l’intero barilotto.

Oscar Wilde (1854 – 1900)

Il vino è una specie di riso interiore che per un istante
rende bello il volto dei nostri pensieri.

Henri de Régnier (1864-1936)

Per aver successo bisogna aggiungere acqua al proprio vino, finché non c’è più vino.

Pierre-Jules Renard (1864 – 1910)

Nessuno è più pericoloso di un uomo privo di idee,
il giorno che ne avrà una gli darà alla testa come il vino a un astemio.

Gilbert Keith Chesterton (1874 – 1936)

Il vino della giovinezza a volte non diventa chiaro
con il passare del tempo, ma torbido.

Carl Gustav Jung (1875 – 1961)

Il vino è talvolta una scala di sogno.

Antonio Machado (1875 – 1939)

Il vino mi ama e mi seduce solo fino al punto in cui il suo e il mio spirito
si intrattengono in amichevole conversazione.

Hermann Hesse (1877 – 1962)

Il mio spirito è avido soltanto di verdi campi, di sole, di vino;
di starmene seduta a non far niente.

Virginia Woolf (1882 – 1941)

Il vino fulgido sul palato indugiava inghiottito.
Pigiare nel tino grappoli d’uva. Il calore del sole, ecco che cos’é.
È come una carezza segreta che mi risveglia ricordi.

James Joyce (1882 – 1941)

Come si ricorda il sapore del vino quando il bicchiere
ed il suo colore sono ormai perduti.

Kahlil Gibran (1883 – 1931)

La vita è cosí amara,
il vino è cosí dolce;
perché dunque non bere?

Umberto Saba (1883 – 1957)

L’acqua divide gli uomini; il vino li unisce.

Libero Bovio (1883 – 1942)

Ma che ebbrezza può dare il più famoso vino, se a riceverlo dentro
non c’è almeno l’ombra stanca di un sogno?

Corrado Govoni (1884 – 1965)

Che cos’è l’uomo, quando ci pensi, se non una macchina complicata
e ingegnosa per trasformare, con sapienza infinita,
il rosso vino di Shiraz in orina?

Karen Christence Dinesen (1885 – 1962)

Nei calici della mia meditazione bevo soltanto il […] del vino biondo;
lo bevo solo con gli occhi, chiudendoli, e la vita passa come una vela lontana.

Fernando Pessoa (1888 – 1935)

L’uomo è come il vino:
non tutti i vini invecchiando migliorano;
alcuni inacidiscono.

Eugenio Montale (1896 – 1981)

Sempre pronto a una nuova idea e ad un antico vino.

Bertold Brecht (1898 – 1956)

Il vino è uno dei maggiori
segni di civiltà nel mondo.

Ernest Hemingway (1899 – 1961)

A me piace il vino, qualunque vino. Non lo rifiuto mai.
Quanto allo champagne, chi non sa che è il miglior tonico che esista?
Non posso farne a meno.

Rosamond Lehmann (1901 – 1990)

‎Riempi il tuo cranio di vino prima che si riempia di terra.

Nazim Hikmet (1902 – 1963)

Il sesso non prospera nella monotonia. Senza sentimento, invenzioni, stati d’animo non ci sono sorprese a letto.
Il sesso deve essere innaffiato di lacrime, di risate, di parole, di promesse, di scenate, di gelosia,
di tutte le spezie della paura, di viaggi all’estero, di facce nuove, di romanzi,
di racconti, di sogni, di fantasia, di musica, di danza, di oppio, di vino.

Anaïs Nin (1903 – 1977)

Il vino della lussuria attinge il proprio vigore dai succhi dell’anima
come da quelli del corpo

Marguerite Yourcenar (1903 – 1987)

Io sono colui che conserva sulle labbra il sapore degli acini.
Grappoli ammaccati. Morsi vermigli.

Pablo Neruda (1904 – 1973)

Amo sulla tavola, quando si conversa,
la luce di una bottiglia di intelligente vino.

Pablo Neruda (1904 – 1973)

I veri intenditori non bevono vino:
degustano segreti.

Salvador Dalí (1904 – 1989)

Il vino è la poesia della terra.

Mario Soldati (1906 – 1999)

Tutto intorno al falò rituale
del Solstizio d’estate,
altra generazione,
che non cammina mai, non beve vino,
va in giro come transistor.

Wystan Hugh Auden (1907 – 1973)

Ci sono delle pagine che puzzano di vino, delle pagine dove c’è la sera, lenta;
altre pagine sono notturne nelle quali i pipistrelli battono le ali.

Mario Tobino (1910 – 1991)

Un buon vino è come un buon film:
dura un istante e ti lascia in bocca un sapore di gloria;
è nuovo ad ogni sorso e, come avviene con i film,
nasce e rinasce in ogni assaggiatore.

Federico Fellini (1920 – 1993)

Alcuni non diventano mai folli. I loro vini devono essere proprio noiosi.

Charles Bukowski (1920 – 1994)

Oh i bei cretini di una volta! Genuini, integrali.
Come il pane di casa. Come l’olio e il vino dei contadini.

Leonardo Sciascia (1921 – 1989)

I ricordi sono come il vino che decanta dentro la bottiglia:
rimangono limpidi e il torbido resta sul fondo.
Non bisogna agitarla, la bottiglia.

Mario Rigoni Stern (1921 – 2008)

Con addosso solo le mutandine da bagno, scalzo,
con i capelli scarmigliati, nel buio rosso fuoco, sorseggiando vino,
sputando, saltando, correndo… così si vive.

Jack Kerouac (1922 – 1969)

Siedo scomposto su un mucchio di fieno. Scrivo haiku. E bevo vino.

Jack Kerouac (1922 – 1969)

C’è saggezza nel vino.

Jack Kerouac (1922 – 1969)

I vini bevibili soprattutto con amore sono come le belle donne, differenti, misteriosi e volubili, ed ogni vino come una donna va preso.
Comincia sempre col rifiutarsi con garbo o villania, secondo temperamento e si concede solo a chi aspira alla sua anima, oltre che al suo corpo.
Apparterrà a colui che la scoprirà con delicatezza.

Luigi Veronelli (1926 – 2004)

In campagna, dopo una giornata di lavoro, gli uomini alzavano il bicchiere
di vino all’altezza del viso, lo osservavano, gli facevano prendere luce
prima di berlo con cautela. Gli alberi centenari seguivano il loro destino
secolo dopo secolo e una tale lentezza rasentava l’eternità.

Pierre Sansot (1928 – 2005)

Viva il vivo vinello vivacissimo:
incendia e infiamma le mie intercapedini.

Edoardo Sanguineti (1930 – 2010)

A me piacciono gli anfratti bui delle osterie dormienti,
dove la gente culmina nell’eccesso del canto, a me piacciono le cose bestemmiate e leggere,
e i calici di vino profondi, dove la mente esulta, livello di magico pensiero.

Alda Merini (1931 – 2009)

Vino, gagliardo come la dea ragione.

Alda Merini (1931 – 2009

Alcune viti crescono nel terreno sbagliato, altre si ammalano prima della vendemmia
e altre ancora sono rovinate da un cattivo viticoltore.
Non tutta l’uva fa il vino buono.

Wilbur Addison Smith (1933)

Il miglior argomento in favore del vino, del tabacco,
del sesso e dei discorsi a vanvera
consiste nel fatto che ogni maggioranza cosiddetta morale li condanna.

Charles Simic (1938)

“Se Dio non voleva che bevessimo, perché ha fatto il vino così buono?”. Chi l’ha detto?

Charles Simic (1938)

Siamo tutti mortali fino al primo bacio e al secondo bicchiere di vino.

Eduardo Hughes Galeano (1940)

A volte il vino è la manifestazione liquida
del silenzio.

Luis Sepùlveda (1949)

…poichè le parole sono come il vino:
hanno bisogno del respiro e di tempo
perchè il velluto della voce riveli
il loro sapore definitivo.

Luis Sepùlveda (1949)

Per il sangue che hai perso, il vino pareggia.

Erri De Luca (1950)

Il vino è un raffinato gioiello che solo le donne mature preferiscono
unanimemente agli Strass scintillanti ammirati dalle ragazzine.

Muriel Barbery (1969)



Proverbi

A trincar senza misura, molto tempo non si dura

Due dita di vino sono un calcio al medico.

Il vino è il latte dei vecchi.

Nessuno ha tanta sete come gli ubriachi.

Uomo da vino non vale un quattrino.

Al primo bicchiere è l'uomo che beve, al secondo è il vino che beve il vino; al terzo, il vino si beve l'uomo. (Pr. Giapponese)

Dove entra il bere se ne esce il sapere.

Vino di casa non ubriaca.

Vino e tavola fanno parlare. (Pr. Piemontese)

Il vino è buono dove l'ostessa è bella. (Pr. Piemontese)



VIOLENZA

Con la violenza non si ottiene nulla: al bene si. deve giungere attraverso il bene. (Boris Pasternak)

La violenza è sempre terribile, anche quando la causa è giusta. (von Schiller)

La violenza non è forza, ma debolezza, ne mai può essere creatrice di cosa alcuna, ma soltanto distruggitrice. (B. Croce)

La violenza è un metodo di lotta inferiore, brutale, illusorio soprattutto, figlio di debolezze, fonte di debolezza, anzi in ragione dei suoi effimeri trionfi. (Filippo Turati)



Proverbi

Chi non si oppone alla violenza, la raddoppia. (Pr. Boemo)

Dove c'è violenza non c'è ragione (Pr. Jugoslavo)



VIRTU’

La virtù consiste nell'essere umili e caritatevoli, nel cercare unicamente la gloria di Dio, nell'essere convinti del proprio nulla, nell'avere un sincero disprezzo verso se stessi, nel preferire l'umiliazione all'onore. (Charles de Foucauld)

La virtù non è odiosa, lo sono invece i discorsi sulla virtù. (Albert Camus)

Le anime più grandi sono capaci dei più grandi vizi come delle più grandi virtù. (Cartesio)

La virtù consiste nel fare la volontà di Dio e Dio non domanda mai a nessuno di fare più di quello che è capace di fare. (Madre Geltrude Comensoli)

I vizi possiamo reprimerli col timore, ma le virtù nascono solo dall'amore. (Gregorio I)

Chi di virtù è ricco è simile al fanciullo. (Lao Tze)

Una virtù che non sia sperimentata e messa alla prova non è una virtù. (Origene)

La virtù dev'essere fine a se stessa; se qualcuno la indossa come una maschera per qualche altro fine, essa stessa gli strappa la maschera dal viso. (M. Montaigne)

Una delle principali virtù sociali è di tollerare negli altri quel che dobbiamo proibire a noi stessi. (Duclos)

La virtù praticata nelle contraddizioni è più potente e più perfetta, e quindi più gradita a Dio. (S. Giovanna di Chantal)

Conosco molti i quali digiunano, pregano, gemono ed esibiscono tutta la pietà che non costa, ma poi non danno un obolo a chi spasima nella miseria. Or che servono a costoro tutte le altre virtù? Il regno dei cieli non sa che farsene. (S. Basilio)

La virtù è alla portata di tutti, ma tutti la vanno a cercare lontano da sé. La pratica della virtù è cosa facile e gli uomini invece la cercano tra le cose difficili. Basta invece che ciascuno ami il suo prossimo, rispetti chi è a lui superiore e tutto il paese, in pace, godrà la giustizia. (Mencio)

La virtù non consiste nel fare grandi cose, ma nel far bene le piccole. (M. Montaigne)

Sia che parliamo bene di noi o parliamo male, a noi non s'aggiunge nulla. Ciò che toglie alla nostra vita è il vizio; ciò che aggiunge è la virtù. (C. Lubich)

L'abbondanza delle sostanze di questo mondo è all'uomo un impedimento nel fare il bene. Esse qual catena lo tengono legato e non lo lasciano libero nei suoi movimenti verso la virtù. (S. Alberto)

La vera virtù non è triste e antipatica, ma amabilmente allegra. (J. Escrivà)

Chi non progredisce, retrocede. Chi non acquista niente, perde qualcosa. (San Leone Magno)

Come le stelle brillano di notte e restano invisibili di giorno, così le virtù restano velate nei giorni felici e brillano in tutto il loro splendore nelle avversità. (San Bernardo)

Una virtù che non ha mai subìto una tentazione non è una virtù, ma una ipotesi. (D. Darc)

Ogni virtù cristiana puzza come un pesce marcio se non si innesta sul tronco delle virtù umane. (Luigi Rosadoni)

Niente è più spiacevole di una persona virtuosa con la mente meschina. (W. Bagehot)

Le virtù son così collegate e connesse: se ne hai una sola, le hai trovate tutte. (Angelo Silesio)

La vera virtù non ha limiti, si spinge sempre oltre. (Francesco di Sales)

L’uomo più virtuoso è colui che agisce ogni giorno per diventarlo. (Francois De La Rochefoucauld)

La virtù di molti sta più nel pentirsi che nel correggersi. (G.C. Lichtenberg)

Chi ha un cuore puro? Colui che non lo macchia né col male che commette né col bene che compie. (Dietrich Bonhoeffer)

La virtù non è un fine, bensì un mezzo per liberare l’amore. (Padre Monier)

Un gesto, per quanto piccolo, compiuto in segreto, senza desiderare che gli altri ne vengano a conoscenza, è più gradito a Dio di mille gesti fatti con il desiderio che gli altri vengano a saperli (Giovanni della Croce)Le virtù esercitate senza moderazione e misura devono essere considerate vizi. (S. Girolamo)



Proverbi

L’inferno è pieno di talenti, il paradiso è pieno di virtù.

Le radici della virtù sono amare, ma i suoi frutti dolci.

L’odore dei fiori non spira contro vento, ma il profumo della virtù si.

Meglio una virtù nel fango che una cattiveria nell’oro. (Pr. Polacco)

L’uomo virtuoso deve imitare l’allegro albero “ganda” che quando viene abbattuto profuma la scure che lo taglia. (Pr. Indiano)



VITA

Si vive una volta sola. Ma se si vive bene, una volta basta. (F. Allen)

Questa nostra misera vita quante volte ci offre giornate amare! Ma sarà sempre così? No! Lassù vi è un posto preparato per ciascuno di noi. (Don Alberione)

La vita è come l'acqua del mare: agitata, sgradevole a bersi; ma sorregge coloro che remano. (Renè Bazin)

A che cosa servirebbe fabbricare la vita stessa, se avete perduto il senso della vita. (Bernanos)

L'importanza della vita non è la sua durata, ma il suo uso. (Berthier)

Alla fine della vita si raccoglie il frutto delle opere buone. (San Giovanni Bosco)

Se non si vive come si pensa si finisce di pensare come si vive. (P. Bourget)

Non possiamo cambiare le carte della vita, ma possiamo scegliere il modo con cui giocarle. (Martin Boyd)

Sperate per il meglio aspettandovi il peggio. La vita è teatro, ma non sono ammesse le prove. (M. Brooks)

Ogni vero vivere è incontrare. (Martin Buber)

La vita è un ponte, perciò non costruirci sopra una casa. (Buddha)

La vita è il dono che Dio ci ha fatto. Il modo in cui viviamo è il dono che noi facciamo a Dio. Facciamo in modo che sia un dono fantastico. (Leo Buscaglia)

E' forse questo che si cerca nella vita, nient'altro che questo, la più gran pena possibile per diventare se stessi prima di morire. (Louis Fernand Celine)

Un uomo buono è semplicemente uno la cui vita è giovevole al mondo intero; un uomo malvagio è un uomo la cui vita è dannosa agli altri. (Chang-Chao)

Nella sicurezza dell'animo sta riposta la vita tranquilla. (Cicerone)

Tenete ben presente, o fratelli, che non soltanto della vostra vita, ma di quella del mondo intero dovrete, un giorno, rendere conto. (Giovanni Crisostomo)

La vita è troppo breve per essere una cosa da nulla. (Disraeli)

Come per iceberg, tutto ciò che appare nell'universo non è che un'infima parte della realtà. L'essenziale è ancora nascosto. (Dom Grammont)

Il segreto della vita umana non sta soltanto nel vivere ma anche nel sapere per che cosa si vive. (Dostoevskji)

La vita è un sentiero. Un sentiero non è fatto per potervi dormire e riposare, ma per camminarvi. (P. Drive)

La vita è incantevole, bisogna solo guardarla con gli occhiali giusti. (Alexandre Dumas)

Per che cosa viviamo se non per renderci a vicenda la vita meno difficile. (Eliot)

Fare le cose utili, dire le cose coraggiose, contemplare le cose belle: ecco quanto basta per la vita di un uomo. (Eliot)

Se perdi il senso soprannaturale della tua vita, la tua carità sarà filantropia; la tua purezza, decenza; la tua mortificazione, idiozia; la tua disciplina, frusta e tutte le tue opere sterili. (J. Escrivà)

Bisogna comprendere che la vita non è un dono gratuito della natura, che è invece e soprattutto un compito da soddisfare, una missione da compiere e che, se conferisce dei diritti, impone anche dei doveri. (E. D. Feuchtersleben)

Oggi attribuiamo alla vita un valore così assoluto da finire con lo svalutarla, circondandola di divieti, precauzioni, assicurazioni, prevenzioni, cautele che la rendono limitata e angosciosa. (Massimo Fini)

Ami la vita? Allora non sprecar tempo, perchè è di questo che è fatta la vita. (Benjamin Franklin)

Amore è rispetto per la vita, in tutte le sue manifestazioni. Nella consapevolezza che non sono le cose, il potere e tutto ciò che è morto, bensì che la vita e tutto quanto concerne la sua crescita sono sacri. (Eric Froom)

La ricerca di Dio è il principio della nostra vita e possiamo continuare a cercarlo per anni. (Gandhi)

Dio solo può prendere la vita, perchè egli solo la dona. (Gandhi)

La vita è un po' una navigazione. Si parte salutando e piangendo per il distacco delle persone care, ma, ecco, all'arrivo altre persone che stanno già al porto ad attenderci. (Giovanni XXIII)

Che cos'è la nostra vita? Il cammino di un viandante; appena ha raggiunto un certo luogo gli si aprono le porte, abbandona gli abiti da viaggio e il bastone da pellegrino ed entra a casa sua. (Giovanni da Kronstat)

Noi siamo qui sulla terra non per custodire un museo, ma a coltivare un giardino fiorente di vita e riservato ad avvenire gioioso. (Papa Giovanni XXIII)

La mia vita deve essere come l'incenso. Non adoperato, è materia amorfa; gettato nel fuoco, arde e diffonde nel tempio del Signore odore di soavità. (Papa Giovanni XXIII)

Una vita inutile è una morte anticipata. (Goethe)

Ciò che rende lieta la vita non è fare le cose piacciono, ma trovar piacere nelle cose che dobbiamo fare. (Goethe)

Nel viaggio della vita non si danno strade in piano: sono tutte o salite o discese. (Arturo Graf)

Come gli animali fanno girare la mola del mulino, così noi facciamo girare la mola della vita, facendo e rifacendo lo stesso cammino, tornando e ritornando sugli stessi passi. (San Gregorio di Nissa)

Tutta la vita è una continua occasione di incontrare Gesù. (Romano Guardini)

L'arte della vita sta nell'imparare a soffrire e nell'imparare a sorridere. (Hesse)

Cuori profondi, spiriti savi, prendete la vita come Dio la manda: essa è una lunga prova, una preparazione incomprensibile a un destino ignoto. Questo destino, il vero, inizia sul limitare del sepolcro. (Victor Hugo)

Per l'uomo ci sono solo tre avvenimenti: nascere, vivere, morire. Non si accorge di nascere, soffre a morire e si dimentica di vivere. (La Bruyere)

La vita è come un cavallo: o voi cavalcate lei o lei cavalca voi. (Gregory Mac Donald)

Vivere vuol dire essere gli infaticabili portatori del Cristo che è la vita. (G. Maffei)

La vita non è destinata ad essere un peso per molti e una festa per alcuni, ma per tutti un impegno di cui ognuno renderà conto. (Alessandro Manzoni)

Guarda come è precaria e misera la condizione dell'uomo: ieri embrione, domani mummia o cenere. E' dunque questa la briciola di tempo che ti è concessa. Vivila secondo natura e separati da essa serenamente, come l'oliva matura cade benedicendo la terra che l'ha portata su di sé, e rendendo grazie all'albero che l'ha fatta maturare. (Marco Aurelio)

Credo che la vita non sia un'avventura da vivere secondo le mode correnti, ma un impegno a realizzare il progetto che Dio ha su di noi: un progetto d'amore che trasforma la nostra esistenza. (Thomas Merton)

Qualsiasi vita umana è insignificante se noi stessi non la rendiamo grande. (A. Murray)

La vita è molto simile ad un libro. Lo sciocco lo sfoglia distrattamente, ma il saggio lo legge con molta attenzione, ben sapendo che può leggerlo una sola volta. (J. Paul)

Nella vita è come nel firmamento: mentre alcune costellazioni declinano da una parte, ne sorgono di nuove dall'altra. (J. Paul)

Pensare ciò che è vero, sentire ciò che è bello, volere ciò che è buono: in questo riconosce lo spirito il fine della vita ragionevole. (Von Platen)

Spesso l'uomo si comporta con la vita come con la pioggia: passa il tempo ad aspettare che finisca. (A. Polgar)

La vita è una battaglia che si rinnova malgrado le età e le vicende: Però ad ogni uomo non è chiesto di vincere, ma solo di combattere. (Nino Salvaneschi)

Ogni giornata è una piccola vita, ogni risveglio una piccola nascita; ogni nuova mattina è una piccola giovinezza; ogni addormentarsi è una piccola morte. (Arthur Schopenhauer)

Chi non ha una missione nella vita è il più povero di tutti. (A. Schwetzer)

A colui che si ingegna per prolungare la vita e che annovera tra i massimi beni un numero elevato di anni, non sarà certamente concessa una vita senza preoccupazioni. (Seneca)

Se manca un traguardo, la vita è un girovagare. (Seneca)

La vita non è "corta candela". E' una splendida torcia che voglio far ardere quanto più possibile prima di passarla alle generazioni future. (G. B. Shaw)

La vita è un appuntamento, solo che noi non sappiamo mai il quando, il chi, il come, il dove. (Antonio Tabucchi)

Il prezzo di una cosa è quello che io chiamo vita, e si paga subito o a lunga scadenza. (Henry Thoreau)

Una vita insoddisfacente può diventare di nuovo in qualsiasi momento una fantastica avventura se l'affidiamo alle mani di Dio. (Paul Tournier)

E se la vita è un sogno, lascia che io la sogni immortale. (Miguel de Unamuno)

Sii contento della vita, perché ti da la possibilità di amare, di lavorare e di guardare le stelle. (Henry Van Dyke)

La vita di ogni uomo comprende la vita di tutti gli uomini, ogni racconto è solo un frammento di una storia, la storia dell'umanità. (Stephen Wiszynski)

Con gli anni la vita non diventa più facile, ma può diventare più grande e più bella. (Maurina Zenta)

La vita è troppo povera per non essere anche immortale. (J. L. Borges)

Gli uomini dicono che la vita è breve, e io vedo che fanno di tutto per renderla tale. (J. J. Rousseau)

Molto spesso avviene che proprio chi è vissuto a lungo sia vissuto poco. (Seneca)

Vivi ogni giorno come se avessi vissuto tutta vita proprio in vista di quel giorno. (V. V. Rozanov)

La vita di un uomo è un filo di seta sospeso in un gioco di rasoi. (Emilio Cecchi)

Se la vita avesse una seconda edizione, come vorrei correggerne le bozze. (John Giare)

A differenza delle altre malattie la vita è sempre mortale. Non sopporta cure. (I.Svevo)

A nessuno la vita è stata data in possesso, a tutti in usufrutto. (Lucrezio)

La maggior parte degli uomini spende la prima metà della vita a rendere infelice l'altra. (La Bruyere)

Non v'è rimedio per la nascita e per la morte salvo godersi l'intervallo. (George Santayana)

La vita non è nè bella nè brutta ma è originale. (Svevo)

La vita solo allora è bella, quando è ascensione. (A. Graf)

La vita vissuta in funzione di domani, sarà sempre realizzata con un giorno di ritardo. (L. Buscaglia)

Per me la vita è un mistero troppo grande, un dono troppo sacro di Dio per essere adeguatamente apprezzata. .. Il più grande artista è colui che vive la vita più bella. (Gandhi)

L'uomo è stato creato per conoscere Dio; conoscendolo, per amarlo; amandolo, per possederlo e possedendolo, per gioire di lui. (Sant’Agostino)

La tua piramide non ha senso se non culmina in Dio. (Saint-Exupéry)

Dobbiamo a ogni costo fare qualcosa della nostra vita: riuscire a imprimervi l'infinito. (Emmanuel Mounier)

Bisogna dapprima stabilire in sé il regno di Dio e poi negli altri. (Vincenzo de' Paoli)

Un uomo ricco di vita interiore avrà più effetto sui cuori con una sola parola animata dallo spirito di Dio di un altro che pronuncia un lungo discorso costato molto lavoro. (Louis Lallemant)

Quando in fondo a noi stessi raggiungiamo il centro dove la nostra vita è radicata in Dio, la sua presenza ci guarisce dal narcisismo della nostra, e ci fa nascere alla vera libertà. (Maurice Zundel)

Chi ha un perché nella vita, sa sopportarne quasi tutti i come. (Friedrich Nietzche)

Ho imparato che una vita non vale nulla e che nulla vale una vita. (A. Malraux)

La poesia della vita è come una di quelle sorgenti occulte e profonde che a farle scaturire dalla terra ci vuole molto studio e fatica, ma che poi scaturite, più non si perdono. (A. Graf)

Sempre la vita diventa più dura verso la cima: aumenta il freddo, aumenta la responsabilità. (Nietzsche)

La gioia di essere vivi è dentro di noi come l'oro nei minerale di una miniera d'oro; ci vuole solo qualcosa che io tiri fuori. (V. G. Rossi)

La vita è come una cipolla; la si pela uno strato alla volta, e talora si piange. (C.Sandburg)

La vita è come il pane: con il trascorrere dei tempo diventa più dura, ma quanto meno ne resta, tanto più la si apprezza. (Indro Montanelli)

La vita non è qualcosa, ma un'occasione per realizzare qualcosa. (Hebbel)

Spesso nella vita è come per sciare è importante, indispensabile saper cadere bene. (J. Davis)

L'arte del vivere non è quella del fabbro, del cesellatore o dell'orafo. E' piuttosto quella del tessitore al piccolo punto, che potrà gioire della sua opera solo se avrà seguito il disegno dell'ordito con gesti in apparenza sempre uguali. (Piero Gribaudi)

Il segreto dell'esistenza : Vivere con semplicità e pensare con grandezza. (Wordsworth)

La vita è come uno specchio: sorridile, ed è incantevole; guardala con cipiglio e paura, e diventa malvagia e spaventosa (E. Feulliere)

Non siamo sulla terra per custodire un museo, ma per coltivare un giardino pieno di fiori e di vita. (Giovanni XXIII)

Bisogna aderire alla vita come si aderisce al cavallo che si cavalca, seguendone semplicemente i movimenti, senza mai irrigidirsi. (De Larigaudie)

La vita è un romanzo bellissimo con qualche miliardo di personaggi. (Enzo Biagi)

La vita interiore è l'amore di Cristo che ribolle intensamente in un cuore di uomo e di donna. Gesù vive e agisce in noi; sta a noi vivere con Lui, in Lui, per Lui. (Dom Chautard)

Abbiamo altrettanto bisogno di ragioni di vita che di mezzi di vita. (Abbè Pierre)

Quando prenoto una camera in un albergo, non ho la pretesa che mi servano, insieme alla prima colazione del mattino, delle ragioni di vivere la mia giornata. (Pauwels)

Non è coraggio decidersi ad accettare la morte, così come non lo è decidersi ad accettare la vita. è coraggio decidersi a sapere perché si accettano. (Bergamin)

Una mano sulla bellezza del mondo. Una mano sul dolore degli uomini. E due piedi nel dovere del momento presente. (Francois Villon)

Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste, e nulla più. (Wilde)

E' un vero peccato che impariamo le lezioni della vita solo quando non ci servono più. (Wilde)

La vita ci è data per cercare Dio, la morte per trovarlo, l'eternità per possederlo. (Jacques Nouet)

Beato colui che ha troppo da fare per preoccuparsi di giorno, e troppo sonno per preoccuparsi di notte. (L. A.)

La vita dell'uomo si trova sotto la minaccia della possibilità reale di un fallimento eterno, per il fatto che l'uomo può disporre liberamente di se stesso, e quindi rifiutarsi a Dio. (K. Rahner)

La nostra vita si apre e si chiude con un urlo su due realtà di novità assolutamente irrepetibili che perciò incutono terrore. (Lawrence Olivier)

Nessuno vi impedisce di calcolare la processione degli equinozi o di disintegrare gli atomi. Ma a cosa vi servirà saper fabbricare la vita, se si è perduto il senso della vita? (Goerges Bernanos)

È quando c'è qualcosa al di sopra della vita che la vita diventa bella. (Jean d’Ormesson)

Vista dai giovani la vita è un avvenire infinitamente lungo, vista dai vecchi passato molto breve. (A. Schopenhauer)

Tutto si paga con 24 ore di giovinezza al giorno. (A. Soffici)

Un tempo mi affannavo a cercare il senso della vita: ora essere vivi mi pare una spiegazione più che sufficiente (Joanna Field)

Se vuoi fare della tua vita un aerostato, forse ne verrà fuori un palloncino. Ma se ne vuoi fare un palloncino, forse ne verrà fuori una bolla di sapone. (Piero Gribaudi)

Se tu scegli la vita, la vita ti sceglierà. (Confucio)

La vita, più è vuota e più pesa. (Alphonse Allais)

Possa io fare della mia vita qualcosa di semplice e diritto, come un flauto di canna che il Signore riempie di musica. (Tagore)

Un foglio di carta si vantava di essere bianco immacolato. E non sarebbe stato meglio per lui e per tutti se un Dante Alighieri lo avesse sporcato d'inchiostro, scrivendoci qualche bella terzina, o una bella ragazza''scrivendo una lettera d'amore? La vita, un pochino, sporca, si sa. (Gianni Rodari)

Nella corsa per la vita non è tanto importante disporre di tanta velocità, quanto l'avere sempre i freni che agiscono rapidamente e sicuramente . (Spazielt)

Vivere è più difficile che recitare: nella vita devi inventarti le battute. (Glenda Jackson)

La vita è come una lunga addizione: basta sbagliare i primi anni, per continuare a sbagliare fino alla fine. ( Pino Pellegrino)

La vita è come un libro: più si va avanti e più si capisce la trama. (Pino Pellegrino)

Più cose ci aspettiamo dalla vita, più la vita è bella. Chi crede di averla già vissuta tutta non vive. Preferisco vivere con la convinzione che la parte migliore della mia vita debba ancora venire. (J.L. Martin Descalzo)

Se si perde il rispetto per una sola particella di vita, l'uomo perde il rispetto per l'intera vita. (A. Schwaitzer)

Il vero spreco, da sempre, non è delle cose. E della vita. (V. Buttafava)

Dei doni più preziosi della vita - bellezza e verità - vedo la prima nel cuore di chi ama e la seconda nella mano di chi lavora. (Gibran)

Siamo tutti nel rigagnolo; ma alcuni di noi fissano le stelle. (Wilde)

Dicono che il mondo è di chi si alza presto. Balle! Il mondo è di chi è felice di alzarsi. (Monica Vitti)

La scarpa che va bene ad una persona va stretta ad un altra: non c'è una ricetta di vita che vada bene per tutti. (Carl Gustav Jung)

La vita è anche troppo breve; quindi non è certo il caso di renderla misera e meschina. (Nehru)

Ogni vita è una moltitudine di giorni, un giorno dopo l'altro. Noi camminiamo attraverso noi stessi incon-trando ladroni, spettri, giganti, vecchi, giovani, mogli vedove, fratelli adulterini. Ma sempre incontrando noi stessi. (Joyce)

Sarebbe auspicabile che ciascuno scrivesse il proprio epitaffio fin da giovane e lo facesse il più adulatorio possibile. E, infine, si desse da fare tutta la vita per meritarselo. (J.F. Marmontel)

Essere ciò che siamo e diventare ciò che siamo capaci di diventare deve essere il solo scopo della vita. (Tevenson)

La vita non deve essere un romanzo impostoci, ma un romanzo fatto da noi. (Novalis)

Quando sento qualcuno dire con un Sospiro: " La vita è dura ", sono sempre tentato di chiedere: " In confronto a che cosa?" (Harris)

Tutta la vita è a nostra disposizione per imparare, ma ogni giorno che passa senza aver deciso di co-minciare, è un giorno buttato via. (Ambrogio Fogar)

La durata della vita dipende dalle cose esteriori, non dipende da me. Dipende da me vivere tutto il tempo che mi è stato assegnato. (Seneca)

Non possiamo arrivare alla fine della nostra esistenza e scoprire che abbiamo vissuto soltanto la sua durata. Ciò che occorre è viverne la vastità e la profondità. (Diane Ackerman)

A due cose bisogna abituarsi se non si vuole trovare insopportabile la vita: le ingiurie del tempo e le ingiustizie degli uomini. (Chamfort)

Eccola, la vera gioia della vita: servire, darsi tutti a uno scopo, convinti della sua grandezza; spenderci tutti noi stessi prima di essere buttati tra i ferri vecchi. (George Bernard Shaw)

Se vuoi vivere, non trattenere la tua vita per te, essa deve accarezzare altre sponde, irrigare altre terre. (Michel Quoist)

Silenzio prima di nascere, silenzio dopo la morte: la vita è un puro rumore fra due insondabili silenzi. (Isabel Allende)

Signore, penetra in me e possiedi tutto il mio essere, così a fondo che tutta la mia vita sia un'irradiazione della tua. (John Henry card. Newman)

Niente nella vita va temuto: dev'essere solamente compreso. (Marie Curie)

La vita di ogni uomo è una favola scritta dalla mano di Dio. (Hans Christian Andersen)

La vita vi fu data da Dio perché ne usiate a beneficio dell'umanità, perché dirigiate le vostre facoltà individuali allo sviluppo delle facoltà dei vostri fratelli. (Giuseppe Mazzini)

So che questa mia vita, se pure non è matura al tepore dell'amore, non è interamente vana. (R. Tagore)

Non si può vivere di frigoriferi, di politica, di bilanci e di parole incrociate! (A.de Saint Exupery)

L'unica cosa che conta nella vita è questa: porre se stessi al secondo posto. (Ivan S. Turgenev)

Un uomo vive credendo in qualcosa, non dibattendo e discutendo delle cose. (Thomas Carlyle)

Molti studiano come allungare la vita, quando invece bisognerebbe allargarla. (Luciano De Crescenzo)

La vita è un sacramento; il suo ideale è l'amore, la sua purificazione il sacrificio. (Oscar Wilde)

Ogni vita umana è un sentiero che porta a Dio. (Edmund Husserl)

Vivere senza fede non è vivere, ma vivacchiare. (Pier Giorgio Frassati)

Il significato della vita non va cercato nei nostri successi ma piuttosto in ciò che desideriamo conseguire. (Gibran Kahlil Gibran)

Come l'onda non esiste di per sé, ma è sempre partecipe del moto dell'oceano, così non possiamo mai sperimentare la vita da soli, ma dobbiamo spartire l'esperienza della vita che opera ovunque intorno a noi. (Albert Schweitzer)

Gli uomini non pensano che alle cose del mondo: se pensassero appena al mondo di là, andrebbero più dritti in questo. Essi pensano che questa vita terrena non debba finire mai: invece è una novena, questa vita, una novena e anche corta. (Grazia Deledda)

Anche un uovo perfetto deve rompersi, perché nasca una nuova vita. (Edward Gloegger)

Veramente padrone di sé e veramente felice è chi ogni giorno può dire: "Ho vissuto". (Orazio)

La vita senza fede è un'oasi senz'acqua. (Roberto Gervaso)

Il dominio sull'attimo è il dominio sulla vita. (Marie von Ebner-Eschenbach)

La vita dell'uomo dev'essere un'ininterrotta marcia verso la santità. (Giovanni Paolo II)

Come sarebbe grigio il filo della nostra vita se non fosse intrecciato con l'amicizia e l'amore. (Tommaso Moro)

Quando abbiamo Dio nella nostra vita, essa acquista senso, tutto acquista valore e diviene fruttuoso. (M. Teresa di Calcutta)

Sono persuasa che i momenti difficili mi abbiano aiutata a comprendere meglio come la vita sia infinitamente bella e ricca di ogni senso possibile, e come le cose che ci colmano di ansietà siano totalmente prive d'importanza. (Isak Dinesen)

La vita deve essere vissuta e bisogna essere sempre curiosi. Non bisogna mai, per nessuna ragione, voltare le spalle alla vita. (Eleonor Roosvelt)

La vita e la morte sono tutt'uno, così come il fiume e l'oceano. (Gibran Kahlil Gibran)

Ogni vita è un'espirazione di Dio, come ogni morte ne è un'inspirazione. (Hermann Hesse)

Se la mia vita assomiglia a una discarica, è mio compito riuscire a venirne fuori, dissodare il terreno e piantare dei fiori per sfruttare al meglio tutto il concime naturale. (Anne Wilson Schaef)

Nella vita non ci sono soluzioni. Ci sono delle forze in cammino: bisogna credere in esse, e le soluzioni seguiranno. (A. de Saint-Exupery)

Vivere soltanto per se stessi è la ruggine della personalità. (Victor Hugo)

Tutta la nostra vita si svolge tra ciò che vogliamo e ciò che dobbiamo fare. (Josef Capek)

Dipende da ogni uomo se riempie i granai della propria vita di frumento o di sola paglia. (Johann Andreas Blaha)

La vita trova la sua ricchezza nelle sfide del mondo e il suo valore nelle sfide dell'amore. (R. Tagore)

La vita di un uomo puro e generoso è sempre una cosa sacra e miracolosa, da cui si sprigionano forze inaudite che operano anche in lontananza. (Hermann Hesse)

Dio mio, che abisso misterioso questa vita e questa morte, che ognuno di noi deve affrontare. Dacci di vivere nell'amore per poter morire nell'amore. (Chiara Lubich)

E' una legge della vita: quando si chiude una porta davanti ai nostri occhi se ne apre un'altra. La tragedia, però, è che si guarda sempre la porta chiusa ignorando quella aperta. (Andrè Gide)

Ci sono due mondi: uno in cui si dimora brevemente e donde si deve uscire per non rientrarvi mai più; l'altro dove presto si deve entrare per non uscirne mai più. Favore, autorità, amici, alta reputazione e grandi patrimoni servono per il primo mondo; il disprezzo di tutte queste cose serve per il secondo. Si tratta di scegliere. (Jean de la Bruyère)

Non è importante ciò che la vita fa di noi, ma quello che noi facciamo della vita. (Gerhard Uhlenbruck)

Nella vita perdere è più necessario che acquistare. Il grano non germoglia se non muore. (Boris Pasternak)

La cosa più importante nella vita non è il trionfo, ma la lotta; l'essenziale non è aver vinto, ma essersi battuti coraggiosamente. (Pierre de Coubertin)

La vita è una creazione continua. (Lev N. Tolstoi)

Non dimenticare che le cose più belle della vita sono quelle non necessarie: i pavoni, per esempio, e il bianco luccicante dei gigli. (John Ruskin)

Vivi intensamente la tua vita: non farlo è un grave errore. Non importa ciò che fai di preciso, basta che tu viva. Se non hai vissuto, cosa ti resta? (Henry James)

Ho cercato di trattar bene la vita e ne valeva la pena. Poiché la vita contraccambia sempre un sorriso con un sorriso, un calcio con un calcio. (Prentice Mulford)

Vivere non è mangiare, bere e dormire; vivere è amare, agire, irradiare. (Zenta Maurina Raudive)

Sarebbe interessante la risposta di un defunto alla domanda se gli dispiacesse d'aver vissuto. (Chuang-Tzu)

Ogni vita assomiglia più o meno a una rovina, sotto le cui macerie dobbiamo scoprire la vera destinazione dell'uomo. (Josè Ortega y Gasset)

Vivere pienamente significa: saper rinunciare, semplificare, liberarsi di zavorra per poter salire più in alto. (Jackm Thommen)

La vita è il progetto di Dio con noi.(Dietrich Bonhoeffer)

Tutti coloro che non sperano in un'altra vita, son morti anche già in questa. (Lorenzo de' Medici)

Tutti i giorni della nostra vita ci troviamo di fronte a una scelta: o la sofferenza di amare o quella, ben peggiore, di non amare. (Dag Hammarskjold)

Per render spirituale la vostra vita rendete spirituali i vostri desideri. (Thomas Merton)

Alcuni vivono con una tale cautela che muoiono quasi nuovi di zecca. (Michael Richter)

La nascita è la consegna di un biglietto di andata e ritorno. (Hans Kudszus)

Non resistere a Dio; questo, credo, dovrebbe essere il senso della vita. (Paul Ernst)

La vita non dona nulla. Soltanto ciò che le strappiamo con dura onesta lotta ha valore permanente. (Helene von Gotzendorff-Grabowski)

Se dovessimo tollerare negli altri quello che permettiamo a noi stessi, la vita sarebbe insopportabile. (Georges Courteline)

Diversamente dalle pedine della dama, la vita, una volta giocata, non è possibile rimetterla giù per giocarla di nuovo, anche se ci si pente di come la si è giocata. (Antifonte)

L'ideale sarebbe avere due vite: una prima per fare tutti gli errori e una seconda per approfittarne. (David H. Lawrence)



Proverbi

La vita senza amore non ha sapore, senza dolore non ha valore.

Dimmi la vita che fai e ti dirò la morte che farai.

Finchè c'è vita c'è speranza.

Chi vuol vivere e star bene, prenda il mondo come viene.

Meglio vivere virtuosamente che nascere nobilmente.

Vivi e lascia vivere.

La vita è una gran gara / chi ha la polvere la spara.

La vita è un mare tondo e chi non sa nuotare va presto a fondo.

Per evitare fastidi e scherno pensa all'antica e vivi moderno.

Forza e coraggio: la vita è un passaggio!

Chi di molto può fare a meno / vive a lungo e muore sereno

L'ottimista ama la vita. il pessimista la conosce.

Tessi la trama della tua esistenza con fili di speranza e di pazienza

Di gente che ben parla il mondo è pieno, di gente che ben vive ce n'è meno.

A forza di ripetere "domani" si finisce per perdere la vita.

La vita non è tutta rose.

Chi pensa di vivere sempre, vive male.

Più si vive e più si impara che la vita costa cara.

Se sorridi alla vita, sarà lei a sorriderti.

Piangevo quando venni al mondo . Ed ogni giorno ne capisco il perchè. (Pr, Spagnolo)

Vivendo, si acquista in età. (Pr. Francese)

Non basta essere sulla buona strada, se infatti ve ne starete seduti ai margini non vi porterà mai alla meta. (Pr. Russo)

Il popolo giunge a non temere la morte allorché fa troppa fatica a vivere. (Pr, Cinese)

C'è un giorno per nascere e una vita per morire. (Pr. Cinese)

La vita è dolce come il miele; soltanto, è un miele che ci tocca leccare su una spina. (Pr. Indiano)

I genitori dicono che il bambino cresce, dimenticando che invece la sua vita si accorcia. (Pr. Afgano)

La legge aurea della vita: cominciare sempre qualcosa. (Pr. Americano)

Se non si può costruire una città, costruisci un cuore. (Pr. Curdo)

Si impara a vivere fino alla morte.

Bisogna voler vivere e saper morire. (Pr. Francese)

Ricordati: quando tu nascesti tutti erano contenti e tu piangevi. Vivi in modo che, quando morirai, tutti piangano e tu sia felice. (Pr. Arabo)

Qual uomo non vive in questo mondo per il proprio bene? Ma solo chi vive per il bene altrui, vive veramente. (pr. Indiano)

La vita è un dono di Dio, ma una vita felice è frutto di saggezza. (Pr. Greco)


VITTORIA

E' proprio di un grande atleta lasciarsi scorticare ma vincere. (Sant’Ignazio da Antiochia)

La vittoria ha mille pretendenti; la sconfitta è vedova. (Tacito)

Vincere turpemente non è vincere. (Baltasar Gracian)

Gli uomini chiamano vittoria migliaia di omicidi. (Alphonse Lamartine)

Una vittoria di guerra si dovrebbe celebrare con il rito funebre. (Lao-Tze)

Vince due volte chi nell'ora della vittoria vince se stesso. (Publilio Siro)

I problemi della vittoria sono più gradevoli di quelli della sconfitta, ma non meno difficili a risolversi. (Churchill)

I vincitori sono stanchi quanto i vinti e non sanno mai fino a che punto sono vincitori. (De Ligne)

Gli uomini ammirano in germe quei vizi di cui poi aborriscono i frutti. (Ugo Bernasconi)

Soltanto la virtù, soltanto la bontà può rimproverare il vizio; quando i malvagi cercano di farlo, usurpano un ruolo che non spetta loro. (Sant’Agostino)

Se il vizio ti abbandona non dire: "L'ho abbandonato ". (Wilhelm Muller)

Avere dei vizi significa dipendere da qualcuno; questo dovrebbe bastare a farci virtuosi. (Groc)

La superbia mi toglie Dio, l'invidia il prossimo, e l'ira me stesso. (Ugo da San Vittore)

Abbiamo davanti agli occhi i vizi degli altri, mentre i nostri ci stanno dietro. (Seneca)

I vizi: è più facile sradicarli che tenerli a freno. (Seneca)

Le virtù esercitate senza moderazione e misura devono essere considerate vizi. (San Girolamo)

Il vizio umano è tanto più visibilmente turpe quanto più in alto stà chi se ne macchia. (Decimo Giunio Giovenale)



VOCAZIONE

Cristo ci ha mostrato la via; a noi decidere di percorrerla. (Sant’Agostino)

La Chiesa non ha bisogno di molte vocazioni, ma di vocazioni autentiche. (Don Giacomo Alberione)

Quando un figlio abbandona i genitori per obbedire alla vocazione, Gesù Cristo prende il suo posto nella famiglia. (Don Giovanni Bosco)

Ciascuno compia il proprio dovere nel servizio a cui è stato chiamato, per essere libero in Cristo e ricevere da Cristo la mercede che gli spetta. (San Clemente di Alessandria)

La nostalgia di una vocazione è a sua volta una vocazione. (J. Green)

Il metodo più sicuro per conoscere la propria vocazione è tenersi pronti a fare tutto ciò che Dio vorrà. (Lacordaire)

La nostra vocazione è di accendere in questo gelido mondo il fuoco dell'amore di Dio. (Peter Lippert)

La tua chiamata, Signore, non toglie nulla alla mia personalità: tu vuoi che ciascuno offra i suoi doni col cesto della sua povertà. (Carlo Maria Martini)

La vocazione è la fedeltà al dovere del momento. (Don Primo Mazzolari)

Ogni uomo ha una sua vocazione per "essere" qualcuno, ma bisogna che comprenda bene che a realizzarla può essere soltanto una persona: lui stesso. (Thomas Merton)

Anche se è difficile sapere quando Cristo chiama, e dove chiama, tuttavia dobbiamo tenerci pronti a riconoscere la sua voce. (G. H. Newman)

Dio quando ama, chiama, Quando dona, chiede. (Luigi Sartori)

La vocazione di ogni cristiano è di appartenere a Dio in libera donazione di servirlo. (Edith Stein)

Vocazione è avere per mestiere la propria passione. (Stendhal)

L'amore racchiude tutte le vocazioni. (Santa Teresa di Lisieux)

Gesù non chiama quelli che son degni, bensì chi vuole lui. (Santa Teresa di Lisieu)

Se cerchi con cuore risoluto di dare tutta la tua vita a Cristo, c'è una scelta da fare, una decisione da prendere: lasciar crescere dentro di te un'infinita riconoscenza a Dio. (Frere Roger Schultz di Taizè)

Chi abbandona tutto per amore di Dio, sa di aver realmente lasciato ben poco in paragone di quello che ha trovato; perché trova in Dio tanti e tali beni che reputa tutto il resto come nulla. Ha lasciato i genitori,e trova il Signore; ha lasciati i figli, e trova molto figli spirituali; ha lasciato le cose materiali, e trova i beni dello spirito; ha lasciato gli uomini, e trova gli angeli. (Sant’ Alberto)

Se nella fede abbiamo scoperto la nostra vocazione è nella speranza che ci mettiamo in cammino per realizzarla. (C. Carretto)



VOLONTA’

Sii padrone della tua volontà e schiavo della tua coscienza. (Aristotele)

Poco importa che l'uomo possieda tutti i mezzi di azione sul mondo, se non possiede dei mezzi di azione su se stesso. (Paolo Carniero)

Quando desideri, pensi; quando vuoi, fai. Desiderate meno e fate di più: Ecco l'arte della volontà. (San Giovanni Crisostomo)

La difficoltà attira l'uomo di carattere, poichè affrontandola realizza se stesso. (Charles De Gaulle)

La virtù, come il peccato risiede nella volontà. (Meister Eckart)

La buona volontà non smarrisce mai Dio e non è mai priva di Lui. (Meister Eckart)

Nella nave dell'umanità, la volontà è il timone e il sentimento sono le vele. (R. W. Emerson)

La volontà è la conquista di se stessi, e l'educazione della volontà è la strategia di questa conquista. (Emile Fauget)

Non è questione di quel che si sente, ma di quel che si vuole. (Fenelon)

L'autonomia della volontà è il principio unico di tutte le leggi morali e dei doveri che vi sono conformi. (Kant)

L'essenza della vita cristiana è nella volontà, non negli stati d'animo, fugaci e mutevoli. La totale consacrazione della volontà a Dio è possibile per tutti: Figlio di Dio è chi vuole volere la sua volontà. (Thomas Kelly)

Solo se cerchi l'oro vedrai scintillare la punta del tuo piccone. (Lao Tze)

Più si è grandi e meno si deve avere volontà: si dipende dagli avvenimenti e dalle circostanze (Napoleone Bonaparte)

Tutto è possibile a chi vuole. Ma bisogna volere l'impossibile. (Piero Gribaudi)

Stiamo accorti che il non potere non sia il non volere. (Padre Pio da Pietralcina)

Con i "vorrei" non si è mai fatto niente. Con i "proverò" si son fatte grandi cose. "Voglio" ha fatto miracoli. (Ravignan)

Non possiamo tutto ciò che vogliamo, ma dobbiamo volere tutto ciò che possiamo. (Michel Riquet)

Le volontà troppo rigide, più facilmente crollano. (Sofocle)

Non c'è cosa tanto facile che a farla controvoglia non diventi difficile. (Terenzio)

Il potere non può sottomettere la volontà che fu sempre libera. (Pedro Calderon De La Barca)

Colui che si scuote di dosso il giogo di Dio non sfugge alla servitù; abbandona semmai un buon maestro. (Sant’Agostino)

Assordiamo l'orecchio di Dio giorno e notte dicendo: "Sia fatta la tua volontà", e quando essa è fatta ci lamentiamo. (Meister Eckart)

La volontà di Dio è la nostra pace. (San Gregorio di Nazianzio)

Come saremmo grandi, se fossimo come Dio ci vuole (L. Veuillot)

Fuori della volontà di Dio non c'è nulla di interessante per me (Giovanni XXIII)

Rapida giunge la notte. Per ciò che è stato: grazie; per ciò che verrà: si (Dag Hammarskjold)

L'uomo propone, ma Dio dispone (Imitazione di Cristo)

Tutto lo studio di donna Prassede era di secondare i voleri del Cielo; ma faceva spesso uno sbaglio grosso, che era di prendere per cielo il suo cervello (Manzoni)

Bisogna fiorire dove Dio ci ha seminato (Santa Teresina)



Dio mio, ti ringrazio perché le cose non vanno a modo mio (Santa Francesca Saverio Cabrini)

Quando è Dio che vuole, va tutto bene e non c'è da lamentarsi (santa Bernadette)

La volontà di Dio è la nostra; il prezzo della rivolta contro di Essa è la lacerazione del nostro intimo, la mostruosa dispersione di noi stessi (Bernanos)

Gli irrecuperabili non esistono. Sono un'invenzione della nostra cattiva volontà (don Ciotti)

La Grazia è necessaria alla salvezza e la libera volontà lo è ugualmente; però la Grazia al fine di dare la salvezza, la volontà al fine di riceverla (san Bernardo)

Gli uomini sono volontà (sant'Agostino)

Il nostro destino non è mai fuori di noi, ma in noi e nella nostra volontà (J. Grosse)

Tutte le altre creature devono; solo l'uomo è l'essere che vuole (F. Schiller)

Non tocca alla pietra assegnarsi il posto nell'edificio, ma tocca al costruttore (P. Claudel)

Il nostro è un mondo in cui la gente non sa quello che vuole, ma è disposta ad andare all'inferno pur di ottenerlo (D. Marquis)


La volontà di Dio non consiste che in due cose: nell'amore di Dio e nell'amore del prossimo. (Santa Teresa d’Avila)

Non si può spegnere il fuoco con il fuoco, asciugare l'acqua con l'acqua, combattere il male col male. Il cristiano sa che solo combattendo il male con il bene e con la verità egli ha fatto ciò che può per compiere la volontà del Padre. (Tolstoj)

Gesù Cristo si mostra pronto a fare la nostra volontà se noi cominciamo a fare la sua. (Santo Curato d’Ars)

Tre modi di volere: volere quando costa; volere anche se costa; volere perché costa. Un uomo di carattere e di buon cuore sceglie l'ultimo. (P. De Ravignan)

Se noi facessimo ogni momento solo la volontà di Dio, senza trascurarla e senza strafarla, vedremmo compiersi, sotto i nostri occhi, i disegni di Dio su uomini e su cose. (C. Lubich)

Invece di voler salire a un grado superiore di virtù, sforziamoci di renderci perfetti in quello che Dio vuole da noi. (Sant’ Ignazio)

La volontà di Dio è come un timone perfetto che ci dirige bene riguardo ai consigli da dare o alla via da seguire. (San Vincenzo)


Z








ZELO

Chi non arde non incendia. (S. Agostino)

Finchè posso preferisco essere calorifero che frigorifero. (Papa Giovanni XXIII)

Andate, incendiate tutto e tutti. (S. Ignazio di Loyola ai suoi religiosi)

Edited by fra roberto - 19/12/2015, 18:36
view post Posted: 26/10/2015, 18:56 Schegge U - Aforismi
U


UCCIDERE

Decisamente l'uomo uccide per nutrirsi, per vestirsi, per attaccare, per difendersi, per istruirsi, per divertirsi, per uccidere. (J. de Maistre)

Dicono delitto uccidere un uomo e non lo dicono uccidere una formica. Eppure l'anima è una. Innalzatevi, guardate l'uomo dall'alto, e vi parrà una formica. Che è dunque ucciderlo? (C. Dossi)

Colui che ha ucciso un solo uomo è come se avesse ucciso tutti gli uomini. (Mario Pomilio)



UMANITA’

Sei miliardi di uomini portano il peso della vita; ti sarà utile sapere che non sei un’eccezione. (M. Delbrel)

Gli uomini si distinguono da ciò che mostrano e si assomigliano in ciò che nascondono. (P. Valery)

Quando uno è contento di se stesso, ama l’umanità. (L. Pirandello)

La partita dell’umanità è stata giocata e definitivamente vinta in Cristo, mediante la sua vittoria sull’odio, sul peccato e la morte. (A. Besnard)

L’uomo solo non esiste. Esistono solo uomini legati gli uni agli altri, fino ai confini dell’umanità e del tempo. (Michel Quoist)

Sono un uomo e non giudico a me estraneo nulla di ciò che è umano. (Terenzio)


UMILTA’

L'umiltà è la virtù più indispensabile nella ricerca della verità. (Simone Weil)

L'umiltà è lo scrigno nel quale le virtù stanno e sono racchiuse. (Angelo Silesio)

L'umiltà è quella virtù che, quando la si ha, si crede di non averla. (Mario Soldati)

L'umiltà è l'altare su cui Dio vuole gli si offrano sacrifici. (Francois De La Rochefoucauld)

L'umiltà non significa pensare di valere meno degli altri, né di avere poca stima di se stessi. Significa piuttosto totale libertà dal pensare a se stessi. (William Temple)

Non è cristiano insuperbire e considerarsi più di quello che siamo, ma non è cristiano neanche considerarsi meno di quello che siamo e tenersi in disparte come un ladro colto in fallo o un debitore che non ha da rendere. (Don Lorenzo Milani)

Non disprezzare l'umile, è più saldo di te. (Evagrio Pontico)

Si può forse far sedere in basso chi ha scelto di sedere per terra? E chi può costringere a servire colui che ha scelto di essere il servo di tutti? (Gandhi)

Sembra che gli uomini si rendano infelici per il sentimento esagerato che hanno di se stessi e dei loro simili e che, se si facessero un'idea più umile e più vera della natura umana, sarebbero più dolci verso gli altri e se medesimi. (Anatole France)

Chi è in basso non deve temere cadute. (John Bunyan)

Se il mondo vorrà avere ancora uomini liberi, uomini giusti che sentono la fraternità, bisognerà che mai dimentichino la strada del presepio. (Don Primo Mazzolari)

Se vuoi diventare piccolo non disprezzare la grandezza degli altri. (Madeleine Delbrel)

L'umiltà e l'amore uniti insieme sono una forza formidabile, la più grande che ci sia. (Dostoevskj)

Se vuoi essere grande comincia da ciò che è piccolo. (Sant’Agostino)

Quando hai fatto qualcosa di virtuoso, ricordati di Colui che ha detto: "senza di me non potete far niente". (Marco l’Asceta)

Il paradosso della nostra vocazione cristiana sta proprio qui: un ideale di grandezza calato in un contesto molto ordinario, comune. Un capitale enorme tradotto negli spiccioli di occupazioni modeste. Un orizzonte sconfinato da raggiungere attraverso sentieri per nulla esaltanti. (Alessandro Pronzato)

L'uomo per innalzarsi ha bisogno di mettersi in ginocchio. (G. Papini)

L'unica saggezza che possiamo sperare di acquistare con gli anni è la saggezza dell'umiltà. (Thomas Eliot)

Qualsiasi cosa io sia stato capace di fare nelle mia vita, ha avuto origine, più che altro dalla percezione dei miei limiti. (Gandhi)

Nessuno sfugga i lavori più umili. Qualunque lavoro d'amore è un lavoro di pace, per quanto insignificante sembri. (Madre Teresa di Calcutta)

Se ogni musicista desiderasse essere primo violino, non sarebbe più possibile formare un'orchestra. (R. A. Schumann)

Sono due le cose che devono indurci all'umiltà: le miserie del nostro essere e la vita che rapida fugge. (Sant’Antonio)

L'umiltà è come una bilancia: quanto più ci si abbassa da un lato tanto più si è innalzati dall'altro. (Santo Curato d’Ars)

Due cose ha soprattutto insegnato il Salvatore: la mitezza d'animo e l'umiltà di cuore. La prima serve a temperare i mali che soffriamo, la seconda a custodire il bene che facciamo. (Sant’Alberto Magno)

L'umiltà è come la corona del rosario; se la corona si rompe, i granelli se ne vanno; se cessa l'umiltà, tutte le virtù spariscono. (Santo Curato d’Ars)

Siate amante e praticante della semplicità e dell'umiltà, e non vi curate dei giudizi del mondo, perché se questo mondo non avesse nulla da dire contro di noi, non saremmo veri servi di Dio. (Padre Pio da Pietralcina)

L'umiltà ha i piedi nella polvere, il cuore tra le spine, ma l'anima in cielo. (Barat)

Umile è chi, nonostante una grande sensibilità, accetta le offese senza vendicarsi, senza rinchiudersi in se stesso come un riccio, ben sapendo che sulla terra nessuno è perfetto, e noi meno di tutti gli altri. (Zenta Maurina)

Brillare non significa illuminare. (Madeleine Delbrel)

E' necessario lavorare all'oscuro per poter portare luce, quando si esce dall'oscurità. (Don Alberione)

Parlate poco di voi stessi; parlare di sè è una cosa tanto difficile: come camminare sulla corda. (San Francesco di Sales)

L'umiltà è il piede sinistro, la confidenza in Dio il piede destro. Occorre sempre usarli tutti e due per camminare bene. (Don Alberione)

Come l'acqua si raccoglie nelle valli, così la grazia dello Spirito santo si raccoglie nel cuore degli umili. (San Bonaventura)

L'umiltà che è contraria alla carità non può essere virtuosa umiltà. (San Francesco di Sales)

Una vita consacrata a servire deve essere una vita di umiltà. (Gandhi)

Il superbo confida nelle sue forze, perciò cade; ma l'umile che confida solo in Dio, benché sia assalito da tutte le tentazioni più veementi, sta forte e non cade, dicendo sempre: "Io posso tutto in colui che mi conforta". (Sant’Alfonso)

Ciò che pretendi e più desideri non lo troverai per questa tua via, ne per l'alta contemplazione, ma nell'umiltà profonda e nella cordiale sottomissione. (S. Giovanni della Croce)

Umile è chi al concerto della sinfonia universale non esige mai il primo posto per sé: i suoni eterni si possono ascoltare anche dall'ultima fila. (Zenta Maurina)

Il vero progresso sociale non consiste nel moltiplicare i bisogni ma nel ridurli volontariamente. Naturalmente per fare questo bisogna essere umili e di abitudini semplici. (Gandhi)

Superato il primo choc, l'umiltà è una virtù allegra. (CS. Lewis)

Anche tra le pentole c'è il Signore. (Teresa d'Avila)

Le opere di Dio devono manifestarsi da sole e quanto meno se ne parla, tanto meglio riescono. (San Giuseppe Benedetto Cottolengo)

L'umiltà è il precursore della carità: come Giovanni il Battista lo è stato del Cristo. (San Francesco di Sales)

Le stelle non si vergognano di parere lucciole. (Tagore)

L'opera di un brav'uomo sconosciuto è come una sorgente di acqua nascosta nel sottosuolo che, in segreto, rende l'erba più verde. (Carlyle)

L'umiltà non consiste nel non ricevere una grazia che il re ci accorda, ma nell'accettarla, comprendendo quanto essa ci oltrepassi, ci superi, ci trasformi e goderne. (Teresa d'Avila)

Meglio una sconfitta nell'umiltà che una vittoria nell'orgoglio. (Apoftegma)

Quanta gente è umiliata e non è umile! (San Bernardo)

La radice dell'umiltà è la conoscenza di Dio, perché è impossibile conoscere e sentire la propria bassezza se non confrontandola con un'altra grandezza. (Louis Lallemant)

Quel che voglio sapere non è se siete stati sconfitti, ma se avete saputo accettare la vostra sconfitta. (Abramo Lincoln)



Proverbi

In una testa vuota l'orgoglio fa la ruota.

Chi assai umile si stima / non lo è né poi né prima.

La spiga matura piega il capo, la spiga vuota lo alza.

Chinandosi di un centimetro ci si innalza di dieci

La troppa umiltà vien dalla superbia.

Una delle condizioni dell'umiltà è che tu esca di casa e tutti quelli che incontri li consideri migliori di te.

Le api lavorano nell'oscurità; il pensiero lavora nel silenzio; la virtù lavora nel nascondimento.



UMORISMO

L'umorismo è una dichiarazione di superiorità dell'uomo su tutti gli avvenimenti che lo toccano. (R. Gray)

Dove non c'è umorismo non c'è umanità. E dove non c'è umorismo c'è il campo di concentramento. (Eugene Ionesco)

Una battuta di spirito serve spesso come veicolo di verità. (Francesco Bacone)

L'umorismo è lo zucchero della vita. Ma quanta saccarina c'è in commercio! (Trilussa)

Solo chi ha il senso dell'umorismo possiede il senso delle proporzioni. (Gibran)

Non esiste nulla di volgare che, espresso in modo spiritoso, non diventi umoristico. (Goethe)

Il buon senso e il senso dell'umorismo sono la stessa cosa, anche se vanno a velocità diverse. li senso dell'umorismo non è altro che il buon senso... che danza. (William James)

La storia di tante eresie è in molta misura una storia di perdita del senso dell'umorismo. (A. Roche)

L'uomo privato del senso dell'umorismo, è come un carretto senza le balestre: ogni sasso del percorso lo fa sgradevolmente sobbalzare. (Henry Ward Beecher)

Donami, Signore, il senso del ridicolo: concedimi la grazia di comprendere uno scherzo, affinché nella vita conosca un po' di gaiezza e possa farne parte anche agli altri. (Tommaso Moro)

Il riso è l'ultima arma della speranza. (H. Cox)

L'umorismo non è mai assente dal Vangelo, spesso più che dalle parole stesse, scaturisce dal contesto in cui vengono pronunciate. (J. Sullivan)

Il senso dell'umorismo è l'asta che da equilibrio ai nostri passi, mentre camminiamo sulla fune della vita. (Gandhi)

Le materie prime ci mancano, ma la più importante non è il ferro e non è il carbone: è il senso dell'umorismo che ci manca. (Giovannino Guareschi)

L'umorismo cammina nel sentiero del paradosso, e il sentiero del paradosso, come diceva un tizio importante, è la scorciatoia per arrivare alla verità. (Giovannino Guareschi)

L'umorismo è una gran cosa, è quello che ci salva. Non appena spunta, tutte le nostre irritazioni, tutti i nostri risentimenti scivolano via, e al loro posto sorge uno spirito solare. (Mark Twain)

Il vero umorismo scaturisce più dal cuore che dalla mente; la sua essenza è l'amore. Non provoca la risata fragorosa, ma il sorriso, che è cosa molto più profonda. (T. Carlyle)

Dopo aver creato il mondo, Dio fece l'uomo e la donna. Quindi, per impedire che l'intero creato crollasse, inventò l'umorismo. (G. Mordillo)

L'umorista non deve abitare troppo lontano dalla terra, né troppo vicino. Deve piazzarsi su una collinetta, abbastanza alta per vedere le cose col necessario distacco, ma non tanto alta da perderle di vista. (G. Mosca)


UNITA’

Unità non è mai stato sinonimo di omogeneità: Il mondo è uno, nella sua diversità, nella sua disuguaglianza. (Samir Amin)

E' nel riconoscere e nell'accettare la differenza che si realizza l'unione. (Henry De Lubac)

Quanto più si è uniti al prossimo, tanto più si è uniti a Dio. (Doroteo di Gaza)

Non si crea armonia quando tutti intonano la stessa nota. (Doug Floyd)

Tutto ciò che sale, converge. (Teilhard de Chardin)

La saggezza più grande sta nel saper unire. (Stefan Wiszynski)



UNIVERSO

Prendi una cosa qualunque e scoprirai che è legata a tutto il resto dell'universo. (Muir)

L'universo non è che un vasto simbolo di Dio. (Thomas Carlyle)

Forse il nostro universo si trova dentro il dente di qualche gigante. (Anton Cechov)

L'universo non è tenuto ad essere in perfetta armonia con le ambizioni umane. (Carl Sagan)



UOMO

Non c'è bisogno di essere un grand'uomo. Essere un uomo è già un'impresa eccezionale. (Albert Camus)

Essere uomo è sentire che, posando la propria pietra, si contribuisce a costruire il mondo. (Saint Exupery)

Ogni uomo è un mondo a sè; e per entrarvi non c'è che il ponte dell'amore. (Walter Goes)

L'uomo ha due somiglianze: con l'animale nelle passioni; nello spirito con la bellezza divina. (San Gregorio di Nissa)

L'uomo ha due somiglianze: con l'animale nelle passioni; nello spirito con la bellezza divina. (Kant)

Mi è stato detto che ero figlio dell'uomo e della donna, credevo di essere qualcosa di più. (Lautremont)

Ogni uomo deve essere operaio e poeta: operaio per procurarsi il pane quotidiano, e poeta per mescere nel calice della vita il vino del sentimento e dell'ideale. (Paolo Mantegazza)

La grandezza dell'uomo sta in questo: che ha coscienza della propria miseria. (Blaise Pascal)

Se l'uomo non è fatto per Dio, perché mai non è felice se non in Dio? Se l'uomo è fatto per Dio, perché mai è così contrario a Dio? (Blaise Pascal)

L'uomo non è che una canna, la più fragile della natura; ma è una canna che pensa...(Blaise Pascal)

L'uomo viene trasformato in ciò che ama. Diventa Dio se ama Dio, diventa terra se ama la terra. (Angelo Silesio)

L'uomo non esiste veramente che nella lotta ai propri limiti. (Ignazio Silone)

Dio ama tre classi di uomini: colui che non si adira; colui che non cede la sua libertà; colui che non serba rancore. (Talmud)

Amare l'uomo è onorarne il creatore. (San Gregorio di Nazianzo)

Solo il credente sa chi è l'uomo, perché guardando il volto di Dio conosce davvero se stesso. (Cardinal Anastasio Ballestrero)

Ciò di cui abbiamo estremo bisogno è sentire o credere di sentire che qualcuno ha bisogno di noi. (Dag Hammarskjold)

Nessun uomo è un'isola, fine a se stesso; ogni uomo è parte del continente, una parte del tutto. (John Donne)

Più che di pane e di giustizia, l'uomo ha bisogno di significato. (A. Beguin)

L'uomo è certamente un niente, ma un niente che può contenere Iddio. (Beato Giovanni Taulero)

La forza dell'uomo è nell'uomo, non nel branco. (V. G. Rossi)

E' più facile conoscere l'umanità in generale che un solo uomo. (Francois De La Rocheloucauld)

Ogni uomo è un abisso, a uno gira la testa se ci guarda dentro. (G. Buchner)

L'uomo è soprattutto un animale accomodativo. Non c'è turpidine o dolore a cui si adatti. (G. D'Annunzio)

È pericoloso mostrare troppo all'uomo quant'è simile ai bruti senza mostrargli insieme la sua grandezza. (Blaise Pascal)

Dalla mollezza di una spugna bagnata fino alla durezza di una pietra pomice, ci sono infinite sfumature. Ecco l'uomo. (H. de Balzac)

Nessun uomo è inutile se allevia il peso di qualcun altro. (Gandhi)

Gli antropologhi, purtroppo si domandano che cos'è l'uomo, invece di chiedersi chi sia l'uomo per esempio, quando si sente bussare alla porta, si dice sempre: "chi è?" e non "Che cos'è?" (Julien Marias)

L'uomo, considerato da un punto di vista biologico, è il più formidabile degli animali da preda, il solo che divori sistematicamente la propria specie. (William James)

Il mondo è cominciato senza l'uomo e finirà senza di lui. (Claude Levi Strauss)

Perché l'uomo venne creato l'ultimo giorno? Acciocché se l'orgoglio lo prende, gli si possa dire: nella orazione la zanzara fu prima di te. (Talmud)

È molto pericoloso scendere in fondo all'uomo senza Cristo. La sola conoscenza dell'uomo ci condurrebbe alla disperazione o al cinismo. (B.M. Chevignard)

Nulla quanto rendere servizio al prossimo ci fa assomigliare di più a Dio. (Evagrio Pontico)

Ricordati, uomo, che sei stato creato a immagine di Dio e che questa immagine è stata ricostituita in Cristo! (San Leone Magno)

Dio non cessa mai di rivelarsi all'uomo, poiché non cessa mai di imprimere in lui la sua immagine, ed è proprio questa incessante opera divina che costituisce l'uomo. (Henri de Lubac)

Io sono un qualcosa che non può essere ripetuto, e di cui non esiste copia o sostituto. (A. J. Heschel)

L'uomo è un Dio quando sogna, un mendicante quando pensa. (F Holderlin)

L'uomo è un nulla capace di Dio. (P. De Berulle)

Gli uomini si distinguono fra loro anche in questo: alcuni prima pensano, poi parlano e quindi agiscono, altri, invece, prima parlano, poi agiscono e infine pensano. (L.N. Tolstoj)

Da un legno storto come quello di cui è fatto l'uomo, non si può costruire nulla di perfettamente dritto. (Immanuel Kant)

L'uomo è un essere dotato di due estremità: una su cui sedere, una con cui pensare. Il successo o il fallimento dipendono da quella usata di più. (R. Kirkpatrick)

L'uomo è ciò in cui crede. (Anton Cechov)

E gli uomini vanno a mirare le altezze dei monti e i grossi flutti del mare e le larghe correnti dei fiumi e la distesa dell'oceano e i giri delle stelle, e abbandonano se stessi. (Sant’Agostino)

La grandezza non consiste nell'essere questo o quello, ma nell'essere se stessi; e questo ciascuno lo può, se lo vuole. (Kierkegaard)

Ogni vita è una moltitudine di giorni, un giorno dopo l'altro. Noi camminiamo attraverso noi stessi incontrando ladroni, spettri, giganti, vecchi, giovani, mogli, vedove, fratelli, adulterini. Ma sempre incontrando noi stessi. (Jame Joyce)

Essere uomo è precisamente essere responsabile. (Antoine de Saint Exupery)

L'oro si prova col fuoco, la donna si prova con l'oro e l'uomo si prova con la donna. (Pitagora)

Succede agli uomini come dei vini: solo i migliori, con l'andar del tempo, guadagnano in dolcezza ciò che perdono in forza; gli altri diventano aceto. (Lemesle)

Per essere veramente un grand'uomo, bisogna saper resistere anche al buon senso. (Dostoevskij)

L'uomo ha bisogno solo di tre metri di terra. L'uomo ? no, il cadavere. L'uomo ha bisogno dell'intero globo terrestre. (A. Cechov)

L'uomo forte crea gli eventi; l'uomo debole subisce quelli che il destino gli impone. (De Vigny)

Il valore dell'uomo risiede nelle poche cose che crea e non nei tanti possedimenti che riesce ad ammassare. (Gibran)

E' piegare in due la schiena, è il far tacere la coscienza, è il vendere l'anima che fa di un uomo un rottame. (Giancarlo Vigorelli)

L'uomo che pensa solo a fare ciò che gli è richiesto è uno schiavo. Il momento in cui fa di più è un uomo libero. (Robertson)

Il vero valore di un uomo è anzitutto determinato dalla proporzione e dal senso in cui egli si è liberato da sé medesimo. (Albert Einstein)

Le grandi anime sono come le nuvole: raccolgono per riversare. (Kalidasa)

Due cose mi sorprendono: l'intelligenza delle bestie, e la bestialità degli uomini. (Tristan Bernard)

Ci vogliono sessant'anni, e non nove mesi, per fare un uomo. (Andrè Malraux)

Ci sono due gridi nell'uomo: il grido dell'angelo e il grido della bestia. Il grido dell'angelo è la preghiera, il grido della bestia è il peccato. (Santo Curato d’Ars)

L'uomo è nato quando ha mormorato per la prima volta davanti a un cadavere: perché? (Andrè Malraux)

Cos'è l'uomo? Uno strano essere che pensa, ama e già sa di dover morire! Questa è la sua unica certezza, e ciò che lo distingue dal mondo animale. (Gustave Thibon)

L’uomo e un animale che si nutre di trascendenza, che trae ispirazione e respiro dall'infinito. (Andrè Frossard)

La caratteristica dell'uomo è Dio. (Pouget)

Nel vero uomo è nascosto un bambino che vuole giocare. (Nietzsche)

Un essere che si abitua a tutto: ecco, io credo, la migliore definizione dell'uomo. (Dostoevskij)

L'uomo non è altro che quello che sceglie di essere. (Sartre)

Gli uomini non dovrebbero riflettere tanto su ciò che devono fare, dovrebbero piuttosto pensare a quello che devono essere. (Maister Eckhart)

L'uomo è, senza dubbio, il ritratto di Dio, ma dipinto dal diavolo. (G. Marotta)

Se dovessi ritenere l'uomo la definitiva immagine di Dio, non saprei che cosa pensare di Dio. (K. Lorenz)

Siamo tutti ometti. (V. G. Rossi)

La migliore definizione dell'uomo è bipede ingrato. (Dostoevskij)

Non c'è bisogno che tutto l'universo tenti di schiacciarlo: basta un niente, una goccia d'acqua per ucciderlo. Ma anche se l'universo riuscisse ad annientarlo, l'uomo sarebbe ancor più nobile di chi lo uccide, perché sa di morire, l'universo invece non sa niente. (Pascal)

Gli uomini invecchiano, ma non è detto che maturino. (A. Daudet)

Ogni volta che la natura fa un uomo, inaugura l'uomo. (V.G. Rossi)

L'uomo è l'unico animale capace di ridere e di piangere, perché è l'unico animale che capisce la differenza tra come sono le cose e come dovrebbero essere. (Hazlitt)

L'uomo è l'unico animale che arrossisce. O l'unico che ne ha bisogno. (Twain)

L'uomo è una belva travestita e profumata. (Giuseppe Marotta)



Proverbi

Un uomo non può essere capace di fare tutto, però sa sempre fare qualcosa. (Pr. Cinese)

Dio l'ha fatto e poi ha buttato lo stampo.

Gli uomini hanno perfezionato tutto, tranne gli uomini. (Pr. Americano)

C'è tanto di buono nel peggiore degli uomini, tanto di cattivo nel meglio di essi. (Pr. Cinese)

L'uomo è un animale scelto che spesso e volentieri sceglie il peggio. (Pr. Americano)

Ciascuno è come Dio l'ha fatto, e molto spesso peggiore. (Pr. Spagnolo)

Il rimedio dell'uomo è l'uomo. (Pr. Africano)

Uomo è chi siede in portantina,uomo è chi lo porta. (Pr. Cinese)

Un grande uomo non fa piccole pazzie.

Un uomo veramente ricco è quello i cui figli gli corrono tra le braccia quando ha le mani vuote. (Pr. Nepalese)

Gli uomini hanno due zampe in meno degli animali.

In ogni uomo c'è qualcosa di prezioso che nessun altro ha. Onora ogni uomo per quello che è nascosto in lui, per quello che lui solo ha. (Pr. Arabo)



UTOPIA

Una mappa del mondo che non comprende il paese dell'Utopia è indegna anche di un solo sguardo, perché ignora il solo paese al quale l'Umanità approda continuamente. E quando l'Umanità vi getta le ancore, sta in vedetta, e scorgendo un paese migliore, di nuovo fa vela. Il progresso non è altro che avvalersi delle utopie. (O. Wilde)

L'utopia di un secolo spesso diviene l'idea volgare del secolo seguente. (Dossi)

Alla lunga, la vita senza utopia diventa irrespirabile. (Emile Cioran)
view post Posted: 26/10/2015, 18:52 Schegge T - Aforismi
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TALENTO

L'umanità sarebbe meravigliosamente felice se gli uomini, invece di usare il loro talento a riparare le loro corbellerie, lo impiegassero a non farne. (Jean Rostand)

Un uomo di talento si riconosce soprattutto dalla sua capacità di adattamento. Non si sentirà mai defraudato dalla vita. (Gregorio Maranon)

Fate uso del vostro talento quale che sia: i boschi sarebbero silenziosi se gli unici autorizzati a cantarvi fossero gli uccelli dall'ugola d'oro. (H. van Dike)

Nessuno può arrivare con il solo talento. Dio dà il talento, il lavoro trasforma il talento in genio. (Anna Pavlova)



TELEVISIONE

La televisione ti porta il mondo in casa, ma finché la guardi e non fai nulla sei fuori dal mondo. (Cinzia Pirani)

Chi guarda assiduamente la televisione tende a riempire il proprio vuoto con l'altrui inutile. (Clara Mafai)

Se non fosse che il televisore e il frigorifero sono tanto distanti l'uno dall'altro, alcuni di noi non farebbero neanche un po' di moto. (Jocy Adams)



TEMPO

La gente che non ha mai tempo fa pochissimo. (G. C. Lichtemberg)

Il tempo è moneta di nostra vita. E' l'unica che abbiamo, e solamente noi possiamo decidere come dovremo usarla. Andiamoci piano, quindi, e non permettiamo che altri la spenda per conto nostro. (Sandburg)

Ogni cosa ha il suo tempo. L'essenziale è regolare i propri passi su quelli di Dio, senza volerlo precedere sempre di qualche spanna e senza rimanere indietro. (Dietrich Bonhoeffer)

L'uomo moderno pensa di perdere qualcosa del tempo quando non fa le cose in fretta; però non sa che fare del tempo che guadagna, salvo ammazzarlo. (E. Fromm)

Tutto ciò che non è eternità ritrovata, è tempo perso. (G. Thibon)

« Il buon tempo andato... » Il tempo è sempre buono quando è andato. (Byron)

Da chi ci ama aspettiamo soprattutto un po' di tempo, la sola cosa al mondo che il denaro non può sostituire. (G. Cesbron)

« I tempi sono cambiati » Ma che scoperta sensazionale. Il tempo non ha mai fatto altro che cambiare, da sempre, da quando è nato. L'unica cosa che sa fare il tempo è cambiare. E’ il solo mestiere che sa fare. (A. Pronzato)

E' ciò che l'uomo è sempre intento ad ammazzare ma che alla fine ammazza lui. (Herbert Spencer)

L' ora migliore è la presente. (Paul Claudel)

A chi si dà da fare, nessun giorno sembra lungo. (Seneca)

C'è un solo modo per dimenticare il tempo: impiegarlo. (Baudelaire)

Ho notato che tutte le persone che hanno mezzora da perdere, di solito la vogliono trascorrere con qualcuno che non ce l'ha. (Chesterton)

Il tempo non guarda in faccia a nessuno. Chissà se verrà mai il giorno in cui saremo abbastanza coraggiosi di fare lo stesso anche noi ? (Leo Buscaglia)

Qualunque tempo faccia fuori, dentro di te è sempre tempo di amare Dio. (S. Francesco di Sales)

Il momento presente è sempre buono, se sappiamo cosa fare. (Emerson)

Il passato è coperto di un velo nero, l'avvenire di un velo rosa. Il primo l'ha tessuto l'esperienza, il secondo lo tesse la speranza. (Francesco Domenico Guerrazzi)

Il tempo è come un grande velo steso davanti all'eternità, che ce la nasconde. (Tertulliano)

Dio sta come un mendicante in attesa, immobile e silenzioso dinanzi a chi gli darà un pezzo di pane. Il tempo è questa attesa. Ma non dura in eterno. (Simone Weil)

Il tempo è crudele. Ma ogni istante che passa, e quindi che uccide, se lo riceviamo da Dio e non dal tempo, può diventare un istante di risurrezione. (Patriarca Atenagora)

Chi può disporre delle sue ore dicendo: questa è per Dio e questa è per me, questa alla mia anima e questa al mio corpo? Tutte le vostre ore, da l'una all'altra, sono ali palpitanti nello spazio. (Kalhil Gibran)

Il tempo è una cosa molto versatile: sa volare, andar piano, guarisce tutte le ferite, passa e fa venire a galla la verità. (Jones)

Quanta gente perde il suo tempo a rimpiangere il tempo perduto! (Jevons)

Un giorno ti consegna all'altro: rotola chiunque è leggero; l'uomo di mente salda ha un giorno perenne. (Gregorio di Nazianzo)

E' meglio fare la cosa più piccola del mondo piuttosto che considerare mezzora del nostro tempo una cosa da nulla. (J.W. Goethe)

Tutti i miei giorni sono degli addii. (F.R. De Chateaubriand)

Per chi sta male, una sola notte è un tempo infinito; per chi sta bene il giorno giunge troppo presto. (Sofocle)

Ami la vita? Allora non sprecar tempo, perché è di questo che è fatta la vita. (Benjamin Franklin)

Il tempo è come le onde del mare: ad una ad una le onde arrivano sulla spiaggia e si spengono senza lasciare traccia. Ma è apparenza: come i giorni ,così lo scorrere dell'acqua, sempre porta via qualche cosa alla battigia .(Frachel)

Vivi ogni giorno come se fosse un dono del cielo, perché lo è. E vivilo così pienamente come se fosse l'ultimo giorno sulla terra, perché potrebbe esserlo. (Irving Petite)

Un solo giorno, in tutta l'eternità, ti appartiene: quello in cui ti trovi adesso; una volta finito, scompare e non tornerà più. Bada dunque a non uscirne vuoto e senza averne tratto profitto (Yussef Busnaya)

Bisogna abbandonare il passato alla misericordia di Dio, il presente alla nostra fedeltà e il futuro alla divina Provvidenza (Francesco di Sales)

Vuoi sapere quanti anni hai davanti a Dio? Guarda il tempo che hai impiegato a servirlo e ad amarlo (Giovanni Eudes)

Il passato non è mai del tutto passato (Henri Bataille)

Signore, fate che oggi sia un giorno vero, non un giorno in più. (Gilbert Cesbron)

La gente dice: "Il tempo è denaro". Io però vi dico: "Il tempo è amore". (Stefan Wiszynski)

Dite agli anziani che il tempo non finisce con loro e dite ai giovani che il tempo non incomincia con loro. (Giovanni XXIII)

Mentre dormite vi cresce la barba, questo è il tempo (J. Furster)

I tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro. Questi tre tempi sono nella mia anima e non ne vedo altrove. Il presente del passato è la memoria; il presente del presente la percezione immediata; il presente del futuro l'attesa. (S. Agostino)

Il tempo speso per la gloria di Dio e per la salute dell'anima non è mai malamente speso. (Padre Pio da Pietralcina)

Colui che stima il suo tempo troppo prezioso per poterlo perdere ad ascoltare gli altri, in realtà non avrà mai tempo né per Dio né per il prossimo; ne avrà soltanto per se stesso e per le proprie idee. (D. Bonhoeffer)

Il tempo è il fiume in cui pescare con consapevolezza ogni attimo della nostra vita. (H. D. Thoreau)

Dà ad ogni giornata la possibilità di essere la più bella della tua vita. (Mark Twain)

Affrettatevi adagio ! Le cose saranno fatte sempre presto e per tempo, se saranno fatte per bene. (San Francesco di Sales)

Il tempo, a sentir noi, è sempre una disperazione. Il tempo è come il governo, non ne fa mai una dritta. (J. K. Jerome)

La creazione comincia ogni mattina. (Charles Peguy)

C'è un tempo per lasciare che le cose accadano, e un tempo per far sì che le cose accadano. (Hugh Prather)

Il tempo ( è cosa risaputa ) talora vola come un uccello, e tal'altra striscia come un verme, ma l'uomo sta veramente bene solamente quando non si accorge neppure se il tempo trascorre rapido o lento. (Ivan Turgenev)

Attraverso il passare delle cose l'uomo è stimolato dalla speranza a un superamento di sè per radicarsi in Dio. (Cardinal Anastasio Ballestrero)

Non dobbiamo mai lasciarci consumare dagli istanti, ma mantenere in noi la tranquillità delle grandi idee e misurare tutto su quelle. (Dietrich Bonhoeffer)

Poiché nell'ora del rendiconto ti peserà il non aver impiegato il tempo presente in servizio di Dio, perché non lo impieghi adesso come in punto di morte vorresti aver fatto? (S. Giovanni della Croce)



Proverbi

Quel che succede in cent'anni succede in un giorno.

Ogni scarpa diventa ciabatta.

Tanto la grossa torcia che il cerino\ finiranno per ridursi al lumicino.

Tempo buono e tempo cattivo non durano tutto il tempo. (Pr. Piemontese)

Il tempo è galantuomo . (Pr. Piemontese)

Il tempo aggiusta tutto. (Pr. Piemontese)

Tutti i tempi arrivano per chi sa aspettarli. (Pr. Piemontese)

Tutti i giorni uno ne passa. (Pr. Piemontese)

Tempo perduto mai si riacquista.

Il tempo scorre come l'acqua.

Quattro cose non si possono ricuperare: una parola una volta detta, una lancia scagliata, un desiderio perduto e un anno che se ne è andato. (Pr. Etiopico)

Purtroppo gli anni ci rendono più vecchi che saggi.

Nessuno può credere al futuro se non crede al presente.

Il cibo si lodi quando è digerito, la moglie quando non è più giovane il guerriero quando è tornato dalla battaglia, il grano quando è raccolto nel granaio (Pr. Orientale)

Non dire: oggi è come sarà domani. Qual è il risultato di tale ragionamento? L'indomani non è ancora venuto; l'oggi non è ancona trascorso. (Pr: Orientale)

Una briciola d'oro non può comprare una briciola di tempo (Pr. Cinese)

A chi non fatica, il tempo produce ortica.

Chi risparmia i minuti, guadagna le ore.

Non ci sono frutti così duri, che il tempo non maturi.

A pagare e a morire c’è sempre tempo.

Col tempo e con la paglia maturano le nespole.



TENEREZZA

Quando hai voglia di tenerezza, lasciati amare. (Gustave Thibon)

Ci sono sguardi di tenerezza più dolci di qualsiasi gesto. (Bernardo Bertolucci)

La tenerezza e la gentilezza non sono segni di debolezza e di disperazione, bensì manifestazioni di forza e determinazione. (Gibran)

La tenerezza è il linguaggio segreto dell'anima. (Roland Leonhardt)

Bisogna rispettare tutte le cose, poiché in ognuna è insita un'idea di Dio e un'effusione della sua tenerezza (Maurice Zundel)



TENTAZIONE

Lasciate che il demonio bussi e strepiti alla porta del vostro cuore, presentandovi mille immagini e pensieri pericolosi. Dal momento che può entrare solo dalla porta del consenso, tenetela ben chiusa e siate in pace. (Francesco di Sales)

Come si può sperare che il diavolo ci lasci senza tentazioni, lui non ha rinunciato a tentare Gesù? (Serafino di Sarov)

Tre cose sono assolutamente necessarie contro la tentazione: la preghiera per illuminarci, i sacramenti per fortificarci e la vigilanza per preservarci. (Santo Curato d' Ars)

Il demonio viene soltanto quando perdiamo la presenza di Dio, perché sa bene che altrimenti non ci guadagnerebbe niente. (Santo Curato d' Ars)

Quando i diavoli vogliono indurre ai più neri peccati, cominciano appunto col suggerirli su un tono celeste. (William Shakespeare)

Quando i diavoli vogliono indurre ai più neri peccati, cominciano appunto col suggerirli su un tono celeste. (William Shakespeare)

Quando Gesù chiama un'anima a dirigere, a salvare una moltitudine di anime, è necessario che faccia loro sperimentare le tentazioni e le prove della vita.(S. Teresa di Lisieux)

Tieni per fermo che quanto più crescono gli assalti del nemico, tanto più Dio è vicino all'anima. Pensa e compenetrati bene di questa grande e confortante verità. (Padre Pio)

La tentazione non ha mai tanta forza contro di noi come quando ci trova oziosi. (S. Francesco di Sales)

Nel Pater noster non domandiamo a Dio di non essere tentati, perché nessuno può sfuggire alla tentazione; ma di non cadere per la porta e la scala della tentazione nella colpa. (S. Alberto)



TESTIMONIANZA

Incomincia con l'annunciare ciò che Dio ti mostra e non avrai tempo per cercare ciò che egli ti nasconde. (A. Dumas)

Sii umile come un mendicante, tu che porti Dio agli uomini! E quando il tuo Dio è accettato, ricordati che sei tu che ricevi. (Gustave Thibon)

Nessuno si fa ammazzare per un teorema, mentre centinaia di migliaia sono morti per un Dio, nel quale credevano senza poterne dimostrare l'esistenza. Essi la testimoniavano, il che vale più del dimostrarla. (G. Prezzolini)

E' finito il tempo di fare lo spettatore sotto il pretesto che si è onesti cristiani. Troppi ancora hanno le mani pulite, perchè non hanno mai fatto niente. (Mazzolari)

Non dobbiamo dare agli altri il nostro amore, ma l'Amore di Dio. (M. Delbrel)

Se il mondo non crede a Cristo è perchè una testimonianza non funziona: noi! (De Vesius)

La cosa che richiede più coraggio è il professare una fede vera malgrado le persone false che anch'esse la professano. (Bruce Marshall)

Se i cristiani fossero stati davvero dei soldati, sarebbero stati tutti fucilati da un pezzo per tradimento. (Bruce Marshall)

Essere dei testimoni, non significa fare della propaganda e nemmeno fare colpo; è vivere in modo tale che la vita sia inesplicabile se Dio non esiste. (Cardinal Suhard)

La testimonianza che si chiede al cristiano è anzitutto disinteresse, rettitudine, sincerità. (Giovanni XXIII)

Non è l'atto religioso a fare il cristiano, e neppure la sua fuga nel trascendente e nel metafisico, ma la sua partecipazione alla storia di Dio quale si manifesta nella storia del mondo. (Mario Pomilio)

Ciò che sei parla più forte di ciò che dici. (R.W. Emerson)

Una bandiera che si tiene in tasca, non è una bandiera, ma un fazzoletto. (De Girardin)

Chi non testimonia ovunque, sempre e ad alta voce, ha già tradito. (Bevilacqua)

Bisogna saper predicare senza prediche, cioè con l'esempio; allora diventiamo

anche noi, come il sacerdote, gli occhi, la bocca, la lingua, il cuore dello stesso Cristo. (S. Giovanni Eudes)

E' molto difficile dare Gesù agli altri se non l'abbiamo già nei nostri cuori. (Madre Teresa di Calcutta)

Il giorno in cui non saremo più, in un certo modo, un punto interrogativo per gli uomini, dovremmo pensare che abbiamo cessato di portare in mezzo a loro la presenza del grande invisibile. (R. Voillaume)

Guardali lì, quanti cristiani! Dicono che il Cristo è risorto e il ha salvati, e se li guardi in volto non hanno affatto la faccia da uomini 'salvati'. (Nietsche)

Non basta essere credente, bisogna anche essere credibile (Gilbert Cesbron)

Oggi non si tratta più di proclamare che l'appartenenza a Cristo è la «nostra gloria». Più umilmente, si tratta di non far sorridere di pietà o indignazione gli uomini di buona volontà che aspettano una testimonianza vera da coloro che imprudenti o temerari hanno deciso di scegliere Cristo come modello. (Edmond Michelet)

Sorridere è un atteggiamento molto cristiano. Poiché tutti vogliono essere felici, si cercherà il segreto della vostra gioia.., e voi lo direte. (Card. Saliège)

Qualunque cosa facciamo o diciamo in qualsiasi momento della vita, siamo un argomento a favore o contro Gesù. (René Bazin)

Noi siamo le pagine del Vangelo, cioè pagine del mistero di Cristo, che lo Spirito scrive ancora oggi con l'inchiostro della nostra vita. (Card. Marco Cè)

Non si può amare Dio senza testimoniarglielo con le nostre opere. (Santo Curato d' Ars)

L'insegnamento sul modo con cui deve vivere il cristiano non ha tanto bisogno di discorsi quanto di esempi quotidiani. (Basilio di Cesarea il Grande)

I progressi ottenuti per mezzo degli ammaestramenti sono lenti, quelli invece che si ottengono con gli esempi sono più immediati ed efficaci. (Seneca)

La bontà di una religione si giudica dall'onestà dei suoi aderenti. (A. Cronin)

La più piccola delle candele ci insegna che per fare un po' di luce, vale la spesa di consumarsi fino in fondo. (Ferenc Molnar)

Un uomo saldo nell'amore e nella presenza costante di Dio, immancabilmente comunica nei circostanti la sua pace, la sua serenità, il suo caldo ardore: un cristiano così promuove il cristianesimo negli altri. (G. De Luca)

Per farmi imparare a credere al loro Dio, bisognerebbe che i cristiani cantassero dei canti migliori, bisognerebbe che avessero un'aria più amabile. (F. Nietzsche)

Vivete in modo tale da essere la dimostrazione di Dio. (Madre Teresa di Calcutta)

Ciò che è l'anima nel corpo, questo devono essere i cristiani nel mondo. (Lettera a Diogeneto)

Lasciare buona impressione anche nel cuore di un birbante, mi pare un buon atto di carità, che a sua tempo porterà benedizione. (Papa Giovanni XXIII)

Le cose migliori che potete dare ai figli, dopo le buone abitudini, sono dei buoni ricordi. ( S. J. Harris)

Cristo ci ha lasciati sulla terra per essere fiaccole che illuminano, fermento nella pasta, angeli tra gli uomini, adulti tra i bambini, uomini spirituali in mezzo a uomini carnali, per conquistarli, per essere seme e portare abbondanti frutti. Non ci sarebbero più pagani se ci comportassimo da veri cristiani.

(Giovanni Crisostomo)

Nulla è più contagioso dell'esempio. (La Rochefoucauld)

Tutta la nostra vita deve essere una predicazione del Vangelo attraverso l'esempio. Tutta la nostra esistenza, il nostro essere devono proclamare il Vangelo. (Charles de Foucauld)

Vi sono persone in cui sentiamo la realtà di Cristo talmente viva che non ci è concesso dubitare. (Gabriel Marcel)

Dio appare quel tanto che lo lasciamo trasparire. È inutile dimostrarlo, dobbiamo mostrarlo. (Maurice Zundel)

Se un tempo bastavano cinque prove per l'esistenza di Dio, oggi l'uomo le ritiene insufficienti e ne vuole una sesta, la più completa, la più autorevole: la vita di coloro che credono in Dio. (J. Maritain)

Non bisogna giudicare Dio dal balbettio dei suoi servitori. (Francois Mauriac)

Colui che cammina deciso verso le vette della perfezione non sale mai al cielo da solo. Trascina sempre una folla al suo seguito. (Santa Teresa d’Avila)



TIMORE

Chi teme tutti i pericoli non cade in nessuno di essi. (Publilio Siro)

Il timore deve aleggiare intorno al capo di un uomo felice: poiché la bilancia della sorte ondeggia sempre. (Claudel)

L'anima ha due carnefici che la tormentano a turno: il timore e il dolore. Quando si sta bene, c'è il timore che non duri; quando si sta male, c'è il dolore che duri. (Sant’Agostino)

TIMOR DI DIO

Bisogna temere Dio per amore, e non amarlo per timore. (San Francesco di Sales)

Quando in cuor mio ripenso a tutto quel che il Signore mi ha dato, sono assalito da un'inquietudine terribile, nel timore di tradire l'amore di Dio e diventare per Cristo motivo di vergogna a causa della mia noncuranza e a forza di occuparmi delle mie vanità. (San Basilio di Cesarea)

Più si ama una persona più si ha paura di offenderla e di essere privati della sua presenza. (Tommaso d’Aquino)


TIRANNIA

La prima vittima dei tiranni è il loro spirito. Prima a quello mettono le catene. (Panagulis)

Non v'è nulla di così irresistibile come un potere tirannico che comanda nel nome del popolo. (Tocqueville)



Proverbi

La tirannia vivrà finché vivranno i vili. (Pr. Greco)

Nella terra del tiranno, tristi quelli che ci stanno.

Dio castiga la tirannia con la ribellione.



TOLLERANZA

Non fa certo parte della religione imporre la religione. (Tertulliano)

Solo invecchiando si diventa più tolleranti: non vedo commettere alcun errore che non abbia già commesso io. (Goethe)

Ho visto dimostrare una grande intolleranza per difendere la tolleranza. (Coleridge)



TORTO

La ragione e il torto non si dividono mai con un taglio così netto, che ogni parte abbia soltanto dell'una o dell'altro. (Alessandro Manzoni)

Ti accorgi di aver torto dal grado di difficoltà che hai nell'ammetterlo. (Giuseppe De Luca)

In un unica occasione si è sicuramente dalla parte del torto: se si fa torto agli altri. (Giuseppe Mazzini)


TRADIMENTO

Si tradisce più spesso per debolezza che per deliberato disegno di tradire. (F. de la Rochefoucauld)

Chi, dopo aver amato, tradisce l'amore, non rovina solo l'immagine del passato, ma il passato stesso. (Adorno)

Nel tradimento d'amore, di regola il traditore scoperto si trova in una posizione privilegiata. E' il tradito che è umiliato. (Ada Leverson)



TRADIZIONE

La tradizione rappresenta il senso della continuità di un passato che arriva fino a noi e a un certo momento, quando noi non arriviamo con la nostra volontà consapevole e con la nostra intelligenza aperta, è lei che ci sostiene. (Don Primo Mazzolari)

Quando ho scritto sulla mia porta: "Lasciate fuori le tradizioni prima di entrare", neanche un'anima ha osato venirmi a visitare o aprire la porta. (Gibran)

Ciò che i tradizionalisti chiamano tradizione, non è che arida stoppia e residuo della tradizione vera. (Miguel de Unamuno)

Quando le stupidaggini si ripetono diventano poi tradizioni e riesce cosa difficile eliminarle. (Giovannino Guareschi)



TRINITA’

Tu, Trinità eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo; e quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti. (Santa Caterina da Siena)

Nella Trinità tutto l’essere divino entra in un rapporto di condivisione, Dio è condivisione totale (Yves Raguin)

Superbia, avarizia, lussuria, sono la nuova trinità profana, che ci allontana dalla Santissima. Trinità. (Fulton Sheen)



TRISTEZZA

Chi ha tristezza in cuore è difficile che la possa dissimulare. (Tibullo)

Un santo triste è un tristo santo. (San Filippo Neri)

La tristezza produce anche le malattie. (Sofocle)

L'anima triste nel piacere piange. (M. Aleman)

Se in terra c'è un inferno, si trova certamente in un cuore malinconico. (R. Burton)

Non crediamo che la tristezza abbia più merito della gioia, quando siamo noi i carnefici di noi stessi. (Kierkegaard)

La tristezza è il più malvagio di tutti gli spiriti ed il più temibile per i servi di Dio e più di tutti gli spiriti rovina l'uomo e scaccia lo Spirito Santo. (Il Pastore di Erma)

Come l'aceto e il vino, mescolati, perdono il buon gusto, così la tristezza mista con lo Spirito santo indebolisce l'efficacia della preghiera. (Il Pastore di Erma)

Non vi è che un modo per guarire dalla tristezza: non amarla. (Louis Evely)
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